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giovedì 28 gennaio 2016

Le molteplici affinità tra cristianesimo e paganesimo. 245

Già nel II secolo Giustino, l’apologeta cristiano più eminente del suo tempo, riconosceva, senza mezzi termini, le numerose e fondamentali concordanze del cristianesimo col paganesimo. Senza tentennamenti ammetteva che la nascita soprannaturale di Cristo, la sua resurrezione e ascensione in cielo, i suoi miracoli, nonché il battesimo e l’eucaristia, trovavano corrispondenza quasi perfetta nella mitologia pagana. A proposito di Dioniso, ad esempio, ricordava la figliolanza divina, la nascita tramite una donna mortale, i patimenti, la morte, la resurrezione e l’ascensione.

Questo Padre della Chiesa ci informa poi che i pagani si aspergevano con acqua all’ingresso dei loro templi, dotati di acquasantiere, come avviene nelle nostre chiese. Addirittura, nei templi di Iside, ce n’erano di automatizzate e i sacerdoti, come oggi quelli cattolici, si servivano già di aspersori. A similitudine dei pagani, già allora i cristiani collocavano vaschette d’acqua nelle loro Chiese per poter immergendovi le mani al momento dell’ingresso.

Fino al IV secolo, quindi, paganesimo e cristianesimo possedettero i medesimi tratti caratteristici e gli stessi patrimoni salvifici. Si proclamavano, infatti, religioni fondate sul mito del Redentore fattosi uomo che muore e risorge; condivisero gli stessi sacramenti, in particolare battesimo e pasto sacralizzato (eucaristia); ebbero a fondamento gli stessi libri sacri rivelati (sacre scritture, apocalissi e profezie) e ammisero gli stessi miracoli. Il passaggio da una fede all’altra, anche dal cristianesimo al paganesimo, si verificò con facilità estrema.

I Padri della Chiesa si resero conto dalle rassomiglianze dei riti e dei miti pagani con quelli del cristianesimo? Eccome! Scrive Giustino rivolgendosi ai pagani: «Quando poi, sosteniamo che il Logos, prima emanazione di Dio, vale a dire Gesù Cristo, nostro Maestro, è stato generato senza l’atto sessuale, è stato crocifisso, è morto, è risorto ed è salito in cielo, allora non presentiamo nulla di strano al confronto coi vostri figli di Zeus... E quando noi diciamo ch’egli è nato quale Logos divino da Dio in maniera assolutamente singolare, tutto ciò, come abbiamo già detto, è qualcosa che abbiamo in comune con voi, che definite Ermes il messaggero di Dio apportatore del Logos. Se poi si dovesse trovare scandaloso che sia stato crocifisso, non dimentichiamo che anche questo noi abbiamo in comune coi vostri figli di Zeus: Ermes, Asclepio, Dioniso, Eracle, che hanno sofferto la stessa morte. Quando, inoltre, sosteniamo che sia nato da una Vergine, voi siete costretti ad ammettere anche su questo punto una coincidenza con Perseo. Quando, infine, diciamo ch’egli guarì paralitici, tubercolotici e infermi dalla nascita e che resuscitò anche dei morti, tutto ciò va equiparato a quanto si racconta di Asclepio» (Giustino, Apologia 1,20 sgg.).

Quindi i Padri della Chiesa riconoscevano la rassomiglianza, quasi perfetta, di Cristo con le divinità pagane. Ma come reagirono davanti a questo fatto? Mentendo spudoratamente, in quanto affermarono che erano i pagani ad aver copiato il cristianesimo, sorvolando sul fatto che i riti e i miti pagani erano praticati da alcuni secoli prima del cristianesimo. Oppure ammettevano che il diavolo avesse in epoca precristiana svelato ai pagani tutti i segreti cristiani, per cui se i pagani battezzavano, celebravano il sacrificio di tipo eucaristico, possedevano venerande scritture, compivano miracoli come i cristiani, tutto ciò era semplicemente opera del demonio.



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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)