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venerdì 1 luglio 2011

Le difficili scelte del non credente.

Il non credente è colui che ha fatto suo il motto di Orazio “Sapere aude!”, ovvero “Osa conoscere. Abbi il coraggio di usare la tua intelligenza”(Orazio – Epistolae 1,2) che fu proprio di tutti i grandi pensatori da Siddharta a Kant e che ci ha dato l’Illuminismo.

Il non credente vuole esaltare la forza del pensiero indagante e quella del dubbio metodologico contro l’ignavia della conservazione e la fossilizzazione del dogma. È costantemente alla ricerca della prova logico-sperimentale contro le fascinazioni fideistiche delle rivelazioni.

Il non credente non si riconosce in alcuna delle tante religioni istituzionalizzate, dogmatiche e gerarchiche esistenti ma è un cittadino etico e leale che non ha altri padroni se non la propria coscienza e non si troverà mai nel pericoloso conflitto di dover scegliere tra essa e gli interessi di una religione e di un clero, quali che essi siano. Coltiva una visione della vita che è esaltante sotto tanti punti di vista, ma spesso scomoda, difficile, usurante.

La ricerca del sapere è per lui continua, assillante e mai appagata perché è ben consapevole che ogni conquista non è mai definitiva essendo soltanto una tappa provvisoria che va continuamente superata. Imparare è per lui un verbo inconiugabile a vantaggio del capire, del porsi domande, dell’infrangere tabù. È il riscatto di sé come Uomo e non come mammifero pensante.

I credenti di qualsiasi religione riposano invece comodamente sulla delega altrui, abdicando alla libertà di pensiero e di eretica trasgressione, con la beatificante, rispettosa accettazione delle verità assolute trasmesse dall'alto e accolte con accidia intellettuale

La ricerca del sapere viene sostituita dal credente con l’imparare testi sacri antichi, privi di ogni veridicità e colmi di incongruenze e assurdità, ma ritenuti dettati da dio: bibbie, corani, catechismi, rivelazioni ed esoterismi vari, capaci, però di tacitare ansie e dubbi, ambizioni e curiosità propinando verità indimostrate che spiegano ogni aspetto della vita e del pensiero.

I credenti, normalmente, sanno assai poco dei recessi della loro dottrina e si contentano di pochi luoghi comuni appresi catechisticamente nella prima infanzia. Sono purtroppo la maggioranza assoluta e determinano spesso i destini del Paese, non seguendo una loro opinione personale ma lasciandosi manipolare da forze politiche supinamente appecorate agli interessi delle Chiese e non a quelli dello Stato laico.

I non credenti, pari al 18% della popolazione italiana, cioè 11 milioni di persone, sono, invece una minoranza sparsa trasversalmente sui due sessi, in tutto l’arco politico, in tutte le attività e professioni, a tutti i livelli culturali.

Pur professando spesso un'etica pura, che prescinde cioè da ogni ricompensa ultraterrena, sono spesso guardati con diffidenza dai credenti, specie se bigotti e teocon, e trattati come immorali, nichilisti e relativisti dalla gerarchia cattolica.

La loro influenza, in campo politico, è molto scarsa perché manca in Italia un partito che propugni la laicità dello Stato e che esprima i loro ideali.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)