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domenica 3 luglio 2011

L'enigma svelato (Il lato oscuro della verità) 74

Un giorno, tra i vari manoscritti comprati da Karin, ne scoprì uno di particolare importanza, scritto in aramaico contemporaneo. Parlava dell'avvento imminente del Figlio dell'Uomo e della salvezza. Era tutto l'opposto di quanto propugnavano gli esseni. Decise di regalarlo a Giovanni. Si recò a Qumran col pretesto di rifornire quella comunità di papiri vergini, come in precedenza, e venne accolto con grandi onori.

Gli mostrarono molta ammirazione per il suo nuovo aspetto. Naturalmente gli chiesero di Davide e rimasero colpiti quando sentirono della sua misteriosa sparizione. Non appena però egli manifestò il desiderio di regalare a Giovanni il manoscritto, l'atmosfera s'incupì e diventò sospettosa. Il manoscritto doveva essere donato alla comunità e non a Giovanni personalmente. Ma Giuda fu irremovibile: o nelle mani di Giovanni o niente. Allora il maestro Simone, temendo di perdere un documento prezioso, accettò con visibile disappunto.

"Tu, forse non conosci le conseguenze di quella tua offerta" lo interruppe Davide con un sorriso ironico.
"No, che n'è stato?" chiese Giuda, sorpreso.
"Giovanni ha abbracciato le tesi sostenute nel manoscritto ed è stato espulso da Qurnran".
"Cosa? ...E adesso dove si trova?"
"Sulle rive del Giordano a predicare la penitenza e il battesimo".

"Vuoi dire che quella specie di profeta stralunato, quell'anacoreta che si veste di pelle di cammello e si nutre di locuste seccate al sole è Giovanni!"
"Proprio lui. L'ho incontrato alcuni giorni fa, al mio rientro dalla Caldea e mi ha raccontato l'episodio del manoscritto".

"Per la barba del profeta Isaia!" esclamò Giuda, al colmo della sorpresa.
“E tu, che hai combinato nella misteriosa terra dei Caldei?” riprese Giuda incuriosito.

"Da quando sono improvvisamente e misteriosamente sparito dall'Egitto, son vissuto, come aveva ben intuito Mordekai, in una scuola d'antica saggezza, situata in un'oasi della Caldea. Lì, studiando, meditando e conversando coi saggi, depositari d'antichi misteri, a poco a poco ho cominciando a capire il mio progetto di vita. Il dramma dell'umanità è che nessuno o quasi si pone la domanda fondamentale, l'unica che una persona intelligente dovrebbe porsi: perché nasciamo? qual è lo scopo della nostra esistenza? Soltanto in età avanzata alcuni, molto pochi direi, sentono il bisogno di porsi questo fondamentale quesito e di dargli una risposta.

"Allora intuiscono, vagamente, qual è stato l'assillo segreto che determinava le loro azioni. Solo allora si rendono conto delle occasioni perdute per realizzare il loro segreto e inconscio progetto di vita, la loro più forte aspirazione. E, bada bene, il nostro scopo non é soltanto quello di perseguire dei fini esclusivamente spirituali. Siccome nasciamo per evolverci, tutti gli aspetti della vita ci riguardano.

"Anche quelli negativi. Spesso purtroppo nasciamo per sperimentare il male, sia in modo passivo: ricevendolo; sia in modo attivo: facendolo. Anche il male fa parte dell'evoluzione. Sennò, come giustificheresti il trionfo degli iniqui, la malattia e la morte? Al termine della nostra vita, e solo allora, a tutti, dico a tutti, appare chiaro lo scopo dell'esistenza e il grado di realizzazione raggiunto. Non è un giudizio di condanna, ma solo un prendere atto di quanto non è stato fatto e che, quindi, bisognerà attuare nella successiva rinascita".

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)