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venerdì 3 giugno 2011

Quando la religione divide

La religione cristiana, sempre nemica acerrima di ogni libertà, ha rifiutato in passato qualsiasi forma di dissenso e ancor più di abiura. Secondo Voltaire, più di dieci milioni di cristiani, nel corso della storia, per l'accusa di eresia sono stati condannati al rogo o al capestro.

La vera libertà di religione, che consiste nel cambiare fede o addirittura nel rifiutarla, è stata sempre ignorata fino a un paio di secoli fa nel mondo cristiano, per cui chi usciva dal gregge rischiava pene severissime. Ma con l'Illuminismo le cose sono cambiate, e, per merito suo, nelle democrazia consolidate dell'Occidente, la libertà religiosa è ormai sufficientemente applicata.

Non più sevizie o condanne, quindi, per l'infedele. Tuttavia, permangono talvolta alcuni residui di intolleranza per chi si dissocia dalla sua religione di origine che possono ingenerare spiacevoli discriminazioni nel campo sociale e perfino familiare. Succede soprattutto chi appartiene a congregazioni settarie come i Testimoni di Geova, Scientology, l'Opus Dei e simili, che applicano nei confronti dei loro adepti fortissimi condizionamenti psicologici.

Tentare di dissociarsi da da queste sette può rivelarsi un'impresa titanica e molto dolorosa, non scevra da ricatti e ritorsioni. Ne abbiamo un esempio eclatante ne libro di Emidio Picariello, del titolo ”Geova non vuole che mi sposi” (Editori Riuniti)“ in cui l'autore racconta la sua amara esperienza di “disassociato” dalla setta cui apparteneva.

Allevato in una famiglia seguace dei Testimoni di Geova, quando a dodici anni, per il suo ingresso nella congregazione, aveva ricevuto il battesimo, si era sentito apostrofare con durezza “Sarai per sempre un testimone di Geova” come a significare la sua impossibilità, da quel momento in poi, di tornare in dietro.

A trent'anni, avendo però deciso di sposare una donna di diversa fede religiosa, si è trovato “disassociato”, cioè espulso dalla setta, e da quel momento escluso, come un reietto, anche dai rapporti sociali con i suoi cari e col suo vecchio ambiente.

Quando, infatti, si viene espulsi (disassociati), dalla congregazione nessuno dei correligionari, compresi i familiari stretti, ti rivolge più il saluto, né mangia insieme a te, e ti trovi, quindi, totalmente escluso dai rapporti sociali con genitori, fratelli e amici.

E se devi forzatamente convivere con loro? Come separato in casa, escludendo ogni rapporto affettivo e di vera convivenza perché i legami di sangue sono sacrificati all’altare della congregazione. La volontà divina viene prima dell’amore dei genitori che ti hanno creato.

Tutto questo, nel nome del totem tribale Geova, inventato da Mosè e descritto nella Bibbia come un dio sanguinario e geloso.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)