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martedì 26 marzo 2013

I "logia", collezione di detti di Gesù. 25


Matteo e Luca non utilizzano solo l’opera di Marco, ma anche una raccolta di detti di Gesù, che gli studiosi indicano con la sigla Qu (Quelle) e che pare
relativamente attendibile ma che non ci è nota. Si tratta, probabilmente dei "logia", cioè dell'apologia delle sentenze del Signore, cui accenna Papia, vescovo di Gerapoli (Asia Minore), vissuto nella prima metà del II secolo.

Questi detti possiamo evincerli approssimativamente dai passi comuni a Matteo e a Luca non presenti in Marco (circa 235 versetti). Ma a giudizio della teologia critica, neanche questa raccolta così attendibile, ma purtroppo solo ipotetica, di frasi di Gesù, composta, secondo la maggior parte degli studiosi, ancor prima del Vangelo più antico, intorno al 60/70, venne redatta con intenti ispirati a un autentico interesse storiografico. Non sono mancati coloro che hanno anche contestato l’esistenza di questa fonte scritta.

Infine, Matteo e Luca presentano ciascuno talvolta un materiale narrativo specifico, esclusivo di ognuno di essi: in Matteo su 1068 versetti esso ne comprende circa 330, in Luca su 1149 versetti circa 550. La provenienza di questo materiale aggiunto rimane sconosciuta agli studiosi: ciò può basarsi sulla tradizione, ma potrebbe anche essere un’invenzione propria degli Evangelisti stessi.

È questa la soluzione, elaborata da generazioni di studiosi e riconosciuta quasi universalmente, del problema estremamente complesso della Sinossi. Siamo costretti a rinunciare all’analisi di altre ipotesi meno convincenti e fondate.

In seguito alla dipendenza inequivocabilmente dimostrata dei Vangeli recenziori, di quelle edizioni accresciute e corrette, come dice il teologo Lietzmann (Geschichte der alten Kirche, 2, 61), è possibile, in ogni caso, stabilire esattamente le modifiche, le aggiunte, le omissioni, i ritocchi subiti dal testo di Marco ad opera di Matteo e di Luca. Non sarà difficile mostrare che tali correzioni non dipendono solo dal miglioramento dello stile e della grammatica, coi quali Marco aveva il suo bel daffare, ma da precise scelte interpretative.


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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)