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martedì 4 febbraio 2014

I due codici fondamentali del Nuovo Testamento. 111

Come furono composti, rappezzati e tramandati i 27 documenti che compongono il Nuovo Testamento? Fino al XVIII secolo si credeva di possedere l’originale del Vangelo di Marco, anzi, addirittura in due copie, una a Venezia e l’altra a Praga; ed entrambe in latino, ignorando che questa lingua non era mai stata usata dagli Evangelisti.

In realtà di nessuno documento del Nuovo testamento esiste l'originale. Infatti della loro redazione originaria non sussiste la minima traccia e tutto sulla loro origine è avvolto nella completa oscurità. D’altra parte non sono pervenute nemmeno le loro prime trascrizioni. Infatti, esistono solo trascrizioni di trascrizioni di trascrizioni. Il loro testo attuale è spurio, nel senso che è stato rappezzato dalle più diverse redazioni tramandate attraverso i secoli.

Il Nuovo Testamenti si basa 1) su manoscritti greci, 2) su traduzioni antiche e 3) su citazioni mnemoniche neotestamentarie dei Padri della Chiesa. Giustino, ad esempio, di queste citazioni ne fornisce circa 300, Tertulliano più di 700, Origene quasi 18.000. Ma a sua volta la tradizione di queste opere non dà garanzie di attendibilità.


I più antichi manoscritti greci del Nuovo Testamento a noi pervenuti, il Vaticanus e il Sinaiticus, risalgono al IV secolo e sono tutti scritti in greco. Il Codex Sinaiticus e quello vaticano furono scoperti grazie all’opera del teologo tedesco Constantin von Tischendorf, precursore emerito della critica testuale neotestamentaria e viaggiatore instancabile.



Il Sinaiticus fu acquistato prima dallo zar Alessandro II e poi, nel 1933, dal British Museum di Londra ove tuttora si trova. Contiene per intero il Nuovo Testamento, in parte anche in modo del tutto arbitrario, ed è interamente consultabile su Internet. Il Codex Vaticanus, custodito nella Biblioteca Vaticana, è incompleto e ha subito tre rappezzamenti e persino l'aggiunta di due «Apocrifi», poi condannati dalla Chiesa, cioè l’Epistola di Barnaba e Il pastore di Erma. Questi due codici sono i testi fondamentali più antichi sui quali poggia la nostra conoscenza del cristianesimo.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)