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lunedì 31 gennaio 2011

I borbottii della Cei

Finalmente la montagna ha partorito il topolino, cioè la Cei, dopo i suoi assordanti silenzi, ha emesso qualche borbottio. Bertone ha confessato un cero turbamento, Bagnasco, invece, ha optato per lo sgomento. Un buffetto al premier e un contentino ai cattolici più esasperati.

Tutto qui? Tutto qui. È inutile sperare in qualcosa di meglio. Al massimo potremo aspettarci dure reprimenda per la giustizia italiana, rea di indagare troppo, con troppe spese per il contribuente. Ora la Cei si aspetta la giusta ricompensa per cotanta sua morigeratezza.

Il premier non la deluderà. Un precedente istruttivo ci spiega come. Per perdonare i casi di Letizia Noemi e di Patrizia D'Adario e giustificare il diritto, sancito da mons.Fisichella, di smoccolare in pace e di comunicarsi dopo una nottata di bunga bunga e in deroga alle norme canoniche, era bastato una campagna contro la pillola Ru486, promettere un testamento biologico alla vaticana, offrire più soldi ai preti.

Che Berlusconi frequentasse escort e minorenni in dosi industriali, che gettasse i ponti d’oro agli evasori fiscali, che fingesse di non vedere la corruzione che coinvolge politici, imprenditori e “gentiluomini” di sua santità, era più che noto al trio Ratzinger, Bertone, Bagnasco, perché la stampa non appecorata lo andava sciorinando ogni giorno.

Eppure alle elezioni regionali, la Cei invitò a votare per la destra e chi si era illuso della sua imparzialità ebbe il danno e le beffe. Ora la manfrina si sta ripetendo con un centro-sinistra che plaude alla presunta svolta della Chiesa, attribuendola a considerazioni etiche, a un soprassalto di coscienza. Ohibò, i Sacri palazzi non soffrono di queste debolezze.

Per salvare la faccia davanti al gregge disorientato, bastano e avanzano generici predicozzi che sfiorino appena le nottate di Arcore. La sua complicità col governo amico, pronto a cederle tutto, non si è interrotta ed è sempre solidissima.

A meno che, il Rubygate, l'accusa di concussione, le difficoltà economico-sociali che incombono sempre più gravi, la paralisi del governo, costretto a comprarsi una maggioranza giorno per giorno, il rilancio dell’economia chiesto da Confindustria, il federalismo chiesto da Bossi per dar qualcosa in pasto alla sua base leghista e, perfino, un flebile risveglio dell'opposizione, non inducano la Chiesa a scaricare Berlusconi.

Queste sole ragioni, e non certo i motivi “etico-religiosi“ o il timore di scandalizzare il gregge col proprio berlusconismo, potrebbero spingerla a cambiare cavallo.

Ma prima dovrà predisporre una successione che le consenta di consolidare tutto quanto ha già acquisito i e, magari, ottenere qualcosa di più. Non si devono por limiti alla Divina Provvidenza, dato che in Italia, con una classe politica bypartisan, in gran parte atea ma sempre cattolicissima, i favori divini arridono sempre ad Oltretevere.

Cardinale Angelo Bagnasco

Il Vangelo di Luca (“L'invenzione del cristianesimo”) 278

L'attribuzione del Vangelo di Luca sembra non implicare nessuna difficoltà dal momento che negli Atti l'autore si collega ad esso attraverso la dedica a Teofilo per rivendicarne chiaramente la paternità. Quindi, i due documenti sembrano scritti dalla stessa persona.

Il problema nasce sull'identificazione del vero nome dell'autore comunemente ritenuto Luca, un discepolo di Paolo che lo seguì personalmente in molti viaggi e che di professione faceva il medico.

Alcuni studiosi sollevano delle perplessità su questo nome e sono propensi ad attribuire questo Vangelo e gli Atti ad un personaggio di nome Dema, probabilmente proprietario e conduttore dell'imbarcazione che servì a Paolo per molti dei suoi viaggi.

Negli Atti l'autore è spesso presente agli episodi che narra e dimostra una perfetta conoscenza delle rotte marittime e dei termini marinari che usa con proprietà. Lo troviamo presente nei momenti di navigazione e quasi mai nei viaggi a terra, escluso l'ultimo a Gerusalemme.

Altra cosa strana: Luca e Dema appaiano sempre assieme; dove c'è l'uno c'è sempre anche l'altro. Sappiamo che Paolo soffriva di un male oscuro che gli procurava continue sofferenze fisiche, quindi è plausibile che avesse un medico che lo seguisse per dargli le cure necessarie.

Ma il medico Luca, supposto autore di Atti e del Vangelo omonimo, non accenna mai alle sofferenze fisiche dell'apostolo e in due occasioni emblematiche: la caduta del giovane Eutico dalla finestra (Atti 20,9-12) e il morso alla mano di Paolo da parte de una vipera (Atti 28,3-4) mostra di non saper dare alcun soccorso medico.

In compenso, però, come abbiamo detto sopra, mostra di conoscere perfettamente le rotte marittime, il nome dei venti e le norme di navigazione.

Il suo racconto è indubbiamente uno dei documenti più istruttivi sulla conoscenza dell'antica arte della navigazione. Qualcuno ha supposto che l'autore si sia ispirato ai viaggi in mare di qualche altra persona o che sia stato un navigatore di grande esperienza e di buona cultura.

Ma è l'interruzione improvvisa di Atti a creare la massima perplessità. Scrive Paolo da Roma nel 63 a Timoteo: "Cerca di venire presto da me, perché Dema mi ha abbandonato avendo preferito il secolo presente ed è partito per Tessalonica…Solo Luca è con me" (2 Timoteo 4,9-11).

Strana coincidenza: Dema lascia Paolo e gli Atti terminano bruscamente, anche se Luca rimane con l'apostolo. Perché questa rottura improvvisa e inspiegabile? Non è che di fronte al tradimento di Dema: le sue opere: il Vangelo e gli Atti, cambiano paternità e vengono messi sotto il nome del fedele Luca?

Luca evangelista

domenica 30 gennaio 2011

L’illusione non può essere sradicata da nessun insegnamento.
Immanuel KANT

L'enigma svelato (Il lato oscuro della verità) 53

Anche Nefer volle raccontargli com'era arrivata nella casa di Kabila.
Non appena i suoi genitori, sempre in gravissime ristrettezze economiche, si erano resi conto che la figlia era diventata una ragazza molto piacente, si erano recati dal capo degli eunuchi della villa, incaricato di scegliere le concubine del padrone, per convincerlo ad assumerla, dietro un loro lauto compenso.

Nefer, decisamente contraria a essere rinchiusa per il resto della sua vita in un harem, anche se le veniva presentato come un luogo di delizie, durante l'incontro si era data alla fuga e, uscita nel parco, dopo essersi aggirata tra laghetti e giardini meravigliosi, era entrata furtivamente nella grande casa.

Mentre vagava piangendo tra le stanze, incontrò Kabila, la quale, colpita dalla sua grazia e dalla sua disperazione, decise all'istante di farla una sua ancella. Lo sceicco, conosciuto l'episodio, volle vedere la ragazza e, trovandola molto bella, cercò in tutti i modi d'averla per sé. Ma Kabila, che nel frattempo le si era molto affezionata e la considerava più un'amica e una confidente che un'ancella, si rifiutò di cedergliela a meno che non la avesse elevata al rango di moglie.

Trascorsero un paio d'ore piacevolissime e avrebbero continuato ancora per molto tempo la loro conversazione se non fossero stati interrotti da un domestico che annunciò la presenza, nella stanza accanto, del maestro di meditazione Ciù Quo.
Kabila volle subito presentarlo a Davide.

Appena si trovò al suo cospetto, egli scoppiò in un'allegra risata. Era uno dei tre personaggi strani, dal cranio rasato e dagli occhi a mandorla, che avevano viaggiato con lui nella carovana. Dopo una lunga serie d'inchini, in un egiziano molto stentato, il maestro di meditazione li pregò di seguirlo nel tempietto al piano terra per la sua consueta lezione.

Ciù Quo si sedette su di un cuscino di fianco alla statua di quella specie di Dio accovacciato, incrociò le gambe, mise le mani in grembo, chiuse gli occhi e s'immerse nei suoi pensieri. Intanto gli altri tre si sedettero come lui dalla parte opposta.

Kabila e Nefer sembravano completamente a loro agio. Davide, invece, era piuttosto ansioso di conoscere quello che stava per accadere. Dopo qualche minuto il maestro socchiuse gli occhi, che divennero una piccolissima fessura appena percepibile, e lentamente cominciò a parlare.

Disse che la presenza di un nuovo allievo lo costringeva a ripetere la prima lezione. Premise che la tecnica meditativa che lui insegnava prescindeva da ogni religione e quindi poteva essere praticata da chiunque. Passò poi a spiegare in poche parole la tecnica vera e propria: rilassarsi, socchiudere gli occhi, svuotare la mente con dolcezza e senza imposizione della volontà. Per aiutarsi a non pensare, osservare il proprio respiro a livello delle narici e lentamente sentirsi diventare soltanto respiro, fino ad annullarsi in esso. Rimanere così svuotati per almeno la durata di una clessidra. Concluse che al termine della seduta avrebbe aggiunto qualche altra considerazione.

Smise di parlare e capovolse la clessidra. Per circa mezz'ora, nel silenzio più assoluto, ognuno dei tre cercò di svuotare la mente come il maestro aveva insegnato, osservando il proprio respiro. Non fu facile, perché svuotare la mente è impossibile. Ma, a poco a poco, la fola dei pensieri cominciò a diradare e la mente a farsi vuota per la durata di pochi istanti per volta.

Comunque, un gran senso di quiete e di benessere pervase ognuno e se un osservatore estraneo avesse potuto osservarli, avrebbe visto i loro volti rilassati e leggermente sorridenti.

Al lieve battere delle palme del maestro i tre si riscossero e aprirono gli occhi. Erano visibilmente sereni e appagati dell'esperienza fatta ma il maestro Ciù Quo intervenne a smorzare il loro entusiasmo. Spiegò che, siccome i benefici spirituali e fisici della meditazione sono lenti da acquisire, non bisognava né esaltarsi di fronte alle prime sensazioni di appagamento, né preoccuparsi se solo di tanto in tanto si riusciva a raggiungere il vuoto totale. La ripetizione quotidiana di quell'importante esercizio avrebbe determinato un progressivo miglioramento, avvertibile fin dalle prime settimane.

Considerando Dio, in qualsiasi modo lo si voglia credere, come un'inesauribile fonte di luce, con la meditazione ci appropriamo ogni volta di una nuova scintilla di questa luce divina e, a poco a poco, ci riempiamo di essa, fino a raggiungere uno stadio di luce continua che ci porta alla completa consapevolezza della vita, alla visione diretta della realtà.

Il maestro concluse la lezione dicendo che altre importantissime spiegazioni sarebbero state da lui impartite, a poco a poco, al termine d'ogni seduta.
Kabila aveva osservato che Davide aveva vissuto con particolare interesse questa sua nuova esperienza e, avendo provato nei suoi confronti, fin da subito, un grande affetto, pensando di interpretare anche i sentimenti di Nefer, gli rivolse l'invito di fermarsi nella sua casa per il tempo necessario a completare il corso sulla meditazione.

A quelle parole, prima che l'interessato avesse modo di replicare, il maestro Ciù Quo intervenne spiegando che una delle facoltà che si possono acquisire con la meditazione, dopo lunghi anni d'applicazione continua sotto la guida di un maestro molto esperto, era quella di vedere e di leggere le aure delle persone.
Queste aure, invisibili all'occhio normale, si potevano grossolanamente definire dei profili colorati che circondano il corpo e che riflettono lo stato di salute dell'individuo, la sua dirittura morale e, soprattutto, il suo grado d'evoluzione e il suo progetto di vita.

Leggendo l'aura di Davide il maestro aveva capito molte cose importanti su di lui. Poteva solo dirne alcune. Che, nelle precedenti esistenze, aveva raggiunto un grado di evoluzione molto elevato; che aveva da svolgere un progetto di vita molto importante per l'evoluzione dell'umanità; che ancora non aveva superato l'amnesia che gli impediva di vedere il suo progetto di vita e che, per raggiungere questo scopo, doveva cimentarsi in molte nuove esperienze e non adagiarsi assolutamente nella comoda vita che gli offriva Kabila, se non per un brevissimo periodo.

Con una punta d'ironia spiegò anche che il destino, ma lui lo chiamò il Potere, aveva spinto Davide a desiderare di ritornare in Egitto con il pretesto di rivedere Nefer e i suoi amici. Ma in realtà quello era un falso scopo. Quello vero era di incontrarsi con la meditazione e con ciò che sarebbe scaturito da questa sua nuova esperienza. Il resto lo avrebbe detto a tu per tu al diretto interessato al momento opportuno.

Le parole del maestro Ciù Quo stupirono immensamente tutti, Davide compreso. Erano per lui la conferma di quello che gli aveva detto Mordekai.
Molto imbarazzato, teneva gli occhi bassi e non osava guardare le due donne. Le quali, peraltro, erano altrettanto imbarazzate di lui. Si erano rese perfettamente conto di essere alla presenza di un essere eccezionale, votato a un grande destino; cosa che, del resto, avevano confusamente intuito fin dal suo arrivo ma che ora riuscivano a cogliere con assoluta chiarezza.

Seguirono attimi di silenzio durante i quali nessuno osava parlare per primo. Finalmente Kabila, con un amabile sorriso sulle labbra, cavò tutti d'impaccio esclamando: "Erano giorni che sentivo qualcosa nell'aria, come il presentimento di un fatto importante. Ricordi, Nefer, che te n'avevo accennato più volte. L'arrivo improvviso di Ciù Quo, che avevamo invano atteso da molto tempo e che ormai disperavamo che avvenisse, sembrava aver realizzato questo presentimento. Ma in me c'era la vaga sensazione che qualcos'altro di imminente e di importante fosse sul punto d'arrivare e ciò mi riempiva di trepida attesa. La venuta, del tutto imprevista, di Davide sembra chiarire ogni cosa. Ora sono certa che ci troviamo di fronte ad un essere eccezionale al cui confronto le nostre vite sono ben poca cosa. Nonostante la mia elevata posizione sociale e la mia smisurata ricchezza mi sento un niente al suo cospetto".

"Tutto sbagliato", le rispose Davide, che nel frattempo aveva ripreso la sua consueta lucidità e sicurezza. "Tu non sei inferiore a nessuno per il semplice fatto che tutti siamo uguali come importanza, anche se diversi come individualità. Siamo tutti scintille divine, emanazioni della medesima divinità. Solo che dobbiamo arrivare a far risplendere la nostra scintilla con la stessa intensità dell'Essere Supremo, per ricongiungerci a lui. È questo lo scopo della vita, o meglio, delle nostre molte vite. Ma ricordati: siamo tutti uguali anche se diversi".

"Perfetto", disse Ciù Quo atteggiando il suo viso ad un enigmatico sorriso. "Hai parlato come l'Illuminato. Tutti uguali, tutti diversi, tutti scintille dell'Essere, partecipi della sua divinità, destinati, prima o poi, a ricongiungersi a lui nel Nirvana".

"Chi è l'Illuminato e cos'è il Nirvana ?", chiesero tutti e tre stupiti.
"Tempo al tempo", rispose Ciù Quo sempre più enigmatico. E, fatta una nuova serie d'inchini, si ritirò nella sua stanza privata.

sabato 29 gennaio 2011

Dio non esiste! di Gerhard Lohfink

Il cattolicesimo sta attraversando in Occidente un momento di difficoltà e papa Ratzinger ha istituito il Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione affidandolo al vescovo Rino Fisichella, già rettore dell'Università Lateranense, navigato uomo politico sempre disposto a giustificare, con la contestualizzazione, i comportamenti poco ortodossi in campo etico di molti politici.

Secondo il papa l'Europa è la grande malata attraversata dal dubbio, dall'abbandono della fede ma soprattutto dall'indifferenza. La morte di Dio viene accompagnata dal ritorno di un neo-ateismo che si fa sempre più aggressivo.

Spinto da questa crociata, Gerhard Lohfink, teologo tedesco aderente alla Comunità cattolica d'integrazione, col suo libro:”Dio non esiste” tenta di arginare lo spirito maligno che s'aggira per l'Europa, e di confutare le caratteristiche di quello che lui chiama un ateismo isterico.

Ma il suo tentativo di conciliare la fede con la regione (ossimoro molto caro a Ratzinger) e di demolire gli argomenti più diffusi dell'ateismo, finisce per enfatizzare gli otto grandi temi che da sempre gli atei usano per dimostrare l'inesistenza di dio.

Elenchiamoli. Dio non esiste non solo perché nessuno l'ha mai visto, ma perché non esiste alcuna prova oggettiva della sua esistenza e la scienza, compatta, lo considera un'ipotesi inutile. Dio è una semplice e inutile proiezione dell'uomo.

Infatti le odierne scoperte dei neurologi americani confermano che dio è solo una creazione del nostro cervello L'uomo non ha avuto origine da una statuetta di creta come narra la Bibbia ma è il prodotto di milioni di anni di evoluzione come la scienza ci spiega in modo incontrovertibile.

Non è il solo essere intelligente dell'universo perché nella sola nostra Galassia (senza contare i milioni di altre Galassie) esistono 5 milioni di pianeti che potrebbero essere abitati da altri esseri viventi, di cui 5mila con una civiltà molto più evoluta della nostra.

Il bene si spiega con l'evoluzione dell'uomo e non deriva da precetti divini.

Il male che imperversa nel mondo rende ridicola l'ipotesi di un dio infinitamente buono e perfetto. Le religioni monoteiste sono state una sciagura per l'umanità.

Prima che il virus del monoteismo si diffondesse nel mondo col Mosè biblico, l'umanità, sotto il profilo religioso, era sempre vissuta in un'atmosfera di armonia e di pace perché nel politeismo tutti gli dèi godevano di pari dignità e venerazione (a similitudine oggi dei Santi della Chiesa Cattolica) ed erano, per così dire, intercambiabili.

Mai nell'antichità, infatti, si erano verificate persecuzioni contro chi non professava la stessa fede del gruppo di appartenenza, o guerre di religione tra popoli che adoravano divinità diverse.

Con la fine del politeismo l'armonia religiosa è cessata per sempre e da allora il mondo è stato sconvolto da un'incessante conflittualità che ha seminato odio e intolleranza tra i popoli.

L'immagine di Dio nella Bibbia è primitiva e ripugnante. Infatti Jahvè in molte pagine del sacro testo si manifesta un dio meschino, violento e assetato di sangue. La negazione più perfetta di un vero dio. Lohfink entra in ciascun di questi argomenti e cerca di smontarlo ma ne esce con le ossa rotte.

Il Vangelo di Matteo (“L'invenzione del cristianesimo”) 277

Il Vangelo di Matteo è molto legato alla messianicità di Gesù e fa molti riferimenti agli adempimenti profetici, come ad esempio: la dichiarazione della sua origine regale da parte dei Magi, la persecuzione di Erode, la fuga in Egitto e la genealogia regale di Gesù, ignorate dagli altri evangelisti.

Esso inoltre mostra una stretta aderenza alle teorie essene per la sua forte carica sociale e politica in difesa dei poveri e degli umili, culminante nel Discorso della Montagna, vero manifesto dell'ideologia religiosa e sociale di Gesù, ancora ai nostri giorni considerato uno dei momenti più elevati del cristianesimo.

E' marcatamente antiebraico e contiene l'automaledizione pronunciata dai gerosolimitani: "Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli" (Matteo 25,25), che tanto peserà sul destino degli ebrei fino ai nostri giorni.

Per la Chiesa fu redatto tra il 40 e il 50 (vedi Sacra Bibbia, ed. C.E.I.), ma ciò è assolutamente inverosimile anche perché contiene riferimenti all'uccisione di Zaccaria, figlio di Baracchia, avvenuta, secondo Giuseppe Flavio, nel 67.

Molto verosimilmente fu redatto, nella versione attuale, dopo il 150 perché contiene il “Tu es Petrus” che non può essere stato inserito prima in quanto solo in quella data la Chiesa paolina tolse a Giacomo il primato sulla comunità di Gerusalemme per passarlo a Pietro.

Matteo evangelista

venerdì 28 gennaio 2011

Vita dura della legge sull'eutanasia in Francia

Una delle più importanti conquiste della società civile e democratica consente ad ogni cittadino l'autodeterminazione laica del suo corpo, della sua a salute e della sua vita. In altre parole il diritto di decidere autonomamente sul rifiuto dell’accanimento terapeutico e sulla fatica del vivere in condizioni fisiche insopportabili e senza speranza.

È l'eutanasia attiva già consentita nei Paesi più avanzati d'Europa, cioè Belgio, Olanda e Germania. Ma anche nel Regno Unito l'idea sta conquistando sempre più consensi in tutti gli strati della popolazione.

In Francia l’Associazione per il diritto a morire nella dignità era riuscita, pochi giorni fa, a far approvare alla commissione Affari Sociali una proposta di legge che nel primo articolo, considerato come l’articolo-chiave, indicava che “ogni persona capace e maggiorenne, in fase avanzata o terminale di una malattia accidentale o di una patologia grave ed incurabile, che gli stiano infliggendo una sofferenza fisica o psichica che non possa essere placata o che egli giudichi insopportabile, può domandare di beneficiare di una assistenza medica che permetta, per atto deliberato, una morte rapida e senza dolore”.

Una vera eutanasia attiva. “Una prima vittoria contro l’oscurantismo” fu il grido di trionfo di gran parte della stampa nazionale e delle associazioni che si battono per i diritti civili nel paese d’ oltralpe. Ma ahimè, la reazione oppressiva dei cattolici e della destra conservatrice è corsa subito ai ripari.

Infatti un emendamento del centrodestra, dell’Ump di Nicolas Sarkozy, ha abrogato il primo articolo della legge, di fatto rendendone inutile l’intero impianto normativo. Così, l’iter legislativo dell’eutanasia francese si sarebbe già fermato.

Nel nostro Paese, nonostante la stragrande maggioranza degli italiani (67%) sia favorevole all'eutanasia, per i nostri politici, su imposizione della Chiesa, è vietato perfino nominarla.

Pronunciare il suo nome equivale a dire una bestemmia. Ma se anche da noi un nuovo gruppo politico, guidato da un leader alla Zapatero, osasse opporsi apertamente all'ingerenza del Vaticano e, senza sbandierare una finta fede cattolica, rivendicasse per l’elettorato illuminato tutte le libertà che la Costituzione ci riconosce, scoprirebbe che i cittadini veramente democratici (e sono più di quello che si pensa) lo seguirebbero numerosi e con determinazione.

Nicolas Sarkozy

Nel Vangelo di Marco Gesù è più umano che divino (“L'invenzione del cristianesimo”) 276

Nel Vangelo di Marco manca qualsiasi traccia di ricordo personale e Gesù viene presentato come uomo, non subisce cioè la metamorfosi semidivina comune agli altri due Sinottici o addirittura divina come nel Vangelo di Giovanni e negli Apocrifi successivi.

Viene chiamato undici volte «Maestro» e tre volte «Rabbi», mai però viene concepito preesistente e identico a Dio. L'attribuzione di questo Vangelo a Marco è testimoniata, con scarsa attendibilità dalla patristica, e accettata tuttora dalla Chiesa, secondo la quale Marco era un collaboratore di Pietro, che lo predilesse tanto da chiamarlo “suo figlio”.

Ma Guy Fau (La fable de Jèsus Christ, Editions de l'Union rationaliste, Paris, 1964) ha osservato, molto acutamente, che questo evangelista, così prediletto da Pietro, ignora il “tu es Petrus”che troviamo in Matteo (16, 18-19), cioè non lo riconosce come capo della Chiesa.

Dimenticanza abnorme per un discepolo prediletto. È da notare che sia nel Codex Vaticanus sia nel Codex Sinaiticus (entrambi del IV secolo) Marco si arresta al 16,8 e quindi sono assenti gli eventi post resurrezione, sicuramente aggiunti posteriormente.

giovedì 27 gennaio 2011

È semplicemente demenziale vietare l'educazione sessuale e civica dei giovani.

Le parole di Benedetto XVI che stigmatizzano come “minaccia alla libertà religiosa la partecipazione a corsi di educazione sessuale o civile” sono apparse a molti spiriti liberi un’affermazione insensata e oscurantista, degna di un tiranno teocratico.

E l'Avvenire, quotidiano dei vescovi ricalca: Povera Rai - Il servizio pubblico "megafono di una campagna mistificatoria contro il Papa" perché due canali della terza rete, molto apprezzati dai cittadini per la loro carica culturale e guidati da Corrado Augias e da Fabio Fazio, hanno, giustamente fatto rilevare, l'assurdità di una simile presa di posizione.

Si sa che in Italia criticare in TV le esternazioni spesso discutibili, per usare un eufemismo, del papa è considerato un delitto di Lesa Santità che un tempo, non molto remoto, sarebbe stato punito con il rogo.

Il papa vuole, in ottemperanza alla sua sessuofobia che deriva dai principi non derogabili (ma derogabilissimi per i preti pedofili), che i nostri ragazzi restino all’oscuro, non solo del significato e del senso della sessualità, ma anche a quali conseguenze potrebbero andare incontro in tempi molto più secolarizzati di una volta.

E non parliamo di quisquilie: parliamo di malattie veneree, parliamo di Aids che porta alla morte e alla nascita di bambini malati, parliamo di aborti che aumenterebbero a dismisura senza una adeguata educazione alla sessualità e all’uso dei contraccettivi.

Questo si deve insegnare ai nostri giovani per rendere la loro sessualità responsabile e priva di conseguenze negative e non arroccarsi alle pseudo virtù della castità e della verginità. Quanto all'attacco che Ratzinger  fa all’educazione civile, c'è da restare allibiti.

La Chiesa si sa, fin dai tempi di San Paolo ha sempre nutrito un totale disprezzo dell'uomo come essere morale e l'ha ritenuto incapace, da solo, di usare una qualsiasi forma di libertà e, perciò, bisognoso di essere totalmente sottoposto alla sua guida e autorità.

Quindi ha sempre aborrito ogni forma di libertà al punto che la conquista della democrazia e di ogni altra emancipazione sociale e politica dell'età moderna, nonché di tutte le strutture e le leggi più umane della convivenza civile, sono state ottenute in Occidente da movimenti che hanno dovuto lottare ferocemente contro la Chiesa.

Ecco spiegato perché Ratzinger aborre l'educazione civica. Essa insegna al cittadino i suoi doveri ma anche i suoi diritti che comprendono tutte le libertà e l'uso dell'autoderminazione.

Cose ritenute sataniche dalla Chiesa al punto che il Vaticano non ha mai voluto firmare la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, accettata da tutti gli Stati democratici dell'Occidente, per rimanere fedele al suo regime teocratico millenario.

Benedetto XVI

Il Vangelo di Marco (“L'invenzione del cristianesimo”) 275

Passiamo ora in rassegna, brevemente, i quattro Vangeli canonici precisando che gli aspetti più importanti del Nuovo Testamento sono contenuti nei Sinottici, cioè derivano dagli evangelisti Marco, Matteo e Luca, cui dobbiamo le conoscenze fondamentali intorno alla figura di Gesù.

Cominciamo col Vangelo di Marco ritenuto il più antico dei quattro. Il suo autore non è, come narra la tradizione patristica, un seguace dell'apostolo Pietro o suo figlio di nome Marco.

Alcuni studiosi sono propensi a credere che sia stato redatto a Efeso da un discepolo di Paolo appartenente alla comunità giudeo-cristiana espulsa da Roma in seguito all'editto di Claudio del 41 e poi introdotto nella capitale dell'Impero quando alcuni di questi cristiano-giudei poterono rientrare.

Forse l'autore è quel discepolo anonimo di cui Paolo parla nella Seconda Lettera ai Corinzi. "Con lui (altro discepolo anonimo) abbiamo inviato pure il fratello che ha lode in tutte le Chiese a motivo del Vangelo" (2 Corinzi 8,18).

Il fratello lodato a motivo del Vangelo era probabilmente Onesiforo, un discepolo giudeo che durante la prigionia dell'apostolo ad Efeso lo assistette assiduamente e con lui trascorse gran parte del tempo.

Dal punto di vista linguistico sembra la traduzione in greco di un Vangelo preesistente scritto in lingua ebraica (infatti rispetta la struttura di questa lingua e non di quella greca). Alcuni studiosi ipotizzano che Marco abbia attinto, a sua volta, dal primitivo Vangelo degli Ebrei, distrutto dalla Chiesa, e di cui abbiamo conoscenza dalle confutazioni degli antichi Padri, citate sopra.

La Chiesa considera tuttora il Vangelo di Marco un semplice estratto del Vangelo di Matteo, ritenuto il più antico. Ma già nel 1835 il filologo Karl Lachmann sostenne la priorità di Marco e la sua utilizzazione da parte di Luca e di Matteo. Tesi oggi universalmente ritenuta valida.

Marco, quindi, il cui Vangelo è composto di 661 versetti, fu la fonte di Matteo e di Luca. Il Vangelo di Matteo (1068 versetti) ne attinge da Marco 620 e quello di Luca (1149 versetti) 350.

Le concordanze dei tre Vangeli Sinottici derivano, dunque, dalla comune dipendenza da Marco. Infatti, essi presentano la medesima successione di eventi e mostrano nelle espressioni un’affinità, che spesso riguarda anche i dettagli più minuti.

San Marco Evangelista

mercoledì 26 gennaio 2011

Moria di merli in Arkansas? Colpa dei gay

Ho accennato più volte al fatto che la stupidità religiosa non ha limiti. Nelle menti oscurate di molti fondamentalisti religiosi, a qualsiasi credo appartengano, è costante la tematica che tutte le catastrofi naturali e tutti mali della Terra, siano punizioni dell'ira divina per la cattiva condotta degli uomini.

Quando nel 2004 lo tsunami ha ucciso migliaia di persone, i più fanatici pastori protestanti d'America hanno additato quel cataclisma come una prova tangibile dell’ira di dio per l’aborto, l’idolatria e l’omosessualità imperanti. Lo stesso fecero per l’inondazione di New Orleans nel 2006. Perfino la distruzione del World Trade fu attribuita alla resa dell’America all’omosessualità e all’aborto.

Tempo fa l'ayatollah Kazem Sedighi, in seguito ad un terremoto nel suo Paese ha affermato che le donne che non si vestono con modestia corrompono gli uomini, diffondono l'adulterio e causano i terremoti. Naturalmente il popolo bue è pronto a credere a queste panzane. Ora sentite l'ultima.

Una singolare pioggia di merli si è verificata presso la cittadina di Beebe in Arkansas. Subito la nota predicatrice evangelica Cindy Jacobs, fondatrice del gruppo cristiano Generals International, esponente di punta dell’Apostolic Council of Prophetic Elders, senza consultare medici e scienziati ha chiarito con una logica davvero stringente e lineare perché migliaia di merli (o corvi?) si erano schiantati a terra in Arkansas.

La causa? L'abrogazione del DADT (don’t ask, don’t tell) fatto approvare da Bill Clinton, mentre era alla Casa Bianca, per regolare l’orientamento sessuale dei membri dell’esercito: un argine, di fatto, contro l’ingresso nelle forze armate di omosessuali. Sarebbe proprio questa abrogazione da parte della Camera dei Rappresentanti che su Beebe, intesa come cittadina, piovono corvi (o merli?).

La Jacobs si è chiesta: “Cosa accade quando una nazione prende la decisione di andare contro i principi di Dio? Bene, spesso quello che accade è che la natura stessa inizia a parlarci ad esempio attraverso tempeste violente ed inondazioni”. E precipitazioni di uccelli neri.

La Jacobs non è certo nuova a “rivelazioni” illuminanti: nel 2008 un suo esorcismo di massa avrebbe dovuto miracolosamente sconfiggere in un solo colpo pornografia, droga, lussuria, bi ed omosessualità; lo scorso novembre, in occasione delle elezioni di Midterm, aveva garantito ai latinos una riforma sull’immigrazione se avessero votato i candidati che si fossero espressi contro i matrimoni gay. Un’ossessione, com’è evidente.

Potremmo considerare i deliri omofobi di questa telepredicatrice come una straordinaria occasione di comicità involontaria, nonché demenziale. Ma non dobbiamo sottovalutarli perché costituiscono un ostacolo molto forte alla conquista di tutti i diritti civili.

A proposito: inspiegabili fenomeni di moria di volatili si sono ripetuti anche qui da noi: prima a Faenza, poi a Caserta e Modena. Non è per caso che avvengono per colpa dell’educazione sessuale che, secondo Ratzinger, viola la libertà di religione?

Cindy Jacobs

I Vangeli sono antisemiti e scritti da pagani (“L'invenzione del cristianesimo”) 274

A riprova di quanto detto possiamo osservare anche che, sia nei Vangeli Sinottici, sia soprattutto in quello di Giovanni, si trovano pregiudizi fortemente antisemiti, introdotti allo scopo di far ricadere sul solo popolo ebraico l'infamia di aver assassinato il Figlio di Dio e scagionare del tutto i romani, che furono invece i veri responsabili della sua condanna.

D.J. Goldhagen (Una questione morale. La Chiesa cattolica e l'olocausto, Mondadori, Milano, 2003) ne rileva una quarantina in Marco, ottanta in Matteo, centotrenta in Giovanni, centoquaranta negli Atti degli Apostoli.

Nel Vangelo di Giovanni, Gesù stesso afferma che gli ebrei hanno «per padre il diavolo» (Giovanni 8, 44).

Con la storica frase di Matteo (il Matteo rifatto, ripeto): "Pilato(…) presa dell'acqua, si lavò le mani davanti la folla: "Non sono responsabile, disse, di questo sangue; vedetevela voi!" E tutto il popolo rispose: "Il suo sangue ricada sopra di noi e i nostri figli" (Matteo 27, 24-25), ha avuto inizio l'antisemitismo che ha trasformato i figli d'Abramo in una genia di perfidi deicidi, perseguitati e sterminati fino a pochi decenni or sono nel mondo cristiano. Quale ebreo avrebbe scritto cose simili! Solo dei gentili potevano averlo fatto.

Ultima considerazione importante: i Vangeli danno la netta sensazione di non rivolgersi agli ebrei ma ai pagani. Anche in questo caso basti come esemplificazione l'istituzione dell'eucaristia, che, come abbiamo visto nei capitoli precedenti, fu inventata da Paolo adottando un rito misterico, molto diffuso e praticato nei culti pagani teofagici, ma orrendamente sacrilego e blasfemo per gli ebrei.

Nonostante quanto abbiamo detto, ci sono molti studiosi cattolici che si ostinano ad attribuire almeno due Vangeli agli apostoli. Mi riferisco soprattutto al Vangelo di Giovanni, ritenuto l'apostolo omonimo.

A parte le considerazioni fatte sopra sulla povertà intellettuale degli apostoli, che nel caso di Giovanni striderebbero ancor più, tenendo conto che il suo Vangelo presuppone, oltre che una conoscenza letteraria del greco, anche una cultura approfondita della filosofia ellenistica del Logos, c'è da tener presente un altro aspetto: Giovanni avrebbe dovuto scrivere questo Vangelo oltre ai novant'anni, la qual cosa non sembra tanto probabile.

Il fatto che nel capitolo XXI dello stesso Vangelo l'autore faccia intuire di essere l'apostolo Giovanni, a detta di tutti i teologi critici, è un plateale falso, cioè un capitolo aggiunto per dare più credibilità al testo e inserire, in extremis, il primato di Pietro.

Daniel J. Goldhagen

martedì 25 gennaio 2011

Perché è legittimo il biotestamento

L'articolo 408 del codice civile del 2004, prevede un «amministratore di sostegno», una sorta di tutore legale a cui viene affidato un compito preciso in caso di perdita di coscienza: può a norma di legge impedire ai medici di procedere con la rianimazione o anche con alimentazione e idratazione artificiale.

L'istituzione di questa figura con compiti predeterminati e riconosciuti dal giudice l'ha stabilito il Tribunale di Firenze, che ha accolto il ricorso di un cittadino di 70 anni, in perfetta salute. «Da oggi - spiega l'avvocato Sibilla Santoni - chiunque può nominare un amministratore di sostegno, che naturalmente può essere anche un fratello o una moglie, perché eviti, nel caso malaugurato di un incidente, che si effettuino interventi sanitari sul nostro corpo contro la nostra volontà.

«Una figura - ribadisce Santoni - pensata dal legislatore per questioni prevalentemente economiche, ma che con questo ricorso abbiamo fatto diventare una sorta di 'tutore', come era peraltro il papà di Eluana, ma con un compito già in anticipo riconosciuto dal giudice.

Quindi, se il cittadino perdesse la facoltà di comunicare o la coscienza, l'amministratore può presentarsi dai medici con l'ordinanza del giudice e chiedere di sospendere tutti i trattamenti che il cittadino ha in precedenza escluso.

È un precedente importante perché avendo il ministero chiarito che i Comuni non possono accogliere i registri con i testamenti biologici, e essendo la legge ancora ferma in Parlamento, con questo escamotage ai cittadini è riconosciuto il diritto della libera scelta.

In base alla nostra Costituzione, checché ne pensi papa Ratzinger, il Vaticano oscurantista, i nostri ministri appecorati e antidemocratici,ognuno di noi ha il diritto garantito di curarsi, ma non ne ha il dovere.

La Costituzione italiana espressamente tutela le nostre disposizioni di volontà, attraverso gli arrt. 2, 13 e 32. L'art. 2 Cost. sancisce la libertà di cura della persona nel rispetto della sua identità e dignità; l'art. 13 Cost. sancisce l'inviolabilità della libertà della persona a disporre del proprio corpo e, infine, l'art.32 Cost. consacra la tutela della salute come diritto fondamentale disciplinando i trattamenti sanitari obbligatori (in caso di epidemie contagiose) solo con riserva di legge qualificata.

Eventuali leggi che non rispettassero tali articoli sarebbero incostituzionali oltre che non democratiche.

E se un medico si rifiutasse di eseguire la volontà espressa dall'amministratore di sostegno designato? Il Codice Deontologico Medico del 2006, all’art. 35, pone un preciso divieto del medico di intraprendere attività diagnostica o terapeutica senza consenso esplicito ed informato del paziente. Quindi il medico compierebbe sicuramente un illecito deontologico oltre che violare la legge.

Avvocato Sibilla Santoni

I Vangeli canonici sono opere mitologiche e devozionali. (“L'invenzione del cristianesimo”) 273

I Vangeli sono opere mitologiche e devozionali. Non ci raccontano, quindi, la verità storica di Gesù (anche se ne lasciano intravedere qua e là dei frammenti, dai quali noi possiamo ricavare molti indizi, come ad esempio, che alcuni apostoli erano sicuramente zeloti), ma teologia dedotta dagli scritti di Paolo.

A.N. Wilson nel suo libro "Paolo" (A.N. Wilson, Paolo, Rizzoli, Milano, 1997) li definisce "romanzi teologici". Definizione che ritengo perfetta. Essi furono redatti fuori e lontano da Israele, in centri di cultura “ellenistica"; si svilupparono, quindi, dal cristianesimo non ebreo derivato da Paolo e dai suoi seguaci gentili.

Sono stati scritti dopo le Lettere di Paolo e paiono una loro derivazione. Le Lettere di Paolo, infatti, che per prime nominano la parola "Vangelo", vedono Cristo come il mitico Redentore immolatosi sulla Croce per la salvezza dell'umanità. I Vangeli trasmettono questo messaggio fondamentale e potrebbero essere visti come storie finalizzate al racconto della resurrezione di Gesù, intesa come il punto culminante della Redenzione.

L'essenza dei Vangeli che ce li rende così spiritualmente pregnanti, come la loro insistenza sulla pace, l'amore per il prossimo, il perdono dei nemici e la fratellanza universale, sono una creazione completamente paolina. Se Paolo non fosse esistito non solo non avremmo avuto i Vangeli ma nemmeno il cristianesimo.

I Vangeli hanno alcune caratteristiche fondamentali che li accomunano. Anzitutto sono tutti scritti in greco e almeno in un caso: il Vangelo di Giovanni, in un greco colto.

Ora sappiamo che gli apostoli erano dei semplici popolani, quasi sicuramente analfabeti; quel genere di popolazione chiamata dai farisei spregiativamente: "ame ha aretz", cioè "contadini ignoranti e analfabeti". Lo deduciamo dai Vangeli stessi che spesso mettono in chiara luce la loro pochezza nel comprendere le parole del Maestro. Infatti: ottusità, meschinità e viltà dei discepoli sono sparse largamente per tutti i quattro racconti.

Queste considerazioni ci fanno intuire che nessuno dei Dodici può essere considerato autore di uno di questi Vangeli scritti in greco. C'è un altro fatto importante da tener presente: la narrazione di gran parte degli avvenimenti evangelici è spesso imprecisa e confusa riguardo ai luoghi, alle usanze, alla terminologia e alle leggi giudaiche.

Incongruenze grossolane si riscontrano tra le diverse narrazioni, ma anche all'interno della stessa. Il che fa presupporre che chi scriveva non solo non avesse assistito ai fatti ma neppure conoscesse la geografia e le usanze ebraiche, quindi non fosse nemmeno un ebreo (e tanto meno un apostolo).

lunedì 24 gennaio 2011

Il divorzio sacrarotario, obbrobrio concordatario, finalmente ridimensionato.

La Chiesa ha sempre negato il diritto al divorzio e quando un referendum ha consentito al popolo italiano di ottenerlo, ha imposto ai nostri politici, che si sono subito adeguati, di frapporre tutti gli ostacoli possibili perché non venisse applicato.

Tutti i tentativi in campo parlamentare per arrivare a un divorzio più breve e meno costoso sono stati inesorabilmente impediti dalle lobby politiche manovrate dal Vaticano per cui, in via giudiziale, se le cose vanno bene per un divorzio civile ci vuole quasi un lustro per venirne a capo; se al contrario si complicano si può arrivare persino a più di dieci anni con una spesa che si aggira sui 12 mila euro.

Quindi un diritto riservato soltanto ai ricchi. La Chiesa, però, nemica acerrima del divorzio civile, una forma traversale di divorzio pseudoreligioso lo ha sempre consentito. È quello che essa concede tramite il suo tribunale della Sacra Rota.

In base al nostro assurdo concordato col Vaticano, stipulato da Mussolini nel 1929, i divorzi concessi dalla Chiesa con questo tribunale, da essa eufemisticamente camuffati come annullamenti del matrimonio per motivi religiosi, vengono, ipso facto, obbligatoriamente recepiti dallo Stato italiano. È una delle più madornali assurdità giuridiche che di fatto sottomette il nostro Stato alla Chiesa.

Negli ultimi anni si era registrato un boom di dichiarazioni di nullità da parte della Sacra Rota, in aperta concorrenza coi divorzi civili. Ora finalmente qualcosa sta cambiando.

La Corte di Cassazione ha sentenziato che l'annullamento civile del matrimonio non è più automatico, se le nozze avevano superato un certo numero di anni. Non più annullabili quindi i matrimoni di lungo corso, nei quali cioè la convivenza tra i coniugi si sia protratta per lunghi anni.

La scorciatoia della nullità, così cara a Santa Romana Chiesa, che mette al riparo dal dover pagare l’assegno di mantenimento alla ex moglie viola i principi del nostro ordinamento.

Per l'avvocato Ettore Gassani, presidente nazionale dell’Associazione Avvocati matrimonialisti italiani: sentenza storica. Basta con le disinvolte ed "incontrollate scappatoie". "Finalmente la Cassazione prende in via definitiva una posizione storica perché mira a bloccare il disinvolto aumento dei riconoscimenti, da parte dei giudici italiani, delle sentenze ecclesiastiche di dichiarazione di nullità dei matrimoni".

Sicuramente Ratzinger andrà su tutte le furie. Fra poco lo sentiremo tuonare che questa sentenza, come l'educazione sessuale e civica, impedisce la libertà religiosa e inviterà i giudici a ricorrere all'obiezione di coscienza per non farla applicare

Il Papa coi giudici della Sacra Rota

I frammenti trasmessici dai Padri della Chiesa ci svelano un Gesù diverso (“L'invenzione del cristianesimo”) 272

Da questi frammenti trasmessici dai Padri della Chiesa noi possiamo trarre alcune considerazioni importanti. Anzitutto, l'aperta ostilità del neocristianesimo paolino contro gli ebioniti o nazirei, che costituivano la Chiesa di Gerusalemme, considerati apertamente eretici perché non avevano accettato la teologia personale di Paolo.

In contrapposizione, il radicale rifiuto da parte dei cristiano-giudei dell'apostolo Paolo, definito "uomo di menzogna" e "apostata della Legge". Anche nei manoscritti del Mar Morto troviamo feroci invettive contro un analogo "uomo di menzogna" che molti identificano in Paolo.

La conferma di questi severi giudizi espressi dai cristiano-giudei la deduciamo indirettamente dallo stesso Paolo che nelle sue Lettere si difende, in più occasioni e con forza, dall'accusa di menzogna e afferma ripetutamente di "non mentire" (Galati 1, 20).

Ma nelle Lettera ai Romai si smentisce clamorosamente affermando; "Ma se per la mia menzogna la verità di Dio risplende per sua gloria, perché dunque sono ancora giudicato come peccatore?" (Romani 3, 7). E in un'altra Lettera afferma che solo una cosa è importante: diffondere Cristo «con o senza ipocrisie» (Filippesi 1, 15 sgg.).

In terzo luogo queste critiche dei Padri della Chiesa, che accusano il Vangelo degli Ebrei di essere "non interamente completo, bensì alterato e mutilato", ci fanno capire che le mutilazioni riguardavano le mancate aggiunte teologiche inserite nei Sinottici, quali ad esempio: il processo ebraico, la nascita verginale, l'istituzione della eucaristia, la degiudeizzazione e spoliticizzazione di Gesù e così via.

A conferma di ciò l'asserzione di Epifanio, riportata sopra, che il Vangelo usato dai Nazirei era "assolutamente integrale, in ebraico[…] conservato da loro come fu originariamente composto", cioè senza le manomissioni e le aggiunte fatte dai seguaci di Paolo nei Vangeli canonici.

Infine, va sottolineato un altro punto citato da Ireneo, che recita: " (i nazirei) non hanno una conoscenza esatta del Signore". Perché? Perché i cristiano-giudei non credevano che Gesù fosse Figlio di Dio, avesse cioè una natura divina come voleva la teologia paolina, ma lo consideravano soltanto un Messia di natura umana, cioè l'Unto di Jahvé destinato a ricostituire l'antico regno di David.

Con l'eliminazione della versione originale del Vangelo degli Ebrei da parte della Chiesa abbiamo perduto il documento chiave che poteva far luce sulla reale personalità di Gesù e sugli avvenimenti storici che lo riguardavano.

domenica 23 gennaio 2011

Ma se non avessi diritto che a un solo auspicio, meno religione mi andrebbe benissimo. Molta meno religione. Preferibilmente, che la religione non ci fosse affatto. Questo abbasserebbe il livello di idiozia mondiale di almeno una buona metà. Forse di più. Sarebbe sufficiente.
(Salman Rushdie, La Règle du Jeu)

L'enigma svelato (Il lato oscuro della verità) 52

E, senza attendere un'ulteriore risposta da parte sua, mandò una guardia a chiamare la sua vecchia nutrice perché provvedesse immediatamente a dare al nuovo ospite un aspetto decoroso. Costei lo condusse nelle terme della casa, costituite da molte stanze lussuose e provviste di vasche, piscine, spogliatoi, enormi armadi pieni di oli profumati e di essenze e letti per i massaggi.

Uno stuolo di inservienti, d'ambo i sessi, si precipitò a prendersi cura di lui. Fu subito spogliato, immerso in una vasca d'acqua calda, lavato ben bene, risciacquato e rilavato con acqua profumata, quindi depilato e massaggiato con unguenti profumati di essenze.

Due giovani nubiane si presero quindi cura dei suoi pedi e delle sue mani lavorando di forbici e di pietra pomice. Quindi un barbiere provvide a ridurre al minimo, secondo il costume egiziano, la barba e i capelli. Infine gli si presentò una specie di grasso eunuco che reggeva in mano un cofanetto con dentro bistro, belletti, ciprie, creme, lacche ed altre diavolerie per il trucco del viso e delle mani.

Alla vista di quegli oggetti, per lui quasi ripugnanti, Davide ebbe un moto istintivo di rifiuto che fece trasalire il povero eunuco.

Il quale, con gran pazienza, cercò, inutilmente, però, di convincerlo a farsi manipolare il viso. Da ultimo desistette, essendosi anche lui convinto che il viso del giovane che aveva davanti era così naturalmente espressivo da non abbisognare d'altro. Allora gli fu fatta indossare una splendida tunica dai bordi azzurri e gli fecero calzare morbidissimi sandali di capretto.

Quando alla fine fu portato davanti ad un grande specchio, Davide stentò a riconoscersi. Insomma, in meno di un'ora era stato trasformato radicalmente, tanto che se Giuda lo avesse visto per la strada non lo avrebbe riconosciuto affatto e chiunque lo avesse incontrato, avrebbe supposto di trovarsi di fronte ad un alto dignitario di corte.

"Splendido!'' esclamò Kabila appena se lo vide davanti.
Era seduta in un divanetto tappezzato di seta azzurra nel saloncino del suo appartamento privato: "Ora sì che posso far venire la mia dolce Nefer" continuò soddisfatta.

"Bada che non sospetta minimamente di niente e perciò brucio dal desiderio di veder la sua reazione quando ti si troverà di fronte a te. Io mi nasconderò qui dietro" fece con occhi maliziosi, "per assistere inosservata al vostro incontro. Guai a te se mi tradisci, facendole notare la mia presenza!"

E stava per sedersi in un angolo nascosto della stanza, quando si fermò, come se avesse dimenticato qualcosa, e tornò da lui per infilargli un anello di brillanti all'anulare sinistro.

Davide ebbe un moto istintivo di rifiuto. Non aveva mai portato quella roba e non sentiva nessuna attrazione per essa. Ma Kabila gli fece capire che si trattava di un prestito per la circostanza. Quindi si sedette nell'angolo e mandò a chiamare Nefer.
Passarono alcuni minuti che per Davide, ma anche per Kabila, parvero molto lunghi.

Finalmente la guardia, che era all'esterno, aprì la porta e introdusse la giovane. Davide subito, stentò a riconoscerla, tanto era cresciuta in statura e in bellezza, ma i suoi occhi... quelli li riconobbe immediatamente. Si erano fatti ancora più dolci ed espressivi e davano al suo volto un aspetto di raffinata nobiltà e d'ineffabile spiritualità.

Era, naturalmente, elegantissima e aveva un trucco appena accennato che faceva risaltare ancor di più lo splendore della sua bellezza, l'espressività del suo sguardo e la sua capigliatura d'ebano.

Diede a Davide uno sguardo superficiale perché era ansiosa di trovare la sua padrona. Rimase delusa non scorgendola e allora si rivolse a quello sconosciuto per chiedergli qualcosa. Ma, appena ebbe diretto lo sguardo su di lui, si bloccò, come fosse rimasta fulminata da un'apparizione improvvisa, sbiancò in viso e, alzando il dito disse balbettando dall'emozione: "Ma tu sei Davide, il mio dolce fratellino".

E, scoppiando in un pianto di gioia, corse ad abbracciarlo. Le loro lacrime si mescolarono in quella loro immensa felicità. L'abbraccio durò a lungo, scosso dai singulti di Nefer e di Davide che, con la mano, le accarezzava i capelli. Quindi si sciolsero e si fissarono negli occhi.

"Come hai fatto a trovarmi ?" chiese lei, asciugandosi con le mani le lacrime.
"Sono tornato nel nostro cortile e la vecchia Ruth mi ha detto che eri qui. Sono entrato di nascosto in questa casa e quasi subito le guardie mi hanno sorpreso ma Kabila mi ha salvato", rispose lui quasi d'un fiato.

"Kabila ?" esclamò Nefer sorpresa. "Ora capisco!"
E, girato lo sguardo attorno alla stanza, vide finalmente la sua padrona e corse ad abbracciarla.

Kabila era molto commossa per l'incontro cui aveva assistito e per la felicità che leggeva negli occhi dei suoi amici. Ma era anche molto curiosa di sapere come Davide aveva fatto a violare l'impenetrabilità della sua casa.

Ormai era ora di pranzo e allora propose di sedersi in giardino per il pranzo e di farsi raccontare da lui, tra una portata e l'altra, gli ultimi avvenimenti che lo riguardavano.

Egli raccontò, fin nei dettagli, le astuzie che aveva usato per intrufolarsi nella villa e per sviare le attenzioni delle guardie, suscitando nelle due donne una grande ilarità. Si era subito stabilita tra i tre una straordinaria intimità. Davide e Nefer avevano la sensazione che i molti anni di separazione non fossero mai trascorsi e che la loro vita si fosse sempre svolta una accanto all'altra. Ma la cosa più stupefacente era che anche Kabila aveva la stessa sensazione e che sentisse di aver conosciuto Davide da sempre.

Egli raccontò poi come aveva trascorso la vita a Cana e si soffermò sull'episodio che lo aveva costretto, in un certo qual modo, a lasciare la sua famiglia, suscitando grande interesse e viva approvazione.

Non parlò delle frequenti apparizioni del vegliardo, o del daimon come lo aveva chiamato Mordekai, e del fatto che lo sentiva spesso vicino a sé, come uno spirito guida, né di quanto era venuto a scoprire a proposito della sua nascita. Considerava questi argomenti troppo intimi e riservati.

sabato 22 gennaio 2011

Scambio mercimoniale fra la Croce e la Spada.

“L'azienda Chiesa" conta alcune centinaia di migliaia di fabbricati. Ma ricorrendo al trucco di dotare i suoi edifici, adibiti a lucrose attività commerciali (alberghi, cinema, teatri, campi di calcio, piscine, scuole private, cliniche private, ecc), di una cappella, un altarino o anche una semplice foto di santo o madonna con lumino acceso, ha trasformato, ipso facto, questi luoghi "non esclusivamente destinati al lucro", e quindi non tassabili, usufruendo quindi di un'esenzione totale dal pagamento dell'Ici e del 50% da quello sull'Ires, con un risparmio annuo che si avvicina ai due miliardi di euro. Una cosa ignominiosa, una concorrenza supersleale e truffaldina.

Il radicale Maurizio Turco, assistito dal fiscalista Carlo Pontesilli ha denunciato la cosa a Bruxelles. La Corte di giustizia europea ha invitato allora il commissario Almunia ad aprire un'indagine formale dell'Ue contro l'Italia per aiuti di Stato incompatibili con le norme sulla concorrenza. L'indagine è ancora in corso.

Ora sentite l'ultima. Una manina ha escluso le case dei preti dalla nuova imposta federalista voluta dalla Lega. È sui giornali di questi giorni che il governo Berlusconi, ha infilato nei decreti del federalismo comunale un piccolo comma che rende esenti gli immobili della Chiesa dal pagamento delle imposte municipali, le nuove tasse che, nella versione federalista dell’ordinamento dello Stato, andrebbero a sostituire l’Ici e tutti gli altri prelievi a favore delle amministrazioni comunali.

Ancora una volta l'Italia mostra il suo menefreghismo ai richiami dell’Unione Europea sul tema. C’entrano forse i malumori vaticani sugli scandali del bunga bunga, cioè il classico scambio mercimoniale fra la Croce e la Spada?

On. Maurizio Turco

Il Protovangelo di Matteo forse raccontava la vera storia di Gesù (“L'invenzione del cristianesimo”) 271

Secondo molti studios il Protovangelo di Matteo è stato il prototipo da cui sono derivati tutti gli altri ed è chiamato anche la Fonte Q. Di esso, che come abbiamo già accennato fu fatto scomparire dalla Chiesa, ci sono pervenuti soltanto brevi accenni che i Padri della Chiesa nei secoli II, III, e IV hanno riportato nelle loro opere al solo scopo di confutare i nazirei e gli ebioniti (nomi coi quali si designavano i cristiano-giudei della Chiesa di Gerusalemme) che rimasero sempre fedeli ad esso.

Esaminiamo con attenzione quanto ci tramandano questi Padri della Chiesa:
"...(gli Ebioniti) seguono unicamente il Vangelo che è secondo Matteo e rifiutano l'apostolo Paolo, chiamandolo apostata della legge..." (Ireneo, Contro gli eretici, I, 26, Jaca Book, Milano, 1981);

"...(I Nazirei) accettano unicamente il Vangelo secondo gli Ebrei e chiamano apostata l'apostolo (Paolo)..." (Teodoreto, Storia Ecclesiastica, II, 1, Città Nuova, Milano, 2000);

"...costoro (gli Ebioniti) pensavano che fossero da rifiutare tutte le lettere dell'apostolo (Paolo), chiamandolo apostata della legge, e servendosi del solo Vangelo detto secondo gli Ebrei, tenevano in poco conto tutti gli altri..." (Eusebio di Cesarea, Storia Ecclesiastica, III, 27, op. cit. );

"...Gli Ebioniti, pertanto, seguendo unicamente il Vangelo che è secondo Matteo, si affidano solo ad esso e non hanno una conoscenza esatta del Signore..." ( Ireneo, Contro gli eretici , III, 11, op.cit.);

"...nel Vangelo che essi (gli Ebioniti) usano, detto "secondo Matteo", ma non interamente completo, bensì alterato e mutilato, e che chiamano "ebraico"... hanno tolto la genealogia di Matteo..." ( Epifanio, Panarion, adversus omnes haereses, XXX, 13, 6, E. J. Brill, Leiden, 1987-1994);

"...(I Nazirei) posseggono il Vangelo secondo Matteo, assolutamente integrale, in ebraico, poiché esso è ancora evidentemente conservato da loro come fu originariamente composto, in scrittura ebraica.."( Epifanio, Panarion, adversus omnes haereses, XXIX, op. cit.).

IRENEO

venerdì 21 gennaio 2011

In Germania ed Austria molti fedeli cattolici abbandonano la Chiesa dopo le rivelazioni sugli abusi sessuali compiuti dai preti.

Nel 2010 si è verificata una vera e propria fuga dalla comunità cattolica tedesca. Dopo lo scoppio dello scandalo che ha coinvolto molti ordini ecclesiali, palesemente coperti dall'alto clero, con casi di abusi ripetuti negli anni, molti fedeli si sono sbattezzati, voltando definitivamente le spalle alla Chiesa.

Secondo il quotidiano Frankfurter Rundschau, vicino alla Spd, l’impetuosa crescita delle persone che hanno deciso di abbondare la comunità cattolica ha toccato quasi tutte diocesi. A Treviri gli sbattezzati sono cresciuti del 30% rispetto al 2009, a  Würzburg sono cresciuti di due mila unità, e nelle due diocesi di Stoccarda e Augusta l'esodo è stato ancora maggiore.

A Berlino, l'annuncio della prossima visita del papa in autunno è stato accolto molto freddamente dalla popolazione. Alcuni importanti esponenti della Chiesa tedesca non nascondono la loro preoccupazione per quanto sta accadendo hanno però espresso il loro rammarico per quanto successo.

Alla Die Zeit l’arcivescovo e cardinale di Monaco di Baviera Reinhart Marx ha invocato perdono per quanto fatto alle vittime dai sacerdoti ma l'opinione pubblica è ben consapevole che la Chiesa non ha saputo o voluto punire i colpevoli, anzi li ha sempre vergognosamente coperti. Questa impressione pesa come un macigno nell'opinione pubblica.

A rendere ancor più amaro il boccone alle gerarchie cattoliche tedesche è la constatazione che nel frattempo i consensi ai luterani sono rimasti sostanzialmente immutati. Analogamente alla Germania anche in Austria si registra un record senza precedenti di fuga di fedeli dalla Chiesa. Anche qui a causa degli scandali di abusi sessuali di preti su minori.

Nel 2010, 87.400 pecorelle sono fuggite, con un incremento del 64% rispetto all'anno precedente. Per la Chiesa austriaca, in un Paese tradizionalmente molto cattolico, significa un grave danno di immagine, ma anche una pesante perdita di fonti di finanziamento, dal momento che, con l' esodo, verranno a mancare i fondi che i fedeli versavano sotto forma di tasse alla Chiesa.

Lo stesso sta accadendo alla Chiesa tedesca, costretta a drastici risparmi per il calo delle tasse dei fedeli. Qualcuno ha avanzato l'ipotesi che i recenti scandali che hanno colpito la Chiesa tedesca e austriaca potrebbero diventare l'equivalente moderno di quel che furono le indulgenze per la Chiesa del '500, e cioè l'innesco di una crisi devastante dalle conseguenze imprevedibili.

Card. Reinhart Marx

La distruzione del Protovangelo di Matteo (“L'invenzione del cristianesimo”) 270

Prima di esaminare i Vangeli, sia pur brevemente, dobbiamo fare un'amara constatazione. Tra essi manca il Vangelo più importante, quello che oltre ad essere stato il primo ad apparire è stato anche la matrice degli altri.

È conosciuto come il "Vangelo degli Ebrei" e fu definito da Paolo (il San Paolo della Chiesa) il "Vangelo maledetto", perché sconfessava il Gesù teologico da lui inventato e sosteneva soltanto quello messianico, crocifisso da Pilato. Questo Vangelo fu fatto sparire dai Padri della Chiesa perché considerato contrario alla loro ortodossia.

Scritto in ebraico e utilizzato dai primi giudeo-cristiani di Gerusalemme, il Vangelo degli Ebrei risaliva, nel suo nucleo originario, a pochi decenni dopo la morte di Cristo, ed era molto diverso dai nostri Vangeli canonici. Non conteneva, ad esempio, il processo di Gesù di fronte a Caifa, perché questo non era ancora stato inventato, e, soprattutto, ignorava tutte quelle aggiunte inverificabili di natura teologica e catechistica che vanno dalla nascita verginale all'istituzione dell'eucaristia.

Pur contenendo forti richiami all'ascetismo esseno, escludeva tutti quei molteplici inviti all'amore per i nemici (che allora erano soltanto i romani oppressori) e alla non violenza che avrebbero suscitato scandalo e indignazione in tutto Israele, se fossero stati predicati nella Palestina del tempo, e scatenata la vendetta inesorabile degli zeloti.

In esso Gesù era considerato il Messia davidico di natura umana e non divina, venuto a liberare Israele dal giogo romano, e un ebreo ligio all'osservanza della Legge e non il fondatore di una nuova religione. In altre parole, Gesù non era stato demessianizzato e degiudeizzato come nei Vangeli posteriori. Veniva attribuito all'apostolo Matteo ed era chiamato sia il Vangelo secondo gli Ebrei, sia il Vangelo secondo Matteo.

Non va confuso, però, con quello che ora porta lo stesso nome e che fu fatto riscrivere posteriormente dai seguaci di Paolo.

Frammento del Vangelo degli Ebrei

giovedì 20 gennaio 2011

In attesa di un cenno

Sergio Rovasio, segretario associazione “Certi Diritti”, ha pubblicato su Apocalisse Laica di martedì 18 gennaio un post caustico nel quale, con sarcasmo, denuncia il silenzio assordante della Chiesa in relazione alle attuali vicende di Berlusconi. Eccolo.

“I grandi moralisti, benpensanti, catto-integralisti, i vandeani del berlusconismo più estremista e durista, nordico e clericale, che un giorno si e l’altro pure ci spiegano come dobbiamo vivere nel rispetto delle norme dell’integralismo moral-religioso-tradizionalista o vatican-talebano, oggi sono tutti zitti, silenti, ammutoliti. Nessuno fiata! Che succede? Che è questo silenzio? Dove siete tutti quanti? In gita fuori-porta?

Sempre tutti pronti a dirci come e con chi si deve vivere, come si deve morire, con chi si deve come e se si può fare all’amore, che i single devono pagare più tasse, che non bisogna usare il preservativo perché non serve a combattere l’Aids, che tutti si devono rimettere al modello di famiglia del mulino bianco, all’uopo ben spiegato da una conferenza governativa sulla famiglia durata ben tre giorni e ‘gestita’ da cardinali, preti e giornalisti dell’ Avvenire, il quotidiano della Cei dell’ 8 per mille da un miliardo di euro ogni anno.

E mai e poi mai, ci dite, passerà il matrimonio gay,e ci confermate il no alle unioni civili, il no alle persone lesbiche e gay, che non devono essere discriminate! Ma mai, mai, mai, devono essere riconosciuti loro diritti, tutele, garanzie! Perché ciò sarebbe addirittura incostituzionale!

Insomma, Signori Ministri, Signore e Signori Sottosegretari (molto Sottosegretari), umili servi delle vigne del Vaticano di destra, centro, sinistra, sopra e sotto, organizzatori, promotori e partecipanti al family day, tutti colpiti e trafitti dal dogma della verità, della purezza dell’integralismo religioso e della invasa pulizia interiore che vi rende molto, ma molto, angelici e buoni, voi che siete sempre pronti a strombettare le vostre lezioni di moralismo e pseudo-perbenismo, perché state zitti?

Perché non ci date la vostra dose quotidiana di pensiero, le vostre indicazioni su quanto sta accadendo? Perché questo assordante silenzio in queste drammatiche ore di smarrimento? Fateci ingerire la pillola quotidiana del vostro pensiero puro, indefesso e salvifico! Mica vorrete far credere al popolo che le vostre idee, le vostre convinzioni, la vostra coerenza, il vostro credo, siano tutte una messa in scena? Non sarà così? Nevvero?

Non c’è nessuna ipocrisia nelle vostre idee, nevvero? Allora dateci un cenno di riscontro, fate sentire la vostra voce, urlate la vostra rabbia, fateci sentire le trombe del vostro sconcerto, manifestate la vostra disperazione, rendeteci partecipi del vostro smarrimento, in un momento così difficile. Ma non state zitti, orsù! Come dice un vecchio saggio, "sennò vien da pensar male, e in tal caso si fa peccato, anche se spesso si indovina".

La Chiesa per molti secoli ha vietato ai cattolici la lettura dei Vangeli (“L'invenzione del cristianesimo”) 269

La Chiesa, avendo decretato che le Scritture debbono considerarsi ispirate da Dio, ha escluso ogni possibilità che possano essere soggette a verifiche critiche. Pietrificate nel passato, nel presente e nel futuro. Imbalsamate per sempre.

Così ha sempre ostacolato un'indagine storico-critica sul cristianesimo. D'altra parte, essendo consapevole della quantità enorme di contraddizioni e di incongruenze presenti nei suoi testi sacri, è stata costretta a esigere una fede acritica in essi e a impedire ai suoi fedeli di avvicinarli in proprio.

Infatti, fin dai primi secoli della sua istituzione, ha severamente vietato ai suoi fedeli lo studio, e financo la sola lettera, dei libri canonici, e questo divieto lo ha codificato nel Sinodo di Tolosa del 1229 che dispose: “«I laici non possono possedere i libri del Vecchio e del Nuovo Testamento; possono avere solo il Salterio e il breviario o anche i calendari mariani, e nemmeno questi libri, per altro, devono essere tradotti nella lingua nazionale» (Can, 1-14).

Solo di recente la moderna teologia storico-critica protestante, non più vincolata ai dogmi, ai giuramenti e agli imprimatur, è giunta a comprendere e a dimostrare che il cristianesimo, nel suo cammino attraverso i primi secoli della nostra èra, ha subito una radicale involuzione e che i Vangeli non sono storicamente attendibili ma sono, al contrario, dei romanzi mitologici.

Antico Salterio

mercoledì 19 gennaio 2011

La pedofilia nella Chiesa è ormai diventata un cancro in metastasi

Il Corriere della Sera del 25 aprile 2010, a pagina 12, a proposito della pedofilia della Chiesa, titolava: Il Vaticano, linea di rigore. “Adesso nulla va nascosto”.

Adesso? Cioè dopo che la stampa e la televisione di tutto il mondo avevano fatto diventare planetario lo scandalo dei preti pedofili , rivelando che cardinali, vescovi e lo stesso papa hanno coperto, per non dire assecondato, le violenze sessuali che migliaia di preti e religiosi di ogni specie hanno inferto su bambini di tutto il mondo?

Purtroppo quel tardivo “adesso” si è rivelato una turlupinatura per il semplice fatto che ormai la pedofilia nella Chiesa è un cancro in metastasi che nessuno riesce più ad estirpare. Ce lo conferma la lettera inviata in questi giorni al papa dagli ex ragazzi dell'orfanotrofio di Santa Venera dell'isola di Malta, costretti un tempo a vestirsi da donna o ad assecondare, di notte, le perversioni sessuali dei sacerdoti.

In questa lettera le vittime degli abusi cui Benedetto XVI nell'aprile scorso durante la sua visita pastorale nell'arcipelago al centro del Mediterraneo aveva in lacrime promesso giustizia, scrivono indignati: "Perché la Chiesa di Malta protegge ancora questi scandali? Perché i preti hanno ammesso nel 2003 e tutto va avanti come se non fosse successo niente?"

Infatti, Il processo penale contro i sacerdoti, rei confessi, dopo sette anni, è ancora in alto mare , e quello ecclesiastico deve ancora cominciare. Non solo, essi a tutt'oggi girano per le strade di Malta vestiti ancora da preti. Uno di costoro è stato trasferito in Italia, ad Albano Laziale per poter importunare, forse, i ragazzi di quella parrocchia.

La lettera termina con una implorazione al papa: "Stiamo ancora soffrendo e siamo senza giustizia dopo sette anni. Per favore, ci aiuti Lei, la preghiamo molto". Il timore di Lawrence Grech, uno dei sei firmatari dell'appello, è che alla fine il loro caso finisca per essere insabbiato.

"A Malta, Chiesa, potere politico e magistratura sono una cosa sola - spiega - Tant'è vero che un ministro è venuto in aula a testimoniare a favore dei sacerdoti. Pochi, anche nell'opposizione, vogliono difenderci: la gente è molto religiosa e ha paura di toccare i preti. Ma noi non riusciamo a dimenticare. E neppure a parlarne con i nostri figli".

Insomma manca sia la volontà politica perché i politici sono appecorati alla Chiesa, sia quella ecclesiastica perché la gerarchia considera i suoi ministri intoccabili e insostituibili a causa del marcato calo degli organici dovuto al crollo delle vocazioni.

Proprio come in Italia dove, se un prete viene accusato di abusi sessuali, il vescovo, i politici e il popolo bue lo difendono a spada tratta e lo riciclano spostandolo di parrocchia in parrocchia per dargli modo di iterare all'infinito i suoi crimini..

Malta. Benedetto XVI prega nella grotta di San Paolo

Scarsa attendibilità dei Vangeli perché inquinati da contraddizioni e incongruenze. (“L'invenzione del cristianesimo”) 268

Partendo dalla testimonianza di alcuni seguaci di Gesù, trasmessa in forma orale, sono nati, in ambienti ellenistici, i testi scritti in greco dai seguaci di Paolo di Tarso. Questi testi sono stati sottoposti nei primi secoli a continue e nuove formulazioni teologiche da parte dei Padri della Chiesa e del Concilio di Nicea e, posteriormente, a grossolane manipolazioni nella traduzione dal greco antico al latino e alle lingue moderne, che continuano tuttora, come abbiamo documentato in precedenza.

Tutto ciò ha comportato la presenza nei Vangeli di molte contraddizioni e incongruenze, nonché di errori di carattere storico, geografico, politico ed etnografico che li rendono poco attendibili.

Infatti sulla loro scarsa attendibilità, Agostino, principe della patristica, non aveva dubbi al punto che dichiarava che la loro validità poggiava solo sull'autorità della Chiesa. Dimenticava però che la Chiesa, a sua volta, si fonda sulla tradizione evangelica. Insomma: il classico cane che si morde la coda!

Le manipolazioni dei vangeli iniziarono fin dal tempo del vescovo Ireneo di Lione. Ce lo conferma Origene che parla di colleghi che egli chiama "correttori". La pratica fu poi seguita da Eusebio, Crisostomo, Agostino, Gerolamo e tanti altri "padri", e fu recentemente confermata da papa Wojtyla con l'ammissione che certi passi dei vangeli rivelano "una mano estremamente tarda"!

martedì 18 gennaio 2011

Nonostante le molte ombre, Wojtyla sarà beatificato nel mese di maggio.

“Santo subito, per acclamazione” gridava l'immensa folla che partecipava ai funerali di Giovanni Paolo II. E infatti la macchina per la sua rapida beatificazione si è messa in moto con celerità, per la grande gioia dei polacchi che di questo papa hanno una forma di latria.

Invece, fino a poco fa, la causa di beatificazione di Giovanni Paolo II dovette subire dei rallentamenti per le perplessità suscitate dal miracolo attribuito per la sua intercessione, ovvero la guarigione dal Parkinson di una suora francese. La perplessità erano nate dal fatto che la diagnosi di Parkinson non era certa e che da alcune forme di parkinsonismi si può guarire.

Ma in questi giorni Benedetto XVI ha approvato il decreto con il quale si riconosce la validità del miracolo attribuito all’intercessione di Giovanni Paolo II e così Wojtyla sarà beatificato nel 2011, a sei anni dalla morte, a tempo di record.

Santo subito? No, né subito, né mai, ho scritto in un mio precedente spot. Per una serie di ombre molto oscure che circondano la figura di questo papa. Vediamone alcune.

Paolo Flores d'Arcais su il Fatto Quotidiano, del 15 aprile si pose la domanda: “Negli ultimi tre decenni, la Chiesa gerarchica di papa Wojtyla ha denunciato a polizia e magistratura i casi di pedofilia ecclesiastica di cui veniva a conoscenza?” La risposta purtroppo è un categorico “Mai”.

Ciò dimostra in modo lapalissiano che la Chiesa sotto Wojtyla non ha mai denunciato al "braccio secolare" i suoi pastori colpevoli ma li ha sempre perdonati, nascosti, protetti, in taluni casi perfino imboscati, frapponendo tutti gli ostacoli possibili per impedire che venissero perseguiti dalla giustizia, perché essa si considera sempre santa anche se i suoi ministri sono indegni.

A conferma di ciò, il fatto denunciato alcuni mesi fa dalla stampa mondiale che papa Wojtyla autorizzò nel settembre 2001 il cardinale Castrillon Hoyos (allora prefetto della Congregazione per il Clero) a inviare all’episcopato di tutto il mondo una lettera di elogio e congratulazioni a monsignor Pierre Pican, vescovo francese di Bayeux, per «non aver denunciato un prete pedofilo all'amministrazione civile» e «aver preferito la prigione piuttosto che denunciare il suo figlio-prete».

A queste incrostazioni di omertà, insabbiamenti e sistematica disattenzione verso le vittime infantili da parte dell’istituzione ecclesiastica dobbiamo aggiungere anche che papa Wojtyla ha fatto terra bruciata intorno alla Teologia della liberazione e ha contemporaneamente ostentato simpatie fortissime verso dittatori sanguinari sud americani, come Pinochet.

Nessuno è disposto a dimenticare che egli fece di tutto perché il dittatore cileno non fosse processato, causa malattia, e nel 99 rivolse una plateale richiesta di perdono per i crimini da lui commessi. Così come, lo stesso papa, tentò di giustificare i crimini dei generali argentini al punto che le Madres de Plaza de Mayo (l’associazione delle madri delle vittime sparite durante il regime dittatoriale) gli risposero con una lettera dove si auguravano che, da morto, Wojtyla non ricevesse il perdono di Dio e andasse all’inferno.

A ciò si deve aggiungere il dossier molto pesante riguardante la nomina di alcuni vescovi, scelti da Wojtyla, affiancato dal suo segretario personale Stanislaw Dziwisz, con superficialità e che sono stati poi travolti dagli scandali. Famoso a questo proposito è il cardinale di Vienna Hans Hermann Groer, costretto a dimettersi nel 1995, con l'accusa di gravi molestie sessuali, risalenti a molti anni prima, ma sistematicamente offuscate dal questo papa, come ha rivelato l’attuale arcivescovo di Vienna, Christoph Schoenbom.

Un altro gravissimo capo d'accusa riguarda il fondatore dei Legionari di Cristo Marcial Maciel Degollado. Questo sacerdote messicano morto nel 2008 a 87 anni, è stato accusato di «gravissimi e obiettivamente immorali comportamenti, confermati da testimonianze incontrovertibili, che si configurano talora in veri delitti e manifestano una vita priva di scrupoli e di autentico sentimento religioso» (Rapporto della Santa Sede).

Non c' è quasi comandamento che sia stato da lui rispettato. Infatti si è reso colpevole di innumerevoli abusi sessuali sui suoi seminaristi minorenni, di convivenza con due mogli, sedotte ancora in tenera età, che gli hanno dato quattro figli, uno dei quali abusato dal padre, della probabile eliminazione fisica di quanti, come uno zio vescovo, avevano smascherato la sua incredibile vita segreta.

Il Vaticano era a conoscenza della vita scandalosa e criminosa di questo prete? Eccome! Per decenni sono state centinaia le testimonianze d'accusa, precise e dettagliate, inviate a Roma ma sempre ignorate e insabbiate per ordine di Wojtyla, che lo considerava “uno dei più efficienti raccoglitori di donazioni della Chiesa cattolica”.

Soltanto con papa Ratzinger, questo orco dalla doppia vita, venne finalmente sospeso 'a divinis', senza ricevere però alcuna punizione per i suoi gravi reati.

Ce n'è abbastanza per dire che papa Wojtyla, protettore dei preti pedofili e dei sanguinari dittatori sud americani, non merita la santità né subito, né mai.

I Vangeli canonici (“L'invenzione del cristianesimo”) 267

Sono ritenuti unanimemente il fondamento portante di tutto l'edificio cristiano. Sono quattro e almeno due di essi sono attribuiti agli apostoli che ne danno il nome: Matteo e Giovanni. Gli altri due, quello di Marco e di Luca, sono attribuiti a discepoli di Paolo.

Ricordiamo che vennero codificati solo nel IX secolo (vedi il Decretum Gelasianum, già citato), scartando gli altri ottanta e rotti Vangeli (gnostici ed apocrifi) che sino ad allora erano stati considerati validi ma presentavano contenuti così diversi da non ammettere, in taluni casi, perfino l'esistenza fisica di Gesù, e di ignorare spesso anche la sua morte e resurrezione.

Si cominciò a scriverli alcuni decenni dopo la Crocifissione (dal 70 in poi) e la ragione della loro tarda stesura va spiegata nel fatto che agli apostoli e alla comunità primitiva dei cristiano-giudei, non passò minimamente per il capo di tramandare per iscritto le vicende di Gesù, in vista delle generazioni future, essendo loro costantemente in attesa del suo imminente ritorno.

Solo quando questo, col passare del tempo, mostrò di non verificarsi, si dovette rimandare nell’aldilà ciò che si era atteso nell'aldiquà e nacque la fede in una storia salvifica prevista da Dio, mediante un'istituzione storica come la Chiesa, che aveva bisogno di fondare la sua dottrina su testi sacri.

Vangelo di Giovanni

lunedì 17 gennaio 2011

Per Benedetto XVI l'educazione sessuale e civica minacciano la libertà religiosa.

Benedetto XVI durante un discorso che ricordava le violenze e le stragi contro i cristiani in Egitto e in altri paesi a egemonia islamica, che hanno insanguinato questo inizio di anno, ha inserito un attacco pesantissimo alla laicità, e ha scelto il terreno più scabroso per lanciare la sua crociata: la scuola e l’educazione, in particolare quella sessuale.

“Non posso passare sotto silenzio – ha rimarcato - un’altra minaccia alla libertà religiosa delle famiglie in alcuni Paesi europei, là dove è imposta la partecipazione a corsi di educazione sessuale o civile che trasmettono concezioni della persona e della vita presunte neutre, ma che in realtà riflettono un’antropologia contraria alla fede e alla retta ragione”.

Affermazione insensata, oltre ogni ridicolo che ha fatto ben presto il giro del mondo perché pronunciata davanti al Corpo diplomatico accreditati presso la Santa Sede.

In effetti, se una persona qualsiasi proclamasse che l’educazione sessuale nelle scuole minaccia la libertà religiosa, verrebbe preso per demente, visto che proprio mentre il Papa esponeva i suoi anatemi i giornali evidenziavano il dramma dell'analfabetismo sessuale degli adolescenti, moltissimi dei quali ritengono che una lavanda vaginale con la Coca Cola garantisca contro una gravidanza indesiderata, e la stessa cosa avvenga se l’amore lo si fa in piedi.

Evidentemente il papa ha voluto tramettere tutta la sua ossessione sessuofobica, di cui non c’è traccia nelle parole di Gesù, ma che trae origine da una fissazione nevrotica di san Paolo, il vero e unico inventore del cristianesimo.

Quanto poi all'educazione civica, il cui insegnamento nelle scuole italiane è sempre stato ferocemente impedito dal Vaticano, essa dovrebbe essere la principale materia scolastica, perché insegnando i valori della Costituzione forma il cittadino rispettoso di tutte le diverse convinzioni religiose, politiche, morali e garante di una civile convivenza. È proprio l’educazione civica il fondamento di ogni sana democrazia per la quale sono egualmente sovrani l’ateo e il cattolico, l’ebreo e il valdese, il buddista e il maomettano.

Ma Ratzinger, non vuole la Costituzione democratica e la sua interiorizzazione educativa perché formerebbe il cittadino consapevole dei suoi doveri ma anche delle sue libertà e dei suoi diritti, che la Chiesa non ha mai riconosciuto. Senza perifrasi: Ratzinger vuole che le leggi dello Stato obbediscano alla legge del chimerico dio cristiano che discende dal sanguinario dio biblico Jahvé.

Ma questo suo volere si chiama teocrazia, che è incompatibile con la democrazia. Radicalmente. Anche se la maggioranza della classe politica italiana appecorata al Vaticano finge di non capirlo.

Benedetto XVI

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Informazioni personali

Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)