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giovedì 6 dicembre 2012

Peccato e redenzione. Epilogo. 127

Nelle cerimonie liturgiche, per plagiare e intimidire i fedeli ingenui e creduloni, questi sedicenti ministri divini indossano sontuosi paludamenti scintillanti d'oro e d'argento e mitre luccicanti di diamanti e si atteggiano come emissari divini e semidei.

Ma sanno perfettamente che davanti ai liberi pensatori appaiono per quel che sono realmente, dei semplici re nudi. Per questo odiano ferocemente quelli che non credono alle loro menzogne e li accusano falsamente di essere immorali, nichilisti e relativisti. Chi è per loro il più abominevole del reame? Quello che commette i più turpi delitti e viola spudoratamente i più elementari principi morali? Nooo. Costui è soltanto una pecorella smarrita che può, prima o poi, pentirsi e rientrare nel gregge di dio.

Chi allora? Ma il libero pensatore, anche se è quasi sempre il più onesto e umano tra gli uomini. Siccome, però, sa perfettamente che loro sono dei venditori di fumo e di illusioni, è colpevole ai loro occhi del massimo peccato, il peccato ad mortem, il supremo abominio, e lo trattano come il più reietto dei peccatori. 

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Informazioni personali

Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)