Introduzione
Venti secoli fa, con la
nascita del cristianesimo, ha avuto inizio, per gran parte
dell'umanità, il periodo più oscurantista ed oppressivo della
sua storia. La suprema aspirazione umana alla felicità terrena e
alla serena armonia di vivere, sempre perseguita dall'uomo durante la
sua lunga e tormentata evoluzione, con l'avvento del
cristiano-giudaismo è stata soppiantata da una religione
repressiva, attribuita ad un immaginario Dio collerico e crudele,
il totem tribale biblico Jahvè.
Questa
nuova religione ha rinnegato ogni gioia di vivere e ha imposto
l'obbedienza cieca a precetti assurdi e disumani, ipocritamente
considerati principi divini. Da allora gran parte del mondo si è
riempita di tenebre perché l'uomo è stato coartato a rinunciare
alla sua razionalità per abbracciare una fede cieca e assurda; a
ripudiare ogni gioia terrena
per incentrarsi nell'ascesi e nella mortificazione delle passioni;
a considerare il suo corpo,
anziché l'orgoglioso strumento che gli conferisce bellezza,
vigore, forza, gioa di vivere e di operare, l'ignominiosa sede del
peccato, della vergogna e della perdizione; a
ritenere il mondo, anziché il teatro gioioso delle mille imprese
dell'uomo felice artefice del suo destino, la squallida valle di
lacrime dove la vita deve essere vissuta come sofferenza, espiazione
e penitenza. Ogni forma di felicità terrena è stata da allora
bandita in cambio dell'illusione di un aldilà
utopistico e chimerico, creato da una favola infantile.
Ma, che cosa ha determinato un simile stravolgimento che ha portato
l'uomo a considerare l'infelicità come il supremo valore che
giustifichi la sua esistenza?
A fondamento di questa
colossale impostura, che per secoli ha sottoposto gran parte
dell'umanità ad ignobili oppressioni fisiche, psichiche, morali e
intellettuali; che ha seminato il mondo di intolleranze,
persecuzioni, crociate, guerre sante e discriminazioni di ogni
genere, ci sono due concetti fondamentali, entrambi mitici e
infantili, per non dire insensati: il concetto di peccato verso
Dio, dovuto alla disobbedienza di Adamo, e quello di Redenzione per
cancellare, con l'immolazione di Cristo, figlio di Dio, quella colpa
primigenia e consentire la salvezza a tutto il genere umano.
Sono questi i due piedi
d'argilla che sorreggono l'intera struttura del cristianesimo. Se
non fosse esistito il mito del peccato originale di Adamo e il
conseguente mito dell'immolazione sulla croce di Gesù per redimere
l'umanità peccatrice, l'edificio del cristianesimo non sarebbe mai
nato e l'uomo avrebbe evitato millenni di oppressività e di
oscurantismo .
Il
mito del peccato originale nasce nella Genesi del Vecchio
Testamento, il mito della Redenzione nasce invece con le Lettere di
Paolo nel Nuovo Testamento. Dimostrare
la falsità di questi due miti e quindi negare ogni validità al
cristianesimo che da essi derivò,
è quanto si propone di fare questo libro nella speranza di aiutare
il lettore a liberare la sua mente dalle tenebre religiose che la
opprimono e a riscoprire la gioia di vivere in una nuova e pacifica
convivenza umana.
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