Visualizzazioni totali

martedì 31 dicembre 2013

La teologia scientifica convalida la tesi della teologia critica. 101

La teologia scientifica crede che le parole di Gesù siano state tramandate più accuratamente delle sue azioni, ma ammette anche che i discorsi e i racconti evangelici sono stati progressivamente contaminati e spesso del tutto inventati.

Un fenomeno del genere è analogo a quello verificatosi nel giudaismo: la Halakha, cioè la sezione giuridica del Talmud, è stata tramandata più esattamente della Haggada, cioè del materiale leggendario e teologico ampiamente riveduto e corretto dagli Scribi.

Ma nemmeno le parole di Gesù erano assolutamente intoccabili, giacché furono riplasmate e moltiplicate con chiose e altri ingredienti a seconda dell'evolversi della teologia nascente. . Per alcune è possibile provare che non furono mai pronunciate, per altre il problema resta aperto, per altre ancora è lecito affermarne l’autenticità.

Sono perlopiù autentiche solo quelle parole di Gesù, che contraddicono la dottrina della Chiesa. Vediamo un esempio molto chiarificatore. In Matteo 10,5 Gesù dice: Non andate dai pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; andate piuttosto (soltanto) dalle perdute pecore della casa d’Israele.

La frase è autentica proprio per il fatto che i cristiani fecero esattamente il contrario di questa raccomandazione di Gesù, attuando il missionariato più oppressivo verso i pagani. Sicuramente i cristiani non avrebbe inventato parole come queste, che contraddicevano apertamente la sua prassi. Ma per giustificare questo atteggiamento, in seguito, alla fine del vangelo di Matteo fu introdotto l’ordine del battesimo, sempre ignorato nei Vangeli.

In questo ordine, in aperto contrasto con le parole su citate (e autentiche), il Gesù «risorto» ordina: «E dunque, andate e insegnate a tutti i popoli e battezzateli in nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo...» (Matteo 28,19). Tale ordine, viene unanimemente considerato un falso da tutta la Teologia critica perché in contrasto col versetto 10,5 appena citato (Non andate tra i pagani...) ma anche perchè introduce la SS.Trinità che ai tempi di Gesù nessuno conosceva essendo stata inventata dalla Chiesa soltanto nel IV secolo .

Halakhah


venerdì 27 dicembre 2013

La vita e l’insegnamento di Gesù nel giudizio della moderna teologia storico-critica. 100

Se vogliamo tracciare un quadro della vita di Gesù, abbiamo poco materiale a disposizione. Quindi dobbiamo semplicemente affidarci al risultato dell’analisi filologica dei testi, in base ai quali il contenuto del messaggio di Gesù continua a essere problematico.

All’attività critica dei cattolici, guidata attentamente dall’alto e severamente sorvegliata, si contrappone una ricerca sui Vangeli vecchia di quasi due secoli ad opera di teologi protestanti liberali, del cui immenso lavoro condotto con eccezionale acribia il cattolico non è nemmeno in grado di farsi un’idea.

Molte cose sono state acclarate in maniera definitiva, molte altre vengono energicamente contestate, ma sono stati ottenuti risultati essenziali. Così la moderna teologia storico-critica dichiara unanimemente che non è possibile ricavare quasi nulla intorno alla vita di Gesù, né dei suoi singoli stadi, né della sua specificità spirituale, né, tanto meno, della sua evoluzione.

I Teologi critici non si limitano a lasciare da parte, per mancanza di fonti disponibili, la descrizione evangelica della vita di Gesù, le singole situazioni, le notizie dei tempi e dei luoghi e la maggior parte dei miracoli (giudicati secondari e inventati in un secondo tempo), ma anche talune parti del suo insegnamento tradizionale.


La teologia critica ritiene che la dottrina del Gesù storico non è identica alla sua riproduzione da parte degli Evangelisti. Al contrario, la ricerca non vincolata ai dogmi, ai giuramenti e agli imprimarur indica che la predicazione gesuana nel suo cammino attraverso i primi Apostoli e i missionari più antichi, fino alla seconda e alla terza generazione di cristiani (alla quale appartengono gli Evangelisti), ha subìto, involontariamente o a ragion veduta, modificazioni e ritocchi sostanziali.

martedì 24 dicembre 2013

Perché i Teologi Cattolici sono totalmente sottomessi alla Chiesa? 99

Perché sono coercitivamente influenzati dalla Chiesa in un’età in cui non sono capaci di pensiero autonomo, e tanto meno di attività intellettuale personale. Via via che crescono, vengono condizionati dalla considerazione che si deve credere soltanto in ciò in cui credettero anche i loro padri, i loro nonni, i loro progenitori.

A questo sentimento si aggiunge poi la venerazione per l’autorità: lo stesso Sant’Agostino, come abbiamo visto, prestava fede al vangelo solo in nome dell’autorità della Chiesa, la quale, a sua volta, si fonda sulla tradizione evangelica: il classico cane che si morde la coda!

Presso le loro Università gli studenti di Teologia vengono istruiti in modo assolutamente unilaterale: non sanno pressoché nulla di libera ricerca, ignorano anche la Teologia critica del Protestantesimo e quel poco che ne sanno vien loro ammannito in maniera completamente distorta.
Le teorizzazioni degli avversari (teologi protestanti o storici biblici) vengono totalmente deformate e ricoperte di ridicolo e nelle Facoltà di Teologia Cattolica, gli autori critici vengono screditati come moralmente guasti, maligni e stupidi.

Va da sé che a questi studenti viene impedita la lettura delle opere condannate dalla Chiesa e non viene consentita la lettura delle opere inserite nell’Index Librorum Prohibitorurn. Discussioni vere e proprie coi professori sono inesistenti.

 Padre Alighiero Tondi, teologo gesuita, insegnate in una Università Pontificia, dopo aver abbandonato la Chiesa scrisse: «E’ impossibile discutere coi dicenti; il loro cervello è fossilizzato; essi non vedono, ed è facile rendersi conto che alcuni di loro non vogliono credere, altri non possono: messi alle strette, montano su tutte le furie. Se uno manifesta l’ardire di oltrepassare certi confini, viene immediatamente bollato come ignorante, anche se molto garbatamente; oppure lo si convince che non ha capito e che non è capace di capire, perché non ha un cervello metafisico».

Naturalmente non tutti i teologi hanno lo stomaco per ingannare se stessi e per credere in dottrine logicamente e storicamente insostenibili per cui non è raro il caso che qualcuno di essi, pur rinnegando, dentro di sè in toto la fede cattolica, continui a professarla esteriormente. Evidentemente non hanno il coraggio di uscire dalla Chiesa per il timore della povertà materiale e dell’emarginazione sociale, specialmente nei paesi esclusivamente cattolici.

In Italia, ad esempio, sotto il regime fascista, in base al Concordato col Vaticano, un sacerdote che abbandonava la Chiesa, veniva interdetto da tutti gli impieghi pubblici: «Lo scopo di tutto ciò era gettare sul lastrico gli spergiuri, e spingerli spietatamente alla morte». Oggi, fortunatamente, con l'avvento della democrazia, in Italia la situazione è cambiata, ma è tuttora difficile per un teologo cattolico uscire dal gregge e contrastare la Chiesa.


Alighiero Tondi



venerdì 20 dicembre 2013

Perchè i teologi cattolici sono arretrati rispetto ai teologi protestanti? 98

I teologi cattolici non hanno alcuna libertà di indagine e di conseguenza la Teologia Cattolica è un insieme di assurdità irrazionali. Per mezzo dei dogmi, in cui tutto va a finire nell’irrazionale e nel soprannaturale, i Papi hanno fin dal principio vietato ai teologi ogni ricerca personale e ogni indagine critica .

Così, ad esempio, prima della definizione dell’assunzione in cielo di Maria in corpo e anima, molti teologi cattolici avevano definito sdegnati l’impossibilità della sua elevazione a dogma, perché da una leggenda non poteva, a loro avviso, nascere dogma alcuno. Ma, dopo la proclamazione del dogma paventato, tutti si adeguarono e si piegarono immediatamente a sostenerlo.

Inoltre i Teologi Cattolici sono obbligati dal giuramento antimodernista, imposto da Pio X nel 1910, che li vincola alle decisioni della Commissione papale sugli Studi Biblici, la quale condanna pressoché in blocco tutti i risultati acquisiti dalla Teologia storico - critica. Questo giuramento, vieta addirittura agli studiosi cattolici di illustrare e di spiegare le scritture del Nuovo Testamento e dei Padri della Chiesa senza l'approvazione dell’autorità ecclesiastica, la quale è sempre pronta a negare ogni possibile revisione critica o indagine scientifica.

Infine, le pubblicazioni di questi intellettuali soggiacciono all’imprimatur della
Chiesa, e non solo quando si tratta di libri, ma anche di articoli su periodici e quotidiani. Sono queste le ragioni per cui i Teologi Cattolici in possesso di serie inclinazioni critiche (cosa, per altro, piuttosto rara) possono occuparsi solo di questioni secondarie, mentre i problemi fondamentali restano per loro saldamente vietati e riservati esclusivamente alla Commissione papale.

Tutto quel che concerne questioni di principio può essere trattato dai Cattolici che si occupano di Storia della Chiesa solo ed esclusivamente per raccogliere testimonia pro domo sua; devono fornire, insomma, non una spiegazione storica dei dati di fatto, ma indicazioni tendenzialmente dogmatiche, costretti per ciò stesso a usare violenza al corso effettivo della storia, reinterpretata alla luce dei dogmi successivamente elaborati.


Pio X



martedì 17 dicembre 2013

I polemisti anticristiani. Parte quarta. 97. Porfirio

Porfirio (233-304), forse cristiano in gioventù e molto probabilmente seguace di Origene,non riuscì a convincersi della verità delle dottrine cristiane. Divenne il più grande discepolo di Plotino, il vero fondatore della filosofia neoplatonica, che, a sua volta,aveva avuto modo di disputare a Roma con Gnostici cristiani.

Dei 15 Libri di Porfirio Contro i Cristiani, composti durante una convalescenza in Sicilia, sono a noi pervenuti alcuni estratti e talune citazioni, a dispetto dell’azione metodica di distruzione condotta dalla Chiesa. Egli accusa gli Evangelisti, che considera bugiardi e falsi, di aver fabbricato dei miti, evidenziandone con profonda conoscenza specifica e con grande acutezza dialettica le numerose contraddizioni.

Eppure lo stesso Agostino dovette riconoscere l’alto livello intellettuale e la profonda dottrina di Porfirio. D’altra parte, il grande Dottore della Chiesa, il cui motto preferito erano le parole di Paolo: «Che cosa possiedi, che tu non abbia ricevuto?»(1 Cor. 4, 7), ha saccheggiato l’opera di Porfirio in misura tale da rendere lecita l’affermazione che sia stata la sua fonte principale delle sue opere.

Padri della Chiesa, meno legati a Porfirio, lo hanno definito il padre di ogni sfacciato insulto contro i cristiani, e certuni lo hanno gratificato con gli appellativi di malfattore, calunniatore, folle e cane impazzito. Oggi invece si scorge in lui uno degli ultimi intellettuali della classicità morente, uno spirito originale e nobilissimo, che ha precorso la critica moderna quasi come un professore di teologia.

Nell’antichità, del resto, la storicità dei Vangeli non fu messa in dubbio solo dagl iavversari dei cristiani: nientemeno che lo stesso Agostino confessava: «In verità, se non fosse per l’autorità della Chiesa cattolica, non presterei affatto fede al Vangelo»! In altri termini, Agostino fonda l’attendibilità dei Vangeli sull’autorità della Chiesa; ma la Chiesa, a sua volta, basa la propria pretesa di autorità rinviando ai Vangeli!

E così fu solo grazie ai roghi, ultima ratio theologorum, come dice Schopenhauer, che per più di un millennio venne misconosciuto il riconoscimento della scarsa validità storica dei Vangeli.

E oggi l’indagine critica sul Cristianesimo si trova in sostanza ancora là, dove l’avevano lasciata i pagani Celso e Porfirio. Questo perché i teologi cattolici sono ancora fermi al concetto di fede cieca e ignorante imposto dalla Chiesa che stabilisce che le Scritture, specialmente il Nuovo Testamento, debbano considerarsi assolutamente autentiche e veritiere. Perciò oggi non le si può più stravolgere. I risultati della scienza moderna devono essere respinti e bollati come erronei. D’altra parte, le scelte sbagliate della Chiesa devono essere considerate vere. Perciò diventa necessario per essa credere che il bianco sia nero.


Sant'Agostino


venerdì 13 dicembre 2013

I polemisti anticristiani. Parte terza. 96. Porfirio

Porfirio (233-304) fu forse il più implacabile polemista anticristiano. Nella sua opera “Contro i cristiani” in 15 libri, con puntigliosa acutezza dialettica e profonda dottrina, accusò gli evangelisti, da lui definiti falsi e bugiardi, di aver mitizzato la vita di Gesù.

Subito dopo Costantino la sua opera fu messa al bando e nel V secolo, sotto Teodosio II, anche gli ultimi esemplari di essa furono messi al rogo per volere della Chiesa, assieme alle molte opere cristiane che polemizzavano col filosofo. Erano troppo pericolose perché contenevano lunghe citazioni di Porfirio, considerate un micidiale veleno. Agostino, uno dei più grandi Padri della Chiesa, trovò nell'opera di Porfirio la fonte principale della sua dottrina e, sottobanco, lo saccheggiò.

L ‘opera di Porfirio venne scritta con un dispiegamento tale di intellettualismo raffinato e di intelligenza religiosa, quale mai né prima né dopo raggiunse nessuna trattazione sulla Chiesa. In essa è prefigurata tutta la critica biblica moderna, così come oggi riconoscono molti studiosi contemporanei.

Perfino per molti teologi ancor oggi Porfirio rimane non contraddetto. Nella maggior parte delle tesi di fondo da lui sostenute, egli ha ragione.



martedì 10 dicembre 2013

I polemisti anticristiani . Celso.(Parte seconda) 95

Con la sua profonda dimestichezza con i trattati cristiani allora in voga, Celso riconobbe in essi una mistura di elementi stoici, platonici, ebraici, persiani ed egizii e lo dimostrò ampiamente nel suo libro "Il Discorso Vero", prontamente fatto distruggere dalla Chiesa nascente. Esso ci è stato parzialmente tramandato da Origene che scrisse contro di lui l'opera famosa "Contra Celsum".

Il libro di Celso conteneva, infatti, obiezioni talmente fondate, che circa 70 anni dopo la sua comparsa Origene, l’intelligenza più significativa della Chiesa precostantiniana, si vide costretto a controbatterlo dovendo ammettere, però, che molte contraddizioni del Cristianesimo rilevate dal filosofo pagano erano ineccepibili.

Spesso le argomentazioni del filosofo pagano parevano illuminanti persino a lui stesso, per cui tenta di sfuggirvi con mille scappatole. Qualche volta non è nemmeno in grado di ribattere alcunché per cui il materiale probatorio, che Celso aveva tratto dalla mitologia greca, dalla storia della filosofia e della religione antiche, viene addirittura passato sotto silenzio da Origene.

Così egli tralascia del tutto molte delle osservazioni, anche essenziali dell’avversario, e certo non per trascuratezza o per mancanza di tempo ma per non sapere come ribattere. Più di una volta Origene attribuisce surrettiziamente a Celso tesi da lui inventate di sana pianta, benché le argomentazioni di Celso siano certamente un po' colorite, ma sempre fondate su precisi dati di fatto, come ha dimostrato la moderna filologia.

Origene, pur essendo il massimo teologo dei primi tre secoli, trovandosi spesso in difficoltà a controbattere Celso, cerca di cavarsela a buon mercato dicendo a ogni pie' sospinto, che Celso è un cervello di prim’ordine, ma ingarbugliato. Però, è proprio dalle informazioni di Origene che abbiamo fra le nostre mani la prova migliore del contrario.




venerdì 6 dicembre 2013

I polemisti anticristiani . Celso.(Parte prima) 94

Dal II secolo cominciò a farsi strada in alcuni filosofi pagani una forte avversione verso il nascente cristianesimo e verso l’attendibilità storica delle scritture cristiane. I più importanti polemisti anticristiani furono Celso e Porfirio.

Intorno al 180 il filosofo platonico Celso divenne il primo grande avversario del Cristianesimo. Dotato di una formazione culturale criticamente fondata e polivalente, condusse la propria battaglia contro il Cristianesimo a un livello non attinto da altri critici del Cristianesimo quali Epitteto, Marc’Aurelio, Luciano.

Con “Il discorso vero” del 178, Celso, mise in luce, molto acutamente, le molteplici contraddizioni del cristianesimo, puntualizzando tutti gli imbrogli che i cristiani stavano facendo “per costruire la figura di un mago che, qualora fosse veramente esistito, poteva tutt'al più essere quella di uno dei tanti ciarlatani che avevano percorso la Palestina imbrogliando la gente”. E a proposito del fondatore della setta dichiarò esplicito: “Colui al quale avete dato il nome di Gesù era in realtà un capo brigante”, ritenendolo uno zelota violento e non un mistico pacifista.

E per quanto riguarda i racconti evangelici scrisse sarcastico: “La verità è che tutti questi pretesi fatti, non sono che dei miti che voi stessi avete fabbricato; senza pertanto riuscire a dare alle vostre menzogne una tinta di credibilità. È noto a tutti che ciò che avete scritto, è il risultato di continui rimaneggiamenti, fatti in seguito alle critiche che vi venivano portate” (Celso, Contro i Cristiani, I, 62).

Inoltre accusò i predicatori cristiani di scegliere i loro seguaci tra “gli ottusi, gli ignoranti, o gli stupidi» ai quali imponevano: “non chiedere nulla: credi e basta. La tua fede ti salverà”.

Questo libro, puntualmente distrutto dalla Chiesa perché forse conteneva delle rivelazioni troppo imbarazzanti sul conto di Gesù, noi lo conosciamo in parte per merito di Origene, vigoroso polemista cristiano, che scrisse un libello intitolato “Contra Celsum” per confutare le accuse anticristiane dell'autore pagano. Origene, però, nel confutarlo, dovette riconoscere che molte tesi sostenute da costui erano fondate (Origene, Contra Celsum,3,8 op. cit.).


Celso



martedì 3 dicembre 2013

La triplice morte del povero Giuda (seguito) 93

Nel II secolo il Vescovo Papias, uno dei «padri apostolici», espone una fine ancor più raccapricciante di Giuda, esplicitamente negando anzitutto che il traditore fosse morto impiccato. Secondo quest’altra versione egli sarebbe diventato talmente grosso da assumere l'aspetto di un mostro di dimensioni enormi.

Espellendo materia purulenta e vermi, col membro virile cresciuto a dismisura, crepò dopo inenarrabili tormenti in un luogo in cui, da allora in avanti, regnarono aridità e deserto. "Fino al giorno d’oggi - cioè dopo cent’anni e passa", così affermava il Vescovo Papias, "nessuno può passare per quella landa senza turarsi il naso, tanto è intenso il fetore della sua carne anche sopra la superficie di quel suolo».
Come lasciano supporre tali versioni contraddittorie, la storicità di Giuda è assai dubbia; potrebbe essere un’allegoria personificata del Giudaismo traditore di Gesù, come suggerisce anche il suo nome di Iskariotes (uomo della menzogna).

A proposito delle profezie c'è da rilevare che nella storia della Passione si trova un passo, che molti critici ritenevano una notizia, a dir vero inspiegabile, fornita da un testimone oculare allo stesso Marco. Si tratta della citazione di un giovane, che seguì Gesù anche quando tutti gli altri erano già fuggiti. Marco, e soltanto lui, a proposito di questo personaggio scrive che «indossava sul corpo nudo solo un mantello di lino; essi lo presero, ma quegli lasciò scivolai via il suo manto, e scappò nudo» (Mc. 14, 51 sg.).

Questo episodio è risultato assurdo e incongruo a tutti gli studiosi, incapaci di trovare una spiegazione men che logica per un fatto del genere. Ma il teologo Loisy ha trovato un riferimento a quanto narrato da Marco, nel versetto in Amos 2, 16: «Il più forte tra i forti nudo fuggirà in quel giorno, come dice il Signore». Ecco forse spiegato l'enigma. Sulla storia neotestamentaria della Passione i racconti veterotestamentari, la martirologia ebraica e il patrimonio religioso pagano, ebbero un'influenza senz'altro determinante.


Papia di Gerapoli


Benvenuti nel mio blog

Questo blog non è una testata giornalistica, per cui lo aggiorno quando mi è possibile. I testi sono in regime di COPYLEFT e la loro pubblicazioni e riproduzioni è libera purché mantengano lo stesso titolo e venga citando il nome dell'autore.

I commenti possono essere critici, ma mai offensivi o denigratori verso terzi, altrimenti li cancello. Le immagini le pesco da internet. Qualche volta possono essere mie manipolazioni.

Se volete in qualche modo parlare con me, lasciate la richiesta nei commenti, vi contatterò per e-mail. Dato che il blog mi occupa parecchio tempo, sarò laconico nelle risposte.

Se gli argomenti trattati sono di vostro interesse, passate parola; e, se site studenti, proponeteli al vostro insegnante di religione. In tal caso fatemi sapere le risposte che avete ottenuto. Grazie.

Lettori fissi

Archivio blog

Informazioni personali

Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)