La
quasi totalità dei credenti è fermamente convinta che senza la
religione gli uomini sarebbero dei bruti, immersi nella malvagità
e nel crimine. Si tratta di uno stupido luogo comune, alimentato ad
arte dai capi religiosi, ma sconfessato dal fatto che è proprio la
religione che impone all'uomo una morale spesso, falsa, ipocrita e
dannosa, costringendolo ad osservare, pena durissimi castighi,
cervellotici divieti comportamentali, che negano ogni libertà
umana e civile e coartano i sani istinti della natura. La morale
religiosa, infatti, non scaturisce dall'essenza genuina
dell'uomo e dalla sua progressiva evoluzione, ma è dedotta da
un'entità superiore, chiaramente inventata.
È
risaputo, anche da individui dotati di modesta cultura, che la
civiltà greco-latina, tramite i suoi letterati e filosofi, aveva
saputo elaborare una morale rispetto alla quale quella cristiana
impallidisce. Quindi, non c’è nessun collegamento tra il senso
umano del bene e del male e l’esistenza di una qualsiasi divinità
soprannaturale.
La
morale cristiana, è di tipo mercantile, un “do ut des”: devi
essere buono per meritarti il paradiso, altrimenti vai all'inferno.
Un'etica materialistica che fa dire a Einstein: «Se le persone
fossero buone solo per timore della punizione e speranza della
ricompensa, saremmo messi molto male».
Questa
forma di morale sfrutta sistematicamente il senso di colpa che la
religione, fin dalla più tenera età, ci inculca nella mente
bollandoci come dei peccatori incalliti che debbono chiedere
continuamente perdono a Dio. Fin dai tempi di Paolo, come abbiamo
visto in precedenza, per la Chiesa il peccato più perverso era ed
è, per antonomasia, quello sessuale perché esprime al massimo
la libertà individuale.
È
noto a tutti che la pulsione sessuale è il motore che spinge la
nostra specie a riprodursi e a sopravvivere. Ma il desiderio che essa
produce è così forte da superare le finalità biologiche e da
determinare gran parte dei desideri, delle emozioni e dei conflitti,
che riguardano l'umanità.
Forse
saremmo mammiferi migliori se la nostra sessualità non fosse così
preponderante e non occupasse tanta parte della nostra vita, ma
dobbiamo accettarci come l'evoluzione ci ha fatti. Invece il
cristianesimo, campando divieti di origine divina, impone la
criminalizzazione di quasi ogni impulso sessuale, e vorrebbe
finalizzare il sesso esclusivamente a fini procreativi, escludendo
del tutto il piacere fisico, psicologico e affettivo che esso
comporta. ritenendolo assolutamente interdetto da Dio .
Le
repressioni sessuali che il cristianesimo, specie cattolico,
impone con durezza riguardano molti aspetti della vita sociale e
vietano categoricamente i divorzi, le unioni di fatto, la libera
convivenza, il matrimonio tra omosessuali, ogni forma di
contraccezione, l'aborto, la procreazione assistita, l'uso per scopi
scientifici delle cellule staminali embrionali, i rapporti sessuali
protetti col preservativo onde evitare contagi e perfino l'educazione
sessuale dei minori. Arriviamo all'assurdo che un vero cattolico,
durante l'intera vita matrimoniale, dovrebbe avere solo sporadici
rapporti con la moglie perché, appena essa si rendesse conto di
essere incinta, dovrebbe, come dice Sant'Agostino, sospendere ogni
contatto sessuale fino al parto, in quanto cessando lo scopo
procreativo, esso diventerebbe edonistico e quindi peccaminoso.
Inoltre,
dopo la menopausa, non essendo la donna più fecondabile, ogni
rapporto coniugale dovrebbe cessare del tutto. E queste assurde
proibizioni le attribuisce al suo Dio, visto come un guardone
incallito che ficca il naso in ogni angolo del sesso.
Naturalmente,
pur ottenebrata dalla sua sessuofobia, la Chiesa Cattolica
conosce bene i problemi della famiglia odierna che, per sopravvivere,
deve pianificare le nascite, e così per salvare capra e cavoli ha
escogitato un metodo, assolutamente ipocrita, che si rifiuta di
chiamare anticoncezionale per definirlo eufemisticamente “atto a
evitare un concepimento”- come se cambiando le parole si arrivi a
modificare la sostanza delle cose - che consente di coitare senza
peccare, approfittando dei giorni in cui la donna non è
fecondabile.
Per
adottare questo metodo i coniugi si devono trasformare in ragionieri
della fertilità, e con tanto di termometro, conoscenza del
calendario e dell'aritmetica, applicare il metodo Billings o quello
Rötzer (entrambi dettagliatamente spiegati dai parroci), per
evitare le maternità indesiderate. Quindi niente chimica, o, più
banalmente, qualche grammo di lattice, ma calcoli ragionieristici,
perché il buon Dio, che a questo punto viene trattato da autentico
citrullo, non s'incazzi al momento del coito.
Ma
c'è ancora un aspetto molto grave e purtroppo sottaciuto che la
sessuofobia della Chiesa determina. Infatti, proibendo l'educazione
sessuale dei minori e, soprattutto, ogni forma di contraccezione,
essa si rende responsabile di quasi la totalità degli aborti che
avvengono nel mondo cattolico.
Per
eliminare l'aborto, come essa predica, non serve reprimerlo,
criminalizzando la donna che è costretta a farlo, quanto invece
prevenirlo, consentendo, magari, la distribuzione gratuita di ogni
tipo di contraccezione. Molte donne eviterebbero così un trauma sia
fisico che psicologico, a tutto vantaggio della famiglia, e lo Stato
risparmierebbe molte risorse. Infatti, dove la contraccezione è
libera e non ostacolata gli aborti sono ridotti al minimo e tendono
a scomparire.
Non
occorre spendere parole per spiegare come le malattie veneree siano
oggi, causa la globalizzazione, fra le più diffuse del pianeta.
Fortunatamente sono stati trovati efficaci rimedi che consentono di
curarle. Ma per impedirne la diffusione, specie nei Paesi più
poveri, serve soprattutto la prevenzione che può essere aiutata
enormemente dall'uso dei profilattici.
Secondo
il cardinal
Alfonso Lopez Trujillo, presidente vaticano del Pontificio
consiglio per la famiglia, e per ogni altro ecclesiastico,
i profilattici
non impediscono i contagi perché, secondo loro, vengono
fabbricati con molti fori microscopici, attraverso i quali possono
passare i virus. Una criminale menzogna, avvallata anche da papa
Benedetto XVI nella sua prima visita in Africa il 17 marzo 2009,
scatenando le ire di molti governi responsabili dell'Occidente,
nonché l'indignazione dell'intero mondo medico e scientifico.
La
prestigiosa rivista scientifica londinese “Lancet” lo ha
accusato, senza mezzi termini, di aver "pubblicamente distorto
le prove scientifiche” per mascherare la criminale decisione della
Chiesa di vietare l'uso dei profilattici, considerandoli peccaminosi
strumenti anticoncezionali.
La
sessuofobia della Chiesa, che si fa sempre più oppressiva per
contrastare la secolarizzazione dilagante della società, trova
purtroppo in alcuni Stati, come l'Italia, l'incondizionato sostegno
delle classi politiche più conservatrici e retrograde.
In
ogni Paese democratico e laico, invece, né
religione, né Stato dovrebbero occuparsi del problema, lasciando
ad ogni
cittadino la piena libertà di godere la sua sessualità come meglio
gli aggrada, purché nel privato e senza danneggiare nessuno.
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