La
resurrezione di Gesù, prontamente accettata dagli apostoli, fece
abbandonare loro l'idea di rientrare alla chetichella in Galilea e
li convinse a rimanere a Gerusalemme per attendere tutti insieme il
ritorno del Risorto, ritenuto imminente.
Ebbe
inizio così la parusia,
cioè l'attesa febbrile del ritorno di Gesù dal cielo in carne ed
ossa. Questa seconda metamorfosi di Gesù diede origine al
cristianesimo giudaico e determinò la nascita di una setta che fu
chiamata "La Via" ma che è meglio conosciuta come la setta
dei "nazirei" (Atti 24, 5 e 24,14-15). A proposito del
nome "La Via" va ricordato che gli esseni nei rotoli di
Qumran designavano se stessi con l'espressione "La Via", in
maniera sistematica (R.H.Eisenman,
M. Wise, Manoscritti Segreti di Qumran, Piemme, Casale Monferrato
(AL), 1994). Essi, ad
esempio, si definivano come "I Perfetti della Via" (1QS).
In
un primo tempo gli apostoli si raccolsero intorno a Pietro, ai figli
di Zebedeo Giacomo e Giovanni. Poi dalla Galilea giunse Giacomo,
fratello di Gesù, che ben presto diventò il capo carismatico del
gruppo.
I
nazirei si incontravano ogni giorno nel Tempio a pregare e poi si
riunivano in casa di uno di loro per adempiere al rito esseno della
frazione del pane. Tutte le testimonianze sono concordi nel
riconoscere il loro straordinario zelo nella pratica del giudaismo
rituale: la frequentazione del Tempio, la partecipazione ai
sacrifici, l'osservanza delle festività e della legge ebraica,
nonché il rispetto del voto di nazireato. "Ogni giorno tutti
insieme frequentavano il Tempio e spezzavano il pane a casa prendendo
i pasti con letizia e semplicità di cuore" (Atti 2,46). Giacomo
benediceva il pane e lo distribuiva ai presenti. Questa agape
fraterna, come
leggiamo negli Atti, non aveva niente a che vedere con la cerimonia
eucaristica di futura invenzione paolina. Ai cristiano-giudei sarebbe
sembrato, infatti, sacrilego ed empio collegare questo pasto
comunitario al corpo e al sangue di Cristo, in una specie di
cannibalismo rituale. Seguendo le regole ascetiche della comunità
qumraniana vivevano in lieta povertà, distribuendo ai poveri i beni
di cui disponevano, soccorrendo gli orfani e le vedove nelle loro
afflizioni e nei loro bisogni materiali e predicando l'imminente
ritorno di Gesù
dal cielo (Atti
4,32-35).
Mai
passò loro per la mente che la fede nel ritorno del Risorto volesse
preludere alla nascita di una nuova religione, staccata
dall'ebraismo. Anzi consideravano questa aspettativa come un suo
completamento, secondo quanto avevano detto le Scritture e i
profeti. La dimostrazione di ciò sta nell'assidua frequentazione del
Tempio, cui abbiamo accennato prima. Stando ai primi capitoli degli
Atti, essi non avevano alcuna cognizione della natura divina di Gesù;
lo ritenevano semplicemente un uomo prescelto dal Signore, e
perfino la sua resurrezione non era qualcosa che lo riguardasse
esclusivamente, ma un segno dell'inizio dell'era messianica. Se,
infatti, avessero proclamato la divinità di Gesù-Dio non avrebbero
mai potuto frequentare il Tempio e avrebbero rischiato la lapidazione
per la violazione del principio fondamentale dell'ebraismo: il
monoteismo. La deificazione di Cristo, che inizierà con Paolo presso
i cristiani-ellenisti di Antiochia e verrà poi perfezionata dai
Padri della Chiesa e da Costantino imperatore, era allora
inconcepibile per i cristiano-giudei della Chiesa di Gerusalemme,
che ignoravano pure la nascita verginale, l'istituzione
dell'eucaristia e tutte le altre invenzioni mitologiche successive. I
rapporti col nazireato e con l'essenismo erano strettissimi.
Infatti
avevano scarsa considerazione per l'aspetto esteriore, per ogni forma
di lusso e di comodità e non usavano mai forbici e rasoi.
In coerenza con la
loro tradizione rivoluzionaria e messianica, erano fermamente
convinti che la Fine dei Tempi fosse vicina, che Gesù sarebbe
tornato sulle nuvole per compiere la redenzione d'Israele e
ricostruire il Regno di Dio, provocando la catarsi finale di Israele
prima e del mondo dopo.
Infatti
Dio: "ha fissato un giorno in cui, a rigor di giustizia,
giudicherà il mondo per mezzo di un uomo che egli ha designato,
dandone sicura prova col risuscitarlo dai morti" (Atti 17,31).
Questo
Risorto era Gesù uomo, non Gesù Figlio di Dio. L’aspettativa
escatologica, tema costante della predicazione di Gesù, era
fermamente annunciata come imminente, per cui tutti erano convinti
di assistervi prima della loro morte.
Lo
zelo dei nazirei nel rispettare rigorosamente la Legge, il loro amore
per la povertà e la dedizione ai bisognosi favorirono la crescita
costante, anche se lenta, del loro numero, che rimase pur sempre
limitato (G.Thiessen,
Gesù e il suo
movimento, Claudiana,
Torino, 1979, p. 150), e
coinvolsero anche farisei e parte del basso clero.
Probabilmente,
usavano come strumento di evangelizzazione una raccolta di epitomi
scritti in aramaico che diede poi origine al Vangelo degli Ebrei o
Protovangelo di Matteo, fatto distruggere dalla Chiesa e sostituito
dai quattro Vangeli, oggi considerati canonici. Gesù era sempre
rimasto un ebreo fedele alle prescrizioni della Legge e la sua
predicazione si era rivolta esclusivamente ai figli d'Israele.
Infatti, sopravvivono nei Vangeli tracce inequivocabili che mettono
in bocca a Gesù dei detti, senz'altro autentici, in cui egli
dichiara che la sua missione era rivolta esclusivamente alle pecore
smarrite della casa d'Israele e non ai pagani, paragonati in modo
rozzo e sprezzante a “cani e porci” (Matteo 7,6 – 15,22-26).
Egli
non aveva mai tentato di convertire i non ebrei, non li aveva mai
indotti a lasciare il politeismo per il monoteismo. Ciò in accordo
con la concezione jahvista, che avendo un carattere
inequivocabilmente etnico-religioso, non ammetteva che nella causa
messianica potessero essere coinvolti anche i non ebrei. I suoi
primi seguaci, quindi, seguendo la sua linea, continuarono a
diffondere la nuova dottrina esclusivamente tra gli ebrei.
Per
quanto riguarda l'osservanza della Legge, considerata imprescindibile
per i cristiano-giudei di Gerusalemme, ma rinnegata successivamente
da Paolo, essa trova una chiara conferma nei Vangeli. "Non una
iota, non un apice cadrà dalle legge" (Matteo 5,18), concetto
che viene ribadito anche nella Lettera di Giacomo (Giacomo 2,8).
Spett.le Leo Zen, sono un suo ammiratore ho letto con sommo interesse alcuni suoi libri. Purtroppo non riesco a trovare una copia de "La mala religione". Lei potrebbe procurarmene una (ovviamente a pagamento). Grazie e buon lavoro.
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