Il
Vangelo di Matteo è molto legato alla messianicità di Gesù e fa
molti riferimenti agli adempimenti profetici, come ad esempio: la
dichiarazione della sua origine regale da parte dei Magi, la
persecuzione di Erode, la fuga in Egitto e la genealogia regale di
Gesù, ignorate dagli altri evangelisti.
Esso
inoltre mostra una stretta aderenza alle teorie essene per la sua
forte carica sociale e politica in difesa dei poveri e degli umili,
culminante nel Discorso della Montagna, vero manifesto dell'ideologia
religiosa e sociale di Gesù, ancora ai nostri giorni considerato uno
dei momenti più elevati del cristianesimo.
È
marcatamente antiebraico e contiene l'automaledizione pronunciata
dai gerosolimitani: "Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri
figli" (Matteo 25,25), che tanto peserà sul destino degli ebrei
fino ai nostri giorni. Per la Chiesa fu redatto tra il 40 e il 50
(vedi Sacra Bibbia, ed. C.E.I.), ma ciò è assolutamente
inverosimile anche perché contiene riferimenti all'uccisione di
Zaccaria, figlio di Baracchia, avvenuta, secondo Giuseppe Flavio, nel
67. Molto verosimilmente fu redatto, nella versione attuale, dopo il
150 perché contiene il “Tu es Petrus” che non può essere stato
inserito prima in quanto solo in quella data la Chiesa paolina tolse
a Giacomo il primato sulla comunità di Gerusalemme per passarlo a
Pietro.
L'attribuzione
del Vangelo di Luca sembra non implicare nessuna difficoltà dal
momento che negli Atti l'autore si collega ad esso attraverso la
dedica a Teofilo per rivendicarne chiaramente la paternità. Quindi,
i due documenti sembrano scritti dalla stessa persona. Il problema
nasce sull'identificazione del vero nome dell'autore comunemente
ritenuto Luca, un discepolo di Paolo che lo seguì personalmente in
molti viaggi e che di professione faceva il medico.
Alcuni
studiosi attribuiscono questo Vangelo e gli Atti ad un personaggio
di nome Dema, probabilmente proprietario e conduttore
dell'imbarcazione che servì a Paolo per molti dei suoi viaggi. Negli
Atti l'autore è spesso presente agli episodi che vengono narrati e
dimostra una perfetta conoscenza delle rotte marittime e dei termini
marinari che usa con proprietà. Lo troviamo presente nei momenti
di navigazione e quasi mai nei viaggi a terra, escluso l'ultimo a
Gerusalemme. Altra cosa strana: Luca e Dema appaiano sempre assieme;
dove c'è l'uno c'è sempre anche l'altro. Sappiamo che Paolo
soffriva di un male oscuro che gli procurava continue sofferenze
fisiche, quindi è plausibile che avesse un medico che lo seguisse
per dargli le cure necessarie. Ma il medico Luca, supposto autore di
Atti e del Vangelo omonimo, non accenna mai alle sofferenze fisiche
dell'apostolo e in due occasioni emblematiche: la caduta del giovane
Eutico dalla finestra (Atti 20,9-12) e il morso alla mano di Paolo da
parte de una vipera (Atti 28,3-4) mostra di non saper dare alcun
soccorso medico. In compenso, però, come abbiamo detto sopra, mostra
di conoscere perfettamente le rotte marittime, il nome dei venti e
le norme di navigazione. Il suo racconto è indubbiamente uno dei
documenti più istruttivi sulla conoscenza dell'antica arte della
navigazione. Ma l'interruzione improvvisa di Atti suscita la massima
perplessità. Scrive Paolo da Roma nel 63 a Timoteo:
"Cerca di venire
presto da me, perché Dema mi ha abbandonato avendo preferito il
secolo presente ed è partito per Tessalonica…Solo Luca è con me"
(2 Timoteo 4,9-11). Strana coincidenza: Dema lascia Paolo e gli Atti
terminano bruscamente, anche se Luca rimane con l'apostolo. Perché
questa rottura improvvisa e inspiegabile? Non è che di fronte al
tradimento di Dema: le sue opere: il Vangelo e gli Atti, cambiano
paternità e vengono messi sotto il nome del fedele Luca?
Secondo
Tatiano, autore del Diatesserone, scritto nel 175, (libro che riuniva
in un solo testo i quattro Vangeli canonici), i Vangeli di Luca e di
Matteo non
contenevano l'annunciazione e la nascita di Gesù, aggiunte soltanto
posteriormente, come riteneva anche Girolamo, autore della Vulgata.
Ciò dimostra che anche
il Vangelo
di Luca, come del resto tutti gli altri Vangeli, abbia subito
continue sovrapposizioni fino a tutto il IV secolo e oltre.
Comunque
questo Vangelo è stato senz'altro scritto, nella sua redazione
primitiva, da un discepolo di Paolo, allo scopo di fornire
all'apostolo uno strumento di evangelizzazione che fosse in perfetta
sintonia con la sua teologia. Luca è il più fantasioso degli
evangelisti in campo teologico perché nelle sue opere gli angeli
appaiono spesso: annunciano l'incarnazione di Cristo alla vergine
Maria, comunicano la nascita ai pastori di Betlemme, proclamano la
resurrezione di Gesù e liberano Pietro di prigione.
La sua eccessiva
mitologia teologica ha destato qualche perplessità anche tra i
Padri della Chiesa.
Come
negli altri due Vangeli Sinottici di Marco e Matteo, anche in questo
la vicenda pubblica di Gesù viene ridotta ad una sola annata (in
Giovanni, invece, dura tre anni), mentre rispetto agli altri Vangeli
la visione apocalittica viene meno drammatizzata, per cui dovrebbe
essere ulteriormente postdatata la sua stesura definitiva.
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