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domenica 4 settembre 2011

L'enigma svelato ( Il lato oscuro della verità) 83

Al momento del commiato il fratello Joses non c'era. Anche se non condivideva l'opinione di Gionata che Davide operasse i prodigi con l'aiuto di Satana, nutriva verso il fratello sentimenti di timore e d'avversione. Quanto era successo nella sinagoga lo aveva letteralmente distrutto. Desiderava solo che se ne andasse il più presto possibile e che, possibilmente, non facesse più ritorno a Cana. Al contrario, il fratello Giacomo e la zia Lia non volevano che partisse e lo implorarono di fermarsi ancora per qualche giorno. Lia era raggiante per la schiacciante vittoria del nipote.

"Sei proprio un vero profeta" le ripeteva di continuo. Anche il fratello di Davide era raggiante e lui e la zia lo implorarono a rimanere a Cana. Giuditta, in cuor suo, era combattuta da opposti sentimenti. Da una parte avrebbe voluto che il figlio rimanesse; dall'altra si rendeva conto che, ormai, era un estraneo in famiglia e un elemento di disturbo per l'intero villaggio, e quindi desiderava che partisse.
Al momento dell'addio ebbe un piccolo trasalimento e non riuscì a trattenere le lacrime. Si consolò un po' quando Giuda, che s'era accorto del suo turbamento, le si avvicinò e le disse sottovoce: "Non temere Giuditta; penserò io a badare a tuo figlio. Per me è più che un fratello".

Quando giunsero a Cafarnao avvertirono nell'aria qualcosa di strano. Giuda, che conosceva molta gente, non tardò a chiarire cosa trasmetteva quell'inquietudine. Erano accaduti due fatti nuovi e gravissimi: il Battista era stato decapitato per ordine di Antipa e un nuovo Messia, proveniente dal Golan, stava conquistando le masse annunciando imminente la riscossa d'Israele e la rinascita del regno di Jahvè.
“Siamo alle solite” fece Giuda con disperazione. “Un'altra follia sta per cominciare. Ci conviene scappare subito a Damasco”.

Anche Davide fu profondamente scosso dai due avvenimenti. La fine così crudele di Giovanni lo prostrò e lo portò alle lacrime.
“Era consapevole della sua fine imminente” fece ricordando il suo ultimo incontro. “Sentiva l'alito della morte da dietro alla sua spalla sinistra e non ne aveva paura. Era preparato al gran giorno”.

“Per le classi alte della Palestina sarà motivo di festa” disse Giuda con sarcasmo. “Per molti dottori, farisei e sacerdoti l'incubo è finito. Per non parlare di Erodiade, l'incestuosa. Ma se l'uccisione del Battista è un delitto mostruoso, l'avvento del nuovo Messia è una catastrofe annunciata”.

Quel giorno stesso Giuda, accompagnato da Davide, andò a trovare uno scriba che era stimato da tutti per la sua moderazione e per la sua mentalità aperta e liberale. Si chiamava Ezechiele e, pur essendo un membro autorevole dei dottori della Legge della città, non condivideva, anzi aveva in uggia, lo zelo grottesco dei suoi colleghi. Era, inoltre, quasi certa una sua imminente elezione a membro del Sinedrio e ciò n'accresceva il prestigio e l'autorità presso tutti. Giuda lo conosceva da molto tempo perché era stato per anni un suo fornitore di papiri. Quando si presentò con Davide fu accolto con gran cordialità.

A dire il vero Ezechiele stentò a credere che il distinto signore che aveva davanti a sé fosse il vecchio mercantucolo di un tempo. Fece, quindi, molti complimenti a Giuda per la sua trasformazione e si interessò molto anche al giovane che vedeva per la prima volta e che gli appariva distinto e dallo sguardo intelligente. Giuda, con circospezione, introdusse il discorso sul nuovo Messia in arrivo. Sperava di ricavarne qualche ragguaglio importante. E non si sbagliò.

Ezechiele manifestò subito il suo disappunto per il fanatismo incorreggibile dei suoi correligionari e scuotendo la testa disse:”Anche se il nuovo Messia si annuncia diverso dagli ultimi che hanno insanguinato la Palestina, tuttavia determinerà lacrime e sangue per tutti”.

E spiegò che Gesù, questo era il nome del nuovo Messia, pur circondato da zeloti rozzi e incolti, perseguiva la riforma sociale e religiosa d'Israele oltre che la sua liberazione politica e con la sua banda conosciuta come “i figli del tuono” non aveva ancora dato adito ad atti di vandalismo, come era successo con Giuda il Galileo.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)