D'altra parte, essendo consapevole della quantità enorme di contraddizioni e di incongruenze presenti nei suoi testi sacri, è stata costretta a esigere una fede acritica in essi e a impedire ai suoi fedeli di avvicinarli in proprio. Infatti, fin dai primi secoli della sua istituzione, ha severamente vietato ai suoi fedeli lo studio, e financo la sola lettera, dei libri canonici, e questo divieto lo ha codificato nel Sinodo di Tolosa del 1229 che dispose: “«I laici non possono possedere i libri del Vecchio e del Nuovo Testamento; possono avere solo il Salterio e il breviario o anche i calendari mariani, e nemmeno questi libri, per altro, devono essere tradotti nella lingua nazionale» (Can, 1-14).
Solo di recente la moderna teologia storico-critica protestante, non più vincolata ai dogmi, ai giuramenti e agli imprimatur, è giunta a comprendere e a dimostrare che il cristianesimo, nel suo cammino attraverso i primi secoli della nostra èra, ha subito una radicale involuzione e che i Vangeli non sono storicamente attendibili ma sono, al contrario, dei romanzi mitologici.
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