I
Vangeli riferiscono concordi e in più occasioni che Gesù aveva
fratelli e sorelle, e Paolo nelle sue Lettere lo conferma. Ma se
Maria avesse generato altri figli, come narrano i Vangeli, il
concepimento teogamico di Gesù sarebbe stato dubbio, e inoltre il
Gesù-Dio avrebbe dovuto spartire la sua divinità coi fratelli. Per
negare questa ipotesi fu giocoforza dichiarare la verginità di
Maria e relegare i fratelli al falso ruolo di cugini.
Così
il Concilio Lateranense del 649, presieduto da papa Martino I,
stabilì con un dogma che “la santa Madre di Dio sempre vergine
immacolata Maria... ha concepito senza seme per opera dello Spirito
Santo e ha partorito senza corruzione, permanendo indissolubile anche
dopo parto la sua verginità” (D. 256 [DS. 503]). Cattolici e
ortodossi ne sono tuttora convinti, i protestanti meno creduloni, no.
Ma
voci di dissenso che negano la verginità di Maria si sono sempre
fatte sentire nel mondo cattolico, e anche al giorno d’oggi
eminenti teologi come Schnackenburg, Pesch e Lohfink sostengono –
in opposizione all’enciclica Redemptoris Mater del 1987 di papa
Wojtyla – che il concepimento verginale biologico da parte di Maria
non è verità di fede biblica e quindi non si può scartare a priori
l’ipotesi che Gesù abbia avuto fratelli e sorelle.
La
vicenda di Maria, però, non finisce qui. Quando Tertulliano e
Agostino rispolverarono il peccato originale che, commesso da Adamo
ed Eva, si è trasmesso sessualmente all’intera umanità, per cui
noi tutti nasciamo con questa tara e abbiamo bisogno del battesimo
per togliercela, Maria sarebbe stata a sua volta infettata dalla
colpa primigenia e l’avrebbe trasmessa anche al suo pargolo
divino.
Come
rimediare? Dichiarando semplicemente che Maria era stata concepita
immacolata. Ma l’esenzione di Maria dal peccato d’origine trovò
una forte opposizione in eminenti teologi del passato, come Bernardo
di Chiaravalle, Tommaso d’Aquino, Bonaventura, Alessandro di Hales
e dall’intero ordine dei frati dominicani, tanto è vero che alcuni
di costoro, per questo motivo, finirono sul rogo a Berna il 31 maggio
1509. Questi oppositori, in pieno accordo con Agostino, ritenevano
che la trasmissione del peccato d’origine avvenisse attraverso
l’atto sessuale e quindi solo Gesù ne sarebbe stato immune, in
quanto concepito teogamicamente e non sessualmente. Maria, no. Ma Pio
IX nel 1854, considerandosi già allora infallibile come pontefice,
non tenendo in alcun conto Agostino e gli altri teologi e dottori che
la pensavano diversamente, sancì il dogma dell’Immacolata
Concezione.
Sistemata
definitivamente la questione del concepimento immacolato di Maria,
rimaneva un altro problema in sospeso.
La
Madonna: Vergine nel concepimento, Vergine incinta, Vergine nel
parto, Vergine madre (quanti ossimori!), Vergine perpetua, madre di
Dio e concepita immacolata, poteva, morendo, disperdere le sue
carni, che avevano generato Dio, nella terra come tutti i mortali?
Mai più!
Così
Pio XII nel 1950, col dogma dell’Assunzione, decretò che la
Madonna al momento della morte, in un tripudio di angeli, salì
incorrotta al cielo (perdendo la cintola durante l'ascensione,
tuttora oggetto di culto nel duomo di Prato, in Toscana), smentendo
la tradizione trasmessaci dalla Chiesa delle origini secondo la quale
Maria, dopo la morte, era stata sepolta nei pressi del Getsemani.
E
qui, per il momento, la storia di Maria, che da quanto deduciamo dai
Vangeli altro non era che la madre di una famiglia molto numerosa che
le procurò non poche sofferenze, sembra concludersi.
Prendiamo
in considerazione ora i dogmi più assurdi del cristianesimo che
riguardano l'aldilà, cioè il paradiso e l'inferno. Secondo
la morale ricattatoria e mercantile della Chiesa, vero e proprio
materialismo etico, se fai il bene vai in paradiso, sennò vai
all'inferno. L'aldilà è quindi il luogo della suprema felicità o
dell'eterno tormento. Cominciamo
ad esaminare l'eterno tormento.
Il
Catechismo n. 1035 recita: “La Chiesa nel suo insegnamento afferma
l’esistenza dell’inferno e la sua eternità. Le anime di coloro
che muoiono in stato di peccato mortale, dopo la morte discendono
immediatamente negli inferi, dove subiscono le pene dell’inferno,
il fuoco eterno". Questo dogma della punizione eterna, il più
terribile e devastante della Chiesa, secondo il “sensus fidelium”,
cioè l'istinto di fede dei cristiani, non ha oggi molti credenti e
in futuro ne avrà sempre di meno. Il suo rifiuto è in progressivo
aumento anche da parte di non pochi ecclesiastici, che pur non
rinnegandolo in modo palese, di fatto ne ignorano l’esistenza, non
parlandone mai nelle omelie domenicali e nelle catechesi.
Nessun commento:
Posta un commento