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sabato 4 giugno 2011

La preghiera a Zagabria di papa Ratzinger sulla tomba del card. Stepinać non piacerà ai tedeschi

La visita di papa Joseph Ratzinger in Croazia, prevista per oggi e domani sta suscitando molto malumore in Germania perché domani pomeriggio alle ore 17.00 Ratzinger, a Zagabria, intende pregare davanti alla tomba del Cardinale Alojzije Stepinać (1898-1960).

“Ma Stepinać era coinvolto negli orrori commessi dalle milizie degli Ustascia di Pavelić di stampo cattolico-fascista“, afferma l’associazione “Freie Bürger für demokratische Werter”(cittadini liberi per valori democratici).” per cui “il Bundestag tedesco è alleato a forze che accettano con la propria “benedizione”  gli orrori della guerra e pregano per i colpevoli”.

E ricorda ai tedeschi come l'arcivescovo di Zagabria, Stepinać non solo fu una delle massime autorità ecclesiastiche di un regime cattolico-fascista benvisto da Hitler – dal 1941 al 1942 –  ma, dal gennaio 1942, fu anche il vicario militare ufficiale delle milizie degli ustascia, guidate dal comandante Pavelić che in quel periodo procedettero alla conversione coatta dei serbo- ortodossi compiendo delle atrocità inaudite.

I serbi allora furono fucilati, uccisi a pugnalate o bastonate, decapitati, annegati, squartati, strangolati, seppelliti vivi, arsi vivi, crocefissi o torturati fino alla morte. Le orrende crudeltà perpetrate sconvolsero perfino le truppe dei fascisti italiani e dei nazisti tedeschi stazionate nel Paese.

Stepinać non si oppose minimamente ai massacri in massa che erano simili a un genocidio; nessuno degli assassini venne mai scomunicato anche perché tra loro c'erano numerosi frati francescani, giudati da Miroslav Filipović-Majstorović, che nel famigerato campo di concentramento di Jasenovac, fece assassinate circa 100.000 serbi ed ebrei. Ancora nel 1943 Stepinać ringraziò espressamente Stepinać e i francescani per i loro “meriti” nella “conversione” (leggi sterminio) degli ortodossi.

Papa Pio XII non solo non deplorò i crimini di guerra del comandante Pavelić, ma concesse più volte a lui e ai suoi generali udienza in Vaticano, definendo il capo fascista un “cattolico praticante” e congedandolo con “i migliori auguri per il lavoro da svolgere”.

Dopo la guerra, Pavelić riuscì a fuggire grazie al “canale dei ratti” organizzato dal Vaticano e morì nel 1959 a Madrid con la benedizione del Papa. Stepinać fu beatificato nel 1998 e ora si attende la beatificazione di Pio XII.

A documentare le atrocità di Pavelić è stato lo scrittore tedesco Karlheinz Deschner (La politica dei papi nel XX° secolo) coetaneo del papa e suo conterraneo.

Secondo “Freie Bürger” la Germania, invitando a tenere un discorso al Bundestag tedesco chi, come il papa, col pregare sulla tomba di Stepinać giustifica gli orrori della guerra fascista, mette a repentaglio, con tanta leggerezza, la buona reputazione che la nazione tedesca si è guadagnata dopo la guerra, e offende i sentimenti più profondi dei Paesi che hanno sofferto inaudite atrocità.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)