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martedì 1 febbraio 2011

I fondamentalisti pro-life sempre più minacciosi negli Usa

Il diritto d’aborto, negli Stati Uniti, è sempre più seriamente minacciato. Le elezioni di midterm hanno portato a Washington una truppa ancora più numerosa di deputati e senatori anti-abortisti.

Sono 29 ormai i governatori contrari all’interruzione di gravidanza (erano 21 prima delle elezioni), e in 15 Stati, governatori e parlamenti locali accentuano l’orientamento pro-life. Le posizioni tra i membri del senato e della camera sono sempre più inconciliabili.

I repubblicani e i conservatori, appoggiati apertamente dal clero cattolico e protestante, contrastano in ogni modo la legge che consente l'aborto, approvata dalla Corte Suprema nel 1973. Invece democratici e liberal la difendono. Ma lo scontro diventa ogni giorno sempre più cruento.

A livello locale il diritto all’aborto viene ogni giorno ridotto ricorrendo a strumenti legislativi, a pressioni psicologiche e alla violenza anche omicida. In Nebraska è stata votata una legge che vieta l’aborto dopo la 20esima settimana di gestazione (tradizionalmente, il limite è tra le 22 e le 24 settimane). Secondo i legislatori, “il feto subirebbe un grave e lancinante dolore”.

Nonostante nessun medico abbia avvallato questa ipotesi, misure simili stanno per essere prese in Indiana, Iowa, New Hampshire e Oklahoma. La legge del Nebraska ha costretto ad andarsene l’unico medico dello Stato che praticava aborti in fase avanzata, con il risultato che ora molte donne sono costrette a spostamenti per più di cento chilometri per interrompere la gravidanza.

Molto diffuse sono anche le pressioni psicologiche adottate da governi locali come, ad esempio, l'obbligo di ecografie con lo schermo rivolto verso la donna, cui deve essere spiegata nei dettagli la conformazione del feto. Dove le pressioni psicologiche nei confronti della donna non bastano, si ricorre a minacciare di morte i medici abortisti e il personale delle cliniche.

L’ultimo episodio del genere è l’assassinio di George Tiller in Kansas, nel 2009, ad opera di un militante antiabortista. Perfino i fornitori di servizi abortivi hanno subito migliaia di atti di violenza. Insomma una situazione di grave tensione per molte donne e molti medici alimentata dal clero cattolico e protestante.

Un caso limite è avvenuto poco tempo fa al St. Joseph’s Hospital and Medical Center di Phoenix in Arizona, un ospedale religioso sotto l'egida cattolica. Ad una donna di 27 anni, all’11ma settimane di gravidanza, venne diagnosticata una gravissima forma di ipertensione polmonare che imponeva di interrompere d'urgenza la gravidanza altrimenti sarebbe sicuramente morta di insufficienza cardiaca, assieme al suo bambino.

Col consenso di una suora, dirigente dell'ospedale, i medici, praticando l'aborto, riescirono a salvare almeno la madre, che aveva altri tre bambini. Il vescovo Thomas Olmstead, subito scomunicò la suora e i medici e con protervia dichiarò che si dovevano lasciar morire madre e figlio pur di evitare l'aborto.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)