Dopo
aver esaminato, sia pure a grandi linee, la genesi e l'involuzione
del cristianesimo, e aver dimostrato, con dovizia di riferimenti
storici che esso, fin dal IV secolo, si è trasformato
nell'istituzione più criminale e oppressiva della storia
dell'umanità, è indispensabile trarre le giuste conclusioni
riconoscendo, con lucida consapevolezza, che questa iniqua
religione continua ancor oggi ad
imporci il più medioevale oscurantismo in ogni campo della vita
civile e sociale; cioè: nella morale, nella cultura, nella politica
e nella scienza.
Infatti,
millantando i suoi valori non negoziabili, dedotti non dalla più
genuina essenza umana ma dal sanguinario e dispotico dio biblico
Jahvè, la Chiesa, che si considera l'erede più legittima del
cristianesimo, continua ad imporci, con l'appoggio dei politici più
arretrati e reazionari di molti Stati, come l'Italia, mille assurdi
divieti che altro
non sono che violazioni di ogni diritto umano e civile e di ogni
libertà personale.
Fossilizzata
sul demenziale ascetismo di Paolo di Tarso, essa persiste a
considerare l'uomo il più infimo, degradato e spregevole essere del
pianeta, tutto peccato e malvagità, condannato a battersi il petto
in un perenne mea culpa, incapace quindi di esercitare una qualsiasi
forma di libertà. Per cui la libertà, il diritto più assoluto e
sacrosanto dell'uomo che gli consente di decidere autonomamente dei
suoi pensieri, del suo comportamento, del suo corpo, del suo
destino, è per la Chiesa il più satanico dei peccati.
Quindi
tutto quanto fa l'uomo dal momento della nascita fino alla morte va
costantemente sottoposto alla sua etica coercitiva sennò si
traduce in peccato e spesso, con l'aiuto di politici conniventi, in
reato.
Ma l'etica cristiana, non derivando dall'uomo ma dai
precetti del crudele totem tribale Jahvè, è un'etica disumana e
oppressiva.
nella quale è prevalente il dovere verso il suo dio geloso e
crudele che non verso l'uomo e la natura, e ciò conduce spesso a
conseguenze estreme.
La
storia ci insegna che per la Chiesa Cattolica è stato considerato
per molti secoli etico praticare la schiavitù e l'antisemitismo,
distruggere i templi pagani e le sinagoghe, mandare al rogo gli
eretici, bandire crociate contro gli infedeli, costringere intere
popolazioni alla conversione coatta, imprigionare e condannare a
morte i liberi pensatori, contrastare con feroce oscurantismo i
progressi della scienza e compiere infinite altre atrocità, sempre
nel nome del suo dio buono e misericordioso.
L'etica
cattolica ha sempre consentito le infamie più atroci ed è stata
sempre dominata da un dettame mercantile e materialistico,
riassunto nel motto: devi perseguire il bene (quello dedotto dal suo
falso dio) per ricevere un premio, devi rifuggire il male (le offese
a questo falso dio) per evitare un castigo. Ci può essere una
morale più meschina e squallida di questa? Pensate che per la Chiesa
il bene fatto per se stesso, se non produce qualche merito per il
paradiso, è del tutto inutile.
E
invece, no.
L'essere umano non ha bisogno, per regolarsi nella sua vita morale,
di alcun dio; la legge morale è una produzione umana e non dipende
da alcuna legge divina.
La vera etica è quindi quella senza dio. L’etica nasce con l’uomo,
cresce e muore con l’uomo, è la sua inseparabile compagna: non
vi è etica senza umanità. Essa deriva
dalla forza incredibile della razionalità e della libertà
dell’uomo in quanto essere unico ed irripetibile,
e ha come caratteri principali: la solidarietà e l’empatia, che
spingono gli esseri umani a sentirsi partecipi della gioia e della
sofferenza dei loro simili; il profondo senso di giustizia, che fa
sentire un’offesa fatta ad un altro
uomo come un’offesa fatta all’intera umanità; l'esaltazione
della libertà, a cui si può imporre un limite solo per
salvaguardare i diritti di altri individui o gli interessi comunitari
della società; l’assoluta uguaglianza degli uomini di fronte alle
leggi; la ragione come faro che illumina il percorso dell’umanità.
Tutto
questo descrive un’etica universale, un’etica non dogmatica,
un’etica che può far sentire ogni uomo cittadino del mondo e non
suddito di un dio o di suoi millantati vicari.
Immanuel
Kant, il massimo filosofo tedesco, ci ha insegnato di basare la
morale sul dovere per il dovere, anziché sul dovere per precetto
divino.
Il suo famoso imperativo categorico: «Agisci
in modo che tu possa volere che la massima della tua azione
divenga legge universale» ci impone di perseguire il bene per se
stesso e non come mezzo per raggiungere un fine, e di considerarlo
come una legge interiore all'uomo, frutto del suo retaggio evolutivo.
Questo è il fondamento della vera morale.
L’uomo
laico rifiuta quindi il materialismo etico. Lui dissocia morale e
trascendenza e proclama che il bene non ha bisogno di dio, del cielo,
di un premio, ma basta a se stesso e obbedisce alla necessità
immanente all’uomo di porsi una regola del gioco, un codice di
condotta che garantisca la felice convivenza tra gli uomini e ne
promuova la fratellanza.
Questa
è l'autentica morale che egli persegue, non quella mercantile e
utilitarista delle religioni. Per lui, quindi, non vale la puerile
minaccia dell'inferno o l'altrettanto puerile lusinga del paradiso.
L’azione deve essere buona, retta e giusta, senza obbligazioni o
sanzioni trascendenti. Se l’uomo accoglie un’etica religiosa
distrugge la libertà di cui è depositario, annienta la razionalità,
delega ad altri quella scelta che dovrebbe essere personale ed unica.
Non solo non è vero che senza dio non può darsi l’etica, ma anzi
è solo mettendo da parte dio che si può veramente avere una vita
morale.
E
per finire, il cristianesimo ha tolto all'uomo la gioia di vivere e
di ricercare la felicità terrena . Anche se l'ascetismo, imposto
da Paolo e dai Padri della Chiesa con l'attuale società sempre più
secolarizzata, ha perso gran parte della sua iniziale virulenza, esso
persiste ancora subdolamente, costringendo molti Stati, come
l'Italia, a negare o ridurre i più elementari diritti civili
(vedi, ad esempio, l'imposizione della nutrizione e idratazione
forzate nel testamento biologico, il divieto assoluto al
riconoscimento giuridico delle unioni di fatto sia etero che omo,
l'ostruzionismo alla libertà contraccettiva e all'uso delle
staminali per la sperimentazione medica, le assurde leggi sulla
procreazione assistita), rendendo così grama e infelice la vita di
molte persone.
Tutto
ciò è un crimine mostruoso contro l'umanità che aspira ad una vita
libera serena e felice su questa Terra. Infatti la vita umana ha
valore non malgrado la propria finitezza, ma proprio perché essa è
finita e casuale e va quindi considerata unica e irripetibile.
Perché
la vita terrena è la nostra sola certezza. Qui siamo sicuri di
esistere, ne abbiamo in ogni istante la consapevolezza. L'aldilà è
soltanto una chimera, imposta agli uomini a caro prezzo come
illusione. Solo quando avremo smesso di illuderci di essere
immortali, come ci fa credere la religione, senza produrre nessuna
prova al riguardo, e avremo accettato la nostra condizione di esseri
provvisori su questa Terra, recupereremo la volontà di vivere nel
migliore dei modi possibili, in armonia con la nostra umanità più
genuina, libera e sovrana, e nella massima disponibilità alla
pacifica, serena, ed empatica fratellanza universale.
Solo
allora il mondo cesserà di essere una valle di lacrime, come lo
vogliono le religioni oscurantiste, finiranno le continue guerre e
intolleranze religiose che oggi insanguinano il pianeta, e il genere
umano conoscerà finalmente un'era di maggior benessere generale e
vedrà la nascita di elevate forme di autentica spiritualità.
Questa nuova epoca avrà un unico principio inderogabile e non
negoziabile: garantire la massima felicità possibile a tutti gli
esseri umani, anche a quelli che vivono nel più sperduto angolo
del nostro pianeta, o che la natura, alle volte matrigna, ha
impietosamente discriminato. E la religione verrà soppiantata dalla
“pietas” riportata al significato che le era proprio nella
cultura classica, cioè come virtù civile e come espressione
della più profonda umanità.
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