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martedì 31 maggio 2016

43– Il falso Jahvè. Il senso di colpa e il nazireato. 3

Durante la lunga permanenza nel deserto, e nello spirito della dedizione totale a Dio, nacque quella singolare istituzione, che perdura inconsapevolmente anche ai nostri giorni in taluni gruppi ebraici e del mondo islamico, che andava sotto il nome di "nazireato". Il termine nazireato significa qualcosa come santità, purezza, elezione, e coloro che lo professano, i Nazirei, aspirano quindi ad una forma di santità che li separi dal resto della popolazione. Ecco come viene annunciato nella Bibbia:
"Quando un uomo, o una donna avrà fatto un voto speciale, cioè il voto di Nazireato, per consacrarsi al Signore, si astenga dal vino e dalle bevande fermentate; non beva aceto di vino, né altre bevande inebrianti; non beva alcun succo d'uva, né mangi uva, né fresca né secca. Per tutto il tempo del suo Nazireato non mangerà niente di ciò che produce la vite, non gli acini e neppure le bucce d'uva. Per tutta la durata del suo voto di Nazireato non passi rasoio sopra il suo capo; si consideri sacro fino a che non sia terminato il tempo per il quale si è votato al Signore e lasci crescere la chioma dei suoi capelli sul capo" (Numeri VI,2-5).
È singolare che anche ai nostri giorni il divieto di passare il rasoio sul capo, o per lo meno di usarlo il più raramente possibile consentendo alla barba e ai capelli di crescere fluentemente e anche in modo incolto, nonché il divieto di bere vino e alcolici, caratterizzino molti ortodossi di religione ebraica e islamica.
Un nazireo molto famoso fu Sansone, uno dei Giudici, cioè uno dei capi delle tribù d'Israele prima che queste fossero unificate dalla monarchia. La sua mitica storia, che richiama le gesta degli antichi eroi greci e che fu portata anche sugli schermi, era imperniata proprio sulla lunga chioma che, secondo il suo voto di nazireato, avrebbe dovuto rimanere perennemente intonsa, così da renderlo invincibile contro i filistei. Purtroppo dopo il taglio, perpetrato a tradimento dalla perfida Dalila, il voto venne infranto e Sansone finì prigioniero dei suoi nemici.


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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)