Dove
però la religione cattolica raggiunge il top della credulità
demenziale e della superstizione più morbosa, arrivando al feticismo
necrofilo, è nella venerazione delle reliquie. Per quanto la vostra
immaginazione sia fervida, mai potrà uguagliare le assurdità che
troverete in queste pagine.
Le
reliquie sono sempre state, e sono tuttora per la Chiesa, un
colossale business e i santuari che ospitano quelle più venerate
sono stati, da sempre, importanti mete di pellegrinaggi. Molte chiese
sono nate proprio per contene le reliquie di qualche santo, come le
quattro basiliche fatte costruire a Milano da Sant'Ambrogio.
Siccome
la maggior parte dei credenti ha più fiducia nei santi e nella
Madonna che nel Padre Eterno, troppo lontano dai loro problemi
quotidiani, quando vogliono chiedere una grazia si rivolgono al
loro santo preferito nel luogo in cui si conservano le sue reliquie,
come a San Gennaro a Napoli, a Sant'Antonio a Padova o a San Nicola
a Bari.
Solo
che la credulità infantile della stragrande maggioranza della
popolazione ha accettato senza remore una quantità sterminata di
pseudo reliquie, prodotte da mitomani e da lestofanti e
strumentalizzate per fini pietistici ed economici dagli ecclesiastici
senza scrupoli, che non solo sono prive di ogni pur minima
autenticità ma addirittura al di là di ogni razionalità.
Quello
che fa specie è che queste inverosimili reliquie sono state oggetto
di venerazione non solo da parte della popolazione ingenua e
sprovveduta ma anche di papi e regnanti.
Pensate
che a Costantinopoli, prima della caduta della città in mano ai
turchi, erano oggetto di venerazione da parte del popolo, del
patriarca e dell'imperatore, le reliquie più inverosimili
dell'Antico Testamento, come l'ascia usata da Noè per la costruzione
dell'Arca, il trono di Salomone, la verga di Mosè, le tavole della
legge e frammenti dell'Arca dell'alleanza.
Ma
altrettanto incredibili e mirabolanti risultano le reliquie
riferite a Gesù e alla sua passione e crocifissione, ancor oggi
venerate nel mondo cattolico. Prima di farne una carrellata
esemplificativa, spieghiamo perché nessuna di esse può vantare una
minima attendibilità.
Gli
Atti degli Apostoli, che descrivono il cristianesimo delle origini,
non fanno alcun accenno a possibili reliquie riferite alla vita e
alla morte di Gesù, a Maria e agli apostoli. Anzi, ci danno netta la
sensazione dell'assoluta indifferenza generale a questo riguardo.
Anche perché non se ne sentiva la necessità, visto che tutti
ritenevano imminente il ritorno di Gesù dal cielo in carne e ossa.
Lo
stesso Paolo, che pur diede inizio alla deificazione di Gesù, nelle
sue Lettere mai manifestò il minimo interesse a questo proposito.
Quindi al tempo degli apostoli nessuna reliquia riferita a Gesù o
alla Madonna era conosciuta e tanto meno oggetto di venerazione. Come
mai allora successivamente, specie dal IV secolo in poi, il mondo
cristiano fu invaso da ampolle di sangue di Cristo, da frammenti
della sua croce e della corona di spine e via discorrendo? Tutte
colossali bufale inventate in un tempo in cui la credulità era
diffusa a tutti i livelli e mancava un qualsiasi criterio che
stabilisse l'autenticità di quanto si affermava.
Ma c'è un'altra considerazione importante da fare.
Nelle
due Guerre Giudaiche del 70 e del 135 d.C. Gerusalemme, e gran parte
della Palestina, furono saccheggiate e rase al suolo per ben due
volte dall’esercito romano. Nel 135 l’imperatore Adriano, di
fronte all’ennesima rivolta degli ebrei contro i romani, decise di
risolvere il problema alla radice. Ordinò di cancellare a
Gerusalemme e nella Palestina ogni traccia che si riferisse
all’ebraismo e al cristianesimo. Quindi fece spianare il Golgota,
sconvolse radicalmente ogni aspetto della vecchia città santa, e
sulle rovine del Tempio fece erigere, come suprema profanazione, un
tempio pagano con le statue di Giove Capitolino e di altre divinità.
Ciò
determinò la radicale cancellazione di tutti i monumenti e gli
oggetti religiosi ebraici e cristiani. Quindi gli attuali riferimenti
ai luoghi santi (ad esempio il Santo Sepolcro individuato da Elena,
madre di Costantino, e la Basilica dell’Annunciazione a Nazareth) e
alle reliquie relative, sono inattendibili sotto ogni punto di vista
(alla luce anche delle successive stratificazioni apportate dai
musulmani nel lungo periodo della loro dominazione). Furono
inventati, assieme all’ubicazione della città di Nazareth, da
Sant'Elena, madre di Costantino, e dai crociati nel Medioevo.
Ciò
premesso, diamo un'occhiata alle più inverosimili e assurde reliquie
cristiane che risalgono al cristianesimo primitivo.
Cominciamo
con la croce su cui fu crocifisso Gesù e che Sant'Elena affermò di
aver trovato coi tre chiodi e il titulum (cioè la targa), dopo
quattro secoli dalla crocifissione, sotto un tempio pagano fatto
costruire da Adriano sul Golgota spianato. Vi sembra verosimile una
cosa del genere?
Questa
presunta croce, dopo inverosimili vicende, fu divisa in tanti
frammenti (conservati in molte basiliche) che messi insieme, come
ironicamente affermava Erasmo da Rotterdam, potrebbero costruire una
nave. I tre chiodi (gli unici salvatisi su migliaia di crocifissioni,
per i babbei) furono considerati reliquie di inestimabile valore.
Uno venne fuso nell'elmo di Costantino, un altro nel morso del suo
cavallo (conservato nel Duomo di Milano) e il terzo si trova tuttora
nella Chiesa di Santa Croce in Gerusalemme a Roma. Nessun storico
serio dà il minimo credito a tali rinvenimenti ma li rilega a pura
leggenda.
Sulla
scia della santa croce pullularono in breve tempo miriadi di
reliquie, una più assurda dell'altra (ma tuttora considerate
oggetto di culto per la Chiesa): la corona di spine, conservata
nella Sainte Chapelle di Parigi, la colonna della flagellazione
(Chiesa di Santa Pressede a Roma), la pietra sulla quale fu deposto
il corpo di Cristo (Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme), due
scale servite per la deposizione (una a Roma in Laterano e l'altra a
Gerusalemme), la sacra lancia che colpì il costato di Gesù
(Vienna), il sangue di Gesù scaturito dalla ferita del costato
(Cattedrale di Mantova), una trentina di sudari in cui fu avvolto
il corpo di Cristo nella sepoltura, il più importante dei quali, la
Sacra Sindone, conservata a Torino, viene datata al XIV secolo col
metodo del carbonio 14, effettuato in tre laboratori tra loro
indipendenti.
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