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venerdì 30 ottobre 2015

96 - “L'invenzione del cristianesimo” - Parte ottava. L'antisemitismo.

L'antisemitismo, che ha seminato milioni di vittime tra i figli d'Israele dal Medioevo ai nostri giorni, è stato voluto e imposto dalla Chiesa. La tendenza antiebraica si sviluppò in essa durissima fin dal II secolo. Già allora Giustino, Padre della Chiesa, definì gli ebrei: «uomini cattivi, spiritualmente malati, idolatri, scaltri e astuti, iniqui peccatori, assolutamente duri di cuore e privi di ragione».
Esultando per la distruzione della Palestina ad opera dei romani e per la legge che vietava agli ebrei di rimetter piede a Gerusalemme, scrisse: «È giusto e buono che vi sia capitato... a voi figli degeneri, genia di adulteri, figli di prostitute» (Giustino, Dialogo con l'Ebreo Trifone 12 sgg; 16 sgg.; 26 sgg.). Tutti gli altri Padri seguirono il suo esempio e, accusando gli ebrei di aver condannato a morte Gesù, il figlio di Dio, li esecrarono coi peggiori epiteti.
Innocenzo III nel 1205 definì gli ebrei «schiavi maledetti da Dio» e, anticipando Hitler, impose loro di indossassero determinati vestiti o di portare precisi contrassegni che li distinguessero dai cristiani. Per la Chiesa tutti gli ebrei avevano ereditato non solo il peccato originale ma anche la colpa del deicidio, quindi erano più rei dei comuni eretici.
Così, in tutta l’Europa cristiana i figli di Israele vennero uccisi a migliaia e migliaia, con le più atroci torture: annegati, bruciati, posti alla ruota, impiccati, squartati, strangolati e sepolti vivi. Su ordine del clero venivano trascinati con funi o per i capelli al fonte battesimale per una conversione coatta.
Nel XV secolo, per sottolineare il ribrezzo della cristianità nei confronti degli ebrei, furono istituiti i ghetti, prototipi dei futuri lager nazisti. Insomma tutta la cristianità, plagiata dalla Chiesa, odiò a morte gli ebrei e coi pogrom diede loro la caccia fino al secolo scorso (C. Mannunci, L’antisemitismo cristiano e le sue radici, Mondadori, Milano 1993).
Progressivamente, sempre per colpa della Chiesa, l’antisemitismo, dapprima solo religioso, si trasformò in razzismo, cioè in odio razziale. Già nel 1880, in un documento approvato da Leone XIII si proclamava: “Oh quanto sono illusi e in errore coloro che pensano che l’ebraismo sia solo una religione, come il cattolicesimo, e non in realtà una razza, un popolo, una nazione! Poiché gli ebrei non sono ebrei soltanto per la loro religione, sono ebrei anche e specialmente per la loro razza”.
Naturalmente, di razza inferiore, per cui con l'avvento di Hitler vennero sterminati a milioni nei lager nazisti. La Chiesa, guidata da papa Pio XII, si è guardata bene dal contrastare questo eccidio, anzi, col suo assordante silenzio, lo ha quasi incoraggiato. Infatti, eletto papa nel 1939, Pio XII mise da parte una enciclica contro l’antisemitismo e il razzismo, preparata dal suo predecessore, e, nonostante fosse a conoscenza delle stragi degli ebrei, non reagì con proteste scritte o verbali.
Le leggi razziali, emanate dal fascismo, non furono mai contestate da questo papa e nel 1942 egli rifiutò di associarsi alla condanna espressa dagli Alleati per l’uccisione degli ebrei. Quando cadde il fascismo e Badoglio chiese al Vaticano cosa fare di quelle leggi infami, gli fu risposto di mantenerle in vigore. Furono gli anglo-americani, infatti, che imposero a Badoglio di abrogarle
Sotto il pontificato di questo papa nessun nazionalsocialista di base, nessun nazista di alto livello o appartenente allo Stato maggiore del Reich, è stato scomunicato; nessun gruppo è stato escluso dalla Chiesa per aver praticato il razzismo, l’antisemitismo o fatto funzionare camere a gas. Adolf Hitler non è stato scomunicato e il suo libro “Mein Kampf” non è stato mai messo all’Indice.
È accaduto, invece, che molte autorità vaticane (tra le quali il vescovo Alois Hudal), con l'appoggio incondizionato di papa Pio XII e del cardinal Montini (poi papa Paolo VI), aiutarono segretamente membri delle SS, come Adolf Eichmann, Martin Bormann, Heinrich Mueller, Franz Stangi e centinaia di altri, a fuggire in Sud America e in Medio Oriente, per impedire il loro arresto e la loro condanna come criminali di guerra.
A questo punto nasce spontanea una domanda: questo immane olocausto sarebbe stato possibile se la Chiesa, per più di 1700 anni, non avesse vilipeso, additato al pubblico ludibrio, e ferocemente perseguitato i figli d’Israele? Non è significativo, a questo proposito, il fatto che soltanto nel 1965, durante il Concilio Vaticano II, la Chiesa abbia ritirato ufficialmente l’accusa collettiva di «deicidio» nei confronti del popolo ebraico? Non è altrettanto significativo che il papa emerito Benedetto XVI abbia ripristinato nelle preghiere l'invocazione a Dio per la conversione dei giudei (pro perfidis iudaeis)?
Le mancate scuse del Vaticano per non aver condannato lo sterminio degli ebrei sotto Hitler sono state imposte dal dogma che i papi sono, per definizione, infallibili, per cui la Chiesa ha sempre ragione e non c'è nulla nella storia ecclesiastica che richieda un mea culpa. Di conseguenza, nessun papa può criticare le azioni del suo predecessore e deve garantire, sempre e comunque, la totale autoassoluzione della Chiesa. Papa Giovanni Paolo Il, nonostante le sue aperture verso gli ebrei, non ha mai pronunciato una sola parola per criticare Pio XII, e Benedetto XVI, con somma protervia, sfidando l'opinione pubblica mondiale, lo ha proposto per la beatificazione.
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giovedì 29 ottobre 2015

L' Index Expurgatorius 234

Esaminiamo ora la terza data che conferma la poca o nulla veridicità dei documenti cristiani. Nel 1562, adottando i decreti del Concilio di Trento (1545-63), la Chiesa istituì uno speciale ufficio censorio chiamato "Index Expurgatorius" avente lo scopo di cancellare i "passaggi erronei dei primi Padri della Chiesa" che contenessero dichiarazioni contrastanti con la dottrina moderna. Da allora, quando gli archivisti del Vaticano si imbatterono in "copie genuine degli scritti dei Padri, le corressero senza esitazioni secondo l'Index Expurgatorius".


Quindi, non solo i testi del Nuovo Testamento ma anche gli scritti dei primi "Padri della Chiesa" furono modificati e molti di loro furono intenzionalmente riscritti o soppressi perché spesso in contrasto con la successiva evoluzione della dottrina della Chiesa. L'Index Expurgatorius" fa sorgere "gravi dubbi su tutte le scritture dei Padri della Chiesa rilasciate al pubblico".


Ciononostante, permangono negli scritti di alcuni di essi vissuti fino al IV secolo, delle affermazioni che, ad esempio, ignorano la verginità di Maria, considerano Giuseppe il vero padre di Gesù e riconoscono che Gesù aveva fratelli e sorelle. Mi riferisco in particolare ad Ireneo,Teodoreto, Epifanio, Egesippo ed Eusebio di Cesarea che ancora non erano a conoscenza della mitica natività di Gesù.




Altro fatto importante da ricordare a questo proposito: nel 1587, Papa Sisto V (1585-90) istituì ufficialmente una divisione vaticana per l'attività editoriale dei documenti riguardanti la storia e la dottrina della Chiesa e spese i primi 18 mesi del suo pontificato a scrivere personalmente una nuova Bibbia che introdusse nel Cattolicesimo un "Nuovo Insegnamento" alterando, secondo il suo punto di vista, fatti storici ed elementi di dottrina.(Catholic Encyclopedia, Farley ed., vol. v, p. 442, vol. xv, p. 376).

Papa Sisto V


martedì 27 ottobre 2015

95- “L'invenzione del cristianesimo” - Parte ottava. Lo schiavismo.

Mentre Gesù, stando ai Vangeli, non giustificò la schiavitù in nessun passo, anzi tutto lo spirito della sua dottrina considerava gli uomini uguali e fratelli, la Bibbia ebraica permise agli ebrei di possedere schiavi, raccomandando però di acquistarli dagli stranieri (Levitico 25,44-46).
L’unica vera limitazione che Jahvè suggeriva, non per pietà ma per non danneggiare un bene tanto prezioso, era quella di non picchiarli così duramente da recar loro danno agli occhi o ai denti (Esodo 21). La Bibbia è così aberrante che arriva al punto di consentire ad ogni ebreo di vendere la figlia come schiava per motivi sessuali.
In pieno accordo con questo libro immorale, ma in completo disaccordo con Gesù, Paolo predicò che ciascuno deve restare nella condizione nella quale si trovava e, se schiavo, doveva rassegnarsi alla schiavitù (1Corinzi 7,20 sg.). Non riteneva, dunque, la schiavitù un’ingiustizia, anzi la considerava una condizione naturale dell'uomo, tanto che nella Prima Epistola a Timoteo raccomandava agli schiavi cristiani di servire i padroni credenti con tanto più zelo, proprio in quanto cristiani (1 Timoteo 6,2).
Rifacendosi a Paolo, tutta la Chiesa antica ha energicamente scoraggiato e impedito le tendenze emancipatrici degli schiavi. La Prima Epistola di Pietro segue le stesse direttive e impone agli schiavi obbedienza, anche di fronte ai padroni crudeli e a dure punizioni corporali.
I Dottori della Chiesa del IV e del V secolo sono concordi nel riconoscere la validità della schiavitù. Ambrogio la definisce «un dono di Dio» (Ambrogio, De paradiso 14,72), Giovanni Crisostomo prospetta per gli schiavi un aldilà più radioso dei loro padroni (Crisostomo, homelia 22), e Agostino ritiene la schiavitù fondata sulla naturale ineguaglianza degli uomini (Agostino, Ennarationes in psalmos 124,7).
Nei primi due secoli chiunque, anche gli schiavi, potevano ricoprire incarichi ufficiali nella Chiesa, ma nel 257 papa Stefano I proibì loro il sacerdozio e l'episcopato. I papi, divenuti fin dal V secolo grandi proprietari terrieri, si servirono di un gran numero di schiavi, che consideravano come «bene inalienabile della Chiesa», per coltivare i loro immensi latifondi, e altrettanto fecero molti antichi monasteri.
Ma la Chiesa ha anche saputo creare forme nuove di schiavismo. Nel IX Concilio di Toledo del 655, dovendo combattere la dilagante lussuria del clero, decretò che tutti i figli generati dagli ecclesiastici, dai vescovi ai suddiaconi, diventavano per sempre schiavi della Chiesa. Così, durante tutto il Medioevo e fino ai tempi moderni, la schiavitù non fu mai condannata dalla Chiesa.
Solo nel 1839 papa Gregorio XVI, ultimo dei sovrani d'Europa, ne proclamò l'abolizione. Ma nel 1866, quando il missionario Guglielmo Massaia chiese aiuto a papa Pio IX per far cessare la schiavitù in Etiopia, si sentì rispondere dal Sant'Uffizio che non ripugnava al diritto naturale né al diritto divino che lo schiavo fosse venduto, comprato e donato. Pertanto, i cristiani potevano lecitamente possedere schiavi o essere schiavi.


Recentemente, Alessandro Corvisieri in "Chiesa e schiavitù" (Paleario Editore, Roma, 2003), con un formidabile lavoro di ricerca compiuto su testi rarissimi, alcuni dei quali introvabili persino nella Biblioteca Nazionale, ha confutato l’idea diffusa secondo cui la schiavitù sarebbe stata debellata dal cristianesimo, documentando molto bene il coinvolgimento della Chiesa nel mantenimento di questa infamia nei secoli, e ha evidenziato il lavoro di omissione e disinformazione compiuto da preti e intellettuali per nascondere le responsabilità della Chiesa Cattolica a questo proposito.

venerdì 23 ottobre 2015

94- “L'invenzione del cristianesimo” - Parte ottava. Gli innumerevoli crimini della Chiesa.

Le religioni sono responsabili dei più atroci crimini che hanno insanguinato l'umanità e che tuttora seminano lutto e morte nelle varie contrade del mondo. Soprattutto il cristianesimo e l'islam, a causa del proselitismo da loro perseguito, cioè dell’obbligo categorico di imporre la loro fede a tutto il genere umano con ogni mezzo, ivi compresa la "guerra santa", si sono resi colpevoli di atrocità inimmaginabili.
Il cristianesimo, nato come messaggio di fratellanza e di pace tra gli uomini, si è trasformato, nel corso dei secoli, in una religione sanguinaria e oscurantista. Lo storico tedesco Karlheinz Deschner, contemporaneo di papa Ratzinger e quasi suo conterraneo, con la sua “Storia criminale del cristianesimo” sta denunciando al mondo, documentandoli fin nei minimi particolari, gran parte dei suoi crimini.
Ha già riempito dieci volumi di circa 500 pagine ciascuno e non ha ancora finito. A leggerli, diventiamo consapevoli che la Chiesa è stata l'istituzione più criminale della storia dell'umanità (K. Deschner, Storia criminale del cristianesimo, Vol. 1-10, Ariele, Milano 2000-2010).
Purtroppo, una vera e completa autocritica della storia passata, che riconoscesse questi crimini, non è mai stata fatta dalla Chiesa. Anzi, la consapevolezza delle sue gravi colpe storiche, è sempre stata da essa occultata e, farisaicamente sottaciuta, anche dalla cultura laica dell'Occidente. Malgrado questi trascorsi, pieni di violenza e di orrore, papa Wojtyla e certi stolidi politici italiani, pretendevano di inserire nella Costituzione Europea un richiamo alle sue radici cristiane. Belle radici di violenza e di oscurantismo! Le vere radici dell'Europa, semmai, sono ben altre: la democrazia dell'antica Grecia, l'Umanesimo italiano che ha rivalutato l'uomo schiacciato dall'oscurantismo medioevale, l'Illuminismo francese e la Rivoluzione che ne derivò e le cui istanze di libertà, uguaglianza e fraternità, sempre combattute ferocemente dalla Chiesa, segnarono l'inizio della moderna democrazia.
Il 14 Luglio, che è la festa nazionale francese, dovrebbe essere proclamato festa nazionale europea, perché in quel giorno del 1789 sono state gettate le premesse che hanno fatto nascere le moderne democrazie laiche d'Europa. .
Sulla distruzione del paganesimo e della cultura antica ho parlato in precedenza. Qui affronterò in sintesi gli altri crimini della Chiesa a cominciare dallo schiavismo.
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giovedì 22 ottobre 2015

Perché solo pochi dei documenti della Chiesa precedenti all'anno 1198 sono stati resi noti. 233

Prendiamo ora in considerazione la seconda data che ci dimostra la scarsa attendibilità dei documenti del Nuovo Testamento. L'Encyclopaedia Biblica rivela che circa 1200 anni della storia cristiana sono poco documentati: "Sfortunatamente, solo pochi dei documenti della Chiesa precedenti all'anno 1198 sono stati resi noti".


Perchè? Perchè in quell'anno Papa Innocenzo III (1198-1216) eclissò molti documenti della storia più antica della Chiesa, istituendo gli Archivi Segreti. In questi archivi furono sepolti i numerosi testi storici che ignoravano o contrastavano l'esistenza di Gesù e del cristianesimo, molti dei documenti dei cristiano-giudei che rinnegavano i Vangeli canonici e le invenzioni della Chiesa, e, infine, i documenti degli gnostici e dei polemisti anticristiani come Celso e Porfirio (Catholic Encyclopedia, Farley ed., vol. XV, p. 287). Questo spiega perchè delle molte opere anticristiane più volte richiamate dai dottori della Patristica si sia persa ogni traccia, mentre tutti i documenti a favore della Chiesa si sono conservati integri.


Circa sette secoli e mezzo più tardi, e dopo aver speso qualche anno in Vaticano a consultare quella parte degli Archivi messi a disposizione dalla Chiesa perchè considerati meno pericolosi, il Prof. Edmond S. Bordeaux scrisse "How The Great Pan Died" [Come è morto il Grande Pan]. In un capitolo intitolato "L'unità della Chiesa non è altro che una menzogna retroattiva", egli spiegò di aver scoperto che la Chiesa retrodatò molti scritti della Patristica, dopo averli modificati e talvolta contraffatti, per farli apparire composti molto tempo prima, cosicché potessero divenire prove del primo, secondo e terzo secolo.


Inoltre il Professor Bordeaux scprì in questi archivi molti riferimenti che evidenziano l'allegoria di Gesù Cristo derivata dal mito di Mitra, il divino figlio di Dio Mazda e Messia dei primi re dell'impero persiano attorno al 400 a.C. La sua nascita in una grotta era attesa dai magi, che seguirono una stella dall'Oriente. Essi portarono "doni in oro, incenso e mirra" (come in Matteo 2:11) e il neonato fu adorato da pastori. Dopo un'ultima cena con Helios e 11 altri compagni, Mitra fu crocifisso su una croce, avvolto in lino, posto in una tomba nella roccia e risorse il terzo giorno attorno al 25 marzo (periodo pasquale).


L'escatologia (cioè l'attesa di uno sconvolgimento radicale che eliminasse tutti i mali della Terra), era un'importante dottrina del Mitraismo come nel cristianesimo primitivo. I devoti di Mitra partecipavano ad un sacra comunione banchettando con pane e vino, una cerimonia che ha un parallelo nella eucarestia cristiana, e la precedette di oltre quattro secoli. La cristianità, quindi, è per il Professor Bordeaux un adattamento del mitraismo unito con i principii druidici dei caldei, qualche elemento egizio (il libro pre-cristiano della Rivelazione era originariamente chiamato I Misteri di Osiride e Iside), filosofia greca e vari aspetti dell'Induismo.



Papa Innocenzo III


martedì 20 ottobre 2015

93-“L'invenzione del cristianesimo” - Parte settima. L'oppressione politica

Anche in campo politico, come in quello sessuale e culturale, la Chiesa è sempre stata, e rimane tuttora, il nemico più implacabile di ogni forma di libertà e di democrazia. Che cosa significa democrazia? Accettazione piena di tutte le libertà fondamentali del cittadino: libertà di pensiero, di parola, di stampa, di religione, di scelta politica e così via.
Ma per la Chiesa, la libertà, qualsiasi forma di libertà, è sempre stata considerata un'invenzione satanica. Ecco perché la Chiesa è sempre stata, nel corso della storia, il massimo sostegno dell’assolutismo e della tirannia ed anche nei tempi recenti ha appoggiato in pieno molti regimi sanguinari e totalitari.
Quando nel 1789 la «Dichiarazione dei diritti dell’uomo» proclamò i diritti fondamentali del cittadino, non più suddito, che decretavano l’eguaglianza di tutti davanti alla legge, e la libertà di coscienza, di pensiero, di parola e di stampa, fu duramente condannata nel Breve “Quod aliquantum” del 10 marzo 1791, da parte di Pio VI, come «mostruosità» (monstra).
«Che cosa si può escogitare di più insensato che decretare una siffatta eguaglianza e libertà per tutti?», scrisse il Papa inorridito. Poco dopo Pio VII nel 1800, nella sua prima enciclica, condannò “il mortale flagello dei libri” che avevano portato alla Rivoluzione Francese e alla deprecata “grande libertà di pensiero e di parola, di leggere e di scrivere”.
Nel 1832 Papa Gregorio XVI, nella sua enciclica “Mirari vos”, condannò, senza mezzi termini, “...quella sentenza assurda ed erronea, o, meglio, quel delirio (deliramentum), che la libertà di coscienza deve essere affermata e rivendicata da ognuno”. L'anno successivo con l'enciclica “Singulari vos”, lo stesso papa ribadì che le libertà civili e politiche erano incompatibili con la dottrina della Chiesa, soprattutto «quella pessima né mai abbastanza aborrita libertà di stampa», per concludere che solo col «freno della santa religione (cioè con l'oscurantismo) si mantiene la forza e l’autorità di ogni dominazione».
Non fu da meno Pio IX, l'ultimo papa monarca teocratico, nemico acerrimo dell'Italia e degli italiani, che con bolle ed encicliche, emesse a raffica, tentò di ostacolare in ogni modo il riconoscimento del Regno d'Italia in Europa e nel mondo. Questo papa, con l’enciclica “Quanta cura” dell’8 dicembre 1864, proclamò, senza mezzi termini, che la democrazia distrugge la giustizia e la ragione.
A questa enciclica accluse anche il Syllabo, che condannava, come “errori dell’età nostra”, le più significative conquiste della civiltà, tra le quali, in primis: democrazia, razionalismo, liberalismo, matrimonio civile, libertà di pensiero e di coscienza e, ciliegina sulla torta, la teoria nefanda che la Chiesa non dovesse possedere uno Stato per diritto divino. Fu, il suo, un disperato tentativo di riportare l’umanità indietro di due secoli, a prima dell’Illuminismo e della Rivoluzione Francese.
Nella sua allocuzione poi del 22 giugno1868, sempre questo papa funesto per noi italiani (beatificato dal papa polacco, nonostante l'opposizione di molti intellettuali cattolici che hanno considerato questa canonizzazione un affronto alle libertà democratiche e una sfida alla civiltà moderna) definì la Costituzione austriaca dell'anno precedente, nella quale tutte le associazioni religiose venivano equiparate e riconosciute dallo Stato, «una legge detestabile» (infanda). Il capolavoro di questo papa, però. fu la proclamazione del dogma dell'infallibilità papale che fece inorridire la maggior parte degli Stati europei, alcuni dei quali protestarono per la protervia implicita nel fatto che, con questa proclamazione, la figura di ogni pontefice diventava oggetto di una devozione che sfiorava l’idolatria e che, come ebbe e dire San Giovanni Bosco, metteva il papa al di sopra degli angeli e allo stesso livello di Dio.
Per la Chiesa l'ideale supremo da essa perseguito fin dai primi secoli della sua nascita fu la teocrazia, cioè l'accentramento del potere politico e religioso nelle sue mani e la conseguente negazione di ogni forma di libertà. Pretese, rifacendosi al motto di san Paolo "omnis potestas a Deo", di nominare e deporre re e imperatori. Nel 1080, papa Gregorio VII decretò nel suo Dictatus Papae: "Che solo al Papa tutti i Principi debbano baciare i piedi"; "Che ad Egli é permesso di deporre gli Imperatori"; "Che una Sua sentenza non possa essere riformata da alcuno; al contrario Egli può riformare qualsiasi sentenza emanata da altri"; "Che Egli non possa essere giudicato da alcuno"; "Che la Chiesa Romana non ha mai errato; né, secondo la testimonianza delle Scritture, mai errerà per l'eternità".
Quando però il papato vide fallire il suo tentativo, non esitò ad allearsi ai sovrani che aveva tentato di sottomettere, favorendo al massimo il loro assolutismo politico per soffocare sul nascere ogni tentativo di libertà. Ci sono voluti secoli di lotte dure e spietate, contrassegnate da torture, roghi, condanne a morte e ignominie di ogni genere, per abbattere l'assolutismo politico e religioso, e conquistare le più elementari libertà civiche. Lotte che si sono combattute fino quasi a tutto il XIX secolo. Lo Stato Pontificio, durato in Italia fino al 1870, oltre che teocratico, è stato il più arretrato, crudele e oppressivo d'Europa e ha represso, più di ogni altro, con il carcere e il capestro, ogni tentativo di democrazia da parte dei suoi sudditi.
Solo nel XX secolo la Chiesa ha accettato, obtorto collo, il consolidarsi della democrazia e del laicismo di Stato nel mondo occidentale, continuando a considerarli emanazioni sataniche e ad ostacolarli in tutti i modi. Infatti, non appena sono sorti dittatori di stampo fascista, con Mussolini in Italia, Franco in Spagna e Pinochet in Cile, non ha esitato ad appoggiarli, considerandoli inviati dalla provvidenza divina, e a giustificare i crimini da essi perpetrati. La complicità con i regimi fascisti è una macchia indelebile sulla storia della Chiesa. A riprova di quanto la Chiesa sia implacabile nemica della libertà basti dire che lo Stato della Città del Vaticano, assieme a pochi altri Stati totalitari, non ha firmato la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. Perché? Perché essa riconosce il diritto di ciascuno di cambiare religione o di non averne alcuna. Vogliamo scherzare che la Chiesa autocratica e teocratica firmi una simile principio! Giammai. Rinnegherebbe se stessa e tutto il suo passato oscurantista.
Da quanto fin qui esposto appare chiaro, anche al più sprovveduto, che la conquista della democrazia e di ogni altra emancipazione sociale e politica dell'età moderna, nonché di tutte le strutture e le leggi più umane della convivenza civile, sono state ottenute in Occidente da movimenti che hanno operato fuori e contro la Chiesa.
Perché la Chiesa, fin dai tempi di Paolo, ha sempre nutrito un totale disprezzo dell'uomo come essere morale e l'ha ritenuto incapace, da solo, di usare una qualsiasi forma di libertà e, perciò, bisognoso di essere totalmente sottoposto alla sua guida e autorità.
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venerdì 16 ottobre 2015

92- “L'invenzione del cristianesimo” - Parte settima. L'oscurantismo culturale 2

E che dire della cultura scientifica, come la fisica, la medicina, l'astronomia e persino la matematica, discipline ritenute dalla Chiesa in perenne contrasto con le Sacre Scritture?
Le nostre università, censurate nei libri, spiate dagli inquisitori, dovettero barcamenarsi come potevano, costrette ad impartire un insegnamento cifrato, allusivo e dissimulato, e a ricorrere a tutti i sotterfugi per insegnare un po' di anatomia e di scienza. Insomma una catastrofe culturale di immani conseguenze negative che ci spiega perché ancor oggi l'Italia, a causa della repellenza verso la carta stampata che ci è stato inculcata dalla Chiesa, è il Paese in cui si legge meno che in qualsiasi altro Stato europeo. Difatti la Chiesa si è sempre opposta alla diffusione dell’istruzione e tutti i papi nell'ottocento hanno contrastata duramente la scuola d'obbligo. Il famigerato Pio IX arrivò a dichiarare che “l'istruzzione” (con due zeta) obbligatoria rappresentava un “autentico flagello”.
Ecco spiegate anche tante altre arretratezze nostrane, come il fatto che l'Italia non si è mai trasformata in uno Stato laico e, ancor oggi, vengono negati ai suoi cittadini i più elementari diritti civili vigenti in tutti gli altri Stati, come il riconoscimento delle coppie di fatto, la libera procreazione assistita, il riconoscimento alle donne di decidere sulla propria maternità, la facoltà per ciascuno di noi di decidere sulla propria salute e sulla propria vita, e alle persone omosessuali di ottenere la parità di diritti, e vige il divieto più assoluto su tutto quanto contrasta l'ideologia cattolica.
Ecco perché i nostri politici, asserviti al Vaticano, vogliono imporci come legge di Stato la morale cattolica. Ecco, infine, perché perfino molti dei nostri (cosiddetti) atei, sono atei baciapile, atei devoti che vanno in fregola quando possono mettersi al servizio di cause oscurantiste proposte dalla Chiesa. Ovviamente la decadenza del nostro Paese, causata dalla Controriforma e dall'Indice, non ha riguardato soltanto la cultura, la scienza e la politica, ma anche la morale e l'economia. Vediamo come.
Nel protestantesimo, la spinta culturale, derivata dalla libertà di accedere direttamente e personalmente alle verità della Bibbia, spinse ognuno ad imparare a leggere. Guai a chi non era in grado di farlo. Fu una enorme molla culturale perché l'ignoranza era considerata figlia del diavolo. Ma al protestante non bastava saper leggere la Bibbia, gli occorreva anche poterla interpretare col proprio acume, confrontandosi, magari, con gli altri. Di qui lo stimolo alla ricerca personale e allo sviluppo del senso critico.
Il protestante divenne quindi uno strumento attivo perché sapeva costruire la sua verità con lo studio personale, con la riflessione e col dibattito; quello cattolico, al contrario, rimasto totalmente passivo, perché tenuto sotto tutela, dovette accettare la verità interpretata da altri (il clero) senza mai avere l'opportunità di verificarla.
Inoltre, il protestante sentiva come dovere morale la laboriosità, la disciplina, la frugalità, l’efficienza e la cultura. Nello stesso tempo rifiutava l'ascetismo cattolico, che disprezzava le cose buone e belle del mondo, ed esaltava la povertà e la rassegnazione ai soprusi e alle angherie dei prepotenti. Il protestante voleva vivere, agire, operare, lavorare e sacrificarsi per la famiglia e il successo, convinto che ricchezza e benessere fossero segni della Grazia.
Fu questa nuova morale a far nascere il capitalismo, secondo la celebre tesi di Max Weber (L'etica protestante e lo spirito del capitalismo). Inglesi, tedeschi, svizzeri e olandesi, spinti da questa morale aperta e positiva, riuscirono a dare un nuovo impulso al commercio, alla ricerca, alle relazioni politiche e sociali, sviluppando la borghesia e l'imprenditoria e creando le premesse allo sviluppo economico dei loro Paesi e del mondo intero. I Paesi cattolici, soprattutto l'Italia e la Spagna, dominati dal conservatorismo religioso e dalla nobiltà latifondista, rimasero culturalmente ed economicamente arretrati.
Fra il Seicento e il Settecento, quindi, mentre l'Europa protestante creava la strutture socio-economico-politiche dello Stato moderno, l'Italia, in piena decadenza, era intenta soprattutto ad accrescere il numero delle festività in onore di nuovi santi, di nuovi culti della Madonna, di nuove rivelazioni miracolose, di nuovi dogmi e nuovi riti, tutti intesi ad incrementare la già enorme superstizione popolare.




giovedì 15 ottobre 2015

Perché i testi del Nuovo Testamento sono privi di ogni veridicità. (Parte seconda) 232

Perché i testi del Nuovo Testamento sono privi di ogni veridicità. (Parte seconda) 232

Ecco altri esempi che dimostrano le innumerevoli aggiunte e manipolazione dei Vangeli canonici rispetto al Codice Sinaitico. Il capitolo finale del Vangelo di Giovanni (XXI) è un'assoluta contraffazione avvenuta nel sesto secolo, interamente dedicata alla descrizione della resurrezione di Gesù e all'affermazione del primato di Pietro. Diffatti nel Codice Sinaitico non esiste affatto. La Chiesa, pure in questo caso, è costretta ad ammetterlo, affermando: "La sola conclusione che può essere dedotta da ciò, è che il XXI capitolo fu aggiunto dopo, e va perciò visto come un'appendice al Vangelo" (Catholic Encyclopedia, Farley ed., vol. VIII, pp. 441-442).

Ma il Vangelo più annacquato, con l'aggiunta di circa diecimila parole rispetto a quello del Sinai è il Vangelo di Luca. Solo nel 15°secolo subì una straordinaria aggiunta di circa 8500 parole (Luca 9:51-18:14). La finale di questo Vangelo, con solo sei parole aggiunte determina una falsificazione chiaramente intenzionata ad ingannare. In questa aggiunta leggiamo: "e Gesù fu trasportato su in cielo", parole che non appaiono in nessuno dei più antichi Vangeli di Luca oggi disponibili.

Altro esempio di aggiunta eclatante e perfino pacchianamente contraddittoria lo riscontriamo in Matteo quando riporta l'ordine che gli apostoli ricevettero da Gesù di battezzare in nome della SS.Trinità: «E andate e insegnate a tutti i popoli e battezzateli in nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo...» (Matteo 28,19). La falsità di questo passo è dimostrata da tre elementi. Primo, di esso non c'è traccia nel testo sinaitico e in nessun altro testo antico. Secondo, al tempo di Matteo, nessuno era a conoscenza della Trinità, la cui formulazione avvenne soltanto nel IV secolo col secondo Concilio ecumenico del 381, che inserì il dogma della Trinità nel cosiddetto credo niceno-costantinopolitano. Terzo, in questo passo, Matteo si contraddice avendo scritto in precedenza, proprio nel suo Vangelo, che Gesù aveva esplicitamente vietato il missionariato presso i non ebrei. “Non andate tra i pagani e non entrate in nessuna città dei samaritani, ma andate piuttosto verso le pecore perdute della casa d'Israele.” (Matteo 10,5-6).


L'inserimento di queste falsificazioni nei quattro Vangeli ha sconcertato perfino alcuni analisti cristiani moderni, ma la Chiesa, ben conoscendo la profonda ignoranza religiosa dei cattolici e la loro tendenza a credere ciecamente come popolo bue ancora fa passare i suoi Vangeli come "parola di Dio".



Concilio di Costantinopoli del 381


martedì 13 ottobre 2015

91- “L'invenzione del cristianesimo” - Parte settima. L'oscurantismo culturale 1

Le tre religioni monoteiste, pretendendo di trasmettere una verità derivata direttamente da Dio e quindi non soggetta a revisioni e critiche, sono nemiche di ogni libertà di pensiero che potrebbe originare idee e visioni del mondo in contrasto con esse. La Chiesa seguendo questo principio è sempre stata la propugnatrice del massimo oscurantismo culturale, politico e scientifico, in tutto il mondo cattolico, ma soprattutto in Italia.
Sappiamo che fin dalle sue origini essa fu totalmente ostile alla cultura, laicamente intesa, e perfino anche a quella religiosa, vista come libero accesso ai testi sacri (vedi il Concilio di Tolosa del 1229 che proibì ai laici il possesso della Bibbia, e quello di Terragona del 1234 che ordinò il rogo per le Bibbie tradotte in volgare).
L'unica cultura che la Chiesa riservava al credente riguardava la conoscenza, possibilmente mnemonica, del Catechismo Romano, vero manuale semplice e popolare delle cose fondamentali in cui credere, dei dieci comandamenti, del Credo, dell’Ave Maria e del Pater noster (in latino per capirli poco).
Le Sacre Scritture, e ogni analisi critica che le riguardasse, erano riservate agli ecclesiastici e a qualche laico, su dispensa papale. Quindi l'intera produzione letteraria, che non riguardasse questi elementi fondamentali della fede, era ritenuta inutile, anzi dannosa, per la Chiesa.
Perciò papa Paolo IV Carafa pensò bene di emanare l'elenco di tutti i libri allora conosciuti, che fossero anche marginalmente in dissenso con la religione cattolica, per vietarne, nel modo più assoluto, il possesso e la lettura.
Si tratta dell'Indice dei libri proibiti (Index librorum prohibitorum) emanato nel 1559, e rimasto in vigore fino al 1996, che determinò per secoli l'oscurantismo culturale, politico e sociale che si è abbattuto sull'Italia e che è alla base della nostra arretratezza in molti campi, rispetto ai più importanti Paesi europei.
Per il popolino, totalmente analfabeta, questa proibizione ebbe conseguenze molto scarse, per non dire nulle.
Ma per le persone colte, eredi dell'Umanesimo, e per la borghesia che si andava affrancando, ebbe conseguenze catastrofiche. Siccome a giudicare l'ortodossia religiosa dei libri furono preposti ecclesiastici illetterati e ignoranti, ne conseguì che fu progressivamente vietata la quasi totale pubblicazione dell'editoria italiana, allora la più progredita d'Europa.
La Controriforma, associata all'Indice, ottenebrò, quindi, nel volgere di alcuni decenni, tutte le conquiste del Rinascimento e soffocò ogni anelito di libertà intellettuale e morale, ogni curiosità scientifica, ogni ricerca appassionata delle idee, e perfino la gioia di vivere. Tutto si rinsecchì e diventò sterile (G.B.Guerri, Gli Italiani sotto la Chiesa, Mondadori, Milano, 1992)
L'effetto più immediato fu l'annichilimento dell'editoria italiana, allora floridissima. Le città più colpite furono: Venezia, all'epoca il centro più elegante e allegro d’Europa, in cui si stampavano due terzi dei libri italiani; poi Firenze e Roma.
I gesuiti, gli intellettuali della Chiesa guidati dal cardinale Bellarmino (fatto santo dal papa fascista Pio XI), scatenarono una vera e propria caccia ad ogni libero pensiero e ad ogni ricerca scientifica, a tutto quanto sapeva di nuovo. Si arrivò al punto di vietare perfino i libri dei massimo scrittori italiani come Dante e Machiavelli.
Così, mentre in Italia, in conseguenza di questa crociata oscurantista, si bruciava Giordano Bruno, si incarcerava per trent'anni Campanella, si costringeva Galileo a negare la verità delle proprie scoperte, fuori d'Italia, e specialmente nel Nord Europa, dove la riforma protestante incitava il popolo alla libera interpretazione della Bibbia e favoriva la nascita dello spirito critico, ferveva un forte anelito culturale e nasceva la moderna filosofia.
I letterati italiani come si comportarono di fronte a questo provvedimento? Si adeguarono totalmente ai dettami della Chiesa, con perfetto conformismo ipocrita, con fatalismo e rassegnazione, secondo lo spirito dell'astuzia nazionale, e si rinchiusero in accademie classicheggianti, totalmente avulse dalla realtà e dai problemi sociali del tempo, come l'Arcadia che quisquillava su temi sofisticati in una lingua arcaica e incomprensibile ai più.
Il decadimento culturale fu massiccio e si protrasse anche nei secoli successivi, e così, mentre all'estero, nel Settecento, grandi scrittori come Voltaire e Swift, usando un linguaggio semplice e tagliente, analizzavano i problemi socio-culturali del loro tempo e risvegliavano l’intelligenza civile del popolo, in Italia l'analfabetismo popolare, favorito ad oltranza dalla Chiesa, e l'acquattamento dei letterati, impedendo la nascita di vive scuole di pensiero, fecero piombare la nostra penisola nell'oscurantismo più profondo.
Nell'Ottocento poi, quando in tutta Europa la letteratura, la filosofia e le scienze conobbero un enorme sviluppo, e dovunque pullularono grandi scrittori le cui opere sono tuttora valide, nel nostro Paese ci siamo dovuti appagare di qualche narratore provinciale, totalmente sconosciuto fuori dai nostri confini. Così, ad esempio, I Promessi Sposi, tuttora imposti alla scuola italiana su pressione cattolica, come un'insigne opera narrativa, non reggono il confronto coi romanzi dei grandi narratori francesi, inglesi e russi, di tutt'altra spazialità narrativa, e sono totalmente sconosciuti al di fuori d'Italia.

venerdì 9 ottobre 2015

90- “L'invenzione del cristianesimo” - Parte settima. Gli pseudo valori non negoziabili.

Il cristianesimo, soprattutto quello cattolico, non si limita ad opprimere la nostra sessualità ma estende la sua prevaricazione anche in molti altri campi della vita umana. Esso ha elaborato tutta una serie di assurdi principi morali, chiamati pomposamente “valori non negoziabili”, e li ha contrabbandati per  legge naturale onde poterli imporre a tutti i cittadini, anche ai non credenti che li considerano le parti più infondate e bischere della morale cattolica. Fra questi valori non negoziabili, che sono palesemente la negazione di ogni diritto civile e umano e che hanno l'unico scopo di negare all'uomo ogni anelito di libertà e di felicità, due sono particolarmente fondamentali: il matrimonio religioso indissolubile e la sacralità della vita, dal concepimento all'inumazione.
Sono sempre meno condivisi dalla stragrande maggioranza della popolazione ma appunto per questo la Chiesa, coartando in Italia la classe politica ad essa appecorata (che costituisce purtroppo la maggioranza), tenta in tutti i modi di imporli come legge di Stato (trasformando ogni peccato in reato), o di ostacolare la loro violazione.
Per quanto riguarda il matrimonio religioso, ormai ridotto al lumicino (matrimoni civili, divorzi, coppie di fato e conviventi sono una maggioranza in continua crescita), la Chiesa, nel tentativo di impedire le nuove realtà familiari che stanno nascendo, ostacola qualsiasi legge preveda il divorzio breve (costringendo molte coppie a recarsi all'estero per ottenerlo in tempi non biblici), e impedisce il riconoscimento giuridico delle coppie di fatto che ormai superano il milione.
Ma è in difesa della sacralità della vita che la Chiesa infierisce con particolare ferocia, impedendo agli italiani l'autodeterminazione della propria salute, del proprio corpo e della propria vita.
Per essa la sofferenza fisica, protratta nel massimo degrado e il più a lungo passibile, magari con l'ausilio di strumenti di tortura, quali: canule, ventilatori, sondini e altri mostruosi aggeggi, è un obbligo divino per ottenere la nostra autoredenzione, perché solo sofferenza e dolore producono la salvezza eterna.
Così, rinnegando quella sensibilità comune ad ogni essere umano che distingue la vita puramente biologica da quella biografica (consistente di relazioni e sentimenti), la Chiesa rinnega il principio che «quando la vita biografica diventa intollerabile, come nelle malattie terminali, possa essere presa in considerazione l’eventualità di concedere, a chi lo vuole fermamente, di porre termine alla vita biologica». Ad essa non importa che il 70% (statistica Censis) della popolazione ritenga che “quando una persona ha una malattia incurabile, e vive con gravi sofferenze fisiche, è giusto che i medici possano aiutarla a morire se il paziente lo richiede”.
Ma non si limita a questo. In base al concetto antiscientifico che la vita è data dal battito cardiaco e non, invece, dall'attività cerebrale, la Chiesa impone di tenere in vita artificialmente, anche per decenni, quanti sono vittime di un coma irreversibile. Si tratta di corpi ridotti ad un ammasso di cellule puramente vegetative, tenute in vita meccanicamente applicando la nutrizione forzata, ma facendo soffrire le più atroci torture ai congiunti che devono assistere, per anni, un corpo degradato e privo di ogni dignità, dichiarato dai medici psichicamente morto. Una mostruosità che solo una religione disumana può concepire.
La scelta di decidere del nostro corpo è un fondamentale diritto democratico proclamato dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, firmata da tutti gli Stati occidentali, all'infuori del Vaticano e da altri Stati totalitari e teocratici.
Se il cittadino è libero nelle sue opinioni e nel suo voto, si deduce che egli è anche sovrano su una sfera privata, dove i suoi valori di coscienza sono insindacabili. Purtroppo questo non avviene in Italia, il Paese dei diritti negati.
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giovedì 8 ottobre 2015

Perché i testi del Nuovo Testamento sono privi di ogni veridicità. (Parte prima) 231

Tre sono le date fondamentali che evidenziano in modo inconfutabile la poca o nulla attendibilità dei 27 documenti che sostituiscono il Nuovo Testamento e che sono quindi a fondamento del cristianesimo: sono gli anni 1859, 1198, e, infine, 1585.
Cominciamo dal 1859. Il 14 febbraio di quell'anno il tedesco Constantin von Tischendorf (1815-1874), un professore di teologia che aveva dedicato tutta la sua vita allo studio delle origini del Nuovo Testamento, scopre nel monastero di Santa Caterina sul Monte Sinai un codice antico di 346 fogli, scritto in greco su pelli d'asino, che riportava il Vecchio e Nuovo Testamento. Questo codice, datato dagli archeologi tra il 330-350 d.C.  si è subito rivelato un autentico tsunami nei confronti del mondo cristiano. Decretato unanimemente dagli studiosi come il più vecchio e integro Nuovo Testamento del mondo, ha consentito di evidenziare, in modo inconfutabile, le migliaia di falsificazioni intenzionali fatte in tutti i moderni Nuovi Testamenti oggi in circolazione.

La Chiesa cattolica ha rabbiosamente ma inutilmente cercato in tutti i modi, fin dal 1883, di annullarne la validità perché mette in discussione la sua stessa esistenza, accusandolo di scandalosa mutilazione di testi. Ma l'assurdo è che anche questo vecchio codice ci è giunto alterato con sovrabbondanti errori e gravi editazioni del testo originario. Queste anomalie furono svelate dai risultati di mesi di esami all'ultravioletto, eseguiti dal British Museum di Londra, nella cui libreria si trova il documento, a metà degli anni '30.

Le scoperte evidenziarono la sostituzione di numerosi passaggi, ad opera di almeno nove differenti redattori. Le fotografie scattate durante i test hanno rivelato che i pigmenti dell'inchiostro erano rimasti in profondità nei pori della pelle e quindi le parole originali, benché raschiate, erano leggibili sotto la luce ultravioletta. Comunque, è ciò che NON c'è in questo Codice che imbarazza la Chiesa, cioè le sue le molteplici, eclatanti omissioni. La più straordinaria è quella che riguarda la dottrina centrale della fede cristiana: la resurrezione e le apparizione di Gesù Cristo risorto e la sua ascensione in cielo. La Chiesa sostiene che la resurrezione e l'ascensione di Gesù Cristo è condizione essenziale (sine qua,non) della cristianità, come confermano le parole di Paolo: "Se Cristo non è risorto, la nostra fede è inutile" (1 Cor. 5:17).


Ma la resurrezione e le successive apparizioni di Gesù risorto non sono riportate nel Vangelo di Marco, il più antico dei quattro, mentre nelle versioni odierne essa viene raccontata con oltre 500 parole (Marco 16:9-20). Non solo queste narrazioni sono mancanti nel Nuovo Testamento sinaitico, ma sono assenti anche in quello Alessandrino, in quello Vaticano (sesto secolo), nella Bibbia di Beza, e in un antico manoscritto latino di Marco, detto codice "Q" dagli analisti. Mancano anche nella più antica versione Armena del Nuovo Testamento, nei manoscritti del sesto secolo della versione Etiopica, e nella Bibbia Anglosassone del nono secolo. Solo in qualche Vangelo del 12° secolo si trovano le prime narrazioni della resurrezione contrassegnate col segno dell'asterisco, usato dagli scribi per indicare passaggi spuri in un documento letterario.


Quindi i versetti sulla resurrezione nell'odierno Vangelo di Marco sono universalmente dichiarati come falsi e la Chiesa, obtorto collo, è costretta oggi a riconoscerlo, dicendo "la conclusione di Marco è dichiaratamente non genuina ... quasi l'intera sezione è una compilazione successiva" (Encyclopaedia Biblica, vol. II, p. 1880, vol. III pp. 1767, 1781). Quindi, il Vangelo di Marco del Codice Sinaitico trasmette la "prima" narrazione di Gesù Cristo nella storia, completamente diversa da quella che è nei Vangeli moderni. Nel prossimo post verranno esemplificati altri eclatanti manipolazioni attuate nei corso dei secoli con l'aggiunta di migliaia di parole rispetto all'originale Codice Sinaitico.



Constantin von Tischendorf (1815-1874)


martedì 6 ottobre 2015

89- “L'invenzione del cristianesimo” - Parte settima. La morale sessuofoba.

La quasi totalità dei credenti è fermamente convinta che senza la religione gli uomini sarebbero dei bruti, immersi nella malvagità e nel crimine. Si tratta di uno stupido luogo comune, alimentato ad arte dai capi religiosi, ma sconfessato dal fatto che è proprio la religione che impone all'uomo una morale spesso, falsa, ipocrita e dannosa, costringendolo ad osservare, pena durissimi castighi, cervellotici divieti comportamentali, che negano ogni libertà umana e civile e coartano i sani istinti della natura. La morale religiosa, infatti, non scaturisce dall'essenza genuina dell'uomo e dalla sua progressiva evoluzione, ma è dedotta da un'entità superiore, chiaramente inventata.
È risaputo, anche da individui dotati di modesta cultura, che la civiltà greco-latina, tramite i suoi letterati e filosofi, aveva saputo elaborare una morale rispetto alla quale quella cristiana impallidisce. Quindi, non c’è nessun collegamento tra il senso umano del bene e del male e l’esistenza di una qualsiasi divinità soprannaturale.
La morale cristiana, è di tipo mercantile, un “do ut des”: devi essere buono per meritarti il paradiso, altrimenti vai all'inferno. Un'etica materialistica che fa dire a Einstein: «Se le persone fossero buone solo per timore della punizione e speranza della ricompensa, saremmo messi molto male».
Questa forma di morale sfrutta sistematicamente il senso di colpa che la religione, fin dalla più tenera età, ci inculca nella mente bollandoci come dei peccatori incalliti che debbono chiedere continuamente perdono a Dio. Fin dai tempi di Paolo, come abbiamo visto in precedenza, per la Chiesa il peccato più perverso era ed è, per antonomasia, quello sessuale perché esprime al massimo la libertà individuale.
È noto a tutti che la pulsione sessuale è il motore che spinge la nostra specie a riprodursi e a sopravvivere. Ma il desiderio che essa produce è così forte da superare le finalità biologiche e da determinare gran parte dei desideri, delle emozioni e dei conflitti, che riguardano l'umanità.
Forse saremmo mammiferi migliori se la nostra sessualità non fosse così preponderante e non occupasse tanta parte della nostra vita, ma dobbiamo accettarci come l'evoluzione ci ha fatti. Invece il cristianesimo, campando divieti di origine divina, impone la criminalizzazione di quasi ogni impulso sessuale, e vorrebbe finalizzare il sesso esclusivamente a fini procreativi, escludendo del tutto il piacere fisico, psicologico e affettivo che esso comporta. ritenendolo assolutamente interdetto da Dio .
Le repressioni sessuali che il cristianesimo, specie cattolico, impone con durezza riguardano molti aspetti della vita sociale e vietano categoricamente i divorzi, le unioni di fatto, la libera convivenza, il matrimonio tra omosessuali, ogni forma di contraccezione, l'aborto, la procreazione assistita, l'uso per scopi scientifici delle cellule staminali embrionali, i rapporti sessuali protetti col preservativo onde evitare contagi e perfino l'educazione sessuale dei minori. Arriviamo all'assurdo che un vero cattolico, durante l'intera vita matrimoniale, dovrebbe avere solo sporadici rapporti con la moglie perché, appena essa si rendesse conto di essere incinta, dovrebbe, come dice Sant'Agostino, sospendere ogni contatto sessuale fino al parto, in quanto cessando lo scopo procreativo, esso diventerebbe edonistico e quindi peccaminoso.
Inoltre, dopo la menopausa, non essendo la donna più fecondabile, ogni rapporto coniugale dovrebbe cessare del tutto. E queste assurde proibizioni le attribuisce al suo Dio, visto come un guardone incallito che ficca il naso in ogni angolo del sesso.
Naturalmente, pur ottenebrata dalla sua sessuofobia, la Chiesa Cattolica conosce bene i problemi della famiglia odierna che, per sopravvivere, deve pianificare le nascite, e così per salvare capra e cavoli ha escogitato un metodo, assolutamente ipocrita, che si rifiuta di chiamare anticoncezionale per definirlo eufemisticamente “atto a evitare un concepimento”- come se cambiando le parole si arrivi a modificare la sostanza delle cose - che consente di coitare senza peccare, approfittando dei giorni in cui la donna non è fecondabile.
Per adottare questo metodo i coniugi si devono trasformare in ragionieri della fertilità, e con tanto di termometro, conoscenza del calendario e dell'aritmetica, applicare il metodo Billings o quello Rötzer (entrambi dettagliatamente spiegati dai parroci), per evitare le maternità indesiderate. Quindi niente chimica, o, più banalmente, qualche grammo di lattice, ma calcoli ragionieristici, perché il buon Dio, che a questo punto viene trattato da autentico citrullo, non s'incazzi al momento del coito.
Ma c'è ancora un aspetto molto grave e purtroppo sottaciuto che la sessuofobia della Chiesa determina. Infatti, proibendo l'educazione sessuale dei minori e, soprattutto, ogni forma di contraccezione, essa si rende responsabile di quasi la totalità degli aborti che avvengono nel mondo cattolico.
Per eliminare l'aborto, come essa predica, non serve reprimerlo, criminalizzando la donna che è costretta a farlo, quanto invece prevenirlo, consentendo, magari, la distribuzione gratuita di ogni tipo di contraccezione. Molte donne eviterebbero così un trauma sia fisico che psicologico, a tutto vantaggio della famiglia, e lo Stato risparmierebbe molte risorse. Infatti, dove la contraccezione è libera e non ostacolata gli aborti sono ridotti al minimo e tendono a scomparire.
Non occorre spendere parole per spiegare come le malattie veneree siano oggi, causa la globalizzazione, fra le più diffuse del pianeta. Fortunatamente sono stati trovati efficaci rimedi che consentono di curarle. Ma per impedirne la diffusione, specie nei Paesi più poveri, serve soprattutto la prevenzione che può essere aiutata enormemente dall'uso dei profilattici.
Secondo il cardinal Alfonso Lopez Trujillo, presidente vaticano del Pontificio consiglio per la famiglia, e per ogni altro ecclesiastico, i profilattici non impediscono i contagi perché, secondo loro, vengono fabbricati con molti fori microscopici, attraverso i quali possono passare i virus. Una criminale menzogna, avvallata anche da papa Benedetto XVI nella sua prima visita in Africa il 17 marzo 2009, scatenando le ire di molti governi responsabili dell'Occidente, nonché l'indignazione dell'intero mondo medico e scientifico.
La prestigiosa rivista scientifica londinese “Lancet” lo ha accusato, senza mezzi termini, di aver "pubblicamente distorto le prove scientifiche” per mascherare la criminale decisione della Chiesa di vietare l'uso dei profilattici, considerandoli peccaminosi strumenti anticoncezionali.
La sessuofobia della Chiesa, che si fa sempre più oppressiva per contrastare la secolarizzazione dilagante della società, trova purtroppo in alcuni Stati, come l'Italia, l'incondizionato sostegno delle classi politiche più conservatrici e retrograde.
In ogni Paese democratico e laico, invece, né religione, né Stato dovrebbero occuparsi del problema, lasciando ad ogni cittadino la piena libertà di godere la sua sessualità come meglio gli aggrada, purché nel privato e senza danneggiare nessuno.


venerdì 2 ottobre 2015

83- “L'invenzione del cristianesimo” - Parte sesta. Le reliquie (Parte seconda)

Altre fantasiose reliquie si aggiunsero successivamente: due asciugamani usati da Gesù per la lavanda dei piedi degli apostoli (uno in Laterano e un altro in Germania ad Acqs), alcuni pannolini del Bambin Gesù (Aquisgrana), la sacra culla e la mangiatoia (Santa Maria Maggiore a Roma), una ciocca di capelli di Maria e ampolle del suo latte (Messina), frammenti del velo della Madonna e della veste di San Giuseppe (Santa Maria di Licodia), frammenti del bastone di San Giuseppe (in molte chiesa di Roma e Bologna).
A Verona si conservano le reliquie dell'asino delle palme e a Colonia pezzi del suo sterco. Nel Medioevo, a Gaming in Austria, nella festa delle reliquie celebrata il 5 novembre, oltre la greppia e i pannolini di Gesù si potevano venerare i resti del pasto dei cinquemila narrato nei Vangeli e frammenti del pane mangiato durante l'Ultima Cena, ampolle col sangue dei bambini uccisi da Erode durante la strage degli innocenti e una ciocca dei capelli della Maddalena.
Nella cappella del castello di Wittemberg, al tempo del principe Federico III, si potevano venerare membra del corpo di Lazzaro, pelli dei bambini uccisi da Erode, il pollice destro di Sant'Anna, alcune ossa di San Paolo, del pane piovuto dal cielo ai figli d'Israele nel deserto durante l'Esodo, tozzi di pane dell'Ultima Cena, alcuni ramoscelli del roveto ardente di Mosè e, perfino, tre ampolline del latte della Vergine Maria. Ma non è finita.
Del Battista conserviamo molte assurde e inverosimili reliquie: la testa decapitata (San Silvestro in Capite a Roma), un braccio (Cattedrale di Siena), il mento (San Lorenzo di Viterbo), un dito (Duomo di Firenze) e le ceneri (San Lorenzo di Genova). Molto venerate fin dal XII secolo le presunte spoglie dei tre Re Magi (dove mai saranno andati a pescarle?) oggi conservate in parte a Colonia e in parte a Milano.
Ma la reliquia delle reliquie, che fino a qualche mezzo secolo fa faceva andare in delirio orgasmico e in deliquio gran parte delle vergini consacrate a Dio nel chiuso dei monasteri, scatenando la loro libidinosa fantasia, nonché molte sante e non pochi papi ed ecclesiastici, fu il santissimo prepuzio di Gesù. Il destino di questa sacra pellicina del pene che Gesù aveva dovuto perdere con la circoncisione nell'ottavo giorno dalla nascita, aveva preoccupato non poco numerosi Padri della Chiesa. Poi Carlomagno risolse il problema rivelando di averla ricevuta direttamente da un angelo e, con somma magnanimità, la offrì in dono a papa Leone III.
A questo punto avvenne il miracolo della moltiplicazione dei prepuzi divini, per cui oggi ben tredici luoghi vantano il possesso di questo prezioso pezzo d’antiquariato prepuziale tra cui Calcata (VT) (dove fino a pochi decenni fa, veniva esposto alla pubblica adorazione nel giorno di Capodanno, ricorrenza della circoncisione, nella Chiesa parrocchiale) e Roma (Laterano) e altre undici città europee.
Il culto di questa “santissima reliquia”, che potrebbe regalarci il Dna di Gesù (ma troveremmo sicuramente tredici Dna diversi), fu molto diffuso nel Medioevo, tanto che nel 1427 venne persino fondata la Confraternita del Santo Prepuzio. La sacra pellicina, cui erano attribuiti effetti miracolosi sul parto, fu oggetto di continui pellegrinaggi di donne incinte e di solenni uffici in suo onore.
Mentre colti Padri della Chiesa e dotti teologi almanaccavano, con somma dottrina, su questa reliquia (Cristo, dopo la resurrezione, era asceso al cielo in corpo e spirito con o senza il prepuzio che gli era stato tolto 33 anni prima?), le giovani vergini rinchiuse nei chiostri, bramose degli abbracci del loro dolcissimo e amatissimo Gesù, la eleggevano a loro anello di fidanzamento. Santa Caterina da Siena, nei suoi momenti mistici mostrava rapita al suo confessore incredulo (perché non lo vedeva) il prepuzio che portava al dito, regalatole da Gesù in persona, affermando che per lei era perfettamente visibile. Un autentico delirio erotico!
Oggi questa santissima reliquia non è più oggetto di morbosa venerazione perché la Chiesa, nel 1900, in un raro momento di resipiscenza, resasi conto dell'aberrazione demenziale in cui era caduta, ha vietato a chiunque di scrivere o parlare del Santo Prepuzio, pena la scomunica (Decreto no. 37 del 3 febbraio 1900), e successivamente ha rimosso dal calendario liturgico la festività della Circoncisione, precedentemente celebrata in tutto il mondo il primo gennaio di ogni anno.
Spesso alle reliquie erano associate particolari indulgenze. Così i pellegrini che nel Duecento si recavano a Roma in San Pietro per venerare l'immagine di Cristo impressa sul presunto sudario di Veronica, guadagnavano da novemila a dodicimila anni di purgatorio.
L’epoca d’oro del culto delle reliquie fu certamente il Medioevo. Il Boccaccio nel suo Decameron, nella novella che vede Frate Cipolla come protagonista, ci illustra in modo memorabile la credulità popolare del suo tempo attorno alle reliquie e l’uso strumentale che gli ecclesiastici senza scrupoli ne facevano. Ma questo culto è sempre perseguito, raggiungendo talora forme inimmaginabili di feticismo necrofilo.
A questo proposito vale la pena di ricordare quanto accadde, quattro secoli fa, al cadavere del cardinale Roberto Bellarmino (il grande inquisitore che condannò Galileo e Giordano Bruno), morto in odore di santità.
Il Vaticano per placare il popolino che, in preda a morbosa esaltazione richiedeva una reliquia dell'ecclesiastico defunto, prima fece distribuire la biancheria del cardinale fatta in minuscoli pezzetti, poi, non bastando questo a placare il fanatismo popolare, ordinò di sezionarne parte del cadavere del futuro santo per consentire a chiunque di avere qualche minuscolo brandello della sua carne. Una forma di delirio collettivo.
A conclusione di questo capitolo risulterà chiaro a chiunque che gran parte delle reliquie e dei luoghi di culto della Terra Santa nonché tutti i miracoli, altro non sono che colossali bufale della Chiesa che alimentano invereconde forme di feticismo, di superstizione e di dabbenaggine ma anche colossali business a tutti i livelli.
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giovedì 1 ottobre 2015

Perfette analogie tra l'eucaristia pagana e quella cristiana. 230

Le coincidenze, quasi perfette, tra l'antica eucaristia pagana delle religioni misteriche e quella cristiana, nata per ultima, non possono essere considerate, come pretende la Chiesa, semplici analogie formali, somiglianze esteriori, puri e semplici parallelismi; al contrario, queste coincidenze evidenziano una derivazione precisa e puntuale dal pensiero e dai i drammi cultuali dei Misteri di Dioniso, di Iside, di Osiride, di Attis o di Mitra.

Nel pasto sacramentale il Miste (così veniva chiamato il fedele delle religioni misteriche) si univa col Dio morto e risorto, si levava a nuova vita e otteneva la garanzia della beatitudine eterna. Lo stesso intendimento sacramentale viene da Paolo inserito nella sua comunione.

Altri esempi eclatanti. Secondo l’insegnamento della Chiesa, i discepoli bevvero dal calice il sangue di Cristo, da lui stesso offerto prima della morte, allo stesso modo Iside, prima della morte di Osiride, ne bevve il sangue ch’egli stesso le porse in un calice. Secondo Paolo, coloro che ricevevano la comunione erano commensali di Cristo, così i fedeli dei Misteri si sentivano commensali del loro Dio. Secondo la Chiesa la comunione cristiana determina la totale congiunzione con Cristo; nello stesso modo col pasto cultuale di Serapide, Dioniso, Mitra e di Iside i Misti si sentivano legati strettamente fra loro in forza della magia sacramentale. Come l'eucaristia di origine paolina si collega al ricordo dell’Ultima Cena di Gesù, così le agapi di Mitra erano chiaramente solenni commemorazioni rituali dell’ultima cena di Mitra e dei suoi compagni, prima del sacrificio.

Le due più antiche manifestazioni cultuali cristiane, il battesimo e la comunione,
non derivarono, come abbiamo dimostrato, da Gesù e dal Vecchio Testamento ma furono create da Paolo e dalle sue comunità ellenistiche in strettissima relazione coi sacramenti corrispondenti delle religioni misteriche dell’Ellenismo. Ovviamente, questi riti, scopiazzati dai pagani, vennere dai cristiani gradualmente «purificati», «rinnovati», elevati su «un piano superiore», in breve, riempiti della«spiritualità cristiana».
L’eucaristia, il «farmaco dell’immortalità» (pharmakon athanasias), come la definì il vescovo Ignazio, copiando Iside, diventerà il sacramento fondamentale per la vita eterna. Già nella Chiesa primitiva veniva somministrata per tre volte ai moribondi e, a partire da Cipriano, persino ai lattanti.
Dalla comunione, per successive altre imitazioni extracristiane di culto e di preghiera, si arriverà ben presto, alla nascita della Messa cristiana. Forse ciò avvenne a partire dal 150, quando l’atto del culto eucaristico fu separato dalle agapi, i pasti serali comunitari, e l’eucaristia venne spostata ad ora antimeridiana e celebrata unitamente alla recita del servizio divino.



Iside


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Informazioni personali

Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)