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mercoledì 28 luglio 2010

Anzio dedica una statua a Nerone

A fine giugno ad Anzio è stato inaugurato un monumento bronzeo a Nerone, il più controverso imperatore della storia romana. «Probabilmente è l'unico monumento al mondo - afferma il primo cittadino Luciano Bruschini, -  dedicato all'Imperatore Nerone, nostro concittadino».

Infatti nel piedistallo della statua viene scolpita questa dedica: «Nerone Claudio Cesare Augusto Germanico, nato ad Anzio il 15/12/37 d.C. con il  nome di Lucio Domizio Enobarbo, figlio di Gneo Domizio Enobarbo e di Agrippina Minore, sorella dell'imperatore Caligola. Nel 54 d.C. divenne imperatore per acclamazione dei pretoriani. Durante il suo principato l'impero conobbe un periodo di pace, di grande splendore e di importanti riforme. Morì il 9/06/68 d.C.».

Questo monumento suona come una riabilitazione tardiva ma forse legittima di questo imperatore pluridileggiato dalla storia. Che Nerone sia stato responsabile dell'incendio di Roma e della prima persecuzione dei cristiani - come crede fermamente il popolino plagiato dalla Chiesa e da opere letterarie, antistoriche per non dire demenziali (come il famosissimo Quo Vadis), nonché da una certa cinematografia grottesca - è, per molti storici rigorosi, una delle tante leggende inventate dalla Chiesa per dimostrare, attraverso il martirio di Pietro, che il primato sulla cristianità spetta come sede, per diritto storico, a Roma (e non a Gerusalemme, dove il cristianesimo era nato), e al suo vescovo, quale successore di Pietro.

Gli storici latini che parlano di Nerone sono tre: Tacito, Svetonio e Dione Cassio. Di questi tre, solo Tacito nel XV libro degli "Annali" mette in relazione la persecuzione dei cristiani con l'incendio della città. Gli altri due ignorano questo legame.

Ma, cosa ancor più significativa, i padri della Chiesa: Clemente, Ireneo, Eusebio, Origene e Ambrogio, ignorano nei loro scritti la persecuzione ordinata da Nerone che, sicuramente, avrebbero ben volentieri strombazzata, se avvenuta,  per controbattere coloro che negavano l’esistenza dei cristani a Roma nel I secolo, e per dimostrare il martirio di Pietro e Paolo. Perfino Agostino, che nel suo libro "De Civitate Dei" elenca gli avvenimenti accaduti a Roma precedentemente al "sacco" eseguito da Alarico nel 410, non accenna all'incendio e alla persecuzione. Quindi nessun padre della Chiesa ha mai citato questo passo di Tacito in una sua opera, fino al XV secolo.

E allora come la mettiamo con lo storico latino, ritenuto al di sopra di ogni sospetto? Riconoscendo, affermano questi studiosi. (Vedi Voltaire,John Wilson Ross, P.Hochart, J. Rougé, A. Drews e C. Saumang). che il brano XV.44 degli Annali è stato interpolato ed è quindi falso. Fu l'umanista italiano Poggio Bracciolini, segretario di papa Martino V e amanuense disinvolto (1380-1459), a falsificare gli Annali nel 1429. Come? Inserendo, quasi alla lettera, un passo di un certo Sulpicio Severo (IV secolo) che nella sua “Historia Sacra” (II-29), considerata al suo apparire una raccolta di assurde invenzioni, aveva raccontato per primo la persecuzione di Nerone.

E perché Bracciolini fece questa manomissione del testo di Tacito? Per confutare le contestazioni di quanti, papi e antipapi, durante lo Scisma d'Occidente che si era appena concluso al suo tempo,  avevano sollevato dubbi sulla legalità di Roma come sede del trono di Pietro. Il martirio dell'apostolo cadeva a puntino e toglieva ogni pretesto.

L'incendio di Roma nel 64, e di conseguenza la persecuzione contro i cristiani (del resto mai nominati da Tacito nelle sue Historiae), non sarebbero quindi attendibili secondo questi studiosi e ciò sarebbe confermato, sia pure in modo indiretto, anche da Giuseppe Flavio, il più famoso degli storici ebrei dell'antichità. Infatti, nel 64 egli si trovava a Roma in qualità di avvocato difensore di due rabbini, accusati dalle autorità romane di Gerusalemme di connivenza coi ribelli che già cominciavano a devastare la Giudea.

Ora, in nessuna delle sue opere vi è il pur minimo accenno alla persecuzione di Nerone e all'incendio che in quell'anno distrusse 10 dei 14 quartieri in cui si articolava la città. Poteva, uno storico pignolo come lui, ignorare completamente un fatto del genere?

«A distanza di venti secoli - ha precisato il sindaco di Anzio al momento dellinaugurazione- finalmente gli storici seri stanno rivalutando la figura di Nerone: un grande Imperatore, amato dal suo popolo, per le sue coraggiose riforme sociali e per il lungo periodo di pace che ha caratterizzato il suo principato che con questo monumento contribuiamo a ricordare come merita, superando ridicole ricostruzioni storiche e cinematografiche».

L'estrema crudeltà del dio del Vecchio e del Nuovo Testamento (“L'invenzione del cristianesimo”) 146

Sebbene il dio cristiano si riveli nel Nuovo Testamento un dio-Signore che si cura, con infinito amore, delle sue creature, mentre Jahvè nella Bibbia si manifestava geloso e vendicativo col suo popolo, in realtà entrambe queste due divinità sono estremamente crudeli, anche se in modo diverso.

Secondo la Bibbia, Jahvè castigava il suo popolo, quando ricadeva nell'idolatria o violava la Legge, infliggendogli calamità di ogni genere: guerre, schiavitù, invasioni, malattie e morte. Il dio cristiano, inventato da Paolo ed ereditato dalla Chiesa, non entra nelle vicende terrene, con premi o punizioni, ma interviene solo dopo la morte dell'individuo per giudicare il suo operato. In caso positivo, lo premia col paradiso; in caso negativo con le pene eterne dell'inferno.

Il castigo dell'inferno non ammette redenzione ed è la forma più spietata di punizione divina mai immaginata da nessun'altra religione. Talmente spietata che per molti credenti è ritenuta "un assurdo morale" e rappresenta la negazione di dio stesso in quanto gli attribuisce sentimenti di odio e di vendetta, assolutamente inammissibili in un Essere Supremo, considerato sommamente giusto e misericordioso e che sempre ama, perdona e riconcilia.

Un dio giudice inappellabile nega quindi categoricamente che “dio sia un Padre infinitamente buono e misericordioso", come predicano i Vangeli, e contrasta col Gesù evangelico che invitava i suoi discepoli a perdonare settanta volte sette, cioè sempre.

Da quanto sopra esposto risulterà lapalissiano a chiunque usi un briciolo di razionalità che sia il dio biblico che quello cristiano sono stati creati dall'uomo a sua immagine e somiglianza, cioè con tutte le meschinità e le bassezza della nostra specie. Come è possibile, altrimenti, giustificare il comportamento violento, geloso, vendicativo, tirannico e intollerante di Jahvè e la spietata condanna al castigo eterno del nostro dio trino?

domenica 25 luglio 2010

Più pillole, meno aborti!

Il congresso nazionale su "L'evoluzione ventennale delle scienze ginecologiche ed ostetriche", presieduto dal prof. Gian Benedetto Melis, direttore della Clinica ostetrica e ginecologica dell'Università di Cagliari, che ha riunito il mese scorso oltre 600 esperti per affrontare alcuni temi 'scottanti' per la donna, ha fatto emergere una verità “scottante” per la Chiesa, e cioè che più si diffonde in Italia l'uso delle pillole anticoncezionali più diminuiscono gli aborti.

È notorio che la pillola anticoncezionale è proibita dalla Chiesa e paragonata ad un assassinio. Seguendo le teorie di Sant'Agostino, la Chiesa accetta la sessualità solo in funzione procreativa, per cui il sesso viene aborrito come piacere, e accettato soltanto come un degradato dovere fisico per la continuazione della specie. In un simile, assurdo contesto la contraccezione viene considerata moralmente equivalente all’aborto, per cui un profilattico o una pillola vengono considerati strumenti di morte.

Per fortuna molte donne, che attuano una sessualità consapevole, ignorano gli assurdi divieti della Chiesa e usano regolarmente i contraccettivi. Quello che ha destato sorpresa dalle relazioni del congresso è stato scoprire che le donne sarde, con un utilizzo della pillola anticoncezionale del 28,6%, si dimostrano fra le più virtuose d'Europa, superando ampiamente la media del continente (24%) e del resto d'Italia (16,3%) e distaccando anche Paesi come la Gran Bretagna (25%) e la Spagna (20%).

La Sardegna, in conseguenza di questa sua emancipazione, presenta livelli minimi di aborti, i più bassi del Paese, con un tasso standardizzato di 5,55 casi per 1.000 donne, contro un valore medio nazionale di 9,16. Record che riguarda anche le giovanissime con soli 3,7 casi per 1.000. La Sardegna risulta quindi tra le regioni col minor ricorso all'interruzione volontaria di gravidanza tra le minorenni. Un risultato strepitoso e un modello per il resto del Paese.

I ginecologi sardi, all'avanguardia rispetto a quelli di molte altre regioni, soprattutto di quelle più bigotte del nord Italia, si augurano di riuscire ad esportare a livello nazionale il loro modello "attraverso una maggiore attenzione dei medici specialisti al dialogo, soprattutto con le adolescenti , ma anche sensibilizzando ancora di più le donne, rafforzando i presidi sul territorio e promuovendo campagne di educazione sessuale fra i teenager".

Propositi meravigliosi sotto il profilo umano e della salute della donna, cui tutte le persone democraticamente sensibili ai diritti civili dovrebbero aderire. Ma i presidenti di certe regioni: come Zaia. Cota, Formigoni e Polverini, che, appecorati al cattolicesimo medioevale, sostengono solo il sesso creativo, non saranno d'accordo e faranno di tutto per intralciare la contraccezione, come ordina il Vaticano.

L'enigma svelato 28

"Prima di recarci alla locanda è meglio che consegniamo la merce alla signora" disse Giuda. "Così domattina all'alba possiamo ripartire per Cafarnao".
Si avvicinarono al palazzetto di Debora. Appena entrarono nel giardino splendido di fiori, una vecchia donna si affacciò alla porta, riconobbe subito Giuda e lo salutò.

"Chi c'è?" chiese una voce all'interno della casa.
"E' Giuda, quello dei profumi" rispose la vecchia.
"Digli che mi aspetti, che gli voglio parlare" continuò la voce.
Mentre Giuda entrava in casa per consegnare la merce, Davide rimase fuori con le asine.
"Ehi, giovane" gli fece poco dopo la vecchia domestica, "entra a prendere qualcosa anche tu".

Egli salì la breve scalinata ed entrò in un'ampia sala, lussuosamente arredata. C'erano mobili intagliati, divani, tappeti, statue, e le pareti erano dipinte con paesaggi e figure. Nell'aria si sentiva un vago profumo d'incenso.

Mentre si guardava intorno, stupito e ammirato, vide aprirsi una porta ed entrare una signora giovane e bella, vestita con una tunica ampia, a vivacissimi colori. Quasi non s'accorse di lui perché stava discutendo animatamente con Giuda a proposito di un amuleto raffigurante il Dio Eracle. Voleva glielo procurasse a tutti i costi perché doveva regalarlo ad una sua amica. Quando s'accorse di lui, Davide la salutò con un leggero inchino e un sorriso amabilissimo, come faceva sempre alla presenza di una donna.

"E questo chi è?" chiese lei, sorpresa.
"E' il mio aiutante" rispose Giuda con orgoglio.
"Dove l'hai pescato?"
"A Cana. Viene da un'ottima famiglia, solo che..."
"Ha magari combinato qualche guaio" fece lei divertita.
"Per i suoi sì, per me, invece, si è comportato da eroe. Comunque è stato meglio per lui cambiare aria e venire con me".
"Senti, senti!" fece lei scrutando Davide con grande attenzione.
"E che diavolo avrebbe combinato questo bel giovane, che non sembra per niente un ebreo!" fece lei ridendo incuriosita.

"Nella sinagoga del suo villaggio si è scontrato con un fariseo, molto potente, che denunciava con violenza una povera vedova per non aver rispettato la santificazione del sabato. I suoi se ne sono vergognati e, temendo le ritorsioni del fariseo e i pettegolezzi della gente, l'hanno educatamente scaricato". E raccontò brevemente l'accaduto.
"Sei stato grande!" esclamò lei volgendosi a Davide, al termine del racconto, e, d'impeto, lo abbracciò commossa.
"Ma levami una curiosità, questa vedova è una tua parente, una tua vicina?" chiese poi, volendo approfondire l'accaduto.
"No" rispose Davide. "Una che conosco appena e con la quale non ho mai parlato".
"E allora perché l'hai fatto?"

"Che c'entra? Per me è un essere umano, anzi un essere divino come tutti noi" rispose egli, sorpreso e meravigliato di quella domanda.
"Appena ti ho visto ho sentito subito che in te c'è qualcosa di sacro" fece Debora veramente commossa, "ed io con gli uomini non sbaglio mai. Vorrei ospitarti nella mia casa ma non so se sai qual è la mia reputazione".

"Lo sa" rispose Giuda, " ma non gliene importa niente, perché giudica le persone dal cuore e ha sentito che il tuo è un cuore grande".
"E allora sarete miei ospiti" concluse lei con manifesta soddisfazione.
E chiamata la vecchia Sara, le ordinò di preparare subito i bagni, poi di allestire una cena speciale e di respingere eventuali visite.

mercoledì 21 luglio 2010

L'Argentina, nei diritti civili, si pone all'avanguardia dei popoli sudamericani

Nonostante le furibonde e scomposte reazioni della gerarchia ecclesiastica locale e le veementi proteste del Vaticano, da sempre espressioni del massimo oscurantismo inteso a negare qualsiasi forma di libertà che renda legittimi e degni di parità i diversi orientamenti sessuali dei cittadini, in Argentina è stata approvata una legge che estende a tutti i cittadini, indipendentemente dal sesso anagrafico, il diritto di costituire una famiglia. e di vederla riconosciuta e tutelata.

Significativa la data dell'approvazione: il 14 luglio, anniversario della Rivoluzione francese che ha segnato la fine del potere assoluto e la nascita della democrazia. Il nuovo provvedimento modifica il codice civile: la formula “marito e moglie” sarà sostituita dal termine “i contraenti”. Le coppie gay sposate potranno adottare bambini ed avere accesso a sicurezza sociale e congedo famigliare.

L’Argentina è quindi diventata il primo Paese dell’America latina ad autorizzare le nozze gay, e il decimo al mondo dopo Olanda, Belgio, Spagna, Canada, Africa del sud, Norvegia, Svezia, Portogallo e Islanda.

“E’ un giorno storico” ha detto il capogruppo del partito al potere, Miguel Pichetto. “E’ la prima volta che si vota per una legge a favore delle minoranze” .

Molte migliaia di persone che avevano seguito in diretta il dibattito fuori dal Senato e nelle piazze di molte città argentine, durato più di 14 ore, all'approvazione della legge sono esplose festanti al ritmo di “Si se puede”, la versione spagnola del “Yes, we can” di Obama. La Chiesa cattolica, inferocita, ha invece definito la nuova legge “un attacco distruttivo al progetto divino”cioè alla divinità da essa inventata.

Il voto, infatti, è stato contrastato dalle organizzazioni cattoliche, oltre 60mila persone, che hanno provocato incidenti e tensioni davanti al parlamento determinando violenti scontri e grossolani insulti tra i gruppi a favore e quelli contrari. Per dividerli è dovuta intervenire la polizia. Il cardinale Jorge Bergoglio ha superato ogni limite di decenza affermando che la legge è stata ispirata da Satana.

Il radicale Alfredo Martínez ha reagito duramente alle assurde e antidemocratiche invettive del cardinale. “Sono un uomo cattolico, mi sono sposato e ho battezzato i miei figli”, ha detto il senatore “ma mi vergogno per le parole pronunciate da chi dovrebbe essere il mio pastore spirituale”.

Davanti un comportamento così illiberale e antidemocratico della Chiesa, quando i cattolici si renderanno finalmente conto che essa è sempre stata e sempre sarà la più irriducibile nemica di ogni libertà civile e democratica, millantando precetti divini totalmente inventati in quanto mai nessuno è riuscito a dimostrarne la veridicità?

Cardinale Jorge Bergoglio

Incolmabile differenza tra il dio biblico e quello cristiano (“L'invenzione del cristianesimo”) 145

Abbiamo visto in precedenza che col secondo Concilio ecumenico del 381 anche lo Spirito Santo ottenne la divinità piena, cioè l’identità di sostanza fra Dio Padre e il Figlio. E così il dogma della Trinità fu aggiunto al credo niceno-costantinopolitano e divenne una pietra miliare della nascente Chiesa.

In base a questo assurda dottrina, il dio biblico, ritenuto dagli ebrei, con fanatica determinazione, l'unico dio dell'universo, si è scisso, per far posto al figlio Gesù, in in tre persone distinte: il Padre (il vecchio Jahvè), il Figlio (Gesù Cristo) e lo Spirito Santo (per i Pneumatomachi, il dio nipote).

Queste due ultime persone sono del tutto sconosciute nella Bibbia ebraica e mai in essa si accenna a loro. Possiamo pertanto considerarle un'invenzione della nostra Chiesa. Ora se mettiamo a confronto il vecchio dio dell'Antico Testamento, cioè il biblico Jahvè degli ebrei col Padre Eterno ereditato dai cristiani, scopriamo che fra di essi la differenza è così grande da apparire incolmabile.

Il dio biblico garantiva esclusivamente la sopravvivenza materiale di Israele in cambio della sua fedeltà, aiutandolo a vincere i nemici e consentendogli di vivere imperituro in una specie di Regno di dio in Terra. La sua era una protezione prettamente terrena e non considerava la redenzione spirituale dell'uomo, in quanto per gli ebrei la morte segnava la fine di tutto e non c'era un al di là in cui l'anima avrebbe seguitato a vivere.

Il dio cristiano segue un principio totalmente opposto: il suo compito non è quello di tutelare la sopravvivenza materiale di un popolo ma di promuovere il bene spirituale di ogni singolo individuo, facendogli guadagnare la vita eterna nell'aldilà. Una differenza assoluta che non giustifica la derivazione del nostro dio cristiano dal dio biblico.

domenica 18 luglio 2010

In una Italia sempre più povera la Chiesa diventa sempre più ricca .

Secondo le ultime rilevazioni dell'Istat, pubblicate da Il Sole 24 Ore, nel 2010 la propensione al risparmio delle famiglie italiane è diminuita di 1,6 punti percentuali rispetto al corrispondente periodo del 2009. Nello stesso periodo, rispetto al 2009, anche la flessione del reddito disponibile delle famiglie in valori correnti è diminuito del 2,6% e gli investimenti fissi lordi delle famiglie si sono ridotti del 10,5%.

Traducendo i dati in soldoni: i redditi delle famiglie italiane vanno sempre più giù e l'intero Paese s'avvia verso un allarmante declino economico. Ma non per tutti. Per la Chiesa, sempre più foraggiata a tutti i livelli dal governo e dalle amministrazioni locali, le cose vanno di bene in meglio.

Tanto per fare un esempio: sarebbero ben 145 milioni di euro (avete letto bene) i contributi complessivamente ricevuti in un anno dalla Chiesa cattolica di Verona da parte di regione, provincia e comuni. Questa è la stima fatta dal circolo UAAR di Verona in base a notizie di stampa o a documenti rinvenuti via internet. Una somma enorme se confrontata con quella che riceve la diocesi di Verona dalla Cei quale quota parte dell'8 per mille: circa un milione e 700 mila euro, secondo quanto pubblicato dal Bollettino ufficiale della diocesi di Verona.

Se in tutta Italia regioni, province e comuni avessero la stessa generosità nei confronti delle relative diocesi, la Chiesa cattolica italiana riceverebbe attraverso questi canali pubblici somme stratosferiche, forse superiori ai 24 miliardi di Euro previsti dalla manovra fiscale. E si tratta di denaro in contanti che passa direttamente dall'Italia alle istituzioni ecclesiastiche.

Ma non è tutto. A questa incredibile somma regalata alla Chiesa, sottraendola alle tasche degli italiani anche non credenti, dovete aggiungere quello che la Chiesa NON PAGA di tasse grazie ai privilegi fiscali di cui gode, fra i quali l'esenzione dall'ICI sugli immobili in cui svolge attività commerciali.

In un periodo di vacche magre, di manovra di lacrime e sangue, di tagli mostruosi alla spesa pubblica, nessuno dei politici ha il coraggio di informare il popolo bue di questi vergognosi salassi di denaro pubblico?

L'enigma svelato. 27^

Raggiunsero in breve le sponde del Lago di Tiberiade. Davide notò subito che il clima si era fatto più mite e che la vegetazione era più ricca e varia e lo fece notare al suo amico.

"Qui siamo in un piccolo paradiso" gli rispose Giuda. " Ogni volta che ci vengo, mi si allarga il cuore. La vegetazione è rigogliosa come in nessun'altra parte della Palestina. C'è una grandissima varietà di piante e ci sono alberi carichi tutto l'anno di fiori e di frutti. La spiaggia è un po' ghiaiosa ma pulita come quella del mare e la costa è disseminata di ameni promontori".

Davide era estasiato e guardava stupefatto le macchie d'oleandri multicolori e i cespugli di capperi spinosi e di tamarindi che s'incontravano dovunque. E poi c'erano boschetti di cedri, di melograni e d'aranci e chiazze d'olivi e di vigne. Lo affascinò anche la gran quantità d'uccelli nuotatori che scorrazzavano sulle acque limpide del lago come nubi vaganti e vocianti
.
"Ora ti voglio rivelare un mio segreto" riprese Giuda dopo un po'. "Quando avrò messo da parte un gruzzolo sufficiente, mi voglio comprare una casetta e un piccolo podere proprio in questa zona e viverci il resto della mia vita. E col tuo aiuto, visto che con te gli affari vanno molto meglio di prima, spero di arrivarci in pochi anni".

Giunsero in vista di Tiberiade. Immersa nel verde e ricca di grandi edifici di stile greco, dava l'idea di una bella città.
"E' un'altra Sodoma" fece Giuda scrollando il capo. "E' stata costruita dal nostro Tetrarca in onore di Tiberio, imperatore di Roma. È quasi interamente profana perché più della metà della popolazione è formata da gentili. Quel palazzotto che vedi laggiù", e lo indicò puntando l'indice, "circondato da alti alberi, è la residenza abituale d'Antipa, il Tetrarca".

"Non ci fermeremo in questa città" fece dopo un po', "anche se ha i bordelli più belli della Palestina, forniti di donne provenienti da ogni capo dell'Impero Romano. Ce ne sono, dicono, anche della Nuova Caledonia, coi capelli rosso vivo, come piacciono tanto a me".Schioccò la lingua ma poi sghignazzò divertito vedendo la faccia schifata di Davide.

Vicino ad una sorgente, circondata da una macchia verdissima, videro una statua votiva che colpì Davide per la sua stranezza. Raffigurava un essere mostruoso mezzo uomo e mezzo capro.
"E' il Dio Pan" fece Giuda ridendo, "e quelle belle fanciulle che vedi scolpite in quella grotta laggiù, sono le ninfe, le dee dell'acqua. Di cose del genere Tiberiade è piena".

Al tramonto giunsero a Magdala. Era un villaggio tradizionale con molte casupole e qualche palazzetto elegante. Sulla spiaggia c'era un via vai di pescatori.Passando davanti ad una casa lussuosa, circondata da un giardino ricco di splendide aiuole fiorite, Giuda fece osservare a Davide che quella era la dimora di Debora. Ci viveva da sola, accudita da una vecchia domestica.

Tutti, nel villaggio, conoscevano la sua professione, ma nessuno la criticava per la sua condotta perché era ritenuta una donna molto buona e generosa, sempre pronta ad aiutare chi ne avesse bisogno. Quando passava per le vie del luogo, tutti la salutavano e la riverivano con rispetto.

"La gente ragiona col cuore e giudica col cuore" commentò Davide. "E se il cuore di una persona è fondamentalmente buono e generoso, le si perdona tutto".
"Prima di recarci alla locanda è meglio che consegniamo la merce alla signora" disse Giuda. "Così domattina all'alba possiamo ripartire per Cafarnao".

mercoledì 14 luglio 2010

La Gelmini taglia 40 mila cattedre curriculari nella scuola pubblica ma aumenta quelle di religione che sono facoltative e inutili.

In base ai dati forniti dal MIUR, durante l'ultimo anno nella scuola italiana sono stare tagliate 40 mila cattedre curriculari con gravi disagi di studenti e insegnanti, ma sono invece aumentate quelle dell’insegnamento della religione (facoltativo) che vede un incremento di 395 posti.

Secondo Federico Niccoli, docente alla facoltà di scienze della formazione della Bicocca di Milano: “La cura da cavallo imposta dal duo Tremonti-Gelmini alla scuola pubblica ha falcidiato centinaia di migliaia di posti di lavoro, ha massacrato i bilanci dei circoli e degli istituti, sta eliminando di fatto la scuola a tempo-pieno, non ha risparmiato neppure i disabili sia attraverso il taglio di insegnanti di sostegno sia attraverso l’aumento del numero di alunni per classe. In tutta questa opera di macelleria sociale, gli insegnanti di religione non solo non vengono toccati, ma aumentano di numero”.

Una situazione paradossale e sommamente ingiusta se teniamo presente anche che mentre i docenti di altre discipline oggi sono chiamati ad avere di fronte alla cattedra un numero crescente di alunni (in certi casi ben oltre 30), per quello di religione ne basta anche uno solo.

Ma non è tutto. L'insegnante di religione ottiene la sua cattedra senza concorso, solo grazie al bene stare di una curia vescovile, e una volta che ha ottenuto questo posto a tempo indeterminato, non lo perde più, alla faccia delle decine di migliaia di precari che magari sono già in possesso di una abilitazione.

Quale sublime scienza merita tanti iniqui e ingiusti privilegi? Semplicemente quella che insegna favole mitiche, dettate da una inesistente entità, avulse da ogni razionalità e retaggio dei nostri antenati cavernicoli. Fino a quando dovremo sopportare che la nostra classe politica accetti una così mostruosa abnormità, impostaci da uno Stato teocratico come il Vaticano?

I primi martiri eretici

I primi martiri eretici furono i Donatisti dei quali, purtroppo, siamo informati in modo assai lacunoso e unilaterale, giacché la Chiesa ha fatto distruggere tutti i loro documenti. Sappiamo però che questo movimento, che ebbe un largo seguito in tutto il mondo cattolico, esigeva che il clero fosse immune da lussuria, omicidio e apostasia, peccati allora frequenti e tollerati dalla Chiesa ormai mondanizzata.

Ma la Chiesa rispose decretando di essere sempre santa, anche se le persone che la reggevano e l’amministravano potevano essere corrotte, e che nessun ecclesiastico potesse essere rimosso dal suo incarico, se pur colpevole di atti immorali e d'apostasia.

I Donatisti rifiutarono questo principio immorale, sostenuto da tutti i membri del clero, specie dai vescovi che spesso vivevano in modo satrapesco, e fecero dipendere la validità dei sacramenti dalla purezza di chi li somministrava, con enorme pericolo per la Chiesa che chiese l'intervento degli imperatori Costantino e Onorio i quali, a più riprese, si affrettarono ad estirpare l'eresia con la violenza, facendo molti martiri donatisti tra laici, sacerdoti e vescovi.

Grande influenza ebbe nella crociata contro i Donatisti l'apporto di Agostino, uno dei massimi Padri della Chiesa, il quale, ricorrendo ad ogni tipo di sofisma, sostenne il diritto all’uso della violenza contro gli eretici mediante punizioni pecuniarie, sequestro delle chiese, esilio e presentando perfino queste punizioni come opera di misericordia (Agostino, Epistola 93,2-5).

In tal modo egli divenne l'ideologo della persecuzione, del martirio e della morte di milioni di uomini che dissentivano dalla Chiesa. Da lui inizia una linea di condotta che condurrà inesorabilmente alle guerre contro gli Albigesi, all’Inquisizione, al proselitismo coatto dell'America latina, alla caccia alle streghe e a tutti gli altri innumerevoli crimini perpetrati dalla Chiesa.

A dar man forte ad Agostino ci pensò poi Tommaso d'Aquino, altro sommo dottore, che nella sua monumentale Summa Teologica scrisse: «Per quanto riguarda gli eretici, essi si sono resi colpevoli di un peccato che giustifica che non solo siano espulsi dalla Chiesa con l’interdetto, ma anche che vengano allontanati da questo mondo con la pena di morte (Summa Theologiae, II a e q. XI, a) ”. Ogni commento è superfluo.

domenica 11 luglio 2010

La Chiesa cambia, ma solo in peggio.

Il comportamento di papa Benedetto XVI: che un giorno allude al peccato che contagia la Chiesa al suo interno e l’altro attacca i giornali accusandoli di persecuzioni; un giorno annuncia “tolleranza zero” nei confronti dei preti pedofili e quello dopo umilia un cardinale che ha denunciato proprio l’esistenza del male all’interno della Chiesa, crea molte perplessità nel mondo occidentale e dà l'impressione che la Chiesa scivoli di male in peggio.

Il cardinale austriaco Schönborn, che un mese e mezzo fa aveva accusato pubblicamente il cardinale Sodano di aver coperto uno dei casi più gravi di pedofilia nella Chiesa Cattolica, è stato convocato in Vaticano e costretto a pubbliche scuse. Tra l’ottantina di cardinali della Chiesa solo lui aveva avuto il coraggio e l’onestà di puntare il dito contro il vertice della nomenclatura vaticana.

Il papa l’ha messo subito a tacere, l’ha fatto rientrare nei ranghi, imponendogli una bella dichiarazione di facciata.“Umiliato”, scrivono i giornali di tutto il mondo. Secondo il New York Times sarebbe stato lo stesso Sodano, quello che aveva liquidato sbrigativamente gli scandali di pedofilia come meschino “chiacchiericcio” a pretendere l'umiliazione del collega.

Si fa sempre più strada nella mente di tutti che i vertici ecclesiastici sapevano da sempre dei crimini sessuali di molti loro ministri, anche di rango elevato (vedi il cardinale Goer). Ma, per non indebolire il potere politico della Chiesa, tacevano e insabbiavano. Per anni e anni. Per interi decenni è stata preferita l’onorabilità della struttura politica della Chiesa rispetto alla giustizia verso le vittime, e quindi verso Dio.

Quando lo scorso 11 giugno, Ratzinger disse di voler fare tutto il possibile affinché gli abusi sessuali del clero non potessero succedere mai più, agiva per mera retorica di stato, visto il comportamento successivo. Il quale ci fa comprendere che se non fosse stato per la forza dei giornali e delle tv tutto sarebbe rimasto sconosciuto e insabbiato e che se la Chiesa riuscirà un giorno a fare pulizia al proprio interno lo dovrà alla forza delle scomode verità fatte emergere dalla libera informazione.

Ecco perché secondo il teologo Mancuso non c’è speranza che le cose cambino, almeno per ora nella Chiesa. Malgrado il cambio di tono, essa si comporta esattamente come dieci anni fa e predilige gli interessi degli aguzzini a quelli delle vittime, la prevalenza dei suoi interessi modani (potere, prestigio, denaro) su quelli della fede.

Intanto gli scandali si susseguono senza tregua. A Sidney in Australia un sacerdote australiano è stato condannato a 20 anni di carcere per pedofilia. Si tratta di John Sidney Denham, 67 anni, che per vent'anni ha abusato di alcune decine di ragazzi in molte scuole cattoliche.

Il giudice Helen Syme, che lo ha condannato, ha parlato di carattere "sadico" degli abusi "pianificati" dal prete (che si eccitava per il dolore degli alunni), e che aveva creato un clima di "paura e di depravazione" grazie al quale il religioso è rimasto impunito per anni.

Quasi tutte le sue vittime hanno intentato un'azione collettiva per ottenere un risarcimento per milioni di dollari contro la diocesi di Newcastle, che ora rischia la bancarotta. Magari accadesse!

L'enigma svelato (Il lato oscuro della verità) 26^ Puntata

A Scitopoli si fermarono un paio di giorni ed ebbero modo di visitare bene le città. Davide si rese conto che era un ambiente dai costumi molto liberi. Gli ricordava, sotto questo profilo, Alessandria.

Molte donne erano vistosamente truccate; avevano acconciature raffinate e mettevano in mostra, con disinvoltura che rasentava la sfacciataggine, gran parte del seno. C'erano anche dei giovani, vestiti alla foggia femminile, che si accompagnavano a degli uomini in atteggiamenti leziosi e perfino lascivi. Davide ne rimase disgustato.

Giuda, sollecitato dall'ambiente fin troppo permissivo, non resistette all'idea di fare una visitina ad un postribolo, ma cercò in tutti i modi di non farlo notare al suo amico, che comunque lo intuì. Gli affari andavano a gonfie vele perciò entrò in uno dei lupanari più costosi. Si scelse una giovane dai capelli rossi che proveniva dalla Gallia. Era rosea, giunonica, ridanciana e lui la trovò divina.

Durante la cena un giovane, sfacciatamente truccato e quasi discinto, dopo aver a lungo adocchiato Davide, cercò di avvicinarglisi, ma Giuda lo scacciò minacciandolo coi pugni.
"Sono peggio dei tafani" imprecò tutto rosso dall'ira. "Questa città è ormai una nuova Sodoma".

Lasciata Scitopoli, si diressero a Cafarnao.
"Faremo una tappa a Magdala" disse Giuda durante il cammino. "Devo consegnare dei profumi e dell'incenso ad una signora molto importante".
"La moglie di qualche alto funzionario romano?" chiese Davide
"No, una giudea, come me. È una meretrice d'alto bordo. Dicono che perfino l'Antipa, quando è di passaggio, le faccia visita" .
"Come mai la conosci?" chiese Davide incuriosito.

"Dieci anni fa, quando era poco conosciuta, le feci provare il profumo cretese e da allora mi ha preso in simpatia e si rifornisce solo da me".
"Ma quel profumo l'abbiamo venduto tutto alla dama egiziana" fece Davide preoccupato.
"Tutto no" disse Giuda con un sorriso malizioso. "Quello per Debora l'avevo messo da parte fin dalla partenza. Ci tengo troppo a servirla".

"Che donna è questa Debora?" chiese Davide sempre più incuriosito.
"Splendida. Una delle più belle donne d'Israele. E la più scaltra. S'accompagna solo con chi vuole lei e usa il sesso come potere. Non credo che il piacere l'interessi gran che e nemmeno il denaro. Ma dominare gli uomini sì, questo l'affascina. Me l'ha fatto capire tempo fa in uno dei brevi colloqui che ho avuto con lei. A me non si è mai concessa e non si concederebbe mai. Non perché sono brutto e rozzo, ma perché non appagherei il suo desiderio di dominio.

"C'è un fariseo, mi ha raccontato la sua serva - io di solito gli affari li tratto con lei - che gira per Cafarnao sprizzando virtù e arroganza da tutti i pori della pelle. È invaghito perdutamente di lei ma viene a trovarla di nascosto, perché si vergogna di far conoscere questa sua insana passione; e lei lo fa aspettare per giorni e lo obbliga, intanto, a servirla come uno schiavo. Questa sì che è una donna coi fiocchi! Te lo immagini il fariseo, tutto preghiere, digiuni e Scritture a sbavare davanti a lei nuda, che lo piglia per i fondelli? Darei la metà del mio guadagno per assistere ad una scena di questo genere".

Davide fece una risata divertita perché gli venne in mente Gionata, il fariseo di Cana.
"So bene a chi stai pensando" fece Giuda sghignazzando.

mercoledì 7 luglio 2010

Mosè: “non ti farai idoli...”

La Roma dei Cesari era un coacervo di divinità provenienti da tutte le contrade dell'Impero. I romani antichi a mano a mano che conquistavano nuovi territori ne importavano gli dei per ottenerne la protezione, i quali allora non erano gelosi e possessivi come lo diverrà la trimurti abramitica (Jahvè, Cristo e Allah) e convivevano in perfetta armonia tra di loro.

Con l'avvento del cristianesimo e la cancellazione delle divinità pagane, l'antico e fortissimo amore per gli idoli a Roma si trasferì ai cloni post-pagani: cristi, santi e madonne aventi significati e compiti protettivi identici ai precedenti e quindi adorati e implorati allo stesso modo.

Per accontentare la "volontà popolare" e consentire la liceità di questi nuovi culti, i papi arrivarono persino ad abolire il terzo comandamento dell'originale lista di Mosè :"non ti farai idoli ...". E, falsificando la Bibbia, per riportare a 10 l'originale numero dei comandamenti, raddoppiarono quello dei desideri proibiti: non solo la roba, ma anche le donne d'altri.

Ne conseguì un'orgia di pseudodivinità che lordarono lo sterminato numero di basiliche e chiese della Roma papale. La parte da leone in quest'orgia idolatrica (che con la spiritualità non c'entra proprio) spettò alla Madonna, la Vergine Maria (alla quale i Vangeli, però, attribuiscono ben sette figli).

Nel 1953 alcune migliaia di romani, convinti che la Madonna, durante l'ultima guerra, sarebbe intervenuta personalmente presso le autorità miltari alleate per convincerle a non bombardare la città (ma gli americani di questi contatti segreti non ci hanno fornito alcun riscontro , chissà perché), vollero innalzare una statua della Madonna a Monte Mario in modo che protegesse tutta la città.

Ma Giove Pluvio, sgattaiolando dal suo nascondiglio ove si era nascosto da due mila anni, l'anno scorso, con un audace colpo di mano, riuscì, con il suo micidiale fulmine, a colpire la statua e a danneggiarla seriamente.

Ma come poteva Roma restare senza una così valida protezione? Così pochi giorni fa, dopo il restauro della statua durato cinque mesi, La Madonnina di Monte Mario è tornata a risplendere con la benedizione del Santo Padre e in un tripudio di fedeli tra i quali spiccavano il Sindaco di Roma Gianni Alemanno, il presidente della regione Lazio Renata Polverini e il presidente della provincia di Roma Nicola Zingaretti.

Ora finalmente i romani possono dormire sonni tranquilli. (Domanda teologale: se la Madonna non è riuscita a proteggere se stessa da Giove Pluvio, come può pretendere di proteggere la città?)

Le persecuzioni della Chiesa contro gli eretici (“L'invenzione del cristianesimo”) 143

La Chiesa, fin dalle sue origini, fu costantemente travagliata da dure e spesso crudeli lotte interne per motivi di ortodossia religiosa. Cominciò Paolo quando, opponendosi ai cristiano-giudei di Gerusalemme che lo accusavano di menzogna, li coprì di anatemi e di calunnie ignominiose definendoli a più riprese: «cani», «storpi» e «apostoli di menzogne».

Sulla scia di Paolo, gli ortodossi cristiani affibbiarono ai dissidenti eretici gli appellativi più ignobili come «sozzura e vituperio», «figli della maledizione», «bestie prive di intelletto” «figli primogeniti di Satana», «bestie in forma umana», «maiali» e «bestie da macello per l’inferno».

A proferire questi atroci insulti furono molti insigni dottori e Padri della Chiesa come Ireneo (Contro gli eretici 3,24) e Gerolamo (Adversus Jovinianum). Per cui il filosofo pagano Celso poté scrivere che i cristiani: «si assalgono reciprocamente con invettive tanto aspre, che non si possono nemmeno ripetere» (Origene op. cit. 5,63).

Tertulliano, quando nauseato dalla mondanizzazione della Chiesa passò coi rigidi Montanisti, arrivò a dire dei cattolici che nella celebrazione del pasto eucaristico, una volta ubriachi, si giacevano insieme (Tertulliano, De ieiunio 16 sgg.). A raccogliere tutti i vituperi che si sono scambiati nei secoli i cristiani tra di loro si potrebbero riempire interi volumi.

Il passaggio dall'ortodossia all'eresia era anticamente piuttosto facile, come ci dimostra il caso di due grandi dottori della Chiesa, Tertulliano e Origene, entrambi vigorosi polemisti contro gli eretici, poi passati nelle loro schiere. Il primo per aver denunciato la corruzione della Chiesa e il secondo per aver negata l'eternità dell'inferno.

Chi era colpito dall'odio ereticale veniva messo al bando della Chiesa, escluso da ogni incarico, sottoposto ad ignominie di ogni genere. Quando, però, la Chiesa si alleò agli Imperatori, agli eretici furono accomunate pene gravissime: l'esilio, la confisca del patrimonio, il rogo delle loro opere, e in taluni casi anche la pena di morte. Naturalmente, fu la Chiesa ad imporre agli Imperatori l'emanazione delle leggi antiereticali.

domenica 4 luglio 2010

Fino a cinque mesi, il feto non può sentire dolore, secondo il Royal College of Obstetricians and Gynaecologists di Londra.

Un gruppo di studiosi britannici, contraddicendo le tesi degli antiabortisti che si battono per la riduzione del limite ultimo di interruzione di gravidanza, sostiene che il feto, fino a cinque mesi di vita, non soffre perché le terminazioni nervose nel suo cervello non sono ancora sufficientemente formate per consentire la percezione del dolore.

Inoltre il feto, si legge nella relazione finale dei ricercatori, è naturalmente sedato nel grembo materno, quindi anche gli anestetici non sarebbero necessari. Secondo questi ricercatori il feto durante tutta la gravidanza «non sperimenta mai uno stato di vera veglia ed è tenuto dal contenuto chimico dell’utero in uno stato di incoscienza o sedazione».

La questione è molto dibattuta perché riguarda sia la datazione ultima per l'aborto, da attuare quando il feto non percepisce dolore, sia l'uso delle staminali provenienti dagli embrioni. Anche se gli embrioni sono un aggregato microscopico di cellule, alla luce dell’assolutismo religioso sono esseri umani, e quindi, se non vengono utilizzati per la fecondazione assistita, non possono essere usati nella sperimentazione, nonostante il grande potenziale che rappresentano per la scienza medica.

Gli scienziati hanno sempre avuto la certezza che negli stadi iniziali gli embrioni sono privi di sistema nervoso, quindi si trovano in uno stato vegetativo che è privo di ogni sensibilità. Le ricerche del Royal College confermerebbero in pieno questa teoria.

Resta il problema fondamentale: quando ha inizio la vita nel feto? Secondo Tommaso d'Aquino, il massimo teologo cattolico, la vita non comincia, come ritiene oggi la Chiesa, nell'atto del concepimento, ma più tardi, quando il feto raggiunge un determinato sviluppo. Quindi, per questo teologo gli esperimenti con le staminali sarebbero del tutto giustificati, tenendo conto anche del grande beneficio che ne trarrebbe l'umanità.

Ma per la Chiesa il loro utilizzo è un assassinio. Naturalmente i prolife sono d'accordo con la Chiesa. Ma per molti ricercatori: è l’aria che entra nei polmoni che rende sacra la vita.

L'enigma svelato (Il lato oscuro della verità) 25^ Puntata

Arrivarono a Scitopoli che avevano venduto quasi la metà del carico. Era la prima vera città che Davide incontrava lungo il suo viaggio e la trovò molto diversa dai soliti villaggi. Era ricca di palazzi sontuosi e fremeva d'attività. Egli notò subito che c'erano molti stranieri e che, oltre la sinagoga dal vago aspetto di un tempio greco, c'erano altri templi dedicati a divinità varie.

Giuda spiegò che c'era anche un presidio romano e alcuni postriboli molto rinomati nella zona. Gli fece capire che, volendo, si poteva anche far loro una visitina, ma Davide scartò subito l'idea con disgusto.

Scelta una piazzetta relativamente tranquilla si postò con le asine vicino ad una fontana. Non tardarono ad arrivare le prime donne e subito si formò un piccolo crocchio. Ormai espertissimo nell'arte di vendere, Davide teneva banco e Giuda gli faceva da assistente.

Ad un certo punto l'attenzione di tutti fu attratta dal passaggio di una lussuosa portantina, sorretta da quattro giganteschi nubiani. Aveva le tendine abbassate per cui non si poteva intuire chi c'era dentro. Ma con l'avvicinarsi al crocchio le tende furono scostate e apparve all'interno una giovane donna molto bella e lussuosamente vestita. Dal trucco piuttosto marcato e dagli ornamenti ricchi e sfarzosi, Davide intuì che doveva essere un'egiziana.

Costei intanto, incuriosita del piccolo assembramento di donne intente ad esaminare vasetti di profumi e di essenze, aveva fatto posare a terra la lettiga e aveva inviato uno dei nubiani ad informarsi, in un pessimo aramaico, sui profumi in vendita. Davide, dopo un attimo di perplessità, prese quasi istintivamente la decisione di dirigersi verso l'egiziana per parlarle direttamente nella sua lingua, ma fu bruscamente fermato dai nubiani.

Ad un cenno impercettibile della loro padrona, però, quelli, sia pure con cautela, lo lasciarono avvicinare. Dopo averle fatto un inchino rispettoso e averle rivolto in egiziano un reverente ossequio, come aveva visto fare in Egitto alle donne di alto rango, egli le chiese quale tipo di profumo desiderasse.

Lei, sorpresa e un po' divertita del linguaggio piuttosto popolare da lui usato e non del tutto raffinato come quello cui era abituata, rispose amabilmente che cercava un profumo di origine cretese, avendone esaurito la scorta da alcuni giorni e avendolo inutilmente cercato in tutta la città.

Tra lo stupore di tutti i presenti e dello stesso Giuda, Davide s'affrettò a porgerle con grazia una boccetta di questo profumo che ero il più costoso e perciò il meno venduto. La nobildonna egiziana lo annusò con evidente piacere e sorridendo gli disse: "All'inizio pensavo che fossi soltanto un giovane bello e sfrontato ma ora m'avvedo che sei soprattutto dolce e gentile. Sarò lieta di acquistare tutto il profumo cretese che hai". Uno dei nubiani lo seguì fino alle asine per prenderlo e pagarlo.

Mentre lo preparava Davide chiese al nubiano: "Chi è la tua padrona?"
"E' la figlia dello sceicco Ibrahim Ben Dorion" ripose il negro.
"Quello che abita nella più splendida villa d'Alessandria?"
"Esattamente. Ma tu come lo sai?" fece il negro sorpreso. "E' una storia lunga" rispose lui e troncò il discorso.

La lettiga ripartì e Davide vide la nobildonna egiziana fargli un cenno di saluto con la mano. Giuda aveva seguito la scena con grande interesse e aveva ammirato il modo raffinato con cui il suo assistente aveva condotto tutta la faccenda. Egli, a sua volta, era soddisfatto per essersela cavata così bene con la lingua egiziana. Non aveva colto, però, il sorriso divertito della dama a proposito del linguaggio da lui usato.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)