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martedì 26 aprile 2016

33– Il falso Jahvè. L'Esodo 5

John Spencer (1630-1693), era un teologo anglicano e un esperto ebraista. Nel 1685 pubblicò la sua monumentale monografia "De legibus Hebraeorum ritualibus et earum rationibus libri tres", nella quale si propose di provare l'origine egizia delle leggi rituali ebraiche inventate da Mosè come capovolgimento dell'idolatria, o meglio come sua cura disintossicante (ars oblivionalis). Spencer si basava a sua volta su una teoria cui cinquecento anni prima di lui Rabbi Mosheh ben Maymon (Maimonide, 1135-1204) aveva dedicato la sua famosa "Guida degli smarriti o dei perplessi "del 1190.
Maimonide aveva affermato che lo scopo originario della Legge di Mosè era la distruzione dell'idolatria. Infatti, alla scuola dei misteri egizi Mosè non si era limitato solamente a contemplare la verità ma aveva accumulato un tesoro di immagini magiche, mistiche e di cerimoniali di cui la sua mente poteva far uso in ogni difficile momento. Intuì che per far cadere nell'oblio un rito pagano il modo migliore consisteva nell’introdurre al suo posto un altro rito che fosse esattamente il suo contrario.
Il politeismo egiziano aveva occupato lo spazio religioso con ogni sorta di riti? Ebbene, gli ebrei avrebbero compiuto in onore del Dio Unico tutti quegli stessi riti e culti che avevano compiuto per gli idoli, ma in senso opposto. Ad esempio, gli Egizi consideravano sacri e degni d'adorazione alcuni animali come il toro e l'ariete. Mosè impose che questi animali, ritenuti le raffigurazioni di Ammon e Osiride, le più importanti divinità egizie, venissero sacrificati in olocausto al nuovo Dio, con un gesto per gli egiziani empio e meritevole di lapidazione.
D'altra parte Mosè non poteva scrivere la sua Legge su una tabula rasa, poteva soltanto sovrapporla a una scrittura già esistente. I cristiani seguirono lo stesso principio quando, all'inizio della loro èra, edificarono le chiese sulle rovine dei templi pagani e celebrarono le ricorrenze religiose nei giorni delle festività idolatre.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)