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mercoledì 1 giugno 2011

Per il cardinal Ravasi gli atei autentici e veraci sono quelli che si proclamano orfani di dio.

Nell’ultimo numero de l’Espresso, dove il card. Gianfranco Ravasi è titolare di una rubrica fissa, corredata del suo bel faccione prelatizio, è apparso un articolo nel quale l'alto prelato ci erudisce sugli atei “doc” che, secondo lui, essendo “atei che non scherzano”, godono il diritto ad essere accolti nel suo ‘Cortile dei Gentili’.

Ne nomina alcuni famosi, regolarmente morti da tempo, e cita di essi delle frasi celebri, che, estrapolate dal contesto, possono prestarsi a qualsiasi interpretazione.

Vediamo qualche esempio. Camus: “Come è possibile essere santi senza Dio?” Cioran: “Quando si ascolta Bach, si vede nascere Dio.” Il poeta Caproni: “Ah, mio Dio, mio Dio, perché non esisti?”.

Cosa traspare da queste citazioni anche prese alla lettera? Ma è chiaro: che questi non sono veri atei Sono dei credenti che non sanno di esserlo. Sono degli orfani di dio che lo rimpiangono ad ogni piè sospinto.

I veri atei, quelli che non si sentono orfani di nessuno, come i nostri Margherita Hack e Piergiorgio Odifreddi e i quattro cavalieri dell'ateismo duro e puro: Christopher Hitchens, Richard Dawkins, Sam Harris e Dan Bennett, che Ravasi considera “ esponenti di quell’ateismo popolare dello sberleffo irreligioso”, bollati come folkloristici, come quelli dell’UAAR, non si limitano a negare l'esistenza di dio, rimpiangendolo sottobanco, ma considerano la sua invenzione come la sciagura più immane che ha colpito l'umanità e che potrebbe portarla alla sua estinzione.

Perché di fronte ai sempre più gravi contrasti religiosi tra i tre monoteismi, ognuno dei quali è sicumericamente convinto che il suo dio ce l'ha più duro degli altri, potrebbe accadere che proprio dei fanatici fondamentalisti conquistino le cariche più importanti di uno Stato, e tenendo nelle loro mani spaventose armi di distruzione (chimiche, biologiche, nucleari e convenzionali), non esiterebbero, per difendere il loro dio, a provocare l'Apocalisse.

Abbiamo visto in un recente passato che sono bastate poche vignette infantili su Maometto per scatenare orde di musulmani a scandire slogan di morte contro l'intero Occidente.

Gli atei duri e puri sono quelli che si sono liberati per sempre di dio perché hanno trovato in se stessi il senso della propria vita, senza cercarlo in qualche ‘aldilà’ fasullo, e hanno raggiunto un così alto livello di libertà da escludere l'ingombrante presenza di un dio frutto della paura e dell'irrazionalità.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)