Abbiamo
detto che il Cristo Gnostico cominciò a svilupparsi nell'ambito
cristiano nel secondo secolo. Ad introdurlo a Roma nel 140 fu il
filosofo gnostico Marcione di Sinope, sul Mar Nero. Egli portò alla
comunità cristiana di Roma il suo vangelo e dieci lettere di Paolo,
a quel tempo totalmente sconosciute nella capitale dell'Impero. Il
suo vangelo fu accolto molto favorevolmente in un primo tempo ma
subito dopo, nel 144, respinto come eretico in quanto presentava
Cristo come un salvatore essenzialmente spirituale che non si era mai
incarnato sulla Terra e che di uomo aveva assunto solo le sembianze
umane.
Questo
importantissimo documento, completamente distrutto dalla Chiesa, come
il primitivo Vangelo degli Ebrei e gli altri Vangeli gnostici, è
stato in parte ricostruito utilizzando le citazioni dei Padri della
Chiesa che lo confutarono (Tertulliano, Crisostomo, Atanasio,
Ireneo), da due studiosi: Adolf Von Harnack e Paul Louis Cuchoud.
Secondo Elaine Pagels
(I Vangeli gnostici,
Mondadori, Milano, 1981)
fu il vescovo di Lione, Ireneo, il primo a selezionare i documenti
ritenuti ortodossi e a far distruggere quelli considerati eretici,
come il Vangelo di Marcione.
Questo
Vangelo cominciava dicendo che nel quindicesimo anno del regno di
Tiberio (cioè nell'anno 30 d.C.) ai tempi del procuratore Ponzio
Pilato e Caifa Sommo Sacerdote, il Salvatore figlio di Dio, era
disceso dal cielo su Cafarnao, città della Galilea, per cominciare
da lì le sue predicazioni e, riferendosi alla vita terrena di
Cristo, descriveva la sua biografia con tanto di date, di luoghi e
di personaggi, fino ad allora a tutti ignoti. Probabilmente fu su
questi riferimenti storico-geografici riportati da Marcione che
furono poi costruiti i quattro vangeli canonici. Fino ad allora,
infatti, su Gesù erano circolate solo delle sentenze, chiamate
Logìa, definite “corte e laconiche”. Il
Cristo di Marcione si presentava a Cafarnao, in Galilea, in età già
adulta, prendendo dell'uomo l'apparenza ma non la sostanza, essendo
puro spirito. Crisostomo nella sua Lettera ai Filippesi (2, 7),
riportando un passo del Vangelo di Marcione scrive:" Gesù ha
preso una somiglianza d'uomo perché se fosse divenuto veramente uomo
avrebbe cessato di essere un Dio". Negando di Gesù la nascita
terrena, che cioè si è fatto carne come ognuno di noi, veniva
negata anche la sua crocifissione e morte, considerate da Marcione
del tutto simboliche e virtuali, perché il corpo di Cristo non era
di carne. Anche la resurrezione, pertanto, si prefigurava come del
tutto virtuale.
L'incarnazione
di Cristo, e quindi la sua natura umana, nella prima metà del
secondo secolo non veniva negata solo da Marcione ma anche da molti
altri teologi e vescovi del tempo, come Papia, Carpocrate, Valentino,
Nicola, Basilide e i Doceti.
Ma
come nasce il Cristo Gnostico? E' singolare il fatto che Marcione nel
140 porti a Roma il suo vangelo gnostico assieme alle Lettere di
Paolo. C'è una connessione tre le due cose? Marcello Craveri,
senz'altro uno dei massimi studiosi della materia, ha sottolineato il
carattere tipicamente gnostico di alcune importanti Lettere di Paolo
di Tarso. A questo proposito basterebbe citare, dalla Lettera ai
Filippesi, il seguente versetto: "Cristo, pur essendo di natura
divina, spogliò se stesso assumendo la condizione di servo e
divenendo simile agli uomini ci è apparso in forma umana"
(Filippesi. 2, 6). Negazione chiara della sua terrenità.
A
collegare Paolo alla gnosi, oltre alle Lettere, ci sono molti altri
argomenti. Anzitutto, le ripetute visioni celesti dell'apostolo che
alludono all'illuminazione di tipo gnostico; poi, il fatto, rilevato
da molti, che Paolo non accenna mai alle origini terrene di Gesù,
alle parabole, ai miracoli, ai personaggi e agli eventi più
importanti della sua vita, come la Passione; inoltre,
evita
chiaramente di chiamarlo per nome (25 volte in tutto) ma in compenso
lo nomina col nome di “Cristo” 378 volte,
e si riferisce esclusivamente a lui come ad una entità spirituale
ultraterrena
proiettata in un ambito mitico e metafisico
(E.Dujardin,
Ancient History of
the God Jesus, C.A.
Watts & Co, London, 1938)
I
pochi riferimenti storici, riportati nelle epistole, riferibili ad
una reale esistenza terrena di Gesù, secondo alcuni studiosi,
sarebbero stati aggiunti posteriormente. Tutto ciò potrebbe far
supporre che Paolo fosse uno gnostico, ma nelle sue Lettere ci sono
anche chiari passi che lo negano. Nel prologo della Lettera ai
Romani, come nell'introduzione a tutte le altre Lettere, Paolo
scrive: "Io sono Paolo, servo di Dio, apostolo per vocazione,
prescelto per annunziare il vangelo di Dio riguardo al figlio, nato
dalla stirpe di David secondo la carne" (Romani 1,1). Con ciò
non solo ammettendo l'incarnazione di Gesù ma negando anche che
questa sia avvenuta per opera divina. Ciò fa supporre che le Lettere
di Paolo, che prefigurano il Cristo terreno e quello puramente
spirituale, abbiano subito manipolazioni e interpolazioni da
entrambe le Chiese, quella gnostica e quella ortodossa.
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