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mercoledì 5 gennaio 2011

“La sfida oscurantista di Joseph Ratzinger” di Paolo Flores d'Arcais

Paolo Flores d'Arcais, nel suo ultimo libro “La sfida oscurantista di Joseph Ratzinger” riprende l' ideale continuazione di una discussione iniziata tra l' autore, filosofo ateo militante, e Jopeph Ratzinger, ancora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, quando il 21 settembre 2000 si incontrarono al teatro Quirino di Roma, in un confronto ad armi pari inedito, davanti a duemila persone e con Gad Lerner come moderatore.

Il titolo della storica serata era “Controversia su Dio”, incontro che viene interamente riportato in appendice al testo. Questo libro, riferendosi alle timide aperture formulate da Ratzinger in quel dibattito, evidenzia la svolta regressiva avvenuta dal Pontefice dopo la sua elezione al soglio papale.

L' accusa più forte che Flores d'Arcais rivolge a Ratzinger, sin dalle prime battute del libro, è quella di avere disfatto come “papa inquisitore” il cammino intrapreso dal “papa buono”.

Se il Concilio Vaticano II è stato, in positivo, lo spartiacque tra il costantinismo teocratico condito dalla svolta reazionaria del Sillabo, e una cattolicità intesa come dialogo con il mondo e recupero dei valori autentici di un vangelo non compromesso con il potere, gli ultimi due pontificati hanno sostanzialmente, in negativo, disatteso le speranze di quanti scommettevano in una nuova primavera di una Chiesa riconciliata con la modernità.

Il termine “oscurantista” che Flores d'Arcais aveva usato in “Etica senza fede” (e ancora ne “L'individuo libertario”), parlando di Karol Wojtyla, definito “il papa di una dichiarata crociata oscurantista contro lo spirito critico e l'eredità dei lumi” viene qui ripetuto nei confronti di Benedetto XVI continuatore della linea del suo predecessore, con l'aggravante non indifferente delle ripetute gaffes imbarazzanti accadute a questo papa in più occasioni.

Nel libro vengono impietosamente ricordate le infelicissime uscite di Benedetto XVI durante il suo viaggio in Camerun il 17 marzo 2009, riguardo al preservativo (che, piuttosto che combattere il problema dell'AIDS, ne aumenterebbe l'incidenza), durante la V Conferenza dell'episcopato latinoamericano ad Aparecida il 13 maggio 2007 (quando affermò che l'arrivo dei Conquistadores e l'annuncio del Vangelo non comportò alcun nocumento per le culture pre-columbiane), le tardive parole di reprimenda sugli innumerevoli casi di pedofilia che hanno coinvolto le gerarchie ecclesiastiche a tutti i livelli dopo decenni di silenzi imposti e muri di gomma di ogni sorta.

Nella sua azione restauratrice, che rimanda al Vaticano I se non al Concilio di Trento, Benedetto XVI ribadisce l'incapacità dell'uomo di autodeterminarsi per cui persino la democrazia viene demonizzata in quanto esposta al nichilismo perché in balia della legge del più forte,

L'uomo senza Dio non è che una caricatura incapace di autentica libertà, proclama senza incertezza questo papa negando quindi ogni validità alla volontà popolare espressa democraticamente. Il libro, appassionato ed insieme raffinato, è una vera e propria summa delle sane ossessioni del filosofo su la democrazia , l'autodeterminazione dell'individuo, la ragione erede dei Lumi, il il disincanto della laicità e l'elogio del relativismo.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)