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mercoledì 31 marzo 2010

Il divorzio “all'italiana”

Rapido, poco costoso e senza effetti secondari il divorzio ecclesiastico, meglio conosciuto come annullamento della Sacra Rota, sta diventando il nuovo divorzio all'italiana. I numeri parlano chiaro: nel 2009 ci sono state 8.400 richieste di nullità, 5.800 delle quali arrivate a buon fine.

Questi matrimoni “davanti a Dio” che i tribunali ecclesiastici sparsi per il Paese dichiarano “nulli”. come se non fossero mai esistiti. aumentano di anno in anno facendo concorrenza ai divorzi statali. Ma perché tanti italiani si rivolgono al Ter (Tribunale ecclesiastico regionale) per un annullamento che potrebbero ottenere come normale divorzio dau tribunali nazionali?

Ufficialmente per superare «gli ostacoli alla ricezione dell’eucaristia», dato che il divorzio civile estromette, di fatto, il credente dal ricevere i sacramenti. Ma in realtà perché questo percorso, un tempo riservato ai vip per l'alto costo, dal 2004 si è molto democratizzato e si è fatto più celere e meno costoso, consentendo anche la rateazione.

Fermandosi ai primi due gradi di giudizio, i costi sono al massimo di 4 mila euro. Passando, nei casi complicati, al livello superiore, ricorrendo cioè ad una specie di Cassazione, la spesa può anche raddoppiare. Quanto al tempo,se moglie e marito sono d’accordo, come accade nella metà dei casi, tutto si risolve in un paio d’anni. I tempi della giustizia civile, invece, sono ben superiori, arrivando quasi al doppio anche in caso di divorzio consensuale.

In via giudiziale, se le cose si complicano, si può arrivare persino a più di dieci anni con una spesa che si aggira sui 12 mila euro. Senza contare i fastidiosi effetti secondari, tipo assegni di mantenimento e diritti ereditari che con l'annullamento della Sacra Rota si evitano del tutto. Lo Stato italiano in caso di divorzio fa concedere al coniuge annullato un’indennità di separazione o di divorzio. La Sacra Rota, no. Per essa il coniuge annullato non ha diritto a rivere nulla perché il matrimonio non è mai esistito.

Quindi il vero motivo per cui assistiamo ad un vero boom di richieste di annullamento del matrimonio non ha niente a che vedere con l'esclusione dall'eucaristia, come vorrebbe farci credere la Chiesa, quanto invece per il fatto che il divorzio civile in Italia è troppo complicato e costoso. Tutti i tentativi in campo parlamentare per arrivare al divorzio breve sono stati inesorabilmente impediti dalle lobby politiche manovrate dal Vaticano.

Il quale non ha mai accettato il divorzio dello Stato, lo ha soltanto subito obtorto collo e quindi fa di tutto per intralciarlo in tutti i modi imponendo una prassi vessatoria per il suo ottenimento. Se il divorzio breve entrasse in vigore, consentendo ai cittadini un cospicuo risparmio di tempo, denaro e stress, è chiaro che gli annullamenti richiesti alla Sacra Rota crollerebbero e l'Italia avrebbe un motivo in meno per essere giudicato il Paese civilmente più arretrato d'Europa.

La pseudo ascensione al cielo (“L'invenzione del cristianesimo”) 66

Per quanto riguarda l'ascensione, le stesse contraddizioni e incongruenze. Matteo ad essa non accenna proprio; Marco ne parla invece esplicitamente (Marco 16,19) ma la sua testimonianza è palesemente aggiunta a posteriori perché nei manoscritti più antichi non c'è. Giovanni la fa raccontare da Maria di Magdala agli apostoli, senza che essi abbiano assistito ad essa (Giovanni 20,17-18).

Luca presenta due versioni contrastanti. Nel suo Vangelo l’Ascensione di Cristo avviene il giorno della resurrezione, nella sera della domenica di Pasqua e nei pressi di Betania. Negli Atti, invece, quaranta giorni dopo e sul Monte degli Ulivi (Luca 24,50- Atti 1,12).

Per ovviare a queste contraddizioni in molti manoscritti antichi il Vangelo di Luca è stato manipolato conservando le parole «e mentre li benediceva si separò da loro», ma togliendo le altre «e venne elevato al cielo» (Luca 24,51).

Insomma non c'è nulla di certo, tutto si svolge nel vago e nel pressappoco. Ciò rende evidente che la resurrezione e l'ascensione furono il frutto di fantasie, di vari sentito dire. Sono in molti a ritenere, a cominciare da Celso, la cui opera corrosiva “Il discorso vero” (Origene, Contra Celsum, Rizzoli, Milano, 1989) fu distrutta dai Padri della Chiesa che il corpo di Gesù sia stato trafugato dalla tomba e nascosto da Giuseppe d'Arimatea e che la resurrezione e l'ascensione siano scaturite dalla fantasia delirante della "pasionaria" e presunta consorte, Maria di Magdala.

martedì 30 marzo 2010

Le coppie negate. Ovverosia: le famiglie invisibili.

In Italia sono ormai 900 mila le coppie di fatto fra etero e omo. Rispetto al 1994 sono quasi quadruplicate e il loro numero cresce in modo esponenziale a causa della grave crisi economica e degli impedimenti giuridici che non consentono a molte coppie di scegliere il matrimonio.

Di queste 900 mila coppie, oltre 200 mila sono convivenze stabili fra persone dello stesso sesso che vorrebbero regolarizzare giuridicamente la loro unione perché vivono insieme, lavorano e pagano le tasse insieme, si tutelano reciprocamente, ma per lo Stato non esistono e nessuna legge tutela i loro legami affettivi e sociali. Ancora non c’è un istituto giuridico che regoli le loro convivenze.

Le hanno provate tutte: proposte di legge, dibattiti in tv,scioperi della fame. Tutto inutile. La Chiesa non lo vuole e i governi italiani, non importa se di destra o di sinistra, obbediscono solo ai diktat della Chiesa e non si curano affatto dei diritti dei cittadini.

Il grido di giustizia di queste coppie emarginate è stato sempre negato dai veti cattolici. Ora finalmente il problema è approdato alla Consulta che entro il 12 aprile dovrebbe pronunciarsi sul fatto che: «Privare qualcuno della possibilità di fondare una famiglia in ragione dell’orientamento sessuale lede la sua dignità», ma soprattutto i suoi diritti. Dalla decisione della Corte Costituzionale sapremo finalmente se in Italia, come nella stragrande maggioranza dei Paesi occidentali, anche gay e lesbiche potranno aspirare a formare una famiglia giuridicamente valida.

Sono molti gli Stati del mondo occidentale che estendono il matrimonio a tutte le coppie etero e omosessuali. Sono Belgio,Olanda, Spagna, Svezia, Norvegia, Portogallo, Canada, Repubblica Sudafricana, alcuni Stati federali degli Usa, del Brasile, dell'Argentina e del Messico.

Altri 17 Paesi riconoscono, invece, pari diritti a tutti attraverso unioni civili, registri o istituti analoghi non parificati al matrimonio fra eterosessuali. Si tratta di Austria, Francia. Danimarca, Gran Bretagna, Lussemburgo, Germania, Svizzera, Slovenia,Ungheria, Repubblica Ceca, Finlandia, Islanda, Andorra, Croazia, Colombia, Nuova Zelanda e Uruguay.

Come vedete, nell'elenco degli Stati sopra citati l'Italia non c'è e non si sarà ancora per molto tempo perché da noi la Chiesa riesce ad imporre a tutti la sua morale disumana, schiavista, nemica di ogni sentimento di solidarietà e di mutuo affetto, e i governi italiani, obbedendo agli assurdi precetti religiosi imposti dal Vaticano, negano ai loro cittadini i diritti civili che non si possono negoziare sotto l'aspetto del sesso e ancor meno della religione.

Le controverse apparizioni del Risorto (“L'invenzione del cristianesimo”) 65

Sulle apparizioni del Risorto nei giorni successivi regna la più grande confusione tra gli evangelisti. Secondo Luca apparve ai due discepoli di Emmaus (Luca 24,13-42) e agli apostoli a Gerusalemme. Invece per Marco, Matteo e Giovanni, Gesù apparve agli apostoli solo in Galilea e mai a Gerusalemme.

Circa le apparizioni ai soli discepoli, Celso, molto acutamente, si chiese perché il Risorto non apparve anche ai suoi accusatori e giudici, per dimostrare loro la sua reale resurrezione (Origene, op. cit. 2,63-64) mettendo in grande imbarazzi i Padri della Chiesa che non seppero dare al quesito un risposta adeguata.

Ma come apparve Gesù in queste sue manifestazioni, corporeo o incorporeo, riconoscibile o come un personaggio ignoto? Sia nell'uno che nell'altro modo. Infatti in Giovanni la sua figura è così solida che l’incredulo Tommaso può ficcare le dita nelle sue ferite e Gesù inoltre consuma coi discepoli un buon arrosto di pesce; dall'altra appare come un etereo fantasma che non viene riconosciuto come Gesù e può penetrare attraverso porte sigillate (Matteo 28,1-8).

Molto emblematica è la testimonianza dei pellegrini di Emmaus. Dopo aver percorso un lungo tratto di strada con uno sconosciuto, durante il quale vengono rimbrottati da costui per la loro scarsa fede nella resurrezione di Gesù, solo a tavola, al momento di spezzare il pane benedetto, s'accorgono che il loro compagno di viaggio era Gesù risorto (Luca 24,13-31).

Luca è il più confusionario degli evangelisti perché nel suo Vangelo fa avvenire tutte le apparizioni in un solo giorno, mentre negli Atti, lo stesso Luca, le fa durare quaranta giorni.

lunedì 29 marzo 2010

La Mafia e la Chiesa cattolica

La mafia imperversa nell'Italia del sud (ma attualmente anche in quella del nord) da più di duecento anni. Tutti i tentativi di debellarla sono finora falliti, anzi il suo proliferare sembra inarrestabile e sempre più rapido.

I motivi del suo «successo» non sono stati tutti completamente individuati ma alcuni, come la certa connivenza di settori dello Stato e di parte consistente delle classi dirigenti locali, sono assolutamente assodati e sono stati oggetto di analisi da parte di molti studioisi.

È sempre stato sottovalutato, invece, per non dire ignorato in sede storica, il tema delle responsabilità della Chiesa cattolica e dei suoi esponenti nell’affermazione delle organizzazioni mafiose, nonché dell’apporto culturale che direttamente o indirettamente la dottrina della Chiesa ha fornito al loro apparato ideologico.

A questo proposito c'è da chiedersi: se non avesse beneficiato del silenzio, della indifferenza, della sottovalutazione e anche del sostegno dottrinale di una teologia che trasforma degli assassini in pecorelle smarrite da recuperare piuttosto che da emarginare dalla Chiesa e dalla società, la mafia avrebbe potuto sopravvivere così a lungo e a svilupparsi sempre di più? La risposta è no.

Ecco allora spiegato perché in quattro «cattolicissime» regioni meridionali si siano radicate alcune delle organizzazioni criminali più spietate e potenti al mondo e come la maggioranza degli affiliati a queste bande di assassini si dichiarino cattolici osservanti.Fino a pochi anni fa la Chiesa ha taciuto sulle mafie, non le ha mai considerate nemici ideologici. Oggi il silenzio è stato in parte interrotto, ma moltissimi preti continuano a tacere o a essere indifferenti al tema.

Isaia Sales, docente di Storia della criminalità organizzata nel Mezzogiorno d’Italia presso l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli e autore di molti libri che indagano senza veli il fenomeno mafioso nonché curatore della voce «camorra» per l’Enciclopedia Treccani, pubblica in questi giorni il saggio “ I preti e i mafiosi” (Storia dei rapporti tra mafie e chiesa cattolica), che finalmente mette in chiaro gli aspetti più inquietanti e oscuri della connivenza tra mafia e Chiesa e dimostra come il trionfo di questa spietata e criminosa organizzazione sia anzitutto un clamoroso insuccesso dello Stato ma anche della Chiesa cattolica.

Contraddizioni e incongruenze sulla pseudoresurrezione (“L'invenzione del cristianesimo”) 64

Vediamo ora come i Vangeli raccontano la resurrezione di Gesù. Secondo Marco, la mattina della domenica di Pasqua, tre donne si recano con unguenti profumati al sepolcro per l’unzione del cadavere di Gesù, ignorando che questa era già stata fatta da Giuseppe d'Arimatea con spezie del peso di «ben cento libbre» (Giovanni 19,39).

In più non si preoccupano di chi le potesse aiutare a smuovere la pietra tombale, che sapevano già sigillata e molto pesante. Trovano la tomba aperta e vuota e un angelo che annuncia loro la resurrezione di Gesù. Di quest'annuncio le tre donne non dicono nulla a nessuno perché impaurite (Marco 16,8). Successivamente Marco fa apparire Gesù anche alla Maddalena che annuncia la sua resurrezione a tutti i discepoli.

Il professor Bart Ehrman, una delle massime autorità mondiali nel campo degli studi biblici e  studioso di filologia greca ed ebraica, ha recentemente fatto la sconcertante scoperta che il racconto della resurrezione di Gesù non esisteva nei più antichi manoscritti del Vangelo di Marco ma fu aggiunto molto tempo dopo da un ignoto copista. Ha scoperto anche che altri passi evangelici non esistevano nei manoscritti più antichi, come ad esempio quello dell'adultera perdonata. (Giovanni 8,3-11) (Bart D.Ehrman, Gesu non l'ha mai detto, Milano, Mondadori, 2007).

In Matteo le donne sono due e vanno solo per dare uno sguardo alla tomba, senza considerare l'unzione del cadavere (Matteo 28,1) e trovano la tomba vuota e un angelo che annuncia la resurrezione e si precipitano immediatamente «a portare la notizia ai discepoli» (Matteo 28,8). In Luca le donne sono più di tre e incontrano due angeli e dopo l'annuncio della resurrezione recano la notizia «agli undici e tutti gli altri» (Luca 24,9).

In Giovanni a scoprire la tomba vuota è la sola Maddalena recatasi di buonora al sepolcro e subito corre ad avvertire Pietro e l'altro discepolo, che Gesù amava, della sparizione del cadavere. Poi torna alla tomba e, mentre piange, vede prima due angeli vestiti di bianco e poi Gesù, che lei scambia per il giardiniere (Giovanni 20,1-17). Concludendo: per Marco e Giovanni la storia della resurrezione si verifica solo nella testa di Maria Maddalena.

domenica 28 marzo 2010

CONSTATATO CHE IL MALE ESISTE:

1. Gli dei non lo sanno: allora NON sono onniscienti

2. Gli dei lo sanno, potrebbero fare qualcosa, ma non lo fanno: allora NON sono buoni

3. Gli dei lo sanno, vorrebbero fare qualcosa, ma non possono: allora NON sono onnipotenti”

(Epicuro 341 a.C.)

L'enigma svelato (Il lato oscuro della verità) 11^ Puntata

La costruzione della villa procedeva bene e Ibrahim n'era molto soddisfatto ma, ciononostante, i tempi si pronunciavano lunghi a causa dell'imponenza e della magnificenza dell'edificio. Ibrahim era un personaggio molto importante e ricchissimo. Intimo del re Tolomeo XIV, costruiva quella villa gigantesca e meravigliosa per accogliere degnamente il sovrano d'Egitto quando fosse venuto a fargli visita. Il suo sogno era di superare in magnificenza tutte le dimore dei massimi dignitari di corte.

La famiglia di Isacco conduceva una vita riservata e tranquilla. Usciva di casa soltanto per andare alla sinagoga o per far visita al rabbino. Non frequentava le vie più importanti della città se non molto raramente e per necessità. Le strade immense, i grandi palazzi e soprattutto, di sera, le migliaia di torce disseminate sui capitelli delle innumerevoli colonne degli edifici, li intimidivano e li frastornavano.

Non vedevano l'ora di rientrare nel loro quartiere tranquillo e buio. A dire il vero, Isacco si augurava di ritornare al più presto a Cana perché la permanenza ad Alessandria gli diventava sempre più difficile, ma non si faceva illusioni sulla rapida realizzazione di questo suo desiderio, perché l'opera nella quale era coinvolto si rivelava ogni giorno più lunga e complessa.

Col passare del tempo Davide, perfettamente a suo agio nel nuovo ambiente, cresceva meravigliosamente bene. Tra i ragazzi del cortile era il più ricercato per la sua socievolezza e allegria. La piccola Nefer, dal cui volto sembrava fosse scomparso per sempre ogni sorriso, gli si era subito affezionata e lo chiamava di frequente. Egli non tardò a trasmetterle il suo buon umore e la bimbetta parve come rinascere. Cominciò ad aprirsi, a voler giocare anche lei, a sorridere.

La sua salute migliorò rapidamente e un po' alla volta si ristabilì del tutto. Era inseparabile da Davide e lui la trattava come una sorellina. Spesso la invitava a casa a mangiare e talvolta la faceva pernottare da lui. Era diventato anche molto amico di Nestore, il figlio del greco imbalsamatore, e di Marcello, il figlio del liberto romano. Erano quattro amici inseparabili e, nonostante le differenze linguistiche e religiose, andavano perfettamente d'accordo.

Isacco era un po' perplesso e non troppo contento delle amicizie del figlio ma si rendeva conto che non c'erano alternative. La sera, dopo il lavoro, da buon padre ebreo, leggeva al figlio un brano della Scrittura, traducendoglielo in aramaico, e poi ne faceva un lungo commento. In realtà i rotoli dai quali leggeva, erano scritti in ebraico, linguaggio antico e poco conosciuto dagli ebrei. Era usato quasi esclusivamente dai sacerdoti del Tempio, dai rabbini e dai dottori della Legge. Egli lo aveva imparato dallo zio Zaccaria durante la sua permanenza a Efrem.

Davide seguiva con estrema attenzione queste piccole lezioni religiose e interloquiva con domande molto acute che sorprendevano i genitori. Era evidentemente un bambino superdotato. Egli era molto attratto dai segni misteriosi che vedeva tracciati nei rotoli sui quali il padre leggeva e chiedeva con insistenza che gli fosse insegnato il modo di decifrarli. Ma Isacco gli rispondeva che ancora non era venuto per lui il tempo di imparare a leggere. Non sapeva che Nestore, il figlio dell'imbalsamatore Filippo, per gioco lo stava addestrando a decifrare qualche parola di greco e a scriverla sulla sabbia del cortile.

I quattro amici, infatti, erano molto curiosi e acuti e assimilavano con rapidità tutto quanto si presentava ai loro occhi. I geroglifici erano per loro oggetto di grande interesse e n'avevano memorizzato parecchi. Marcello, inoltre, recitava spesso interminabili filastrocche latine e gli altri tre le ripetevano perfettamente, senza peraltro coglierne appieno il significato. Insomma il loro linguaggio era un miscuglio di egiziano, greco, latino e aramaico, un'autentica babele di lingue che faceva impazzire i genitori ma che a loro risultava perfettamente comprensibile e perfino divertente.

Nestore, ad esempio, era abilissimo ad iniziare un discorso in greco per poi proseguirlo in aramaico, in latino ed in egiziano. Una vera acrobazia linguistica. Il cortile, per i quattro amici, era un'autentica palestra nella quale esercitare il corpo e la mente e sviluppare entrambi. E tutto questo senza l'intervento di nessuno degli adulti.

sabato 27 marzo 2010

Il vergognoso perdonismo della Chiesa nei confronti dei preti pedofili

Grande scalpore sta suscitando in Italia e in tutto l'Occidente cristiano i documenti pubblicati dal “ New York Times” che rivelano come il reverendo Lawrence C. Murphy, del Wisconsin negli Usa, dal 1950 abbia abusato per decenni su 200 bambini e che "Ratzinger e Bertone occultarono il caso".

Padre Murphy, infatti, non ricevette mai alcuna punizione o sanzione nonostante gli allora cardinali Joseph Ratzinger e Tarcisio Bertone fossero a conoscenza dei fatti. Seguendo la normale prassi da sempre seguita dalla Chiesa, egli fu soltanto trasferito in segreto in alcune parrocchie e scuole cattoliche, prima di morire nel 1998.

Lapidaria la spiegazione del New York Times: "La priorità era proteggere la Chiesa" E io aggiungo: anche i suoi immensi patrimoni messi a rischio dai possibili risarcimenti. Il portavoce del Vaticano, padre Federico Lombardi, con incredibile faccia tosta, ha giustificato la mancata punizione di questo infimo pederasta dicendo che, essendosi pentito e in cattive condizioni di salute, aveva dichiarato: «Voglio semplicemente vivere quello che mi resta nella dignità del mio sacerdozio». A quale dignità alludeva questo mostro di empietà?

Purtroppo, il vizio di riciclare i preti che si sono macchiati di gravi reati di pedofilia per consentir loro di reiterare le loro immonde “attenzioni” verso i fanciulli e le fanciulle affidati alle loro cure, non solo non è cessato ma è tuttora praticato anche in Italia. Maurizio Sacconi. portavoce di Rete laica di Bologna, ci segnala questo caso inquietante.

“Don Andrea Agostini, dopo un processo-farsa interno al Curia che lo ha evidentemente assolto benché sia stato condannato dalla giustizia civile italiana a 6 anni e 10 mesi per molestie sessuali sulle bambine dell’asilo cattolico da lui diretto , è stato trasferito presso il Santuario della Beata Vergine di San Luca e promosso a un nuovo incarico : continua ad essere un prete, continua a ricevere uno stipendio, continua ad essere a contatto con bambini e bambine, tutti quelli in visita al santuario tanto amato dai bolognes. Più volte abbiamo chiesto alla Curia e ai suoi vertici, al Cardinale Caffarra e a Monsignor Vecchi, di rispondere alle domande di trasparenza poste dalla cittadinanza e dalle famiglie delle vittime. Risultato: nessuna risposta. Non si può rimanere inermi di fronte al muro di silenzio, omertà e complicità della Chiesa bolognese; per queste ragioni oggi diffondiamo la notizia del luogo in cui è stato trasferito don Agostini. E così faremo ancora per ogni informazione che raccoglieremo e verificheremo ”.

Sarebbe questo il ‘nuovo’ metodo con cui la Chiesa cercherebbe di arginare l’ignominia della pedofilia nel clero? O non è la continuazione di quanto fatto finora?

D'altra parte monsignor Girotti, reggente della Penitenzieria Vaticana, riguardo al reato di pedofilia ha parlato chiaro: le persone consacrate soggette a disordini morali costanti e gravi, potranno venir consigliate di abbandonare la vita ecclesiastica. Avete capito bene: solo consigliate. Ecco perché nessun prete pedofilo è stato tolto dalla circolazione per essere rinchiuso definitivamente in un qualche solitario convento.

Antiche leggende sulla resurrezione degli dèi (“L'invenzione del cristianesimo”) 63

Prima di Cristo, secondo le leggende antiche, erano resuscitati dai morti il babilonese Marduk e molti altri dèi, come il siriano Adone, l’egiziano Osiride, il tracio Dioniso, per citarne alcuni. I miti di questi dèi erano diffusi in tutto l'Oriente e molto noti anche in Palestina.

A similitudine di Gesù, essi avevano subito sofferenze e martirio ed erano anche morti sulla croce. Le analogie col culto cristiano ci appaiono incredibilmente simili. Per fare un esempio: Marduk fu arrestato, processato, condannato a morte, fustigato e giustiziato assieme a due malfattori. Dopo la resurrezione discese agli inferi per liberare le anime dei defunti. Insomma la sua vicenda è analoga a quella di Gesù, per cui la pseudo resurrezione del Galileo apparve al suo tempo quasi normale.

Solo che riguardo a questo importantissimo avvenimento le contraddizioni, le incongruenze e le assurdità superano ogni immaginazione al punto che la teologia storico-critica lo giudica privo di ogni veridicità. La resurrezione vera e propria, infatti, non viene raccontata dai Vangeli canonici ma solo dal Vangelo apocrifo di Pietro, non riconosciuto dalla Chiesa.

I Vangeli canonici si limitano esclusivamente a far rilevare che le pie donne trovarono il sepolcro vuoto e ciò fece sorgere nell'antichità, ma anche nel Medioevo, la tesi che la sparizione del cadavere di Gesù fosse opera di Giuseppe di Arimatea con la connivenza della Maddalena.

venerdì 26 marzo 2010

La deriva clericale della Lega Nord in Veneto

Il Veneto è sempre state la regione più bigotta d'Italia, una specie di Vandea italiana. Nel primo dopoguerra era diventata un feudo inespugnabile della Democrazia Cristiana, dove vescovi e parroci si comportavano come i veri despoti del territorio e la facevano da padroni.

Con la crisi della partitocrazia e il disfacimento della DC, i voti della vecchia Balena Bianca si sono riversati in parte alla Lega Nord, e in parte alla nuova destra berlusconiana. Quest'ultima si è subito allineata al vecchio clericalismo della regione mentre La Lega Nord, in un primo momento, trovandosi in totale disaccordo coi “vescovoni” sull'accoglienza degli emigrati (assai numerosi in zona), assunse un anticlericalismo becero e volgare.

Ma ben presto, con mirabili contorsioni, riuscì a trasformarlo in un altrettanto becero filoclericalismo, improntato ad una visione del cattolicesimo decisamente razzista da una parte, inteso come barriera all'invadenza musulmana, e meschina dall'altra, inteso come sostegno elettorale da parte del clero. Il risultato è che oggi il Veneto è una regione ancora più clericale e bigotta di un tempo e fa rimpiangere la vecchia Democrazia Cristiana che in certe circostanze sapeva, almeno, comportarsi in modo laico e democratico e frenare lo strapotere dei preti.

Alcuni episodi recenti sono molto significativi e allarmanti sulle deriva clericale dei fautori della Padania. Giorni fa è stato approvato in Commissione Affari Sociali della Camera un emendamento della Lega che di fatto ostacola la volontà del paziente di determinare il suo destino e impedisce che sia rispettata la sua volontà.

Infatti con questo emendamento viene stabilito che il “testamento biologico” per essere valido, dev'essere redatto in forma scritta (manoscritto o dattiloscritto) e con firma autografa; tutte le altre espressioni di volontà sono ritenute prive di valore. In questo modo perciò diventa sempre più difficile poter sottrarsi al dolore e alle umiliazioni delle malattie irreversibili.

E’ l’ennesima manifestazione di arroganza e di prepotenza di questo partito che si è ormai candidato a imporre tutte le politiche autoritarie e feudali che determinano un regresso dei diritti civili. Ma non è tutto. Il ministro Luca Zaia promette che, se sarà eletto governatore, inserirà nello statuto della regione le "origini cristiane" del Veneto. Quello che l'Europa civile e rispettosa delle nostre autentiche radici storiche: greche, latine, rinascimentali e illuministiche (ma per niente giudaiche), ha rifiutato di riconoscere, lui per appecoramento al Vaticano, vuole imporlo ai Veneti.

Infine, ciliegia sulla torta, la Lega sta organizzando, in nove tappe, un itinerario turistico-religioso tra le province di Treviso e Venezia per raccontare, in salsa leghista, attraverso pellegrinaggi tra santuari e cappelle votive, le nove leggendarie apparizioni della Madonna avvenute nel passato. Una strumentalizzazione bassa e meschina del pietismo popolare che trasforma la fede in un business vergognoso e disgustoso.

È sperabile che i veneti meno bigotti (mi riferisco soprattutto ai giovani che so più vicini allo spirito laico e alla difesa della libertà e dei diritti civili) contrastino con coraggio e determinazione la deriva sempre più clericale dell'attuale classe dirigente della Lega.

La pseudo resurrezione (“L'invenzione del cristianesimo”) 62

Mentre i seguaci di Gesù, rintanati nei pressi della Piscina di Siloe, frastornati e increduli dell'ignominiosa fine del loro capo, s'accingevano a rientrare alla chetichella in Galilea, Maria di Magdala, in preda a viva esaltazione, corse ad annunciar loro che aveva trovato la tomba del Maestro vuota.

Quest'annuncio fu come una folgorazione che dileguò per incanto il loro sconforto e trasformò la sensazione di sconfitta, causata dalla morte del loro presunto Messia, nell'euforica certezza della sua resurrezione. Una nuova speranza messianica si aprì alle loro menti: il Messia di discendenza davidica era risorto e, asceso al cielo alla destra di Dio Padre, sarebbe tornato sulla Terra, come Messia Martirizzato, sotto le spoglie del Figlio dell'Uomo, preconizzato nel Libro di Daniele.

Circonfuso di potere e di gloria avrebbe, dopo la cacciata definitiva degli oppressori d'Israele, rifondato il regno di David e restaurato l'antico Tempio di Salomone. Il nuovo regno sarebbe stato santo e imperituro e avrebbe costretto i gentili ad adorare Jahvè. Questa convinzione si diffuse rapidamente tra i seguaci di Gesù e fu alla base del mito della sua resurrezione.

Abbiamo visto in precedenza che il mondo antico, soprattutto ai tempi di Gesù, era dominato dalla superstizione più ampia, diffusa a tutti i livelli sociali, per cui visionari, guaritori e taumaturghi operavano ovunque pseudomiracoli di ogni genere, comprese le resurrezioni.

giovedì 25 marzo 2010

Il “voto del silenzio” imposto agli adolescenti stuprati dal clero cattolico.

Si fa sempre più pesante la responsabilità della Chiesa e di papa Ratzinger sulla pedofilia del clero cattolico. Ormai è evidente a tutti che con l'imposizione del Crimen Sollicitationis prima e della circolare De delictis gravioribus poi, emanate da Rartzinger quand'era Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede (ex Santa Inquisizione) con la collaborazione dell'attuale segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone, la Chiesa ha fatto di tutto per coprire i crimini sessuali dei preti dei quali, da decenni, aveva perfetta conoscenza.

Ogni giorno si scoprono cose nuove è incredibili che ci svelano che la sola preoccupazione della Chiesa era soffocare lo scandalo e impedire i danni ai suoi immensi patrimoni in conseguenza di eventuali condanne e non mai la punizione dei colpevoli e tanto meno gli aiuti e i risarcimenti alle vittime innocenti. Queste ultime infatti sono sempre state intimidite, o punite per aver parlato o rivelato ciò che era loro accaduto, spesso con la tacita connivenza di un'opinione pubblica omertosa e plagiata.

Una delle cose più atroci rivelate dal primate d'Irlanda, cardinale Sean Brady, è l'aver ammesso di aver partecipato, da giovane sacerdote, ad un tribunale canonico che pretese “il voto del silenzio” da una bambina di 14 anni e un bambino di 10 sulle violenze sessuali subite.

“Voto del silenzio” per non riferire mai alla magistratura o alla polizia i reati commessi su di loro da un sacerdote, nel caso tal padre Smyth, che continuò per venti anni a stuprare minorenni. L'omertà del primate Brandy risale al 1975, vale a dire a più di trent'anni fa.

Voci ufficiali del Vaticano e difensori d’ufficio della Chiesa, tra i quali molti politici, sempre proni all'ossequio servile come l’ex presidente del Senato nonché ateo devoto Marcello Pera, e il noto opinionista del Corriere della Sera, Ernesto Galli Della Loggia, hanno attribuito alla società “mondana”, responsabile della scristianizzazione dell’Occidente e dell’Italia in particolare, la causa del lassismo scandaloso del clero, e l'hanno in parte giustificato per il fatto che “così fan tutti”.

Troppo comodo. Il vizio della Chiesa è molto antico, anzi antichissimo se già il concilio di Elvira – svoltosi in Spagna nell’anno 305 – condannava duramente i sacerdoti pedofili come "stupratores puerorum".

Considerazioni finali su Gesù (“L'invenzione del cristianesimo”) 61

Nelle puntate precedenti abbiamo delineato la figura e l'opera del Gesù storico, mettendo in evidenza le sue aspirazioni regali e messianiche e i suoi stretti legami con gli esseni di Qumran.

Abbiamo denunciato le grossolane manipolazioni che sono state operate sulla sua nascita, sul suo luogo di provenienza, sulla sua famiglia. Abbiamo dimostrato l'appartenenza degli apostoli alla setta degli zeloti. Infine, abbiamo chiarito che la condanna a morte per crocifissione non dipese da motivi religiosi ma squisitamente politici.

Contro queste conclusioni, basate su dimostrazioni chiare ed evidenti derivate dagli stessi testi canonici, la Chiesa si è sempre battuta, usando ogni mezzo a sua disposizione per depistare la verità storica e sostituirla con la sua verità di regime.

La messianicità di Gesù e dei suoi discepoli, però, come abbiamo visto, è documentata nei Vangeli in modo schiacciante, nonostante i molteplici tentativi per occultarla. A conclusione del presente capitolo la vogliamo rapidamente riepilogare:

1. l'annunciazione e la genealogia di Gesù in Matteo nelle quali viene proclamato il suo ruolo davidico e regale;

2. la mitica strage degli innocenti ordinata da Erode per eliminare l'annunciato concorrente al trono d'Israele e la conseguente fuga di Gesù in Egitto per sfuggire alla morte;

3. il battesimo di iniziazione essenza, somministrato da Giovanni Battista, durante il quale Gesù viene proclamato il Messia che doveva venire per raccogliere il grano e bruciare la pula, cioè a restaurare il Regno di Dio e a dare inizio all’èra messianica;

4. l'ingresso trionfale a Gerusalemme, alcuni giorni prima del suo arresto, durante il quale Gesù viene osannato come il figlio di David e il nuovo re d'Israele;

5. la cacciata dei mercanti del Tempio come profanatori, vero atto di guerriglia di stampo esseno-zelota;

6. l’unzione di Gesù come Messia per opera di Maria di Magdala nella casa di Betania;

7.le parole del sommo sacerdote Caifa sul coinvolgimento politico di Gesù;

8. l'invito di Gesù agli apostoli, alla fine dell'ultima cena, di procurarsi delle armi;

9. il tentativo di opporsi all'arresto con l'uso delle armi da parte di Pietro;

10. l'arresto di Gesù per mano di una coorte romana di 600 soldati;

11. le ammissioni esplicite dello stesso Gesù, in risposta alle domande di Caifa, di essere il Messia e il re d'Israele;

12. le accuse a Gesù dei giudei davanti a Pilato di istigazione alla ribellione, del rifiuto di pagare i tributi a Cesare e di essersi proclamato re d'Israele;

13 la toga rossa e la corona di spine fatta indossare dai soldati a Gesù per irridere la sua pretesa regalità;

14. la condanna alla crocifissione, pena riservata ai ribelli politici;

15. la scritta sulla croce "Gesù, re dei Giudei" fatta mettere da Pilato, come causa della condanna;

16. la concomitante condanna, accanto a Gesù, di due personaggi, quasi sicuramente coinvolti nella guerriglia anti-romana, perché crocifissi per ribellione politica;

17. l'esecuzione di Giuda, karakirizzato secondo la prassi degli zeloti;

18. le ripetute attribuzioni della regalità di Gesù nei Vangeli (sei in Marco, cinque in Matteo, due in Luca e otto in Giovanni) e quelle della sua discendenza davidica (una in Marco, sette in Matteo e una in Luca);

19. la lapidazione di Giacomo, fratello di Cristo, perché osannava a Gesù, figlio di David.

Nele prossime puntate vedremo la trasformazione del Gesù storico (il “Jeoshua ha Nozri”), da fallito Messia d'Israele, a risorto Messia Martirizzato, assiso alla destra del Padre e destinato, secondo la profezia di Daniele, a tornare quasi subito dal cielo per riscattare definitivamente Israele.

Esamineremo così la seconda metamorfosi di Gesù che fu all'origine dei cristiano-giudei della Chiesa di Gerusalemme, guidati da Giacomo, fratello del Signore, e dei cristiano-ellenisti del primo Paolo.

mercoledì 24 marzo 2010

Chi in TV sfiora il papa: al rogo!

I roghi, si sa, non sono più di moda, con tanto rammarico di Santa Romana Chiesa che se ne servirebbe con vivo godimento per arrostire gli atei, cioè i peccatori ad morten, quelli che si sono esclusi volontariamente e felicemente dalla redenzione (ma de che?) e dal paradiso chimerico.

In compenso i roghi mediatici esistono, e come! Basta che in TV uno balbetti una larvata critica a sua santità (ma vi pare che un uomo, per quanto importante sia, possa venir chiamato con questo titolo?) e subito viene trattato come un lebbroso e radiato in perpetuo. Molto, ma molto peggio di un prete pedofilo. Anzi, i preti pedofili, sempre impuniti, sono stati finora protetti dalla Chiesa.

È successo pochi giorni fa nell'Isola dei Famosi. Lo scrittore Aldo Busi, da perfetto anticlericale e anticonformista com'è, con linguaggio colorito e tagliente, e con un ghigno veramente feroce ma simpatico, ha esternato in Tv le cose più ovvie sull'ipocrisia e il perbenismo dell'opinione pubblica, e ha alluso vagamente all'omofobia/omofilia dell'alto e basso clero, sfiorando anche sua santità e, apriti cielo, lo sconcerto nei sacri palazzi della Rai bigotta e teocratica è subito arrivato alle stelle. Per il povero Busi la decretazione del rogo mediatico è stata fulminea.

Toccare il papa in Italia è il tabù dei tabù e il delitto di “Lesa Santità”, ancorché non scritto in nessun codice, è il più imperdonabile. Si può criticare e sputtanare chiunque, come fanno certi giornali-latrina, ma sua santità non va sfiorato nemmeno con l'ala di una farfalla. Siamo o non siamo in Italia, la sacrestia d'Europa?

All'esacrazione della Rai si sono subito associati tutti i politici (quasi la maggioranza) che costituiscono la quinta colonna del Vaticano in Parlamento. Si sono stracciati le vesti esacerbati da vivissimo dolore. In TV, come abbiamo visto, basta poco per meritare il rogo. Se durante una trasmissione ad uno scappa accidentalmente un moccolo (a molti italiani piace smoccolare) la scomunica arriva immediata e perpetua.

Ma anche per delle autentiche bazzecole, se toccano la suprema autorità del Vaticano. È successo a quel povero giornalista televisivo che, notando la scarsa affluenza di pubblico ad accogliere il papa in una certa manifestazione, aveva riferito che c'erano quattro gatti.

Licenziato in tronco per duplice misfatto: aver sminuito l'accoglienza di sua santità e offeso i gatti che sono i suoi animali preferiti. Insomma vogliamo ficcarci in testa una volta per tutte che in questo ipocrita Paese chi comanda veramente è il papa?

Il grido di terrore e solitudine del Messia abbandonato (“L'invenzione del cristianesimo”) 60

Prima del sopraggiungere della morte, secondo Marco e Matteo, Gesù ebbe un attimo di smarrimento e pronunciò il grido di terrore e solitudine: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?" (Marco 15,34), inconcepibile se Cristo fosse stato il Figlio di Dio che s'immolava per la salvezza dell'umanità, ma chiarissimo per un aspirante Messia che, avendo fermamente creduto nell'intervento di Jahvè in suo aiuto, constatava con disperazione l'abbandono divino e il fallimento della sua missione.

I Sinottici raccontano che al momento della morte di Gesù accaddero degli eventi soprannaturali, quali: eclissi, terremoti, frane, resurrezioni e lo squarciamento nel Tempio del velo che nascondeva la Sancta Sanctorum, Questi accadimenti straordinari furono totalmente ignorati dai cronisti del tempo e rientrano quindi chiaramente nella pura mitologia.

La morte di Gesù fu molto rapida. Di solito i crocifissi, specie se di costituzione robusta, potevano sopravvivere per molte ore e talora anche per alcuni giorni, soffrendo un'atroce agonia. Ma Gesù, stando ai Sinottici, già dopo poche ore dalla crocifissione era entrato in deliquio e nel primo pomeriggio emise il suo ultimo respiro.

Ormai si avvicinava la sera di quel venerdì, vigilia della Pasqua, e bisognava affrettarsi a procedere alla deposizione perché la solenne festività del giorno dopo non consentiva che fossero ancora esposti i cadaveri dei suppliziati. E, a questo punto, troviamo l'ennesima conferma che Gesù era stato giustiziato per aver tentato un complotto messianico.

Chi infatti procedette alla sua deposizione e alla sua sepoltura non furono gli apostoli, datisi ignominiosamente alla macchia, e nemmeno i membri della sua famiglia (inspiegabilmente assenti), ad eccezione della presunta consorte Maria di Magdala e della zia Maria Cleofe, ma due importanti esponenti del sinedrio: Giuseppe d'Arimatea e Nicodemo, che condividevano il suo ideale javista.

Se Gesù fosse stato condannato dal sinedrio per bestemmia, mai questi due importanti personaggi, definiti capi dei Giudei, avrebbero potuto prendersi cura del suo corpo e dargli sepoltura onorata, in un sepolcro di loro proprietà. Sarebbero stati accusati di disprezzo per il Tempio e di empietà. Il fatto che poterono prendersi cura del corpo di Gesù, senza incorrere nella scomunica del sinedrio, cioè del tribunale religioso, è la prova che Gesù non fu giustiziato per blasfemia ma per ribellione armata.

Con l'aiuto delle tre Marie (tra le quali i Sinottici annoverano Maddalena ma non la madre di Gesù) i due sinedriti provvidero alla sepoltura del suppliziato in una tomba di proprietà di Giuseppe d'Arimatea. Alle prime ombre del crepuscolo di quel fatidico venerdì, il dramma iniziato appena diciotto ore prima, era definitivamente concluso.

La rivolta, soffocata ancor prima di nascere, e il mancato intervento delle schiere celesti di Jahvè, avevano fatto fallire l'ennesimo tentativo messianico. Il disperato grido del Messia fallito, morente sulla croce: "Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato!" era la tragica ammissione di una sconfitta irreparabile.

Anche se Gesù, per il fatto di essere stato crocifisso dall'oppressore Pilato, era per l'opinione pubblica (esclusi i grandi sacerdoti e gli erodiani) un patriota martire, per i suoi seguaci la sua crocifissione si trasformò nella fine di ogni speranza. Si erano illusi di sedere alla destra e alla sinistra del trono del nuovo re d'Israele e si trovavano rintanati nei pressi della piscina di Siloe, tremanti d'orrore e di paura perché complici di un criminale giustiziato.

Qui finisce la vicenda terrena di Gesù, uno dei tanti Messia falliti che il clima fanatico dell'epoca faceva nascere e tramontare con una certa frequenza. Di lì a qualche decennio dalla sua morte, il crescente e sempre più esasperato delirio messianico avrebbe portato alla distruzione totale di Gerusalemme e alla cacciata di tutti gli ebrei dalla Palestina, cioè alla fine dello Stato d'Israele.

martedì 23 marzo 2010

La legge sull'eutanasia in Andalusia

La Spagna, che sotto il dominio franchista era diventata la sacrestia d'Europa, col governo di Aznar prima, e soprattutto con quello socialista di Zapatero poi, ha compiuto passi da gigante sulla conquista dei diritti civili e sull'abbattimento del conservatorismo medioevale della Chiesa e sta, di fatto, diventando uno dei Paesi più progressisti del nostro continente.

Tanto avanza in civiltà la Spagna sotto Zapatero, tanto arretra l'Italia nel campo civile sotto il governo a protettorato vaticano. In questo mese due importanti conquiste civili sono avvenute in Spagna.

Con la prima il Parlamento nazionale ha varato, infischiandosi della scomunica dei vescovi, la legge sulla liberalizzazione dell'aborto, che consente l'interruzione della gravidanza in modo gratuito e segreto alle minorenni di età compresa tra i 16 e 18 anni, senza il consenso dei genitori, e ha autorizzato la vendita della cosiddetta “pillola del giorno dopo” senza bisogno di presentare la ricetta medica.

Con la seconda, il parlamento regionale dell’Andalusia ha approvato, a maggioranza assoluta, un insieme di provvedimenti che consentono ad ogni paziente di rifiutare qualsiasi trattamento che prolunghi la sua vita in modo artificiale e ai malati con infermità degenerative, in stato vegetativo e in avanzato Alzheimer, di rifiutare l'accanimento terapeutico.

Altra cosa importante: ha vietato che i medici possano ricorrere all'obiezione di coscienza. La legge consente anche la sedazione palliativa ai malati terminali anche se questa rischia di «accorciarne la vita». Denominata “Diritti e garanzie della dignità per i pazienti in fase terminale”, questa legge, che entrerà in vigore a Pasqua, è stata approvata anche dalla destra filoclericale. Una analoga legge è stata approvata recentemente anche in Germania con l'appoggio del clero tedesco.

Naturalmente i vescovi del sud della Spagna l'hanno attaccato con violenza perché, eredi morali del torturatore Torquemada, sono da sempre ostili al diritto delle persone di sfuggire al dolore fisico e morale di malattie devastanti e senza speranza di guarigione. Non sono ricorsi però alla scomunica per coloro che l'hanno approvata.

La legge apre la strada all'eutanasia attiva e al “suicidio assistito” (gia approvati in Belgio e Olanda), che dipendono però dal codice penale spagnolo di responsabilità del governo centrale di Madrid. A conclusione di quanto esposto mi chiedo: perché l'Italia è ancora anni luce lontana dall'avere politici così illuminati e coraggiosi come quelli spagnoli e di altri Paesi europei?

La crocifissione (“L'invenzione del cristianesimo”) 59

Sulla "via crucis" non c'è accordo tra i quattro Vangeli. I tre Sinottici ci dicono che Gesù era talmente provato dai maltrattamenti subiti dai soldati da essere incapace di portare il "patibulum", cioè l'asse sul quale doveva essere inchiodato. Fu necessario ricorrere all'aiuto di un tal Simone di Cirene.

Il quarto evangelista ci dice al contrario che fu Gesù a portare il patibulum. Luca, sempre il più fantasioso degli evangelisti, racconta che, strada facendo, Gesù si rivolse alle pie donne che lo seguivano affrante, per profetizzare loro la fine di Gerusalemme e le immani sciagure che avrebbero colpito Israele.

Questo brano, conosciuto come "la piccola apocalisse" è una "prophetia post eventum" (aggiunta cioè a posteriori) in quanto allude chiaramente alla guerra combattuta nel 70 d.C. quando l'esercito di Tito, figlio dell'imperatore Vespasiano, attuò la distruzione di Gerusalemme. Una riconferma che i Vangeli cominciarono ad essere scritti dopo quel terribile evento.

Giunto sul Golgota, Gesù fu spogliato e inchiodato alla croce, pena riservata ai ribelli politici, assieme ad altri due che la tradizione ci tramanda come dei ladroni, cioè dei mascalzoni comuni. È l'ennesima frottola. Il testo greco li definisce "dio lestas" termine che Giuseppe Flavio usa per indicare gli zeloti, cioè i ribelli politici (i terroristi d'oggi). Erano quindi due correi rivoltosi, quasi sicuramente coinvolti in un atto di guerriglia anti-romana, e quindi crocifissi per ribellione politica.

Probabilmente erano i responsabili della sommossa e dell'omicidio raccontati dagli evangelisti a proposito dell'arresto di Barabba. Il comportamento verso Gesù di questi due ribelli crocifissi viene descritto in modo contraddittorio da Marco e da Luca. Per Marco entrambi lo insultarono. "E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano" (Marco 15,32).

Per Luca, invece, uno di essi invitò sarcasticamente Gesù a salvare se stesso e loro, mentre l'altro si raccomandò a lui quando fosse entrato nel suo regno (Luca 13,39-43). Come si vede, le contraddizioni sono continue tra gli evangelisti.

A questo punto i romani, su ordine di Pilato, appongono sulla croce di Gesù il “titulum”, cioè la targa che doveva specificare il motivo della sua condanna. Svetonio e Dione Cassio ci hanno tramandato che il titulum era obbligatorio in ogni condanna a morte.

In quello posto sulle croce di Gesù era scritto in tre lingue: aramaico, greco e latino (perché fosse alla portata di tutti): "Questo è il re dei giudei" (Luca 23,38). Prova inconfutabile che Gesù veniva condannato per un reato esclusivamente politico, confermata anche dalle frasi di scherno pronunciate dai presenti all'indirizzo di Gesù morente: "Il re d'Israele scenda ora dalla croce perché vediamo e crediamo" (Marco 15,32).

lunedì 22 marzo 2010

È morto Luigi Cascioli.

Lunedì scorso 15 marzo è morto Luigi Cascioli noto in Italia e all'estero per i suoi studi sulle origini del Cristianesimo cui dedicò gran parte della sua vita.

Egli sintetizzò le sue ricerche nel libro “La favola di Cristo” che ha come sottotitolo “Dimostrazione inconfutabile della non esistenza di Gesù”. Secondo tali ricerche Gesù non sarebbe mai esistito e la sua figura altro non sarebbe che una costruzione fittizia compiuta nella seconda metà del II secolo, calcandola su Giovanni di Gamala, figlio di Giuda il Galileo.

Questo Giuda si era proclamato Messia e aveva fondato il gruppo ebraico estremista degli Zeloti che volevano cacciare i romani dalla Palestina, ma nel 7 d.C., era stato fatto giustiziare da Quintilio Varo, legato di Siria, assieme ai suoi duemila seguaci. Il figlio primogenito di Giuda, di nome Giovanni, assieme ai suoi tre fratelli chiamati Giacomo, Simone e Kefas (ossia Pietro), come i principali apostoli, volle proseguire la lotta del padre contro l'occupazione romana, ma fu catturato nell'Orto del Getsemani e crocifisso.

Giovanni di Gamala (cioè Gesù), e i suoi fratelli (cioè gli apostoli) sarebbero stati quindi dei guerriglieri del movimento zelota chiamati col nome di battaglia Boanerghes (Figli del tuono). Basandosi sui testi dei quattro maggiori storici non cristiani (Plinio il Giovane, Giuseppe Flavio, Svetonio e Tacito) Cascioli giunse alla conclusione che «Gesù non ebbe nei primi due secoli il significato di nome proprio» come lo intendiamo oggi, ma che solo in seguito il suo nome calcò quello di Giovanni di Gamala.

Sebbene le tesi di Cascioli siano state perseguite anche da importanti studiosi anglo-americani (Samuel Brando e R.H.Eisenman), e dallo svizzero Emilio Bossi, in Italia hanno avuto scarso successo e sono tuttora ignorate dalla maggior parte dei cattolici a causa della forte opposizione della Chiesa.

Luigi Tosti, il giudice radiato dalla magistratura per aver rifiutato il crocifisso nell'aula del suo tribunale, così ha commentato la morte di Luigi Cascioli: “Un compagno di viaggio ci ha lasciati. Luigi Cascioli ha spento la sua vita in un giorno come un altro. E il Sole non si è stupito, perché quando muore un ateo il Sole non si stupisce. Quando muore un ateo, non c’è rissa di dei o di demoni. Quando muore un ateo le campane non piangono, perché non c’è un’anima in vendita. La morte di un ateo lascia un dolore e un rimpianto comune, ma la consolante certezza di non vederlo più afflitto dall’imbecillità umana”.

La più spietata automaledizione della storia (“L'invenzione del cristianesimo”) 58

A detta dei Vangeli la condanna a morte fu richiesta a furor di popolo. Le sorprese in questo processo non finiscono mai.

Com'era possibile che la stessa gente che una settimana prima aveva acclamato esultante Gesù che entrava a Gerusalemme, col grido di "Osanna al di figlio di David, al re d'Israele", ora, la stessa folla, ne richiedesse con urla feroci la condanna a morte?

E che di fronte a Pilato che si lavava le mani per affermare, simbolicamente, la sua innocenza, gridasse imbestialita: "Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli" (Matteo 25,25), invocando su di sé e i suoi discendenti la più spietata automaledizione della storia?

È chiaro che una simile cosa non è mai potuta accadere e che questi avvenimenti sono stati inventati per la necessità ideologica dei Vangeli di far ricadere la colpa della condanna di Gesù esclusivamente su chi quella colpa non l'ha mai avuta.

domenica 21 marzo 2010

Arthur Schopenhauer
Se un Dio avesse creato questo mondo, io non vorrei essere Dio, perché il dolore del mondo mi strazierebbe l'animo.

L'enigma svelato (Il lato oscuro della verità) 10^ Puntata

La carovana giunse puntuale all'alba dell'ottavo giorno. Il capo, di nome Abdull, accolse con gran deferenza Isacco e la sua famiglia e diede loro una sistemazione che rese comodo e quasi piacevole il lungo viaggio. In particolare Giuditta e il suo bambino furono sistemati in una specie di baldacchino, issato su di un cammello, che consentì loro di rimanere seduti o sdraiati per l'intero percorso. Il viaggio durò quasi due settimane.

Ogni sera la carovana si fermava in un luogo prestabilito, nelle cui vicinanze c'era sempre un pozzo d'acqua potabile. Veniva subito allestito un villaggio di una ventina di tende, una delle quali riservata alla famiglia di Isacco, e si accendevano i fuochi per cuocere le focacce e preparare il cibo. Poi, dopo la consumazione del pasto, tutti rientravano nelle tende a dormire, coperti da pesanti pelli di pecora e sotto la protezione delle sentinelle.

Attraversarono campagne, deserti e oasi e costeggiarono laghi e zone paludose. A mano a mano che si avvicinavano al delta del Nilo, splendidi templi, maestosi monumenti, spesso fiancheggiati da statue gigantesche di marmo bianco, si facevano sempre più frequenti. Isacco e Giuditta, che conoscevano soltanto alcuni palazzi di Gerusalemme, ben poca cosa a confronto delle monumentali costruzioni che si presentavano davanti ai loro occhi, apparivano increduli e sbalorditi di tanta magnificenza.

Finalmente giunsero ad Alessandria che apparve a loro una città immensa, splendida, caotica ma anche molto rumorosa e palesemente corrotta. Le strade erano larghissime (quelle di Gerusalemme al loro confronto parevano viottoli) costeggiate da enormi palazzi e abbellite di filari di alberi. In esse circolava una baraonda di gente proveniente da tutto il mondo allora conosciuto.

Le botteghe si susseguivano una all'altra, piene d'ogni ben di Dio. Mettevano in mostra ogni sorta di carne, compresa quella proibita in Israele, molte specie di frutta, alcune delle quali completamente sconosciute in Palestina, molti tipi di vino e d'altre strane bevande, e vestiti, gioielli, droghe e profumi. C'erano persino imbalsamatori che praticavano la loro arte per la strada. E tutti gridavano a squarciagola per attirare l'attenzione dei passanti sulla loro merce e per celebrarne qualità e prezzo.

La maggior parte delle donne erano vestite in modo lussuoso e anche provocante, con ampie scollature che mettevano in risalto parte del seno. Il viso, completamente scoperto, era spesso truccato in modo vistoso: labbra color rosso fuoco, occhi cerchiati di nero, gote bianche di cipria; il collo era adornato con collane d'oro o di lapislazzuli; i capelli erano acconciati in fogge strane e fissati con diademi o pettinini dorati; infine le braccia e le mani mostravano braccialetti preziosi e anelli con gemme e brillanti.

Quello che maggiormente colpi Isacco e Giuditta fu la disinvoltura con cui le donne egiziane avvicinavano gli uomini, trattandoli alla pari e con fare provocante. Un'altra cosa che li lasciò sbalorditi fu osservare che molti giovani, assai belli per la verità, erano truccati alla foggia delle donne e ostentavano un atteggiamento lascivo nei confronti d'altri uomini. Cose del genere non le avevano viste mai in Palestina e nemmeno immaginato che esistessero.

Per fortuna il quartiere in cui era stata fissata la loro casa era abitato prevalentemente da ebrei, molto numerosi in quella città, ed era tranquillo, silenzioso e castigato nei costumi. Isacco e Giuditta tirarono un sospiro di sollievo quando vi si furono sistemati, e appena fu loro possibile si recarono a visitare la sinagoga e a fare la conoscenza del rabbino.
Costui, senza mezzi termini, li mise subito in guardia intorno alle superstizioni di cui erano vittime le donne ebree del luogo. Molte di loro, infatti, custodivano segretamente amuleti di divinità egizie e d'altri culti, soprattutto del Dio Min al quale si rivolgevano per chiedere il dono della fertilità. Essi rimasero sfavorevolmente colpiti dalle parole del rabbino e quasi si pentirono di aver accettato l'offerta d'Ibrahim. Non avevano minimamente pensato di trovarsi in un mondo così totalmente diverso dal loro e così pericoloso, sotto il profilo morale e religioso.

La casa, in cui erano andati ad abitare, si apriva in un ampio cortile sul quale si affacciavano altre case abitate da famiglie non tutte di origine ebraica. Fra queste ce n'era una greca, una egiziana e perfino una romana. Quella greca era di un imbalsamatore di nome Filippo, originario di Corinto. Costui aveva un figlio di nome Nestore di circa tre anni e una moglie greca di Siracusa. Era gente rumorosa ma simpatica e allegra. La famiglia egiziana era molto povera con tre figli magri e macilenti. Fra questi c'era una bambina, di nome Nefer, sempre malata. Piangeva spesso e non sorrideva mai. Faceva molta pena e tutti cercavano di consolarla. Infine c'era la famiglia romana con cinque figli, tutti maschi, che andavano dai tre ai dodici anni. Il padre era un liberto che aveva una bancarella sulla via e vendeva frutta e verdura. La moglie e i due figli più grandicelli lo aiutavano nel suo commercio.

Durante il giorno i bambini giocavano assieme nel cortile, sotto lo sguardo vigile delle loro mamme. Era impossibile tenere separati i bambini ebrei dagli altri perché, si sa, i bambini tendono a mischiarsi tra loro per giocare insieme. E, tramite i bambini, che spesso entravano e uscivano da una casa all'altra, anche le famiglie ebraiche e non, un po' alla volta si erano amalgamate tra loro, almeno per quel tanto che la differenza di linguaggio lo permetteva. I bambini, invece, sembravano non essere ostacolati dal fatto che parlavano idiomi diversi. In breve avevano appreso quel tanto della lingua degli altri, da poter giocare assieme senza problemi.

Giuditta, inizialmente, era rimasta appartata col suo bambino e aveva stretto amicizia soltanto con le altre famiglie ebraiche. Poi, un po' alla volta, soprattutto per merito di Davide, che era un bimbetto molto intelligente e socievole e che subito, nonostante la tenerissima età, aveva fraternizzato con tutti gli altri bambini, era stata costretta, dapprima suo malgrado e poi con un certo piacere, a stringere amicizia con l'ambiente.

Isacco, durante il giorno, era quasi sempre assente da casa perché occupato a lavorare nella villa d'lbrahim. Lo venivano a prendere di primo mattino con un piccolo cocchio e lo riportavano nel pomeriggio inoltrato. Aveva sotto di sé alcuni garzoni e doveva provvedere alla costruzione di porte e serramenti, e alla posa delle travi e dei soffitti. Per la costruzione dei mobili c'erano falegnami più esperti, i quali, però, lo tenevano in gran considerazione e spesso richiedevano il suo parere.

sabato 20 marzo 2010

Per papa Ratzinger gli atei si sentono orfani di dio.

“Anche dietro l'ateismo si nasconde il desiderio di scoprire il Signore” ha pronunciato pochi giorni fa all'Angelus Benedetto XVI. Da un po' di tempo, o meglio dal discorso alla Curia dello scorso 21 dicembre, il papa propone, con una certa assiduità, la creazione di spazi di dialogo con agnostici e atei e ciò in aperto contrasto coi metodi seguiti dalla Chiesa che, da sempre, li ha demonizzarli come portatori e diffusori di materialismo, nichilismo e (orrore !) laicismo.

Gli epiteti, infatti, che gli atei si sono sentiti rivolgere dal clero sono stati in tutti i tempi di assoluto disprezzo, di totale abominio. Tanto per fare alcuni esempi: per il cardinale di Torino, Agostino Poletto, l’ateo è «un pover’uomo o una povera donna, con una prospettiva corta perché non crede in una vita oltre la morte».

Per il cardinale Cormac Murphy-O’Connor, primate d’Inghilterra e Galles, gli atei sono i più abominevoli degli uomini e addirittura “non sono totalmente umani». Più misericordioso il cardinale Darío Castrillón Hoyos, prefetto della Congregazione per il clero, secondo il quale «un adulto ateo è un povero orfano».

Ma il ghigno più feroce contro l'ateismo lo aveva mostrato papa Ratzinger nel corso dell'Angelus domenicale a Castel Gandolfo del 9 agosto 2009 quando ha affermato che i lager nazisti sono "la punta culminante di un nichilismo contemporaneo" che esalta "la libertà quale unico principio dell'uomo, in alternativa a Dio". Da ciò l'assurda equazione formulata dal papa: “laicismo=ateismo”, “ateismo=nichilismo”, “nichilismo=nazismo”.

Questa inqualificabile equazione in cui atei e agnostici, colpevoli di non credere alle verità assurde e indimostrate delle religioni, sono automaticamente equiparati a  dei senza dio privi di spiritualità e di etica, è stata di una rozzezza inaudita e palesemente in contrasto con quanto affermano tutti i gradi pensatori e scienziati del passato e del presente, da Socrate in poi' che non hanno mai creduto alle bufale della religione.

Essa rappresenta una colossale mistificazione della storia che ci dimostra esattamente il contrario di quanto afferma questo papa. Sono state le religioni, infatti, e la cattolica in particolare, a trasformarsi in istituzioni criminali, responsabili di intolleranze, persecuzioni, crociate e distruzioni di intere civiltà e culture, nonché nemiche irriducibili di tutte le libertà democratiche e civili.

In quanto al nazismo il papa finge di ignorare che questo delirio, nato nella cattolicissima Baviera, è stato appoggiato dall'intera gerarchia cattolica e protestante della Germania dell'epoca ed anche da un giovane della hitlerjugend di nome Joseph Alois Ratzinger (oggi Benedetto XVI), nella cui cintura, come in quella di tutti gli altri soldati tedeschi, stava scritto “Gott mit uns”, Dio è con noi.

Sembra dimenticare anche che i lager sono nati in conseguenza dell'antisemitismo voluto e imposto dalla Chiesa fin dal III secolo e che sono stati coperti dall'assordante silenzio di papa Pio XII che, perfettamente al corrente dello sterminio degli ebrei, si guardò bene dal contestarlo. Infine, finge di dimenticare che la Chiesa, da sempre, ha perseguitato, ammazzato, massacrato, bruciato, ghettizzato tutti i suoi oppositori fino all'altro ieri, giustificando i suoi crimini come voluti da dio.

Gli atei non di sentono orfani di un dio inventato dai loro antenati cavernicoli per esorcizzare la morte, come si illuide di credere la Chiesa, ma uomini totalmente liberi e sovrani del loro destino. Sanno di aver finalmente dissipato quella pesanrte coltre di oscurantismo che vuole illuderli di essere immortali e beati in un aldilà assolutamente chimerico e intanto li priva di ogni libertà e delle gioie di un aldiquà assolutamente certo.

Il motivo dell'arresto e della liberazione di Barabba (“L'invenzione del cristianesimo”) 57

Chiarito in precedenza il nome di Barabba, cerchiamo ora il motivo per cui era stato arrestato. La solita traduzione fuorviante ci dice: "(Barabba)...era in prigione perché aveva preso parte ad una sommossa del popolo in città ed aveva ucciso un uomo" (Parola del Signore, Editrice LDC-ABU, Leumann, Torino, pag. 206).

A sbugiardare questa plateale manomissione ci pensa il testo originale di Matteo, già citato in precedenza (e confermato pure da Marco):
"Avevano in quel tempo un prigioniero famoso, Gesù Barabba, il quale era stato messo in carcere in occasione di una sommossa scoppiata in città e di un omicidio" (Matteo 27, 16).

Marco è dello stesso parere: "Un tale chiamato Barabba si trovava in carcere insieme ai ribelli che nel tumulto avevano commesso un omicidio" (Marco 15,7). Quindi, entrambi questi evangelisti non dicono che Barabba fosse uno dei rivoltosi e un omicida, ci dicono soltanto che era stato arrestato in coincidenza di un tumulto, durante il quale era avvenuto un omicidio. Ma ci fanno capire, tra le righe, che era totalmente estraneo ai disordini nei quali era stato coinvolto.

Esaminiamo ora il comportamento di Pilato. Dopo aver condannati a morte sia Barabba che Gesù, sotto la pressione popolare libera il primo, condannato a morte per un reato politico di sua pertinenza, e manda alla crocifissione (pena riservata ai ribelli politici) Gesù per un reato religioso di pertinenza esclusiva del sinedrio. Come possiamo spiegare un fatto così apertamente assurdo e contraddittorio?

Con l'ammettere che tutto si è svolto all'incontrario di quanto affermano i Vangeli. Barabba, prosciolto dall'accusa politica, ritenuta inconsistente anche dagli stessi Vangeli, viene liberato; Gesù, riconosciuto colpevole di insurrezione armata, reato politico gravissimo, viene condannato alla crocifissione.

venerdì 19 marzo 2010

“La Chiesa ha insabbiato”. Prime ammissioni

Ricordate la drammatica trasmissione di Anno Zero del 31/05/07, dedicata alla pedofilia pretesca, durante la quale l'ineffabile monsignor Fisichella, cappellano della Camera dei Deputati, con visibile imbarazzo a domanda rispose "sì, i casi di pedofilia sono solo pochi e isolati". E negò pure, con altrettanta ineffabile sicumera, che il papa avesse intimato ai vescovi di nascondere e soffocare gli scandalosi abusi con una ben precisa circolare “De Delictis Gravioribus”, inviata ai vescovi di tutto il mondo il 18 maggio 2001?

Ora, di fronte alle accuse sempre più numerose e inarrestabili che piovano da molti Paesi europei a questo riguardo le stesse gerarchie sono costrette ad ammettere, a denti stretti, che la pedofilia è stata molto più diffusa nel clero di quanto si presumesse e che, effettivamente, fu ignominiosamente insabbiata per molti decenni come ha ammesso il vescovo di Treviri, Stephan Ackermann, incaricato di far luce nello scandalo dei preti pedofili tedeschi.

L'alto prelato ha dovuto riconoscere che "la Chiesa cattolica" non solo ha "insabbiato" a lungo i casi di abusi sessuali su minori, ma anziché punire o cacciare i preti colpevoli si è limitata a trasferirli da una diocesi all'altra consentendo loro di iterare gli stessi crimini.

L'ammissione, fatta da Ackermann in un'intervista ad un giornale tedesco, ha sfiorato anche papa Benedetto XVI per aver tollerato,quando era arcivescovo del capoluogo bavarese e di Freising, la permanenza nella sua diocesi di un prete condannato a 18 mesi di prigione nel 1986 per abusi su minori e allontanato soltanto in seguito alla contestazione dei fedeli dopo che aveva ripetuto i suoi crimini.

Tanta onestà del clero tedesco nel perseguire “l'operazione trasparenza" non trova l'equivalente nel clero italiano. Infatti, per il segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, la richiesta di far piena luce sulla pedofilia dei sacerdoti viene considerata come il tentativo di "qualcuno" di "minare la fiducia" nel papa, e per la Cei, “un ricatto per chiudere la bocca alla Chiesa".

Il vero nome di Barabba (“L'invenzione del cristianesimo”) 56

Prima di concludere il nostro discorso sulla condanna a morte di Gesù, dobbiamo affrontare un'altra mostruosa assurdità sostenuta dai Vangeli e avvallata dalla Chiesa. Riguarda il ballottaggio tra Gesù e Barabba.

Se, a proposito di Barabba, chiedessimo ad un qualsiasi ecclesiastico chi era questo personaggio, ci sentiremmo rispondere, senza la minima esitazione: un brigante assassino. Niente di più falso e lo dimostreremo con chiarezza. Le false notizie a proposito di costui riguardano tre aspetti: il suo vero nome, il motivo del suo arrestato e il motivo per cui fu liberato.

Cominciamo dal nome. Nella traduzione corrente del Vangelo di Matteo troviamo: "Avevano in quel tempo un prigioniero famoso… detto Barabba" (Matteo 27,16). Ma è una traduzione che omette una parola importante. Il testo greco antico infatti recita: "Avevano in quel tempo un prigioniero famoso, Gesù Barabba".

Ecco che scopriamo il primo altarino: il cosiddetto Barabba si chiamava Gesù. Ma le traduzioni attuali ne censurano il nome. Come mai? Non è forse perché anche Gesù era chiamato nei Vangeli Jeshu bar Abbà cioè "Gesù il figlio del Padre" (sinonimo in ebraico di Dio) esattamente come Barabba? Data questa omonimia ci chiediamo perplessi: i Gesù erano veramente due o si trattava di una sola persona, sdoppiata in base al meccanismo di censura?

giovedì 18 marzo 2010

Perché solo i cattolici vedono le Madonne-patacca

Le apparizioni delle Madonne-patacca sono inarrestabili ma avvengono solo ed esclusivamente nei Paesi cattolici. Come mai? Perché le Madonne non si fanno vedere anche presso le popolazioni di altre religioni che avrebbero tanto bisogno di convertirsi?

La spiegazione è ovvia. Anzitutto ad avere le visioni sono solo gli psicotici, cioè coloro che sono vittime di ossessioni allucinatorie. In secondo luogo, ogni psicotico vede le sue allucinazioni in base al suo retroterra culturale e religioso. Un musulmano potrà vedere Allah o Maometto, non mai la Madonna. Un asiatico sarà indotto a vedere Gottamo Budda e così via. Un ateo incallito vedrà di tutto fuorché Madonne o santi.

Non sempre le allucinazioni ossessive di tipo mistico vengono accettate come rivelazioni divine, come è avvenuto a Lourdes e a Fatima. Generalmente o sono ignorate o possono sfociare nel ricovero in una casa di cura come successe a John Nash, premio Nobel per la matematica, che per anni fu ossessionato da voci che gli facevano credere di essere un grande profeta o un messia e che lo costrinsero a cure psichiatriche.

Quello che colpisce è il fatto che le Madonne appaiono sempre a bambini analfabeti, caratterizzati da una forte condizione di arretratezza culturale, sociale e religiosa, e mai a gente colta e dotata di una certa apertura mentale. Inoltre i contenuti di fede di queste apparizioni sono sempre di una banalità e ovvietà sconcertanti.

I segreti di Fatima si sono rivelati di nessunissima rilevanza e a Medjugorje la Madonna, oltre a vietare di bere e fumare, per poco non si è fatta promotrice di una dieta di bellezza. Una cosa è certa, le apparizioni oltre ad incrementare la superstizione morbosa del popolino, si traducono spesso in un grosso business economico, perché determinano un lucroso indotto commerciale nelle zone in cui avvengono e per la Chiesa che lo gestisce.

È di questi giorni la notizia che in Francia, a Garges-Lès-Gonesse, un piccolo paese situato a pochi chilometri da Parigi, un'immagine su tela della Madonna di una casa del luogo piange lacrime d'olio. Sì, avete letto bene: lacrime d'olio. Ancora non è stato stabilito se questo olio è d'oliva o di qualche altro tipo, o se addirittura è di matrice celeste.

Quello che è certo è che ogni giorno frotte di gente sempre più numerose accorrono credulone a visitare la Madonna che non smette di versare lacrime d'olio. Finora eravamo abituati alle lacrime normali e a quelli di sangue (che all'esame del Dna è risultato sempre maschile) ma ora la Madonna ha cambiato stile. Speriamo la prossima volta non pianga lacrime di petrolio. Alla demenza umana non c'è limite. Se poi un qualche psicosomatico in preda ad esaltazione mistica griderà al miracolo, il business è garantito.

La fine di Pilato (“L'invenzione del cristianesimo”) 55

Stando ai Vangeli, la personalità di Pilato ci appare pavida, cedevole e totalmente stupida, in contrasto con quanto ci tramandò di lui la storia. Il re Agrippa I, che non era certo uno stinco di santo e che fece decapitare l'apostolo Giacomo, figlio di Zebedeo, e forse anche il fratello Giovanni, considerava Pilato, in una sua letttera a Filone, un "uomo rigido, crudele e spietato". Filone stesso, contemporaneo di Gesù, rincara la dose accusando nei suoi scritti il prefetto romano di "reiterati e sistematici massacri di persone senza processi né condanne".

A dimostrazione di ciò vale la pena di ricordare un solo episodio. Quando Pilato mise mano al tesoro del Tempio per costruire un acquedotto, prevedendo la rivolta popolare, mescolò alla folla i suoi soldati travestiti perché potessero massacrare, a bastonate, i capi dei ribelli, come ci racconta Giuseppe Flavio: “con l’ordine di non usare le spade, ma di picchiare i dimostranti con bastoni [..]. I Giudei furono percossi e molti morirono per i colpi ricevuti, molti calpestati da loro stessi nel fuggi fuggi"(Giuseppe Flavio, Guerra Giudaica, II).

Ciò accadde nell'anno 30 d.C., quindi in prossimità della crocifissione di Gesù.
Nel 36 d.C. a causa della sua ferocia vendicativa, Pilato fu destituito per ordine del legato di Siria Aulio Vitellio (poi imperatore) e processato. Quindi, era un uomo crudelissimo e determinato, per nulla corrispondente a come ce lo rappresentano i Vangeli.

Una cosa è certa: nessun governatore romano si sarebbe lasciata imporre una decisione, come quella di condannare a morte Gesù, dagli schiamazzi della folla, ed è altrettanto certo che non avrebbe mai potuto emettere una sentenza di morte se non fosse stata giuridicamente motivata da accuse, riconosciute fondate, di rivolta politica antiromana e di sedizione armata.

Quindi, Pilato non avrebbe mai potuto far giustiziare barbaramente sulla croce Gesù se fosse stato un innocuo pacifista disarmato, che predicava un messaggio puramente spirituale, e i soldati romani non lo avrebbero trattato con dileggio, come ribelle pericoloso, come sedicente “re dei giudei”, se fosse stato un vero messaggero di amore universale.

Singolare è stato il trattamento subito da Pilato da parte della Chiesa pre-costantiniana, la quale, per ingraziarsi Roma, giunse quasi a santificarlo insieme alla moglie Procla o Procula (ed è tuttora canonizzato sia dalla Chiesa Copta, sia da quella Etiopica).

Ma, dopo il trionfo del cristianesimo, secondo Eusebio di Cesarea (Eusebio di Cesarea, Storia Ecclesiastica venne fatto morire nei modi più atroci: decapitato, annegato nel Tevere, perseguitato da frotte di demoni, e così via.

mercoledì 17 marzo 2010

L'ora di religione nella scuola italiana

Il Concordato tra l’Italia e la Santa Sede, ratificato nel 1984, che tanti benefici economici ha riconosciuto alla Cei, tra i quali l'otto per mille, ha anche trasformato l'ora di religione nelle scuole statali da obbligatoria a facoltativa, e ha stabilito l'istituzione di un'attività’ alternative alla religione cattolica per gli studenti che ne rifiutano l'insegnamento.

Questa attività alternativa può essere espletata in vari modi: con attività didattiche e formative nuove (ad esempio, studio della cultura civica); con attività di studio e / o di ricerca individuali, sotto assistenza di personale docente; con libera attività di studio e / o di ricerca, previa garanzia della vigilanza.

Ma tutto ciò è rimasto lettera morta perché lo Stato italiano, unico tra i Paesi liberali d’Occidente, se è riescito a trovare la bellezza di oltre un miliardo di euro per l'insegnamento di una disciplina opinabile ed evanescente come la religione, il cui esoterismo è pari ad un improbabile e assurdo « Seminario sull'Ippogrifo », non ha trovato il becco di un quattrino per garantire l'ora alternativa determinando un ingiusto e anticostituzionale sopruso agli studenti italiani costretti, loro malgrado, a rimanere ugualmente nelle classi ad ascoltarne la lezione rifiutata. E ciò in aperto contrasto con le sentenze della Corte Costituzionale 203\1989,13\1991 e la circolare 9\1991, applicativa della sentenza 13\9.

Ma perchè uno Stato laico come l'Italia deve insegnare, a sue spese (e che spese!) questo insegnamento, abolito in Francia, a Berlino ed in altri Paesi europei? Un insegnamento che pretende di trasmette, come verità assoluta, una conoscenza non oggettiva e non suffragata da alcuna prova, ma inventata da individui che hanno scambiato le loro allucinazioni per visioni celesti, per messaggi divini, e fanno affidamento sulla credulità delle masse facilmente plagiabili.

Il celebre biologo Richard Dawkins, nel libro «L'illusione di Dio», sostiene che l'insegnamento scolastico, oggi impartito nelle scuole occidentali, non trasmettendo una conoscenza oggettiva e provabile ma mitica, come per esempio la creazione biblica, rappresenta una violazione dei diritti dell'infanzia, un vero abuso. Un autentico stupro intellettuale, aggiungo io.

Bisogna, invece, educare i giovani, fin dalla prima infanzia, con metodi scientifici e razionali, rigettando, o evidenziando come tale, tutto quanto sa di mitico, fabuloso e irrazionale. Questo, non per trasformare ognuno di noi in uno scienziato, ma semplicemente in un uomo normalmente razionale, che utilizza alla meglio il cervello che la natura gli ha dato.

Perché un'educazione, basata sulla razionalità, sviluppa la creatività e la democrazia in quanto apre la mente allo studio oggettivo, rigoroso e scientifico della realtà che ci circonda, e porta chi la coltiva a prendere decisioni informate, dedotte dall'osservazione dei fatti esaminati, e n

L'assurda condanna a morte di Gesù per blasfemia (“L'invenzione del cristianesimo”) 54

Ma torniamo a Pilato che quando vide Gesù condotto in catene davanti a sé, chiese stupito ai sinedriti, come se in quel momento cadesse dalle nuvole, di quale accusa era imputato quell'uomo. Incredibile! Aveva mandato in piena notte seicento soldati ad arrestarlo e non sapeva perché l'aveva fatto! Non è tutto!

I sinedriti che avevano appena condannato a morte Gesù per bestemmia, con un incredibile voltafaccia cambiarono allora il capo d'accusa imputando Gesù di gravi reati contro il potere imperiale di Roma. Insomma una farsa in piena regola! "...lo condussero da Pilato e cominciarono ad accusarlo: «Abbiamo trovato costui che sobillava il nostro popolo, impediva di dare tributi a Cesare e affermava di essere il Cristo re» (Luca 13,2).

In altre parole, ti denunciamo un Messia, pretendente al trono dì Israele, un nemico di Roma. E di fronte all'incredulità del prefetto: «Non trovo nessuna colpa in quest'uomo» (Luca 23,3) nonostante le ammissioni esplicite di Gesù allo stesso Pilato di considerarsi il Re dei Giudei, essi rincararono la dose: «Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea fino a qui»" (Luca 23,55). Più ribelle di così! Altro che un predicatore di pace e di non-violenza!

I colpi di scena non sono ancora finiti. Ci pensa Luca, il più fantasioso dei quattro evangelisti, a presentarci il prossimo. Gli altri tre evangelisti a questo proposito sono completamente muti. Si tratta del trasferimento di Gesù davanti ad Erode Antipa, figlio di Erode il Grande. Quando Pilato venne a sapere che Gesù proveniva dalla Galilea, sottoposta alla giurisdizione di Erode, cercò di scaricare su di lui, presente in quel momento a Gerusalemme, la responsabilità di giudicare Gesù.

Altra assurdità in quanto l'imputato deve sempre essere giudicato nel luogo in cui ha commesso il reato non in quello della sua provenienza. Comunque Erode, deluso per il comportamento di Gesù (aveva rifiutato di compiere prodigi in sua presenza), lo rispedì a Pilato senza emettere alcun verdetto contro di lui e limitandosi solo a schernirlo.

Il processo continuò con Gesù chiuso nel più stretto silenzio (forse nell'aspettativa che il popolo si sollevasse e lo liberasse dai sacerdoti e dai romani) e nonostante il procuratore romano avesse dichiarato di non trovare in lui nessuna colpa ed Erode lo avesse rispedito senza riconoscergli alcun reato, si concluse con un'assurda condanna a morte di Gesù "per innocenza" al solo scopo (vorrebbero farci credere i Vangeli) di accontentare i giudei che lo accusavano di blasfemia.

martedì 16 marzo 2010

Verso l'Eurabia

I musulmani nutrono un totale disprezzo per i cristiani (considerati degli abominevoli infedeli) e hanno perfettamente ragione ad averlo. Non perché la loro religione sia migliore della nostra, anzi entrambe sono della autentiche malefiche invenzioni, ma perché i cristiani accettano succubi che l'Europa si trasformi in Eurabia, cioè in una estensione politica e culturale del mondo musulmano, e quindi diventi antidemocratica, antioccidentale, antiamericana e antisemita.

L'osmosi tra una società libera, democratica ed economicamente sviluppata (l'Occidente) e una società teocratica, oppressa nei costumi e arretrata nell’economia (il mondo musulmano) è contro natura. È come voler conciliare democrazia e teocrazia. Eurabia significa in realtà che l'Europa accoglie leggi, istituzioni e consuetudini islamiche che mettono in grave rischio la sua democrazia, la sua cultura e la sua storia.

Vuol dire che è disposta ad accettare a lungo termine la dhimmitudine, la condizione di subalternità in cui vivono i cristiani e gli ebrei nelle terre musulmane. La cultura della dhimmitudine è la cultura di chi si arrende, per non urtare la suscettibilità del futuro padrone (l'islam), che ricambia questo atteggiamento di viltà con un radicale disprezzo.

Noi occidentali abbiamo pagato sulla nostra pelle per secoli la lotta par la conquista della democrazia e delle libertà fondamentali. Dopo aver sopportato per millenni intolleranze, persecuzioni e roghi alla fine ce l’abbiamo fatta. Alla fine ora abbiamo nel DNA almeno una consapevolezza: che tutti gli uomini sono liberi e uguali. Il mondo musulmano questo non l'ha fatto e nel suo DNA non c'è alcun gene di democrazia e di libertà ma in compenso molti geni di fanatismo e terrorismo religioso.

L’ambasciatore saudita in Gran Bretagna, Ghazi Al-Qusaibi, ha dichiarato poco tempo fa: «Flagellazione, lapidazione e amputazioni sono, agli occhi musulmani, il nocciolo della fede». Per poi concludere lapidario (e beffardo): «la cultura occidentale è ridicola, perversa e inferiore». Vi basta?

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Questo blog non è una testata giornalistica, per cui lo aggiorno quando mi è possibile. I testi sono in regime di COPYLEFT e la loro pubblicazioni e riproduzioni è libera purché mantengano lo stesso titolo e venga citando il nome dell'autore.

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Se volete in qualche modo parlare con me, lasciate la richiesta nei commenti, vi contatterò per e-mail. Dato che il blog mi occupa parecchio tempo, sarò laconico nelle risposte.

Se gli argomenti trattati sono di vostro interesse, passate parola; e, se site studenti, proponeteli al vostro insegnante di religione. In tal caso fatemi sapere le risposte che avete ottenuto. Grazie.

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Informazioni personali

Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)