Anche
in campo politico, come in quello sessuale e culturale, la Chiesa è
sempre stata, e rimane tuttora, il nemico più implacabile di ogni
forma di libertà e di democrazia. Che cosa significa democrazia?
Accettazione piena di tutte le libertà fondamentali del cittadino:
libertà di pensiero, di parola, di stampa, di religione, di scelta
politica e così via.
Ma
per la Chiesa, la libertà, qualsiasi forma di libertà, è sempre
stata considerata un'invenzione satanica. Ecco perché la Chiesa è
sempre stata, nel corso della storia, il massimo sostegno
dell’assolutismo e della tirannia ed anche nei tempi recenti ha
appoggiato in pieno molti regimi sanguinari e totalitari.
Quando
nel 1789 la «Dichiarazione dei diritti dell’uomo» proclamò i
diritti fondamentali del cittadino, non più suddito, che decretavano
l’eguaglianza di tutti davanti alla legge, e la libertà di
coscienza, di pensiero, di parola e di stampa, fu duramente
condannata nel Breve “Quod aliquantum” del 10 marzo 1791, da
parte di Pio VI, come «mostruosità» (monstra).
«Che
cosa si può escogitare di più insensato che decretare una
siffatta eguaglianza e libertà per tutti?», scrisse il Papa
inorridito. Poco dopo Pio VII nel 1800, nella sua prima enciclica,
condannò “il mortale flagello dei libri” che avevano portato
alla Rivoluzione Francese e alla deprecata “grande libertà di
pensiero e di parola, di leggere e di scrivere”.
Nel
1832 Papa Gregorio XVI, nella sua enciclica “Mirari vos”,
condannò, senza mezzi termini, “...quella sentenza assurda ed
erronea, o, meglio, quel delirio (deliramentum), che la libertà di
coscienza deve essere affermata e rivendicata da ognuno”. L'anno
successivo con l'enciclica “Singulari vos”, lo stesso papa ribadì
che le libertà civili e politiche erano incompatibili con la
dottrina della Chiesa, soprattutto «quella pessima né mai
abbastanza aborrita libertà di stampa», per concludere che solo col
«freno della santa religione (cioè con l'oscurantismo) si mantiene
la forza e l’autorità di ogni dominazione».
Non
fu da meno Pio IX, l'ultimo papa monarca teocratico, nemico acerrimo
dell'Italia e degli italiani, che con bolle ed encicliche, emesse a
raffica, tentò di ostacolare in ogni modo il riconoscimento del
Regno d'Italia in Europa e nel mondo. Questo papa, con l’enciclica
“Quanta cura” dell’8 dicembre 1864, proclamò, senza mezzi
termini, che la democrazia distrugge la giustizia e la ragione.
A
questa enciclica accluse anche il Syllabo, che
condannava, come “errori dell’età nostra”, le più
significative conquiste della civiltà, tra
le quali, in primis: democrazia, razionalismo, liberalismo,
matrimonio civile, libertà di pensiero e di coscienza e, ciliegina
sulla torta, la teoria nefanda che la Chiesa non dovesse possedere
uno Stato per diritto divino. Fu, il suo, un disperato tentativo di
riportare l’umanità indietro di due secoli, a prima
dell’Illuminismo e della Rivoluzione Francese.
Nella
sua allocuzione poi del 22 giugno1868, sempre questo papa funesto per
noi italiani (beatificato dal papa polacco, nonostante l'opposizione
di molti intellettuali cattolici che hanno considerato questa
canonizzazione un affronto alle libertà democratiche e una sfida
alla civiltà moderna) definì la Costituzione austriaca dell'anno
precedente, nella quale tutte le associazioni religiose venivano
equiparate e riconosciute dallo Stato, «una legge detestabile»
(infanda). Il capolavoro di questo papa, però. fu la proclamazione
del dogma dell'infallibilità papale che fece inorridire la maggior
parte degli Stati europei, alcuni dei quali protestarono per la
protervia implicita nel fatto che, con questa proclamazione, la
figura di ogni pontefice diventava oggetto di una devozione che
sfiorava l’idolatria e che, come ebbe e dire San Giovanni Bosco,
metteva il papa al di sopra degli angeli e allo stesso livello di
Dio.
Per
la Chiesa l'ideale supremo da essa perseguito fin dai primi secoli
della sua nascita fu la teocrazia, cioè l'accentramento del potere
politico e religioso nelle sue mani e la conseguente negazione di
ogni forma di libertà. Pretese, rifacendosi al motto di san Paolo
"omnis potestas a Deo", di nominare e deporre re e
imperatori. Nel 1080, papa Gregorio VII decretò nel suo Dictatus
Papae: "Che solo al Papa tutti i Principi debbano baciare i
piedi"; "Che ad Egli é permesso di deporre gli
Imperatori"; "Che una Sua sentenza non possa essere
riformata da alcuno; al contrario Egli può riformare qualsiasi
sentenza emanata da altri"; "Che Egli non possa essere
giudicato da alcuno"; "Che la Chiesa Romana non ha mai
errato; né, secondo la testimonianza delle Scritture, mai errerà
per l'eternità".
Quando però il papato vide
fallire il suo tentativo, non esitò ad allearsi ai sovrani che aveva
tentato di sottomettere, favorendo al massimo il loro assolutismo
politico per soffocare sul nascere ogni tentativo di libertà. Ci
sono voluti secoli di lotte dure e spietate, contrassegnate da
torture, roghi, condanne a morte e ignominie di ogni genere, per
abbattere l'assolutismo politico e religioso, e conquistare le più
elementari libertà civiche. Lotte che si sono combattute fino quasi
a tutto il XIX secolo. Lo Stato Pontificio, durato in Italia fino al
1870, oltre che teocratico, è stato il più arretrato, crudele e
oppressivo d'Europa e ha represso, più di ogni altro, con il carcere
e il capestro, ogni tentativo di democrazia da parte dei suoi
sudditi.
Solo
nel XX secolo la Chiesa ha accettato, obtorto collo, il consolidarsi
della democrazia e del laicismo di Stato nel mondo occidentale,
continuando a considerarli emanazioni sataniche e ad ostacolarli in
tutti i modi. Infatti, non appena sono sorti dittatori di stampo
fascista, con Mussolini in Italia, Franco in Spagna e Pinochet in
Cile, non ha esitato ad appoggiarli, considerandoli inviati dalla
provvidenza divina, e a giustificare i crimini da essi perpetrati. La
complicità con i regimi fascisti è una macchia indelebile sulla
storia della Chiesa. A riprova di quanto la Chiesa sia implacabile
nemica della libertà basti dire che lo Stato della Città del
Vaticano, assieme a pochi altri Stati totalitari, non ha firmato la
Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. Perché? Perché
essa riconosce
il diritto di ciascuno di cambiare religione o di non averne alcuna.
Vogliamo
scherzare che la Chiesa autocratica e teocratica firmi una simile
principio! Giammai. Rinnegherebbe se stessa e tutto il suo passato
oscurantista.
Da
quanto fin qui esposto appare chiaro, anche al più sprovveduto,
che la conquista della democrazia e di ogni altra emancipazione
sociale e politica dell'età moderna, nonché di tutte le strutture e
le leggi più umane della convivenza civile, sono state ottenute in
Occidente da movimenti che hanno operato fuori e contro la Chiesa.
Perché
la Chiesa, fin dai tempi di Paolo, ha sempre nutrito un totale
disprezzo dell'uomo come essere morale e l'ha ritenuto incapace, da
solo, di usare una qualsiasi forma di libertà e, perciò, bisognoso
di essere totalmente sottoposto alla sua guida e autorità.
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