La
Chiesa, fin dalle sue origini, fu costantemente travagliata da dure e
spesso crudeli lotte interne per motivi di ortodossia religiosa.
Cominciò Paolo quando, opponendosi ai cristiano-giudei di
Gerusalemme che lo accusavano di menzogna, li coprì di anatemi e di
calunnie ignominiose definendoli a più riprese: «cani», «storpi»
e «apostoli di menzogne».
Sulla
scia di Paolo, gli ortodossi cristiani affibbiarono ai dissidenti
eretici gli appellativi più ignobili come «sozzura e vituperio»,
«figli della maledizione», «bestie prive di intelletto” «figli
primogeniti di Satana», «bestie in forma umana», «maiali» e
«bestie da macello per l’inferno»
Per cui il filosofo pagano Celso poté scrivere che i cristiani: «si
assalgono reciprocamente con invettive tanto aspre, che non si
possono nemmeno ripetere» (Origene op. cit. 5,63).
Anche
Marcione, per secoli avversato con odio implacabile,
dovette subire dalla Chiesa le più volgari e inverosimili accuse.
Egli e i suoi numerosi seguaci mai reagirono a queste ignobili
aggressioni, anzi usarono sempre il massimo rispetto per tutti:
cristiani e pagani. Siccome, data la sua condotta irreprensibile non
prestava il fianco a facili attacchi, uno dei principali avversari
cattolici, prendendo gioco della sua patria sul Mar Nero, scrisse:
«In quei luoghi abitano tribù estremamente crudeli, ammesso che si
possa usare il verbo abitare per
uomini che vivono sui carri. Conducono una forma di esistenza
primitiva; l’amore è indecente; i corpi dei genitori vengono fatti
a pezzi e divorati insieme con brandelli di carni animali in orge
disumane... Ma nel Ponto nulla vi è di più barbarico e infame del
fatto che vi sia nato Marcione..., infatti, Marcione è davvero più
implacabile e più tristo delle bestie feroci di quella terra
barbarica»
(Cit. da Buonaiuti, 1,97).
San
Giustino, dopo aver accusato Marcione di essersi alleato col demonio
(Just., Apol. 1, 26 e 58) e di aver pronunciato insulti contro Cristo
e «parole e atti ostili a Dio e biasfemi», insinuò che i
marcioniti - vegetariani osservanti, fatta eccezione per la carne di
pesce - fossero persino antropofagi (Just., Tiyph. 35, 4 sg.; 80, 3.
Apol. 1, 26). San Policarpo, vescovo di Smirne, chiama Marcione
«primogenito di Satana» (Iren., adv. Haer. 3, 3, 4). Efrem, dottore
della Chiesa del IV secolo, affibbia ai marcioniti e ad altri
«eretici» l’appellativo di «lupi razziatori», «sporchi maiali»
e «spaventevoli sacrileghi». Oltre ai più eminenti Padri della
Chiesa: Giustino, Teofilo, Ireneo, Tertulliano si accanirono contro
di lui molti altri, i cui nomi sono oggi appena conosciuti, come
Filippo di Gortina, Modesto e Rodone.
La
Chiesa lo bollò, quindi, come la quintessenza del male e lo denigrò
con infami accuse, usando sistematicamente una tattica, poi
adoperata con successo lungo il corso della sua storia, contro
chiunque dissentisse dalla sua dottrina, giungendo alle estreme
conseguenza condannando al rogo gli eretici e le presunte streghe,
sempre in nome del suo Dio buono e misericordioso.
L’odio
nei confronti di Marcione da parte di molti Padri della Chiesa può
essere giustificato dal fatto che egli era uno spirito
eccezionalmente dotato, una personalità intellettualmente e
religiosamente superiore, tanto che poteva essere chiaramente
sconfitto solo dalla volgarità e dalle accuse più inverosimili.
Ancor oggi egli è sottoposto all’attenzione di studiosi, privi
dei paraocchi ecclesiastici, in quanto superava di gran lunga i
Padri della Chiesa del suo tempo e rispetto ad essi nutriva una
comprensione ben più profonda della sostanza dell’insegnamento di
Gesù.
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