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mercoledì 30 giugno 2010

Mentre l'Europa avanza verso la civiltà, l'Italia marcia verso la barbarie.

L’eutanasia, in Germania, è diventata legale. La Corte suprema tedesca, ha dichiarato solennemente che nessun medico può violare la volontà del paziente e che l'interruzione di cure che mantengono in vita un malato contro la sua volontà non è punibile.

La sentenza della Corte è stata emessa in relazione al caso di una donna, Erika Kuellmer, di 71 anni, che aveva dichiarato di non volere essere tenuta in vita se fosse finita in coma. Dopo cinque anni in questa condizione, la figlia ha deciso di staccare i fili, recidendoli con una forbice, interrompendo così il funzionamento del macchinario che la teneva in vita.

Secondo la Corte la donna è morta per “cause naturali” in quanto lo spegnimento della macchina ha interrotto una vita puramente vegetativa. "Staccare un ventilatore e tagliare un tubo dell' alimentazione rientra nella categoria delle forme accettabili per interrompere il trattamento", se c'é il consenso del paziente, ha detto il giudice della Corte, Ruth Rissing van Saan.

Il ministro della Giustizia tedesco, Sabine Leutheusser-Schnarrenberger, ha accolto con favore la sentenza della Corte, definendola un passo importante nel rispetto delle libertà individuali.

La Chiesa evangelica e le altre Chiese protestanti approvano la sentenza, la Chiesa cattolica no. Per essa la sofferenza fisica, nel massimo degrado e protratta nel più lungo tempo passibile, con strumenti di tortura, canule, ventilatori, siringhe e altri mostruosi aggeggi è un obbligo impartito dal nostro dio buono e misericordioso.

Gli eredi morali del torturatore Torquemada non demordono e l'Italia è in balia di questi criminali che, spacciandosi per ministri del sanguinario dio cristiano-biblico, vogliono imporci il sondino coatto a tutti i costi. La vogliono Ruini e Bagnasco, Bertone e Sepe.

E i nostri politici, tradendo la Costituzione, sulla quale hanno giurato, li assecondano. Domanda inevitabile: l’Italia è ancora in Europa o appartiene ad un altro pianeta? È una democrazia o una “teocrazia debole” come afferma Jaquin Navarro Valls?

Repressione violenta contro i pagani (“L'invenzione del cristianesimo”) 142

Non si infierì solo contro i monumenti del culto pagano ma anche contro le persone di cultura che non condividevano il cristianesimo. Così ad Alessandria, nel 415, aizzata dal patriarca Cirillo, la plebaglia cristiana assassinò nel modo più brutale Hypatia, l’ultima grande filosofessa del Neoplatonismo, celebrata in tutto il mondo per la sua dottrina e virtù.

I monaci, che allora vivevano quasi allo stato brado e si nutrivano brucando l'erba come le capre, furono odiosamente attivi in questa furia devastatrice. Tutti questi atti vandalici vennero incoraggiati e giustificati dai Padri della Chiesa come Crisostomo e Agostino. Per Agostino, il più settario di loro, la distruzione degli antichi luoghi di culto e delle statue degli dei erano un atto di autentica devozione cristiana (Agostino Epistola 91).

Il Codice Teodosiano, emanato dall'imperatore Teodosio, accentuò la persecuzione contro i non cristiani. A questi cittadini, infatti, vennero soppressi i diritti civili e tolta la possibilità di partecipare al governo della città, all'insegnamento e alle magistrature.

Furono vietati i matrimoni tra cristiani ed ebrei e si diede inizio alla prima persecuzione contro i figli di Israele. Furono imposti la confisca dei beni non cristiani e la definitiva distruzione dei templi pagani e delle sinagoghe per far posto a chiese.

San Giovanni Crisostomo, a seguito di quell'editto, incitò gruppi di monaci fanatizzati a distruggere i santuari dei gentili e nella sua "Omelia sulle statue" giustificò gli editti di Teodosio e la violenza contro i pagani.

Agostino, uno dei più influenti Padri della Chiesa, nella sua Lettera 185 del 414 legittimò le persecuzioni della Chiesa contro i non cristiani, come aveva fatto anche a proposito della distruzione dei templi pagani, affermando: "... v'è una persecuzione ingiusta inflitta dagli empi alla Chiesa di Cristo e v'è una persecuzione giusta inflitta agli empi dalla Chiesa di Cristo (2, 11)". Naturalmente gli empi erano gli eretici, i pagani e chiunque non volesse accettare il cristianesimo.

In conseguenza di questa lotta al paganesimo tutte le più importanti istituzioni culturali e artistiche del mondo antico decaddero e furono cancellate. I giochi olimpici cessarono definitivamente nel 394 e l'università di Atene, la più prestigiosa istituzione culturale del mondo antico, venne chiusa nel 529. Con essa gli ultimi filosofi non cristiani furono obbligati al silenzio.

martedì 29 giugno 2010

Per i belgi la giustizia viene prima della tonaca

La Chiesa belga, a seguito delle ultime denunce degli abusi sessuali di preti pedofili, ha subito in questi giorni, da parte della polizia, una serie di perquisizioni effettuate nella sede di due arcivescovadi e perfino nelle cripte di alcune cattedrali.

Era alla ricerca di dossier sulla pedofilia che si presume siano nascosti in alcune sedi ecclesiastiche e nella tomba di alti prelati. I poliziotti avrebbero utilizzato perfino martelli pneumatici durante le loro ricerche.

Secondo il quotidiano fiammingo De Morgen :«Se dai dossier sequestrati dovesse emergere che alcuni ordini religiosi hanno impedito sistematicamente, per decenni, che i pedofili potessero essere giudicati, allora per la legge formerebbero un'organizzazione criminale. È complice anche chi aiuta a garantire l'impunità».

La priorità del giudice Wim De Troy, che conduce l'inchiesta, scrive il quotidiano vallone La Derniere Heure, è di stabilire se il comportamento della Chiesa, «da più di venti anni», può costituire «complicità in senso penale».

Durissime le reazioni delle gerarchie vaticane. Il papa ha definito «deplorevoli e sorprendenti» le perquisizioni compiute dalla polizia belga, mentre il cardinale Tarcisio Bertone ha dichiarato: «È un fatto grave e inaudito. Non ci sono precedenti nemmeno nei regimi comunisti». Naturalmente la Chiesa, in base alla sua dottrina teocratica, si ritiene intoccabile e al di sopra di ogni legge e di ogni Stato.

Ma il primo ministro belga Yves Leterme non ha battuto ciglio, ha anzi commentato che “chi ha commesso abusi deve essere perseguito e condannato secondo la legge belga”, aggiungendo che le investigazioni “sono la prova che in Belgio esistono poteri separati tra Stato e Chiesa”.

Da notare che Leterme è un democristiano. Per il quale evidentemente la seconda parte dell’etichetta è più importante della prima: democratico. E in democrazia la magistratura è indipendente, “soggetta solo alla legge” e non guarda in faccia a nessuno, vescovo che sia.

La Conferenza Episcopale del Belgio, a differenza delle gerarchie vaticane, ha reagito con compostezza e civiltà precisando che «i vescovi hanno sempre detto di avere fiducia nella giustizia e nel suo lavoro. La presente perquisizione viene accolta con la stessa fiducia e perciò, per il momento, essi si astengono dal fare ulteriori commenti».

E l'opinione pubblica belga? Compatta con la giustizia. Sul caso degli abusi sessuali perpetrati dai preti, la gente chiede che a fare chiarezza sia  la magistratura e non la casta dei sacerdoti. Questa è l'Europa laica e democratica nella quale i vescovi non sono coperti dall'omertà garantita dallo Stato, come da noi.

Ora immaginate solo per un istante che in Italia fosse accaduto qualcosa di simile. Apriti cielo! Tutta la nazione perbenista, governo in testa, e tutti i politici (bipartisan) proni e appecorati al Vaticano, sarebbero insorti lancia in resta contro la giustizia temeraria e naturalmente rossa e anticlericale.

Per il giudice che avesse osato tanto si sarebbero aperte, come minimo, le porte del manicomio, e i media all'unisono (tranne forse qualcuno in odore di eresia) avrebbero gridato al complotto contro la Chiesa. Avremmo visto uno spettacolo indecoroso, da vergognarci di essere italiani.

In Italia le sepolture nelle chiese sono extra-territoriali e il clero può seppellirci chi vuole. Anche i delinquenti della banda della Magliana. come nella Basilica di S.Apollinare a Roma. E nessun giudice oserà andare a vedere chi o cosa c'è dentro.

Inevitabile la domanda: se il Belgio appartiene all’Europa laica e democratica, questa nostra Italia a cosa apparterebbe?

La distruzione del paganesimo (“L'invenzione del cristianesimo”) 141

Finché la Chiesa fu perseguitata invocò incessantemente la tolleranza e la libertà religiosa. Non appena però ebbe l'appoggio degli Imperatori divenne intollerante e persecutrice, arrivando al punto di annientare con la violenza tutti culti antichi pagani.

Seguendo l'ordine del Dio ebraico Jahvè che nel Vecchio Testamento imponeva agli ebrei di travolgere gli altari dei pagani, di spezzare i loro templi, di bruciare le loro statue e di uccidere gli infedeli «fino all’ultimo uomo» (Deuteronomio 7,2 sgg.), la Chiesa trionfante costrinse i successori di Costantino ad attuare una feroce persecuzione contro coloro che non accettavano o mettevano in discussione la sua dottrina e contro la cultura e la religione pagana.

Già nel 325 Costantino (rinnegando l'Editto di Milano che concedeva libertà di culto ai cristiani ma anche a qualsiasi altra concezione religiosa) aveva cominciato a perseguitare i cristiani dissidenti, bollati come eretici (Nestorio, Ario e i Montanisti) e fatto bruciare pubblicamente le loro opere.

Quindi si era accanito contro i filosofi Nicagora, Ermogene e Sopatro, e aveva mandato al rogo gli scritti del neoplatonico Porfirio, autore dell'opera monumentale "Contro i cristiani", in 15 libri, di cui è scomparsa ogni traccia. Da allora, per più di mille anni, filosofare divenne pericoloso e comportò la condanna per eresia che implicava l'esilio e la confisca dei beni.

La repressione raggiunse il culmine sotto Teodosio I, che nel 380 proclamò il cristianesimo religione di Stato, e poi con Teodosio II e Valentiniano III che aizzarono i cristiani al saccheggio dei templi, all'esproprio dei loro beni e alla conversione coatta dei pagani, pena la condanna a morte e la confisca dei loro beni. Sotto la guida del clero e soprattutto di monaci fanatizzati furono in breve distrutti innumerevoli templi pagani, che contenevano opere d'arte inestimabili. Alcuni di essi si salvarono trasformandosi in chiese.

Nel 391 il vescovo Teofilo di Alessandria, dopo aver distrutto i templi della città, tra i quali quello importantissimo di Dioniso, organizzò con gli arredi e i simulacri sacri da essi prelevati, delle processioni blasfeme e irridenti e con l'accetta fece a pezzi, di sua mano, la statua colossale di Serapide, costruita da Briasse, grande artista ateniese (Socrate Scolastico, Storia della Chiesa 5,16).

Per di più questo vescovo fanaticamente convinto che la cultura pagana e laica fossero la negazione del cristianesimo, diede ordine di incendiare la famosa biblioteca di Alessandria, e così tutto il sapere del mondo antico andò in fumo.

Questa biblioteca conteneva, infatti, tutti i classici antichi egiziani, greci e latini, nonché rarissimi libri provenienti dall’India e numerosi manoscritti alchemici. Di somma importanza era l’intera opera di Manetone, il sacerdote egizio vissuto ai tempi di Tolomeo I e, secondo la tradizione, autore di una monumentale storia dell'antico Egitto, ricavata dagli archivi dei faraoni. Altrettanto famosi erano i testi del fenicio Moco, nei quali si parlava di teoria atomica e il favoloso Libro di Toth. (Sozomeno, Storia della Chiesa 7,15).

lunedì 28 giugno 2010

L'inganno dell'otto per mille

Tra aprile e giugno, ogni anno, scatta la campagna per la destinazione dell’otto per mille dell’irpef durante lal quale la Chiesa cattolica spinge gli italiani a preferirla, millantando i suoi numerosi interventi per i bisognosi dell'Italia e del mondo. In realtà l’otto per mille è un subdolo meccanismo inventato per occultare un vero e proprio finanziamento pubblico alla Chiesa cattolica. che – con più di un miliardo di euro all’anno di introiti – sentitamente ringrazia.

Infatti con questa norma lo Stato sottrarre a se stesso una quota delle proprie entrate fiscali per darla, surrettiziamente, alla Chiesa, ricorrendo a mille inganni nascosti. L’otto per mille fu istituito dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985, dal governo Craxi, con finalità chiarissime come leggiamo dal titolo: «Disposizioni sugli enti e beni ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi».

Allora gli unici due destinatari originari dell’otto per mille erano lo Stato e la Chiesa cattolica. Ma è chiaro che ad inserire lo Stato tra i beneficiari fu un mero escamotage per rendere accettabile anche alle sensibilità un po’ più laiche un finanziamento diretto esclusivamente alla Chiesa cattolica. A riprova di ciò il fatto che il legislatore, che ha scritto la legge, sapendo benissimo che la gran parte delle persone non avrebbe espresso alcuna preferenza tra Stato e Chiesa si è inventato un meccanismo che trasformasse questo silenzio in maggiori guadagni per il principale destinatario, cioè la Chiesa cattolica.

Il meccanismo del silenzio assenso si presta perfettamente a questi inganni. Così siccome solo il 40 per cento dei contribuenti procede ad una scelta, dei quali il 36% opta per la Chiesa, ad essa va il 90 per cento dell’intero ammontare (cioè il 36% del 40%) poiché la legge stabilisce che in caso di scelte non espresse da parte dei contribuenti, la destinazione si stabilisce in proporzione alle scelte espresse.

Traducendo in soldoni: se la raccolta è di un miliardo alla Chiesa dovrebbero andare 360 milioni. Invece con questo trucco ad essa vengono attribuiti 900 milioni. La stragrande maggioranza di chi non esprime una preferenza (cioè più della metà dei contribuenti) è arciconvinta che il suo silenzio valga come una preferenza per lo Stato. Invece con il meccanismo diabolico, come quello descritto, quasi tutto il malloppo va nelle casse della Chiesa.

La quale si guarda bene dal destinarlo alla beneficenza come promette nei suoi spot pubblicitari. Quasi l'80% lo destina al mantenimento del clero e ad altre opere di culto. Negli altri Paesi europei le spese per il mantenimento delle istituzioni religiose non possono essere messe a carico dello Stato, bensì a carico dei fedeli che seguono quella particolare fede religiosa. In Germania, ad esempio, ognuno deve dichiarare la religione di appartenenza e versarle obbligatoriamente i contributi stabiliti per legge. Lo Sta fa solo da collettore, di suo non mette niente.

In Italia, classico Paese pasticcione, tutto è a carico del popolo bue il quale, subendo il danno e pure la beffa, paga senza riuscire a capire che fine fanno i suoi soldi.

Costantino manipola il cristianesimo e vi inserisce molti riti pagani (“L'invenzione del cristianesimo”) 14

I vescovi dissidenti che rifiutarono la “homousia” furono destituiti e cacciati in esilio. Costantino, però, non si limitò ad imporre l'“homousia” ma fece inserire nel cristianesimo anche molti riti pagani, cari alla tradizione popolare, conservando di essi la datazione e modificandone invece l'etichetta esteriore. Così, ad esempio, Cristo fu fatto nascere il 25 dicembre, giorno in cui si festeggiava la rinascita del dio Sole (Mitra, ma anche Osiride, Adone e Dioniso).

Era per i pagani il "Dies Natalis Solis Invicti", una festività molto diffusa e popolare che celebrava l'allungamento delle giornate dopo il solstizio d'inverno e che simboleggiava la rinascita della vita. Impose inoltre che i cristiani spostassero il riposo settimanale del sabato (sempre mantenuto dalla Chiesa di Gerusalemme) nel giorno che i pagani dedicavano al dio Sole, denominato domenica. (Ancora oggi gli inglesi chiamano la domenica "Sun Day", il giorno del sole).

Infine fece anche bandire tutti i documenti evangelici non compatibili con la proclamata divinità di Gesù (quasi un centinaio) e ai quattro rimasti (i Vangeli canonici di Matteo, Marco, Luca e Giovanni) fece togliere ogni riferimento agli aspetti troppo terreni di Cristo, come il probabile matrimonio con Maria Maddalena. Dopo Nicea si successero ben quattordici concili in meno di vent'anni (molti dei quali furono mischie sanguinose) per codificare sommariamente le basi dell'intero cristianesimo.

Da allora la Chiesa venne guidata dagli imperatori ed ebbe inizio l’epoca del vero e proprio cesaropapismo. Gli imperatori si arrogarono il diritto di sostituire con decreti imperiali la legislazione ecclesiastica e di interferire pesantemente anche nelle questioni di fede. I papi furono costretti ad obbedire, pena l'esautorazione.

Nonostante abbia favorito la Chiesa in tutti i modi, assegnandole donazioni e privilegi, e abbia contrastato il paganesimo, Costantino non rinunciò mai al titolo pagano di “pontefice massimo” e pare si sia fatto battezzare solo in punto di morte.

domenica 27 giugno 2010

“La realtà è che quando un clericale usa la parola libertà intende la libertà dei soli clericali (chiamata libertà della Chiesa) e non le libertà di tutti. Domandano le loro libertà a noi laicisti in nome dei principi nostri, e negano le libertà altrui in nome dei principi loro”.

(Gaetano Salvemini)

L'enigma svelato (Il lato oscuro della verità. 24^ Puntata

Giunsero al luogo prestabilito nel tardo pomeriggio del terzo giorno. Giuda conosceva tutta la gente del posto e fu accolto con gran cordialità. Mangiarono dell'ottimo pesce alle braci e passarono la notte in un capanno adibito alla riparazione degli scafi.

Il deposito delle merci, camuffato con vecchie barche e attrezzi da pesca, era fornito d'ogni ben di Dio. Giuda trovò facilmente tutto quello che cercava: amuleti riproducenti molte divinità dell'oriente, monili d'ebano e d'avorio, spezie, profumi, essenze, medicamenti, veli di seta, bastoncini d'incenso, rotoli di papiro avvolti in strane custodie, tappetini per la preghiera e tanti altri oggetti che Davide non capiva a cosa servissero.

Riempite le bisacce e pagato il conto in oro sonante, ripresero subito la via del ritorno, dirigendosi verso Cafarnao. Da un mercante furono avvertiti che la pressione romana era cessata in seguito alla cattura, con l'aiuto pareva dei sacerdoti del Tempio, di tre pericolosi zeloti, e così ritornarono sulla via maestra che da Cesarea conduceva prima a Scitopoli e poi a Cafarnao. Avrebbero trovato più traffico ma non i briganti.

Già fin dai primi villaggi incontrati Giuda cominciò a vendere la sua merce. Aveva uno strano modo di procedere a questo riguardo: si metteva al centro del villaggio, si sedeva vicino alle sue asine e aspettava tranquillo che le donne del luogo, molte delle quali lo conoscevano, s'accorgessero di lui. Davide all'inizio avrebbe dovuto soltanto osservarlo e imparare ma le donne, specie quelle giovani, attratte dal suo aspetto raffinato e dalla sua aria dolce, preferirono subito rivolgersi a lui, nonostante la sua manifesta inesperienza.

Sembravano le api attratte dal miele. Vinto il primo imbarazzo, Davide cominciò a destreggiarsi con grande abilità. I suoi modi gentili, il suo sorriso dolcissimo, ammagliavano chiunque. Giuda fu felicissimo di come si stavano mettendo le cose e non fu per niente seccato di dover fare l'assistente al suo assistente. Fu un trionfo. La sera, nella locanda, ordinò per cena quaglie farcite al sugo di melagrana, innaffiate da ottimo vino di Galilea, insalata di cicoria, pane al miele e pasticcini ripieni di crema.

"Cena da re" disse molto soddisfatto. "Se andiamo avanti di questo passo, dubito che arriveremo a Cafarnao con qualcosa da vendere. Ma ci dovrò andare comunque per convertire questa specie di letame" e indicò il suo borsello già gonfio di moneta locale, "in luccicanti monete d'oro".

"A proposito" continuò poi con un sorriso malizioso, "non mi avevi mica detto che attiri le donne come il miele le api".
"L'ho scoperto oggi per la prima volta" rispose imbarazzato Davide.
"Sei esattamente il mio opposto" fece Giuda sghignazzando.

"Io sono brutto, basso, tarchiato, rozzo, ignorante e alle donne faccio soltanto schifo. Se ne voglio una me la devo pagare. Tu, invece: bello, alto, asciutto, raffinato; ti basta muovere il dito per averle tutte ai tuoi piedi. E non te ne frega un accidente. E non sei nemmeno venale" aggiunse con seria ammirazione. "Hai rifiutato la ricompensa che oggi ti sei così meritatamente guadagnato".

"Darai qualcosa ai miei quando torneremo a Cana. A me il denaro non interessa" fece Davide con indifferenza.

sabato 26 giugno 2010

Solo in Italia la “teocrazia debole” perseguita dalla Chiesa ha avuto successo.

Joaquìn Navarro-Valls,ex portavoce di Giovanni Paolo II e ancora oggi autorevolissimo interprete degli umori e "desiderata" della Chiesa vaticana, ha pubblicamente confessato che il programma di "teocrazia debole" che la Chiesa gerarchica di Karol Wojtyla prima, e quella di Joseph Ratzinger oggi, stanno tenacemente perseguendo, ha avuto esiti fin qui fallimentari nel mondo, ma di peculiare successo nella "eccezione" Italia.

Il paradigma del "caso italiano", viene da lui osannato perché essendo «veramente considerevole il ruolo assunto dalla religione» nel nostro Paese, questo si presenta come il luogo provvidenziale in cui sperimentare l'obiettivo che il cattolicesimo gerarchico ha scelto come stella polare: la teocrazia debole, cioè la creazione di una pseudodemocrazia sottomessa al volere del Vaticano.

Infatti, per la Chiesa, l'Italia «costituisce una ricchezza stimolante che altrove manca del tutto». Perché? Perché essendo ridotta, da una classe politica degenere, predatoria e bipartisan ad un cumulo di macerie morali e materiali, la nostra Italietta viene governata con leggi liberticide e oppressive, perfettamente in linea con la Chiesa ma rifiutate in qualsiasi altro Paese europeo.

Secondo Navarro-Valls: qualsiasi legge che prescinda dalla religione, renderebbe illegittima la democrazia trasformandola in un vaso di iniquità. Plateale esautorazione di ogni forma di vera democrazia che si fonda esclusivamente sull'autodeterminazione di tutti i cittadini, singolarmente e collettivamente presi, in quanto essi «si danno da sé la legge» prescindendo da ogni altro potere.

Che l'adeguamento alla religione diventi tassativo e vincolante per la democrazia significa espropriare il cittadino della sua sovranità e riconsegnarla a dio, cioè ad un'immaginaria entità soprannaturale mai dimostrata. Insomma e senza perifrasi: la sovranità di dio (teocrazia) è incompatibile con la sovranità dell'uomo, in cui consiste la democrazia.

Dovrebbe essere una ovvietà accettata anche dal più sprovveduto cittadino di un Paese democratico, ma, purtroppo, non nell'italica «ricchezza stimolante che altrove manca del tutto» diventata ormai protettorato vaticano.

Il concetto di “homousia”contrastato da Ario (“L'invenzione del cristianesimo”) 139

Il concetto di “homousia” che affermava l’uguaglianza di sostanza del Figlio col Padre, era contrastato da una parte dell'assemblea, capeggiata da Ario. Il problema, nato in seguito alla divinizzazione di Gesù, sorgeva dal quesito se Cristo prima della sua discesa in terra fosse stato uguale a Dio o un semidio.

Fino al III secolo inoltrato, per la maggior parte dei cristiani Gesù non venne identificato alla pari con Dio. Paolo, che per primo ne promosse la divinizzazione, subordinava Gesù a Dio in quanto considerava il “figlio” in nessun caso identico al “padre”. Per lui Dio era sempre “theos” (Dio), Gesù sempre “kyrios” (Signore). Considerava Cristo come sostanza divina, ma un gradino sotto Dio, una specie di semidio. Dello stesso parere era l'evangelista Giovanni che nel suo Vangelo fece dire a Gesù: «Il Padre è più grande di me» (Giovanni 14, 28).


I Padri della Chiesa: Giustino (Apologia 1, 13), Ireneo (Contro gli eretici 2, 28,8), Tertulliano (Adversus Marcionem 2,27) e Origene (op, cit. 8,15) ritennero Gesù un Dio minore, inferiore al Padre in potenza. Questa posizione (detta teoria del subordinazionismo) era condivisa da alcuni vescovi orientali. Inoltre, fino al principio del III secolo era pressoché ignorato lo Spirito Santo come terza persona della divinità. Ireneo considerava lo Spirito Santo un’entità interna alla divinità, Tertulliano e Origene una creatura subordinata al Figlio.

Ario, il padre conciliare dissidente, non rinnegava la Trinità, ma rifiutava la identità delle sostanze, la Homousia, cioè l'uguaglianza del Figlio e dello Spirito con quella del Padre. Per lui lo Spirito era inferiore al Figlio e costui al Padre. Solo il Padre era Dio essendo illimitato, immutabile ed eterno. Il Figlio era stato creato dal Padre.

Per Atanasio, il nemico implacabile di Ario che lo accusava di essere figlio del demonio, Padre e Figlio costituivano un’unica essenza, un’unità incondizionata. Il «Redentore» non poteva essere di grado inferiore, doveva esser Dio nel senso pieno della parola e poteva essere pregato alla pari del Padre.

Costantino, di fronte a questa contrapposizione insanabile, nonostante in segreto parteggiasse per Ario, impose alla pavida assemblea conciliare la “homousia” sostenuta da Atanasio, risolvendo definitivamente la questione. Nel secondo Concilio ecumenico del 381 anche lo Spirito Santo ottenne la divinità piena, cioè l’identità di sostanza fra Dio Padre e il Figlio.

E così il dogma della Trinità fu aggiunto al credo niceno-costantinopolitano e la dottrina trinitaria fu legge dello Stato. Non senza contrasti, come sempre nella Chiesa. I Pneumatomachi, che contrastavano la trinità, dissero sarcasticamente che Dio Padre con questo dogma diventava anche Dio Nonno dello Spirito Santo.

venerdì 25 giugno 2010

Come da un mito falso nasce una religione ritenuta vera

Tutte le religioni nascono da miti. Se noi le analizziamo con qualche neurone del nostro cervello, ci risultano subito essere della favole infantili. Ad esempio, la religione cristiana nasce dal mito di Adamo ed Eva, inventato dai sumeri molti secoli prima che la Bibbia lo scoprisse.

Che la storia della mela fatale e del serpente ingannatore possa essere ritenuta vera da una persona normale, mi è difficile crederlo. Oddio! Alla stupidità umana non c'è limite!

Quello che stupisce è che da una favoletta così stupida, imperniata sul morso ad una mela proibita, siano derivati, secondo la nostra religione, tutti i mali che affliggono il nostro pianeta e che l'uomo abbia ereditato una colpa ancestrale così grave da spingere dio ad immolare il suo figlio prediletto per rimediarla. Con grave ritardo, però, perché nonostante l'uomo sia apparso sulla Terra da più di un milione di anni solo da appena venti secoli dio si è ricordato che bisognava salvarlo da questa grave colpa.

E tutti gli altri esseri umani vissuti prima di Cristo dove li buttiamo? Perché loro ignoravano la vicenda della mela e non sentivano nessuna necessità di redimersi? Misteri della fede, direbbe il credente incallito. Sarà! Ma cerchiamo di rispondere al quesito iniziale: perché da un mito falso e stupido nasce una religione considerata vera? La risposta non è facile.

Potrebbe essere successo che i nostri antichi progenitori di fronte al dramma della vita breve, dura e spietata cui era sottoposti, e che si concludeva inesorabilmente con la morte, spesso violenta, non essendo capaci, allora, di trovare una spiegazione razionale al dilemma, data la loro abissale arretratezza, dovettero giocoforza ricorrere ai miti e alle fabulazioni magiche.

Come scrive Lucrezio nel De rerum Natura “è stata la paura a creare gli dèi”. Queste credenze magiche, ripetute con tenace persistenza attraversi i millenni, provocarono, in modo evolutivo, la nascita di un'area del cervello propensa alle connessioni natura-divino - una specie di area del divino – sulla quale sta indagando oggi la neurobiologia (vedi The God Gene di Dean H. Hamer).

Gli elementi contraddittori e fantastici di questi miti anziché indebolire le credenze magiche le hanno ancor più fissate nella memoria collettiva e la loro trasmissione, col passare del tempo, si è ulteriormente sviluppata. Per di più dobbiamo tener presente anche che il loro insegnamento, inculcato nella prima infanzia, come avviene ancor oggi nelle parrocchie e nelle madrase islamiche, produce una specie di imprinting del quale poi è quasi impossibile liberarsi, dal momento che continua a operare quale che sia la successiva evoluzione culturale delle persone.

Costantino indice il Concilio di Nicea nel 325 (“L'invenzione del cristianesimo”) 138

Nel 325, volendo dare una sistemazione definitiva al cristianesimo, Costantino, pur non essendo nemmeno battezzato e rivestendo la massima carica religiosa pagana di Pontifex Massimus (che conserverà fino alla morte), convocò e presiedette personalmente il primo concilio ecumenico della Chiesa che porta il nome di Concilio di Nicea.

I vescovi colà convenuti dai più lontani angoli della cristianità finirono per redigere un testo, denominato "Credo degli Apostoli", col quale venne codificata l'ortodossia cristiana. Dei trecentotredici vescovi che parteciparono a questo primo grande Concilio della Chiesa solo sette erano occidentali.

Si trattava di un vescovo gallico, uno calabrese, uno pannonico, uno spagnolo, uno di Cartagine e due preti romani delegati in rappresentanza del vescovo di Roma, Silvestro. Tutti gli altri erano orientali. Ciò a significare la scarsa importanza numerica e dottrinaria della Chiesa romana e d'Occidente in quel momento. Il livello intellettuale di molti padri sinodali era piuttosto basso se un contemporaneo li bollò come dei veri e propri cretini (Socrate Scolastico, Storia della Chiesa 1,8).

D'altra parte questi padri ebbero un comportamento molto strano: si lasciarono subito plagiare dalla pompa e dalle adulazioni dell'Imperatore, dai suoi appellativi di “amati fratelli” e nel redigere il "Credo degli Apostoli", una specie di "magna charta" del cristianesimo, si lasciarono imporre da Costantino i principi che egli riteneva indispensabili perché la nuova religione fosse una continuazione di quella pagana, cara alla Roma imperiale.

Così Gesù, sulla falsariga degli dèi pagani del vicino oriente, protagonisti di un'incarnazione terrena e di una morte-resurrezione rituale, con una votazione abilmente pilotata dall'Imperatore, ma nonostante ciò appena risecata, fu proclamato Dio incarnato, partorito da una vergine, esattamente come Horo, l'eroe solare egiziano figlio della vergine Iside, come Adonis, l'eroe solare persiano figlio della vergine Astarte.

Il Cristo cessò così, per sempre, di essere l'Unto di Jahvé per diventare definitivamente uguale a Dio nella natura e nella sostanza (“homousia”) e perdere ogni riferimento al Messia delle profezie bibliche.

giovedì 24 giugno 2010

Rifiutare idratazione e nutrizione artificiali è un diritto costituzionale

Il testamento biologico, vale a dire quel diritto di autodeterminazione che ci consente, quando godiamo la piena capacità di intendere e di volere, di disporre in merito ai trattamenti sanitari che intendiamo accettare o, soprattutto, rifiutare nel caso e nel momento in cui questa capacità ci venga meno, deve ritenersi vincolante per i sanitari, i familiari e quant’altri, così come devono ritenersi vincolanti le disposizioni dettate, ad integrazione della volontà del malato, dal fiduciario da lui nominato.

Tale diritto è riconosciuto a livello costituzionale (art. 13 e art. 32 comma 2) e nella Convenzione di Oviedo 2001,e nei codici deontologici dei medici e degli infermieri. È assolutamente in contrasto con il senso e la funzione del testamento biologico imporre, come vuole il progetto di legge della maggioranza ancora all'esame del Parlamento, certe procedure come l’idratazione e la nutrizione artificiali, sostenendo che non dovrebbero essere considerate trattamenti sanitari e pertanto non potrebbero essere rifiutate e anzi sarebbero dovute da parte dei sanitari.

Non si comprende perché mai ciò che qualsiasi individuo, nel pieno possesso delle sue capacità, ha il diritto di rifiutare, come il mangiare e il bere, non possa essere anticipatamente da lui rifiutato in previsione della sua incapacità, quando la nutrizione e l’idratazione potrebbero venirgli somministrate tramite complesse procedure medico-chirurgiche, che solo nel nostro Paese sono assurdamente considerate alla stregua di trattamenti sanitari.

Il principio della sacralità della vita, imposto surrettiziamente dalla Chiesa ai nostri politici, per imporre nutrizione e idratazione forzate, qualificano lo Stato italiano come Stato etico che impone per legge l’esercizio di certe virtù ispirate da princìpi religiosi, nel nostro caso, cattolici.

Ma l'Italia, in base alla sua Costituzione, è invece uno Stato laico che deve tutelare i diritti e le libertà individuali di ogni cittadino, a prescindere dalla religione. Uno Stato laico non deve né imporre, nè vietare l'idratazione e la nutrizione forzate ma soltanto lasciare che ognuno possa liberamente fare la sua scelta in piena autonomia.

Costantino concede la libertà di culto ai cristiani (“L'invenzione del cristianesimo”) 137

L'imperatore Costantino, che con l'editto di Milano del 313 diede la libertà di culto ai cristiani e pose fine alle loro persecuzioni, era un seguace del culto solare del dio Mitra, diffusissimo in oriente ed anche a Roma. Dovendo affrontare uno scontro durissimo col suo rivale Massenzio, chiese ed ottenne l'appoggio dei cristiani del suo esercito, e, come contropartita, riconobbe loro la libertà di religione.

Ricorrendo alla pia favoletta della visione di Costantino, la Chiesa trasformò la sua vittoria su Massenzio in una vittoria di Dio sul paganesimo.
In realtà Costantino, spietato e lucido politico, si era reso conto che il cristianesimo era ormai vincente e che invece di combatterlo, come aveva fatto poco prima Diocleziano inutilmente, conveniva istituzionalizzarlo e in tal modo controllarlo e assoggettarlo all'Impero. Da nemico, trasformarlo in un alleato sottomesso onde togliergli ogni residua carica eversiva.

D'altra parte la dicotomia tra il cristianesimo e il giudaismo messianico era ormai conclusa da molto tempo ed era divenuta irreversibile. Secondo l'esortazione paolina i cristiani dovevano sottomettersi alle autorità temporali, accettare le disuguaglianze sociali, obbedire ai magistrati e ai funzionari dell'Impero e riconoscere la schiavitù. Erano quindi totalmente inseriti nell'ordinamento dello Stato e non destavano più preoccupazioni di ordine politico e sociale.

Una volta riconciliatosi col cristianesimo, Costantino favorì la Chiesa cattolica con ogni sorta di privilegi e con beni e donazioni. A sue spese fece edificare molte chiese dotandole di vaste proprietà; donò al vescovo romano il palazzo del Laterano, che divenne per molti secoli la sede papale; esentò il clero cattolico da ogni gravame fiscale ed equiparò la legislazione ecclesiastica a quella imperiale.

Nel 321 concesse ai privati il permesso di fare donazioni alla Chiesa, accrescendone possedimenti e ricchezza. La Chiesa, pienamente mondanizzata, perché divenuta ricca e potente, si trasformò rapidamente in una istituzione imperiale, sotto la supervisione dell’Imperatore, e l'alleata più sicura di uno Stato che sfruttava pesantemente i suoi sudditi.

mercoledì 23 giugno 2010

La bomba demografica estinguerà la razza umana nel giro dei prossimi cento anni?

È quanto afferma Frank Fenner, professore di microbiologia dell'Australian National University, l'illustre scienziato che ha contribuito a debellare il vaiolo. A determinare la catastrofe saranno l’esplosione demografica e i consumi fuori controllo in concomitanza coi cambiamenti climatici.

L'allarme non è nuovo se una decina di Organizzazioni mondiali che studiano il fenomeno dell'espansione demografica nel mondo hanno tempo fa depositato all'ONU uno studio allarmante che denuncia la gravissima situazione in cui il nostro pianeta verrà a trovarsi se non si troverà nell'immediato futuro un sistema condiviso da tutte le nazioni per frenare e possibilmente ridurre la crescita incontrollata della popolazione e l'assalto piratesco alle risorse della Terra.

Lo studio dimostra che da un miliardo di persone nel 1800, siamo passati a 2,5 miliardi nel 1950 per raggiungere i 6,5 miliardi attuali. Al giorno d'oggi la crescita continua al ritmo di 78 milioni l’anno (9.000 ogni ora) per assestarsi intorno ai 9,1 miliardi di persone nel 2050. Sono cifre da capogiro che aggiungendosi agli incombenti cambiamenti climatici di apocalittica portata, e tali da comportare probabili biblici spostamenti di masse, e all'esaurirsi rapido di molte risorse del globo, giustificano la catastrofica previsione.

Dimostrando in modo incontrovertibile che l'attuale crescita della popolazione è ecologicamente insostenibile, le organizzazioni firmatarie propongono per tutti e in tutto il mondo, di accedere alla pianificazione familiare, come convenuto alla Conferenza del Cairo del 1994 e al punto 5 dei Millennium Developments Goals per il 2012.
Ma ad opporsi a questa proposta che potrebbe impedire l'esplosione della bomba demografica, sono irriducibilmente i due sistemi religiosi più totalitari e totalizzanti del pianeta: cattolicesimo e islam.

Soprattutto il cattolicesimo che non può ammettere il controllo delle nascite perché ciò significherebbe la fine del suo dominio. Le persone sessualmente appagate e liberate dalla psicosi ossessiva del sesso, si sottraggono spontaneamente al controllo della Chiesa.

Tutta la morale della Chiesa infatti ruota intorno al sesso con annessi e connessi: matrimonio, aborto, omosessualità, divorzio, autoerotismo, pacs, inseminazione artificiale, contraccezione, pillola abortiva e del giorno dopo e così via. Tutto da controllare rigorosamente e da vietare il più possibile, magari per legge dello Stato su pressione della Chiesa.

L’agghiacciante previsione di Fenner è condivisa anche da altri due scienziati: il professor Nicholas Boyle dell’università di Cambridge, che si è spinto perfino oltre, ipotizzando il 2014 come la data del "giudizio universale", come spiega nel suo libro "2014: Come sopravvivere alla prossima crisi globale", e il professor Stephen Boyden, per il quale non è più procrastinabile mettere in atto i cambiamenti necessari a raggiungere uno sviluppo ecosostenibile».

Le persecuzioni? Spesso un falso storico (“L'invenzione del cristianesimo”) 136

Neppure la persecuzione di Diocleziano fu grande come attesta la Chiesa. Ci furono dei confessori che vennero banditi o condannati ai lavori forzati nelle miniere, ma le esecuzioni capitali furono pochissime, e invece tante le abiure, come quella dello stesso papa Marcellino.

La Chiesa incitava al martirio affermando che esso equivaleva ad un secondo battesimo che purificava da ogni peccato e consentiva ai martiri di salire dritti al cielo. Un promessa analoga fu fatta, in seguito, anche per i crociati che morivano in battaglia.

Gli episodi persecutori veri e propri furono quindi limitati e mai giustificarono l'ipotesi di un olocausto. Come si spiegherebbe, altrimenti, il fatto che il cristianesimo precostantiniano abbia potuto espandersi in tutte le contrade dell'Impero e consentire il proliferare di comunità di fedeli, della loro gerarchia di diaconi, presbiteri e vescovi e una produzione vastissima di testi teologici e storici da parte di uomini di cultura, come Clemente, Ireneo, Teodoreto, Tertulliano ed Eusebio?

La Chiesa – come abbiamo accennato più volte in precedenza – fin dalle sue origini ha distrutto tutte le opere contrarie alla sua ideologia e ai suoi interessi politici. Così, riguardo alle persecuzioni, ci mancano quasi completamente i testi degli editti anticristiani imperiali.

Infatti, la loro raccolta, compilata dal giureconsulto Domizio Ulpiano, è stata fatta sparire dalla Chiesa postcostantiniana in quanto contraddiceva i molti falsi storici, costruiti intorno alle persecuzioni, a cominciare da quelli tramandatici da Eusebio nella sua Storia ecclesiastica, spesso privi di riscontri.

martedì 22 giugno 2010

I mali moderni provengono da Galileo.

Nella sua visita a settembre nel Regno Unito, che si preanuncia sempre più ostica, Benedetto XVI troverà un premier britannico che non condivide le sue posizioni su aborto, contraccezione, ricerca scientifica e che gli chiederà di agire con maggiore energia contro i preti pedofili, ma, in compenso, troverà dalla sua parte il principe Carlo, erede del trono britannico, che ultimamente, con sommo stupore degli inglesi, si è eretto a “defensor fidei”.

Il principe la scorsa settimana ha tenuto ad Oxford un discorso che merita di essere esaminato. È universalmente risaputo che il primogenito di Elisabetta II è molto interessato alla salvaguardia dell’ambiente. Ad Oxford, trattando appunto questo argomento, ha affermato, suscitando non poco stupore, che il principale problema che oggi travaglia il nostro pianeta sorge da «una crisi interiore e profonda dell’anima» e che la de-animazione dell’umanità risale probabilmente a Galileo.

Traducendo in soldoni il suo pensiero: il materialismo e il consumismo che oggi hanno investito tutti i popoli della Terra, rappresentano uno squilibrio, «dove il pensiero meccanicista è predominante» in quanto la natura è ormai considerata un oggetto e ci siamo concentrati sull’aspetto materiale della realtà, secondo lo schema di Galileo. Il principe ha così riaffermato pubblicamente un cosa più volte ripetuta in passato, che cioè da re vorrà erigersi a «difensore della fede» come il suo antenato Enrico VIII, fondatore della Chiesa anglicana, e quindi implicitamente nemico del progresso e della scienza.

Molta stampa inglese ha considerato le esternazione del principe alla stregua di una facezia inquietante. Anche uno scolaretto delle elementari sa che tutti siamo fortemente debitori a Galileo per averci emancipato dalla stupida credenza in un sistema centrato sulla Terra o sull’uomo (per non dire su dio) e di aver posto le basi della vera scienza che ci ha consentito di fare progressi straordinari nell’ambito della conoscenza e del benessere materiale.

Viene da pensare all’infaticabile e illuminante lavoro degli scienziati inglesi, da Isaac Newton a Joseph Priestly a Charles Darwin a Ernest Rutherford a Alan Turing e Francis Crick, lavoro costruito in gran parte sulle spalle di Galileo e Copernico. Nessuna delle scoperte liberatorie che ci hanno dato questi scienziati ha richiesto una qualche opinione circa un’anima.

Per buona sorte degli inglesi quando il principe Carlo, ereditando il trono, diverrà capo di Stato, capo delle forze armate, capo della Chiesa di Inghilterra, il suo vero potere sarà ininfluente, in termini meramente costituzionali, in quanto la monarchia inglese regna ma non governa.

Il vero potere sarà nelle mani di uomini, eletti democraticamente, che non pretendono di essere "defensores fidei" ma, più modestamente, solo interessati a promuovere il benessere dei cittadini e la difesa della loro libertà.

La persecuzione di Decio e i molti “lapsi” e “libellatici” (“L'invenzione del cristianesimo”) 135

In realtà, nei primi due secoli gli imperatori diedero poco peso al fenomeno cristiano e non venne ucciso alcun vescovo. Con Traiano e Adriano e i loro successori è documentato il martirio di Ignazio, vescovo di Antiochia e alcune esecuzioni ordinate da Plinio.

Le dieci persecuzioni vantate dalla Chiesa ebbero tutte breve durata e causarono un numero relativamente basso di martiri autentici. Ce lo confessa Origene quando dichiara che il numero dei martiri cristiani «è piccolo e facile da contare» (Origene op. cit. 3,8).

Durante le persecuzioni la maggior parte dei cristiani si salvò spesso con la fuga, molti però abiurarono, soprattutto sotto la persecuzione di Decio. Questa fu la prima persecuzione generalizzata e pianificata.

Decretata nel 250 allo scopo di procedere al sequestro dei numerosi beni ecclesiastici, considerati illegali in quanto la Chiesa non aveva personalità giuridica, suscitò molto panico ma le sentenze capitali furono piuttosto poche.

Molti cristiani abiurarono (lapsi) sacrificando davanti ai simulacri degli dei e dell'imperatore, altri si limitarono a gettare l’incenso sulle braci e infine, i più furbi, conosciuti col nome di libellattici, ottennero con la corruzione un falso attestato di sacrificio o fecero sacrificare dai propri schiavi al loro posto.

Solo pochi affrontarono il martirio o si mimetizzarono in luoghi solitari. I cristiani infedeli si pentirono e tornarono a schiere nel seno della Chiesa, che si affettò a cancellare il peccato di apostasia.

lunedì 21 giugno 2010

La pseudo “legge naturale” di papa Ratzinger

«Tutti gli uomini, credenti e non credenti, sono chiamati a riconoscere le esigenze della natura umana espresse nella legge naturale e ad ispirarsi ad essa nella formulazione delle leggi positive, quelle cioè emanate dalle autorità civili e politiche per regolare la convivenza umana».

È quanto ha affermato Papa Benedetto XVI, nella catechesi dell'udienza generale di mercoledì16 giugno dedicata alla "attualità" della teologia morale di san Tommaso d'Aquino. Parole sacrosante se per “legge naturale” s'intende la legge che scaturisce dalla più profonda e genuina essenza dell'uomo e che sa adeguarsi alla sua progressiva e inarrestabile evoluzione.

Parole inique e rinnegatrici di ogni libertà se riferite ad una “legge naturale”, come quella voluta da Ratzinger, di millantata origine divina e quindi totalmente estranea e spesso nemica dell'uomo. Tanto più se questa “legge naturale” scaturisce esclusivamente dal dio cattolico che negli ultimi due millenni ha devastato gran parte dell'umanità con persecuzioni, intolleranze, roghi ed eccidi di massa e ha sempre perseguito la negazione di ogni libertà individuale.

Quanto poi alle “leggi positive” volute dal papa queste si riferiscono soltanto a quelle scritte nel Syllabo di Pio IX e nel Catechismo della Chiesa, che pertanto negano tutte le libertà democratiche che l'uomo si dà da sé, senza riconoscere nessun altro prima o sopra di lui e che trasformano i peccati, intesi come disobbedienze a dio e non come offese all'uomo , in altrettanti delitti da perseguire come reati.

Concludendo: il sedicente Vicario di dio in Terra non si accontenta di imporre le regole liberticide della sua Chiesa a quelli che ancora gli danno retta (speriamo sempre di meno), ma anche a quelli che usciti faticosamente dalle tenebre oppressive ricevute in tenera età, aspirano ad una vita libera. piena e sovrana.

La "legge naturale"che la Chiesa vorrebbe imporci discende dalla più innaturale di tutte le pseudo-scienze umane, la "teologia" : lo studio del nulla basato sulle favole.

Esagerato il numero delle persecuzioni e dei martiri (“L'invenzione del cristianesimo”) 134

Fu in seguito alla prima guerra giudaica (ordinata da Nerone) che si sviluppò a Roma il clima di tensione contro il cristianesimo (confuso col giudaismo), che andò via via crescendo nel tempo, con alterne vicende. Un episodio, riferito da Eusebio di Cesarea, riguardante l'imperatore Massimino Trace (235-238), serve ad illuminarci su questo proposito.

Questo imperatore, preoccupato per il diffondersi della nuova religione che riteneva nociva all'Impero, fece stampare e diffondere le memorie di Pilato (Acta Pilati), integralmente tratte dagli archivi imperiali, al fine di rendere evidente a tutti la pericolosità politica e sociale dei cristiani.

Pur essendone state create molte copie, distribuite anche alle scuole affinché gli studenti le conoscessero, di queste memorie di Pilato oggi non esiste traccia. Qualcuno, e non è difficile capire chi, ha provveduto a farle sparire perché forse davano una versione totalmente diversa della condanna di Gesù, rispetto a quella tramandataci dai nostri Vangeli.

Nessuno dei ben noti polemisti cristiani dell'epoca osò contestarle nel merito. Ma se il rapporto di Pilato fosse stato favorevole a Gesù, quanto lo avrebbe strombazzato la Chiesa, una volta raggiunto il potere!

Tutti i Padri della Chiesa hanno enormemente esagerato sia il numero delle persecuzioni, sia quello dei martiri, e hanno inventato anche la favola che i cristiani dovevano nascondersi nelle catacombe per celebrare i loro riti.

Oggi, però, nessun storico serio può avvallare una tale leggenda perché in realtà le catacombe (antichi cimiteri romani in disuso) furono dai cristiani usate solo per praticare i loro misteri separatamente dal “volgo profano” (in quanto si prestavano allo scopo), e per poter seppellire i loro morti con esequie religiose.

domenica 20 giugno 2010

“Le religioni non sono tutte uguali, sono ognuna peggiore dell'altra”
Fabrizio Rossi

L'enigma svelato (Il lato oscuro della verità) 23^ Puntata

Arrivarono alla locanda verso il tramonto. Erano stanchi e impolverati. L'oste li accolse con gran cordialità e salutò Giuda come una vecchia conoscenza. Li portò in una stanza dove c'era dell'acqua per lavarsi e intanto preparò la cena.

Mangiarono con grande appetito e Davide trovò ottima la cucina. Prima di andare a dormire si sedettero all' aperto a respirare la brezza vespertina. C'erano altri mercanti nella trattoria e tutti erano tranquilli e silenziosi.

"E allora, come ti è parso il tuo primo giorno di lavoro?" chiese Giuda incuriosito.
"Bene, direi. Questo modo di errabondare ti permette di pensare a lungo mentre cammini, e questo per me va benissimo. In bottega non potevo farlo. È stata per me un'ottima sorpresa."

"E ne avrai delle altre. Per cominciare conoscerai un mucchio di gente. La maggior parte ti sarà indifferente ma troverai anche dei tipi interessanti che stimoleranno la tua intelligenza e che ti faranno imparare molte cose nuove. Quando ho iniziato questo mestiere, più di dieci anni fa, ero un povero contadino, ignorante e rozzo. Oggi mi trovo cambiato, sono pieno d'interessi e se trovo il personaggio giusto, trascuro anche il lavoro per ascoltarlo e discutere con lui. E poi visiteremo molti villaggi ed anche qualche città e ti porterò a Qumran dove c'è la comunità degli esseni".

"Gli esseni?" fece Davide con vivo interesse. "Ne ho conosciuto uno molti anni fa e gli avevo promesso di andarlo a trovare proprio a Qumran".
"Hai conosciuto un esseno? E dove?" chiese Giuda incuriosito.
"E' stato durante il rientro dall'Egitto".
"Sei stato in Egitto?" incalzò Giuda, visibilmente interessato.
"Sì, da poco dopo la nascita fino a circa dodici anni".
"E hai imparato l'egiziano?"
"Sì. Penso di ricordarmelo ancora bene. Ogni giorno mi diverto a pensare per un po' in questa lingua. Ed anche in greco e in latino".
"Cosa? Ma è strepitoso!" esclamò Giuda al colmo dell'entusiasmo. "Il mio ostacolo più grande son sempre state le lingue. Non c'è verso che ne impari una. Parlo perfino male l'aramaico. Con uno come te: bello, intelligente, che sa parlare tutte queste lingue, realizzerò cose grandiose", concluse con gioia. " Lo dicevo io che avrei fatto un affare a portarti con me!"
Davide fu costretto a raccontare per filo e per segno la sua permanenza in Egitto e Giuda trovò il racconto affascinante.

L'indomani all'alba erano già in cammino. Per un paio d'ore ognuno restò nei suoi pensieri. Giuda, che era sempre stato abituato a viaggiare da solo, trovava piacevole sia il dialogo sia il silenzio. Davide sentiva prepotente il bisogno di lunghi periodi d'isolamento interiore, durante i quali quasi neanche s'avvedeva del paesaggio che lo circondava. Attraversarono molti villaggi, identici gli uni agli altri e incontrarono altri mercanti. A mano a mano che si avvicinavano a Cesarea si faceva sempre più forte la presenza romana: soldati che andavano e venivano, guardie che controllavano dovunque.

"C'è aria di sommossa" fece Giuda preoccupato. "Le teste calde degli zeloti ne combinano sempre una. Pensano che a pugnalare alla schiena qualche legionario romano sia un atto d'eroismo, e intanto ci mettono nei guai Questo genere di violenza è stupido, anche perché il popolo non ne comprende lo scopo. C'è bisogno di profeti non di sicari. È meglio abbandonare la strada maestra, troppo controllata, e proseguire per vie secondarie, anche correndo il pericolo di incontrare i briganti" concluse alla fine.

S'inoltrarono per sentieri solitari e un po' sinistri. Per fortuna, con l'avvicinarsi al mare, la vegetazione si faceva sempre più bassa e rada e diventava facile controllare lo spazio intorno.

sabato 19 giugno 2010

La “teocrazia debole” della Chiesa opposta alla democrazia

La dottrina ufficiale della Chiesa Cattolica non ha mai accettato le libertà democratiche che sono sempre state condannate da tutti i papi come libertà che inducono al male, all'errore, al disordine, all'anarchia. Solo la sottomissione totale e assoluta alle direttive imposte dalla religione rappresenta per la Chiesa la giusta libertà del cittadino cattolico.

«Una democrazia deve riconoscere il valore di verità, naturale e generale, della religiosità umana, considerandolo un diritto comune, indispensabile cioè per il bene di tutti», ha dichiarato recentemente Joaquìn Navarro-Valls rivelando il programma di "teocrazia debole" che la Chiesa gerarchica di Karol Wojtyla prima, e quella di Joseph Ratzinger oggi, stanno tenacemente perseguendo.

Con ciò rinnegando in modo assoluto la democrazia che si fonda sull'autos nomos di tutti i cittadini, singolarmente e collettivamente presi, cioè sul fatto che essi si danno da sé la legge senza riconoscere nessun altro prima o sopra di loro. Con la logica di questo diritto comune, millantato dalla Chiesa di natura divina, l'ateo, lo scettico, il libero pensatore, insomma il cittadino che non si riconosce in alcuna "religiosità umana", verrebbe irrimediabilmente colpito da ostracismo, e declassato a cittadino di serie B. Il suo ateismo, infatti, non solo non troverebbe posto in questo discriminatorio "diritto comune", ma verrebbe implicitamente tacciato di essere contrario al "bene di tutti".

Ammessa, senza riserve, la sovranità di dio, ne consegue la sua incompatibilità con la sovranità dell'uomo, in cui consiste la democrazia. Quale dio, però? Il biblico Jahvè collerico, sanguinario, vendicativo, estremamente geloso che durante la conquista della Terra Promessa, ordina a Giosuè, successore di Mosè, di attuare i massacri più crudeli contro i nemici e di sterminare, senza pietà: donne, vecchi e bambini? Il dio cristiano dei valdesi - compassionevole - che riconosce ai suoi figli i diritti civili, compresa l''eutanasia? Quello di Ratzinger che ha disseminato la storia di persecuzioni, intolleranze, eccidi e roghi? Quello musulmano che esige mutilazioni sessuali per le bambine? Infine il "Gott mit uns" di hitleriana memoria, molto familiare a Ratzinger? E si potrebbe continuare.

Quale di queste incompatibili verità dovrà assumere lo Stato nella sua legge, per ottemperare alla pretesa di «concepire la religione come un valore assoluto» e trasformare i peccati in altrettanti delitti da perseguire come reati?

Di fronte a simili affermazioni che rinnegano l'intelligenza umana appare nelle sua mostruosa evidenza che la Chiesa, tuttora fedele al Syllabo di Pio IX, resta e resterà sempre la più implacabile nemica della democrazia e della libertà?

Gli Annali di Tacito falsificati da Poggio Bracciolini?(“L'invenzione del cristianesimo”) 133

Già a partire dall'Illuminismo, e in particolare da Voltaire (1775), era iniziata a circolare la voce che gli Annali di Tacito fossero un clamoroso falso, facendo riferimento ad argomentazioni storiche (incongruenze con Svetonio e Plinio il Vecchio) e filologiche (incoerenze stilistiche col Tacito delle Historiae).

Ma a sostenere con vigore questa ipotesi fu nel XVIII secolo John Wilson Ross che nel 1878 pubblicò a Londra il libro Tacitus and Bracciolini, the Annals Forged in the XVth Century nel quale dimostrò che fu l'umanista italiano Poggio Bracciolini, segretario di papa Martino V e amanuense disinvolto (1380-1459), a falsificare gli Annali nel 1429.

Come? Inserendo, quasi alla lettera, un passo di un certo Sulpicio Severo (IV secolo) che nella sua “Historia Sacra” (II-29), considerata al suo apparire una raccolta di assurde invenzioni, aveva raccontato per primo la persecuzione di Nerone. E perché Bracciolini fece questa manomissione del testo di Tacito? Per confutare le contestazioni di quanti, papi e antipapi, durante lo Scisma d'Occidente che si era appena concluso,  avevano sollevato dubbi sulla legalità di Roma come sede del trono di Pietro. Il martirio dell'apostolo cadeva a puntino e toglieva ogni pretesto.

Dopo il Ross anche P.Hochart nel suo studio La persécution des chrétiens sous Néron, (www.mediterranee-antique.info/Rome/Hochart/Ner_0.htm), ed altri storici (J. Rougé, A. Drews e C. Saumang), adducendo rigorose argomentazioni storiche, filologiche e stilistiche, nonché evidenziando come Tacito descriva in modo contraddittorio il comportamento di Nerone durante l'incendio, confermarono l'interpolazione degli Annali.

L'incendio di Roma nel 64, e di conseguenza la persecuzione contro i cristiani (del resto mai nominati da Tacito nelle sue Historiae), non sarebbero quindi attendibili secondo questi studiosi e ciò sarebbe confermato, sia pure in modo indiretto, anche da Giuseppe Flavio, il più famoso degli storici ebrei dell'antichità.

Infatti, nel 64 egli si trovava a Roma in qualità di avvocato difensore di due rabbini, accusati dalle autorità romane di Gerusalemme di connivenza coi ribelli che già cominciavano a devastare la Giudea. Ora, in nessuna delle sue opere vi è il pur minimo accenno alla persecuzione di Nerone e all'incendio che in quell'anno distrusse 10 dei 14 quartieri in cui si articolava la città. Poteva, uno storico pignolo come lui, ignorare completamente un fatto del genere?

venerdì 18 giugno 2010

L'otto per mille in dettaglio

In questi giorni ci imbattiamo spesso negli spot televisivi con cui la Chiesa chiede l'otto per mille agli italiani. Sono brevi filmati che mostrano come essa, con quel miliardo di euro che riceve dallo Stato, dà assistenza ai disabili e agli anziani, sostegno ai Paesi in via di sviluppo, accoglienza dei senza tetto e via discorrendo: cioè, in estrema sintesi, svolge tutte le attività che nel linguaggio corrente vengono chiamate "opere di carità".

Ma ciò corrisponde al vero? Assolutamente no. All’indirizzo internet della CEI è possibile consultare il rendiconto di spesa dei fondi assegnati alla Chiesa con l’otto per mille che ci riserva alcune sorprese. Ecco come, ad esempio, sono stati spesi i fondi assegnati nell'anno 2005:

Sacerdoti € 315.000.000
Culto e pastorale € 271.000.000
Edilizia di culto € 130.000.000
Carità € 115.000.000
Terzo mondo € 80.000.000
Beni culturali € 70.000.000
Fondo di riserva € 3.000.000
Totale dei fondi € 984.000.000

Come si vede l'importo più significativo si riferisce al sostentamento dei sacerdoti, che attraverso questo meccanismo ricevono il 57% del loro stipendio. Se poi prendiamo in considerazione che un ulteriore 22% del fabbisogno per il mantenimento del clero viene finanziato attraverso gli stipendi dei sacerdoti che lavorano -come ad esempio gli insegnanti di religione-,arriviamo alla conclusione che, in un modo o nell’altro, lo Stato mantiene i sacerdoti per una cifra che sfiora il 70%. Si tratta di una quota decisamente sostanziosa.

La seconda voce di spesa (circa il 28% del totale), è denominata “Culto e Pastorale” e comprende il finanziamento di opere pastorali, quali famiglie religiose, tribunali ecclesiastici regionali, formazione del clero, catechesi, facoltà teologiche e istituti religiosi e così via.

Tirando le somme i risultati sono decisamente sorprendenti, perché oltre il 70% dei fondi ricevuti con l’otto per mille sono stati destinati a utilizzi che non corrispondono affatto a quelli reclamizzati negli spot televisivi, ma al mantenimento dell’apparato della Chiesa Cattolica, dei suoi dipendenti e dei suoi fabbricati.

Solo una piccola percentuale perciò va in beneficenza vera e propria. Quindi per ogni dieci euro di IRPEF che il contribuente decide di versare nelle casse della Chiesa Cattolica, solo un paio vengono effettivamente destinati alle lodevoli finalità proclamate negli spot televisivi.

Se a ciò aggiungiamo che più della metà dei soldi che la Chiesa riceve provengono da persone che neanche sanno di averglieli dati, in quanto non hanno indicato alcuna scelta, vi rendete conto di che sorta di inghippo è questo otto per mille.

L'incendio di Roma e la persecuzione dei cristiani, storia o leggenda? (“L'invenzione del cristianesimo”) 132

L'incendio di Roma e la persecuzione dei cristiani, considerati dai più assolutamente certi, hanno trovato ampi riscontri nei testi storici e alimentato famose opere letterarie e cinematografiche.

Ma alcuni studiosi non li danno affatto per scontati e li considerano piuttosto una delle tante leggende inventate dalla Chiesa per dimostrare, attraverso il martirio di Pietro, che il primato sulla cristianità spettava come sede, per diritto storico, a Roma (e non a Gerusalemme, dove il cristianesimo era nato), e al suo vescovo, quale successore di Pietro.

Esaminiamo i documenti del tempo. Gli storici latini che parlano di Nerone sono tre: Tacito, Svetonio e Dione Cassio. Di questi tre, solo Tacito nel XV libro degli "Annali" mette in relazione la persecuzione dei cristiani con l'incendio della città. Gli altri due ignorano questo legame.

Ma, cosa ancor più significativa, i padri della Chiesa: Clemente, Ireneo, Eusebio, Origene e Ambrogio, ignorano nei loro scritti la persecuzione ordinata da Nerone che, sicuramente, avrebbero ben volentieri strombazzata, se avvenuta,  per controbattere coloro che negavano l’esistenza dei cristani a Roma nel I secolo e per dimostrare il martirio di Pietro e Paolo.

Perfino Agostino, che nel suo libro "De Civitate Dei" elenca gli avvenimenti accaduti a Roma precedentemente al "sacco" eseguito da Alarico nel 410, non accenna all'incendio e alla persecuzione.

Quindi nessun padre della Chiesa ha mai citato questo passo di Tacito in una sua opera, fino al XV secolo. E allora come la mettiamo con lo storico latino, ritenuto al di sopra di ogni sospetto? Riconoscendo, affermano questi studiosi, che il brano XV.44 degli Annali è stato interpolato ed è quindi falso.

giovedì 17 giugno 2010

Ancora una volta la Spagna ci dà una lezione di vera laicità.

L'Italia, in base alla sua Costituzione, è uno Stato laico, quindi non dovrebbe in nessun luogo e in nessuna occasione assumere i segni e le liturgie proprie di una fede religiosa, ache se dominante nel Paese.

Invece avviene tutto l'opposto. In ogni ricorrenza pubblica, in tutte le cerimonie civili celebrate dallo Stato, la Chiesa la fa da padrona e surclassa le autorità politiche, vere rapperesentanti del Paese. L'abbiamo visto, tanto per fare un esempio, anche pochi giorni fa ai funerali delle due vittime del terrorismo afgano.

All'arrivo a Ciampino delle bare, ad attenderle c'era il Presidente della Repubblica, ma a muoversi per primo è stato un Vescovo, subito accorso a benedirle. I solenni funerali che sono seguiti nella basilica di Santa Maria degli Angeli, hanno ancor più palesemente evidenziato che lo Stato abdicava ai suoi compiti lasciando piena libertà d'azione alla religione cattolica, ancora e sempre “di Stato”, annullando ogni significativa presenza e intervento dello Stato laico.

Ancora una volta, come sempre in Italia, protettorato vaticano, lo Stato si è presentato in ginocchio davanti all’Autorità religiosa anche se si trattava di onorare i suoi soldati morti per la Patria e non per il Papa.

Nella cattolicissima Spagna, fino a poco tempo fa, era invalso lo stesso andazzo. Oggi non più. Il governo Zapatero, rispettoso della laicità dello Stato, ha stabilito che non saranno più celebrate messe ed altre liturgie religiose in occasione di manifestazioni ufficiali che riguardino lo Stato spagnolo.

Nuovo straordinario esempio di laicità, che stabilisce che il fatto religioso, pur garantito e tutelato come espressione individuale o collettiva delle varie comunità, deve essere rigidamente separato dalle cerimonie ufficiali dello Stato che non è una istituzione religiosa ma solo civile.

Purtroppo, nel nostro Paese, la mistura tra sacro e profano, si fa sempre più marcata. Tempo fa il Papa è andato a Genova sull’elicottero dell’aeronautica militare.

Non risulta a nessuno che il papa rivesta una qualche carica nel nostro esercito. Per quale motivo allora l’aeronautica militare deve destinare gratis un elicottero al suo trasporto? Almeno pagasse il disturbo, visto che sguazza nell'oro. Invece no. E anche quando il Papa va all’estero, il volo è sempre offerto dall’Alitalia, che usa un intero aereo per lui e i giornalisti al seguito. A spese nostre, s'intende, come sempre.

Il messianismo ebraico ed il suo odio fanatico contro l'autorità imperiale (“L'invenzione del cristianesimo”) 131

Gli storici romani parlano chiaro: essi che conoscevano molto bene il messianismo ebraico ed il suo odio implacabile e fanatico contro l'autorità imperiale, accusano apertamente i cristiani (messianisti) di azioni sovversive contro le istituzioni e li definiscono propagatori di un'ideologia funesta e malefica e rei di odiare il mondo intero.

Che Roma dovesse perire in un'apocalittica conflagrazione era quello che i cristiano-giudei andavano predicando quando proclamavano l'imminente parusia. Per essi l'Impero era considerato il regno delle potenze sataniche e Roma la grande Babilonia, la Grande Meretrice.

"Il cumulo dei suoi peccati sale fini al cielo e Dio si è ricordato della sua iniquità. Trattatela come ha trattato gli altri e rendetele il doppio di quello che ha fatto […] quanto ha fatto di sfoggio del suo splendore e del suo lusso, altrettanto datele di tormenti e di lutto" (Apocalisse 18). Parole terribili che trasudano un possente odio contro i romani e proclamano la spietata speranza che il più gran numero di esseri umani incirconcisi perisca in un lago di fuoco.

Questa apocalittica catastrofe contro Roma sembrò verificarsi, secondo lo storico Tacito, quando nel luglio del 64 un incendio di enormi proporzioni divampò per alcuni giorni, distruggendo gran parte della città. Subito la vox populi, a detta dello storico, accusò i cristiani del misfatto e l'imperatore Nerone diede inizio alla prima persecuzione contro di essi.

mercoledì 16 giugno 2010

La demonizzazione della democrazia e dei diritti civili da parte della Chiesa

Alcuni mesi fa mons. Mariano Crociata, segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, ha dichiarato che i valori di Liberté, Égalité, Fraternité, alla base della Rivoluzione francese, hanno, «nella loro lontana origine,sicuramente radici nella grande tradizione degli insegnamenti cristiani». Un tentativo goffo, per non dire immorale, di camuffare l'ostilità sempre sostenuta dalla Chiesa contro ogni forma di libertà.

In campo politico, come in quello sessuale e culturale, la Chiesa è sempre stata, e rimane tuttora, il nemico più implacabile di ogni forma di libertà. Essa, infatti, ha sempre odiato la libertà e la democrazia che ne consegue. Nessun papa ha mai speso una parola per difenderle, anzi tutti i papi ne hanno spese molte per denigrarle.

Che cosa significa democrazia? Accettazione piena di tutte le libertà fondamentali del cittadino: libertà di pensiero, di parola, di stampa, di religione, di scelta politica e così via. Ma per la Chiesa, la libertà, qualsiasi forma di libertà, è sempre stata considerata un'invenzione satanica. Ecco perché la Chiesa è sempre stata, nel corso della storia, il massimo sostegno dell’assolutismo e della tirannia.

Quando nel 1789 la «Dichiarazione dei diritti dell’uomo» proclamò i diritti fondamentali del cittadino, non più suddito, che decretavano l’eguaglianza di tutti davanti alla legge, e la libertà di coscienza, di pensiero, di parola e di stampa, fu duramente condannata nel Breve “Quod aliquantum” del 10 marzo 1791, da parte di Pio VI, come «mostruosità» (monstra). «Che cosa si può escogitare di più insensato che decretare una siffatta eguaglianza e libertà per tutti?», scrisse il Papa inorridito.

Poco dopo Pio VII nel 1800, nella sua prima enciclica, condannò “il mortale flagello dei libri” che avevano portato alla Rivoluzione Francese e alla deprecata “grande libertà di pensiero e di parola, di leggere e di scrivere”. Da allora la Chiesa non ha cambiato opinione, non ha mai ritrattato la condanna della democrazia.

Solo nel XX secolo la Chiesa ha accettato, obtorto collo, il consolidarsi della democrazia e del laicismo di Stato nel mondo occidentale, continuando a considerarli emanazioni sataniche e ad ostacolarli in tutti i modi. Infatti, non appena sono sorti dittatori di stampo fascista, con Mussolini in Italia, Franco in Spagna e Pinochet in Cile, non ha esitato ad appoggiarli, considerandoli inviati dalla provvidenza divina, e a giustificare i crimini da essi perpetrati. La complicità con i regimi fascisti è una macchia indelebile sulla storia della Chiesa.

A riprova di quanto la Chiesa sia implacabile nemica della libertà basti dire che lo Stato della Città del Vaticano, assieme a pochi altri Stati totalitari, non ha firmato la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. Perché? Perché questa Dichiarazione riconosce il diritto di ciascuno di cambiare religione o di non averne alcuna.

Vogliamo scherzare che la Chiesa autocratica e teocratica firmi una simile principio! Giammai. Rinnegherebbe se stessa e tutto il suo passato oscurantista

Il cristianesimo giudaico del primo secolo era ancora esseno-zelota (“L'invenzione del cristianesimo”) 130

Il cristianesimo del primo secolo della Chiesa di Gerusalemme, prima che Paolo lo demessianizzasse e lo degiudeizzasse, non era affatto simile al nostro ma fortemente legato alle istanze esseno-zelote e i romani lo sapevano. Perciò essi non perseguitavano la nuova ideologia religiosa bensì l'ostilità contro Roma, unita alla disobbedienza civile, che essa implicava.

I cristiani, infatti, rifiutavano il servizio militare, atto considerato dai romani intollerabile e antipatriottico, non frequentavano né il circo né il teatro, e nemmeno le feste e le processioni pagane, cioè si autoescludevano dalla vita civile. Inoltre predicavano che solo il loro dio era vero e che tutti gli altri dèi, adorati dai pagani, erano falsi e andavano distrutti, e si dedicavano ad un proselitismo fanatico, inconcepibile per il politeismo del tempo.

Infine, invocavano fanaticamente la fine del mondo e consideravano quella raccapricciante catastrofe, che avrebbe arrecato interminabili tormenti, la giusta punizione per la malvagità dei pagani e invece per loro l'inizio di una eterna felicità. Si definivano, come gli ebrei, il popolo eletto, il popolo santo e, in contrapposizione, consideravano tutti i pagani degli iniqui peccatori. Ecco perché erano considerati nemici degli dèi e li si accusava di ateismo e di empietà mostruose, come incesto, omicidi rituali e cannibalismo (Eusebio di Cesarea, op. cit. 4, 7, 11 e sgg.).

Il crimine più grave, però, di cui erano accusati i cristiani, riguardava il rifiuto del sacrificio alle divinità imperiali. I romani attribuivano al favore di queste divinità i propri successi militari e politici e ritenevano il sacrificio loro attribuito una manifestazione di patriottismo. Chi si sottraeva diventava nemico della comunità e metteva in pericolo la stabilità dello Stato.

L'ordine di sacrificare alle divinità imperiali era quindi un atto di lealtà politica che doveva garantire l’unità interna dell’Impero e non intaccava minimamente l’esercizio libero della religione personale. Ma per i cristiani l’apoteosi di una persona umana era impensabile e considerato un atto di apostasia.

Quando nuclei sempre più numerosi di cristiani si opposero al culto imperiale, scattarono inevitabilmente le persecuzioni che non rivestirono mai un carattere religioso ma esclusivamente politico.

martedì 15 giugno 2010

Sbattezziamoci e facciamolo sapere

Scrive Silvano Vergoli dell'UAAR: " Il desiderio dei cittadini di recidere definitivamente ogni legame con la Chiesa Cattolica ha determinato un'adesione all’iniziativa dello sbattezzo superiore ad ogni piu' ottimistica aspettativa. Abbiamo così deciso di aprire una bacheca virtuale sulla quale ogni cittadino possa affiggere il proprio certificato di sbattezzo ed incrementare il contatore degli sbattezzati.

"Andando su www.sbattezzati.it si possono vedere i certificati finora pubblicati ed il numero degli sbattezzi per ogni regione e provincia di chi ha già aderito. Il sito e' ancora in fase di rodaggio e probabilmente necessita ancora di qualche aggiustatina, sono graditi suggerimenti e offerte di collaborazione da inviare a info@sbattezzati.it.

"Il senso di questa iniziativa, che vi invito a divulgare per quanto vi e' possibile, è duplice: da una parte soddisfa il desiderio di chi vuole condividere la gioia per aver deciso di uscire definitivamente dal gregge, dall'altra vuole dimostrare che le persone che non ne possono piu' della Chiesa Cattolica sono tante e chi si sbattezza è in buona compagnia, potrebbe servire a far rompere gli indugi a chi si sentisse in solitudine. L'UAAR ringrazia coloro che si sono prodigati per realizzarlo e coloro i quali lavorano per mantenerlo attivo."

‘Sbattezzo’ significa cancellazione degli effetti civili del battesimo, ossia l’elementare diritto, sancito dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e riconosciuto da un provvedimento del Garante per la privacy, di poter abbandonare una confessione religiosa: nel caso specifico, di non essere più considerati dallo Stato come “sudditi” della Chiesa, “obbedienti” e “sottomessi” alle gerarchie ecclesiastiche, come recita il Catechismo.

Le ragioni per uscire dalla Chiesa Cattolica possono essere diverse: coerenza con i propri principi, protesta perché discriminati in quanto omosessuali, donne o ricercatori, rivendicazione della propria identità atea o agnostica. Oppure la semplice onestà intellettuale di dire “non sono più dei vostri”.

Per sbattezzarsi: scaricare il modulo pubblicato sul sito www.uaar.it/laicita/sbattezzo/sbattezzo-modulo-per-parroco.rtf, compilarlo, fare una fotocopia della propria carta d’identità e inviare il tutto alla propria parrocchia di battesimo con raccomandata a.r. Nel giro di quindici giorni, termine di legge (anche se talvolta vanno oltre) le parrocchie sono tenute a rispondere con una lettera con cui confermano di aver annotato sull'atto di battesimo e/o sul registro dei battezzati quanto richiesto dallo 'sbattezzando'.

Le cause delle persecuzioni contro i cristiani (“L'invenzione del cristianesimo”) 129

La Chiesa ci ha trasmesso un'immagine deformata e antistorica delle persecuzioni da essa subite dagli Imperatori. Purtroppo i testi storici che vanno per la maggiore, hanno convalidato senza esitazioni questa verità di regime e hanno accettato, senza una seria indagine testuale, quella che David Donnini (D. Donnini, Cristo, Una Vicenda Storica da riscoprire, R. Massari Editore, Bolsena (VT), 1994) chiama la "retorica vittimistica delle persecuzioni”, per cui dobbiamo ammettere che molto di ciò che ci è stato tramandato sulle persecuzioni contro i cristiani è quasi completamente falso e del tutto leggendario perché fortemente condizionato sia dalla tradizione cattolica, sia da opere storico-letterarie di dubbio valore.

Chi conosce anche approssimativamente la storia antica sa che i romani, senz'altro duri e spietati sotto il profilo politico, erano del tutto tolleranti in campo religioso e ammettevano che i loro diversi popoli sottomessi seguissero liberamente i loro culti e le loro tendenze religiose.

Roma stessa era un coacervo di centinaia di divinità, spesso importate dai soldati da ogni parte dell'Impero, e tutte avevano il loro tempio e i loro seguaci. Nessun storico romano accenna mai a persecuzioni di tipo esclusivamente religioso. Solo se un culto si profilava ostile al potere costituito o palesemente immorale, poteva subire delle censure.

Com'è possibile allora che una religione che predicava la non-violenza, l'amore del prossimo (e perfino dei nemici) e la fratellanza universale (imperativi etici fortemente condivisi anche da molti pagani) e per di più dichiarava che bisognava dare a Cesare quello che era di Cesare (cioè riconosceva implicitamente il potere imperiale e ammetteva il dovere di pagare le tasse), subisse delle dure repressioni da parte degli Imperatori?

Forse che questi erano disturbati dal fatto che il suo fondatore si proclamava figlio di Dio e vantava la sua resurrezione? Ma neanche per sogno! Erano così anche le altre divinità che andavano allora per la maggiore come Osiride, Attis, Mitra, Eracle e così via? E allora?

La verità è che la religione non c'entra niente con queste persecuzioni; c'entra, invece, e come, la politica. Per i romani la parola "cristianesimo", che traduceva esattamente il termine ebraico "messianismo”, era sinonimo di fondamentalismo nazional-religioso, cioè di una forma di fanatismo patriottico-giudaico inteso a scalzare il potere di Roma.

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Informazioni personali

Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)