L'antisemitismo,
che ha seminato milioni di vittime tra i figli d'Israele dal Medioevo
ai nostri giorni, è stato voluto e imposto dalla Chiesa. La tendenza
antiebraica si sviluppò in essa durissima fin dal II secolo. Già
allora Giustino, Padre della Chiesa, definì gli ebrei: «uomini
cattivi, spiritualmente malati, idolatri, scaltri e astuti, iniqui
peccatori, assolutamente duri di cuore e privi di ragione».
Esultando
per la distruzione della Palestina ad opera dei romani e per la legge
che vietava agli ebrei di rimetter piede a Gerusalemme, scrisse: «È
giusto e buono che vi sia capitato... a voi figli degeneri, genia di
adulteri, figli di prostitute» (Giustino, Dialogo con l'Ebreo
Trifone 12 sgg; 16 sgg.; 26 sgg.). Tutti gli altri Padri seguirono il
suo esempio e, accusando gli ebrei di aver condannato a morte Gesù,
il figlio di Dio, li esecrarono coi peggiori epiteti.
Innocenzo
III nel 1205 definì gli ebrei «schiavi maledetti da Dio» e,
anticipando Hitler, impose loro di indossassero determinati vestiti
o di portare precisi contrassegni che li distinguessero dai
cristiani. Per la Chiesa tutti gli ebrei avevano ereditato non solo
il peccato originale ma anche la colpa del deicidio, quindi erano più
rei dei comuni eretici.
Così,
in tutta l’Europa cristiana i figli di Israele vennero uccisi a
migliaia e migliaia, con le più atroci torture: annegati, bruciati,
posti alla ruota, impiccati, squartati, strangolati e sepolti vivi.
Su ordine del clero venivano trascinati con funi o per i capelli al
fonte battesimale per una conversione coatta.
Nel
XV secolo, per sottolineare il ribrezzo della cristianità nei
confronti degli ebrei, furono istituiti i ghetti, prototipi dei
futuri lager nazisti. Insomma tutta la cristianità, plagiata dalla
Chiesa, odiò a morte gli ebrei e coi pogrom diede loro la caccia
fino al secolo scorso (C.
Mannunci, L’antisemitismo
cristiano e le sue radici,
Mondadori, Milano 1993).
Progressivamente,
sempre per colpa della Chiesa, l’antisemitismo, dapprima solo
religioso, si trasformò in razzismo, cioè in odio razziale. Già
nel 1880, in un documento approvato da Leone XIII si proclamava: “Oh
quanto sono illusi e in errore coloro che pensano che l’ebraismo
sia solo una religione, come il cattolicesimo, e non in realtà una
razza, un popolo, una nazione! Poiché gli ebrei non sono ebrei
soltanto per la loro religione, sono ebrei anche e specialmente per
la loro razza”.
Naturalmente,
di razza inferiore, per cui con l'avvento di Hitler vennero
sterminati a milioni nei lager nazisti. La Chiesa, guidata da papa
Pio XII, si è guardata bene dal contrastare questo eccidio, anzi,
col suo assordante silenzio, lo ha quasi incoraggiato. Infatti,
eletto
papa nel 1939, Pio XII mise da parte una enciclica contro
l’antisemitismo e il razzismo, preparata dal suo predecessore, e,
nonostante fosse a conoscenza delle stragi degli ebrei, non reagì
con proteste scritte o verbali.
Le
leggi razziali, emanate dal fascismo, non furono mai contestate da
questo papa e nel 1942 egli rifiutò di associarsi alla condanna
espressa dagli Alleati per l’uccisione degli ebrei. Quando cadde il
fascismo e Badoglio chiese al Vaticano cosa fare di quelle leggi
infami, gli fu risposto di mantenerle in vigore. Furono gli
anglo-americani, infatti, che imposero a Badoglio di abrogarle
Sotto
il pontificato di questo papa
nessun nazionalsocialista di base, nessun nazista di alto livello o
appartenente allo Stato maggiore del Reich, è stato scomunicato;
nessun gruppo è stato escluso dalla Chiesa per aver praticato il
razzismo, l’antisemitismo o fatto funzionare camere a gas. Adolf
Hitler non è stato scomunicato e il suo libro “Mein Kampf” non è
stato mai messo all’Indice.
È
accaduto, invece, che molte autorità vaticane (tra le quali il
vescovo Alois Hudal), con l'appoggio incondizionato di papa Pio XII e
del cardinal Montini (poi papa Paolo VI), aiutarono segretamente
membri delle SS, come Adolf Eichmann, Martin Bormann, Heinrich
Mueller, Franz Stangi e centinaia di altri, a fuggire in Sud America
e in Medio Oriente, per impedire il loro arresto e la loro condanna
come criminali di guerra.
A
questo punto nasce spontanea una domanda: questo immane olocausto
sarebbe stato possibile se la Chiesa, per più di 1700 anni, non
avesse vilipeso, additato al pubblico ludibrio, e ferocemente
perseguitato i figli d’Israele? Non è significativo, a questo
proposito, il fatto che soltanto nel 1965, durante il Concilio
Vaticano II, la Chiesa abbia ritirato ufficialmente l’accusa
collettiva di «deicidio» nei confronti del popolo ebraico? Non è
altrettanto significativo che il papa emerito Benedetto XVI abbia
ripristinato nelle preghiere l'invocazione a Dio per la conversione
dei giudei (pro perfidis iudaeis)?
Le
mancate scuse del Vaticano per non aver condannato lo sterminio degli
ebrei sotto Hitler sono state imposte dal dogma che i papi sono, per
definizione, infallibili, per cui
la Chiesa ha sempre ragione e non c'è nulla nella storia
ecclesiastica che richieda un mea culpa.
Di conseguenza, nessun papa può criticare le azioni del suo
predecessore e deve garantire, sempre e comunque, la totale
autoassoluzione della Chiesa.
Papa Giovanni Paolo Il, nonostante le sue aperture verso gli ebrei,
non ha mai pronunciato una sola parola per criticare Pio XII, e
Benedetto XVI, con somma protervia, sfidando l'opinione pubblica
mondiale, lo ha proposto per la beatificazione.
"L'invenzione
del cristianesimo " ebook € 1,99 (store:
Amazon, LaFeltrinelli, Kobo, Internet
Bookshop Italia, Bookrepublic
Store,
etc...)
Nessun commento:
Posta un commento