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giovedì 2 giugno 2011

I risvolti scabrosi del caso don Seppia

Lo scandalo della pedofilia pretesca, che per il cardinal Sodano era un semplice “chiacchiericcio”, si arricchisce di giorno in giorno di nuovi episodi.

Soprattutto il caso di don Seppia sta suscitando un putiferio per i numerosi risvolti che mette a nudo. Anzitutto, l'ex seminarista ventiquattrenne, Emanuele Alfano, amico di don Riccardo e con lui accusato di favoreggiamento alla prostituzione, ha rivelato che nei seminari l'omosessualità si pratica a gogò e che “nel periodo in chiesa ha visto cose ben peggiori di quelle raccontate da don Riccardo”.

Per fortuna che il suo avvocato gli ha stoppato la bocca sennò ne avremmo sentito di cotte e di crude.

Insomma le pentole di stanno scoperchiando. Il cardinal Angelo Bagnasco, stimolato dagli sviluppi del caso di don Seppia, ha sostenuto, con evidente faccia tosta, che l’esortazione a denunciare gli abusi del clero “è sempre stata fatta” da parte della Chiesa.

Ma a smentirlo ha provveduto mons. Giacomo Babini, vescovo emerito di Grosseto, che intervistato dal sito ultra-cattolico Pontifex ha dichiarato: “In una diocesi, i vescovi sono informati ove ci siano pecore nere” perché “le voci” arrivano ma “talvolta è prevalso il criterio di sperare nel cambiamento” o “di spostare il prete per dargli una nuova possibilità”.

Ecco smentita l'affermazione del cardinale e confermata la prassi sempre seguita: trasferire i preti pedofili in altre sedi, senza punirli, e, in caso di pericolo di arresto, imboscarli in qualche convento, evitando in tutti i modi e sempre di sottoporli alla giustizia.

In un’altra intervista recente, Babini si è detto a favore della nuova linea dura della Chiesa contro gli abusi. Ma ha affermato: “io da vescovo non denuncerei un prete pedofilo e credo che nel passato, se hanno taciuto dei vescovi, hanno operato con prudenza”, perché “un prete diocesano è figlio del vescovo” e “un padre misericordioso non cerca la morte del figlio, ma la sua conversione”.

Più chiaro di così! Per le gerarchie vaticane il prete pedofilo è soltanto un peccatore che ha offeso Dio, non un criminale che ha commesso un reato contro una persona indifesa. Per lui basta una giaculatoria e il perdono è ottenuto.

Le vittime degli abusi, invece, sono sempre state guardate con fastidio o ignorate da parte delle autorità ecclesiastiche; spesso anche minacciate perché mantenessero il silenzio. In quanto a risarcirle poi, manco a sognarlo.

Le dichiarazioni di mons.Babini, citate sopra: “In una diocesi, i vescovi sono informati ove ci siano pecore nere perché le voci arrivano”, smentiscono ulteriormente Bagnasco che si è dichiarato all'oscuro della condotta immorale di don Riccardo.

La curia sapeva, eccome! La prova? Diciassette anni fa, quando don Riccardo era parroco a Quinto, un medico denunciò ai carabinieri telefonate oscene ai suoi due figli. Messa l'utenza sotto controllo si scoprì che le telefonate partivano dalla parrocchia. Dopo poco don Riccardo fu trasferito.

Quindi il vescovado, già da molti anni, era a conoscenza della sua condotta immorale se decise il suo trasferimento.

Questo fatto, però, denuncia un aspetto ancor più inquietante. Perché quella denuncia - che la Procura sta cercando negli archivi, con l'intenzione di ascoltare il medico - non ebbe alcun seguito?

Non ci vuole molto acume per capirlo. I preti pedofili in Italia, Paese supercattolico e protettorato vaticano, sono sempre stati coperti non solo dai loro vescovi ma anche dalle nostre autorità e dall'opinione pubblica appecorata alla Chiesa.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)