Molti
crimini commessi dalla Chiesa attraverso tutta la sua storia,
riguardano la sua vocazione al proselitismo, cioè all’obbligo
categorico di imporre la sua fede a tutto il genere umano con ogni
mezzo, ivi compresa la "guerra santa", che storicamente
appartiene anche agli altri due monoteismi: ebraismo ed islam.
Per
il cristianesimo questa vocazione missionaria viene giustificata
dall'ordine impartito da Gesù stesso agli apostoli, come leggiamo
negli ultimi versetti del Vangelo di Matteo (28,18-20) che
recitano:"Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni,
battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo,
insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato".
Chiaro?
Chiarissimo! Solo che Gesù queste parole non le ha mai dette e
Matteo non le ha mai scritte. Sono stati appiccicate al suo Vangelo
dopo il IV secolo. La prova? Duplice. Anzitutto, ai tempi di Gesù
nessuno conosceva la Santissima Trinità, perché fu formulata dalla
Chiesa appena nel IV secolo e quindi nessuno, al tempo di Matteo,
era a conoscenza di essa e poteva invocarla.
In
secondo luogo, perché Matteo, in piena contraddizione con questi
versetti, aveva scritto in precedenza, proprio nel suo stesso
Vangelo, che Gesù aveva esplicitamente vietato il missionariato
presso i non ebrei. “Non andate tra i pagani e non entrate in
nessuna città dei samaritani, ma andate piuttosto verso le pecore
perdute della casa d’Israele.” (Matteo 10, 5-6). Quindi nessun
ordine fu impartito da Gesù a convertire i pagani, ma solo il
divieto di occuparsi di loro, paragonati in modo sprezzante, in altri
passi del Vangelo, ai porci e ai cani.
La
Chiesa di Gerusalemme, guidata da Giacomo fratello di Gesù, non si
preoccupò mai quindi di diffondere la parusia tra i pagani ma solo
tra i giudei della Palestina e della diaspora, che erano sparsi nelle
contrade dell'impero romano. Chi allora decise di rivolgersi ai
gentili? Fu Paolo, il millantato tredicesimo apostolo, che, durante i
suoi viaggi missionari nel Mediterraneo Orientale, non riuscendo a
convertire i suoi correligionari ebrei alla parusia si rivolse ai
pagani, timorati di Dio, che frequentavano le sinagoghe come uditori
e, trovandoli più ricettivi degli ebrei, abbandonò la causa ebraica
e si dedicò interamente alla loro conversione, inventando per loro
il cristianesimo oggi professato dalla Chiesa. Da lui, chiamato
l'apostolo dei gentili, nacque l'esigenza di diffondere la buona
novella (la parusia) in tutto il mondo allora conosciuto, per
prepararlo al ritorno di Cristo dal cielo, ritenuto allora
imminente.
La
Chiesa, derivata da Paolo, si prefisse, quindi, la conversione del
mondo pagano usando tutti mezzi per attuarla. Dopo Costantino, con
l'aiuto degli Imperatori ormai passati al cristianesimo, attuò la
conversione coatta dell'intera Europa, ricorrendo talvolta a dei veri
e propri eccidi per piegare le popolazioni più restie. Molti dei
santi proclamati tali dalla Chiesa durante il Medioevo furono in
realtà dei feroci aguzzini che, nel nome del nostro Dio “buono e
misericordioso”, attuarono atroci massacri contro i pagani
recidivi.
Il
proselitismo violento della Chiesa continuò con le Crociate. Papa
Urbano II nel 1095 a Clermont, nel discorso di indizione della prima
crociata, ordinò ai cristiani di partire in massa contro i musulmani
della Terra Santa, al grido: “Cristo lo vuole”, e promise
testualmente: “Per tutti quelli che partiranno, se incontreranno la
morte in viaggio o durante la traversata o in battaglia contro gli
infedeli, vi sarà l’immediata remissione dei peccati”.
Cioè
il paradiso garantito. E i crociati partirono come invasati, e strada
facendo fecero strage anche degli ebrei che incontrarono nei
territori europei, tento erano anch’essi degli infedeli!
Fu
dopo la scoperta dell'America e la sua conseguente colonizzazione da
parte degli europei che il missionariato esplose in tutta la sua
virulenza, in simbiosi con l'apparato militare spagnolo e coi
mercanti avidi di impadronirsi dei tesori del Nuovo Mondo. Milioni
di indigeni vennero depredati, schiavizzati e costretti, pena la
morte, a convertirsi al cattolicesimo.
Una
evangelizzazione coatta, quindi, perpetrata con torture, stragi e
genocidi di ogni genere. Quanti fiumi di sangue, quanti fiumi di
lacrime in nome del Dio, chiamato eufemisticamente dagli aguzzini che
infierivano nel suo nome “Padre amoroso e misericordioso”! Alcuni
storici hanno calcolato a più di trenta milioni le vittime uccise
durante quella forzata conversione. Anche tutte le culture di queste
inermi popolazioni furono azzerate e distrutte in pochi decenni.
Infatti gli olmechi e i maya avevano sviluppato elaborati sistemi di
scrittura, astronomia, agricoltura e avevano scoperto un calendario
di 365 giorni ed elaborato il concetto di zero, senza il quale il
calcolo matematico è molto difficile.
Oggi
stiamo ricuperando, mediante ricerche archeologiche, una parte
dell'immenso capitale culturale irrimediabilmente distrutto da
questi sanguinari evangelizzatori. Furono alcuni ordini religiosi a
prestarsi a questo tsunami cattolico, in special modo i gesuiti e i
francescani.
Il
proselitismo, attuato con feroce determinazione in America latina,
è continuato purtroppo, con l'avvento del colonialismo, anche in
Asia e in Africa. I nostri missionari, ma anche quelli protestanti,
sulla scia degli eserciti coloniali hanno preso a dilagare in quei
Paesi arretrati, rispetto all'Europa, per costringere le loro
popolazioni ad aderire al cristianesimo, suscitando spesso violente
reazione da parte delle altre religioni e perfino delle autorità
locali. Alcuni missionari vennero anche uccisi (e prontamente
proclamati santi dalla Chiesa). Questa nuova ondata di proselitismo
non attuò i metodi violenti e liberticidi usati dagli spagnoli
nell'America latina, ma si camuffò del pretesto di portare anzitutto
aiuti umanitari a quelle popolazioni disagiate e secondariamente di
divulgare il Vangelo. In realtà, l’evangelizzazione è sempre
stata – ed è tuttora – un’arma potente usata dagli Stati
occidentali per promuovere il loro dominio sui Paesi arretrati e per
sfruttarli meglio economicamente. Quindi, dietro l'intenzione di
diffondere il cristianesimo c'è la maschera degli interessi
economici e politici dell'Occidente.
Ai
nostri giorni il proselitismo cristiano, sia cattolico che
protestante, sta ancora operando massicciamente presso popolazioni
indigene dell'Africa e del Sud America, continuando a cancellare la
diversità culturale di molte etnie. In tal modo distrugge i riti
primitivi delle tribù e le deruba di ciò che le Nazioni Unite hanno
definito patrimonio culturale mondiale, oltre che a corrompere,
instillando il virus del peccato e della redenzione, il loro sereno
e gioioso modo di vivere.
Siamo
quindi in presenza di un continuo genocidio culturale e religioso,
attuato in piena violazione del diritto internazionale che vieta di
imporre insegnamenti non richiesti in cambio di beni materiali e
assistenza medica. Gli antropologi, constatando come il
cristianesimo imponga alle popolazioni evangelizzate una cultura
prettamente occidentale, con la conseguente distruzione di quella
loro preesistente e con la sovrapposizione ad essa di schemi mentali
avulsi dalla loro tradizione, parlano apertamente di atteggiamento
etnocida e invocano l'intervento dell'ONU che impedisca un tale
sconvolgimento. In conclusione, dobbiamo considerare il proselitismo,
da qualsiasi parte provenga, un crimine culturale e religioso non
solo della Chiesa ma dell'intero Occidente, perché sempre
accompagnato all'asservimento politico ed economico e dalla
distruzione sistematica della cultura indigena.
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