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lunedì 4 luglio 2011

L'elezione del cardinal Scola a Milano nel segno della restaurazione.

La Curia Romana non ha mai accettato il Concilio Vaticano II che voleva aprire la Chiesa all'evoluzione delle società e a renderla meno conservatrice.

Soprattutto Giovanni Paolo II ha fatto di tutto per riportare la Chiesa all'assolutismo medioevale di prima del Concilio e a stringere alleanze politiche coi più feroci e sanguinari dittatori sud americani soffocando sul nascere le istanze innovative dei nuovi teologi aperti alle esigenze di libertà e di giustizia sociale (vedi la messa al bando della teologia della liberazione).

L'elezione di Ratzinger ha vieppiù accentuato la tendenza restauratrice della Curia e il suo distacco dalle società.

Per questo papa medioevale, per il quale forse anche il Concilio di Trento gli va stretto, tutto deve essere riportato all’obbedienza “pronta e cieca” di memoria fascista.

L'unica diocesi italiana a mantenere una linea pastorale (da Montini a Colombo, da Martini a Tettamanzi) sull’indicazione del Concilio Ecumenico Vaticano II, fu quella di Milano, divenendo, in un certo senso, il “contraltare” della Curia Romana, il segno, seppur debole, di una ecclesiologia plurale. Per Ratzinger era un pugno nell'occhio e mal sopportata in quanto assumeva posizioni differenziate nei confronti della società civile (non credenti, divorziati, matrimonio, politica e politica governativa) mal tollerate dai vertici vaticani.

E finalmente ecco giunto, con l'elezione del cardinale Angelo Scola a successore di Tettamanzi, il momento opportuno per riportare la più grande diocesi cattolica del mondo all’obbedienza “pronta e cieca” e farla rientrare nell’orbita della Curia Romana.

Non c’è dubbio che la nomina di Scola, imposta dal papa con una consultazione pilotata nei minimi particolari e accettata, obtorto collo, dalla maggioranza del clero ambrosiano, risponda al proposito di «mettere in riga» un gregge troppo adulto e favorevole a politiche sociali e di accoglienza, inviso, oltre che alla Curia Romana, agli ambienti ciellini e leghisti di Milano, usciti sconfitti dalle recenti elezioni amministrative anche per l’atteggiamento dei cattolici progressisti.

L’elezione di Scola a Milano è anche un controbilanciamento all’elezione “laicista” di Pisapia a palazzo Marino, per cui tutto quello che varerà la nuova giunta in materia di diritti civili sarà spiato, soppesato, contraddetto e frenato.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)