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giovedì 12 maggio 2011

L'eutanasia

Ci sono due forme di eutanasia, quella passiva e quella attiva. L'eutanasia passiva che, in base alla nostra Costituzione potrebbe essere applicata anche in Italia se la nostra classe politica legiferasse per i cittadini e non secondo le imposizione della Chiesa, consente al paziente che ne richiede l'applicazione, di sospendere le tecniche di mantenimento in vita e applicare la somministrazione di soli farmaci che sedano il dolore.

L'eutanasia attiva, riconosciuta solo in pochi Stati, molto avanzati sotto il profilo delle libertà individuali, ma considerata un'autentica bestemmia per la nostra casta politica vaticanizzata, consente, sotto rigido controllo medico, di somministrare la morte nei casi estremi in cui il cittadino, riscontrando che la sua vita è diventata insopportabile per gravi malattie incurabili e irreversibili, decide di por fine ai suoi tormenti.

Può essere attuata in un modo rapido e assolutamente indolore dopo che al paziente sono stati somministrati dei sedativi che lo predispongono alla morte con serenità.

Questa forma di eutanasia è però fortemente avversata dalla Chiesa Cattolica, che la paragona, assurdamente, ad una forma di assassinio, ed anche da molti medici che la considerano un tradimento della loro deontologia.

Quindi siamo ancora lontani le mille miglia dall'ottenere questa sublime forma di libertà. In Europa, infatti, è vietata per legge in tutti gli Stati all'infuori del Belgio, dell'Olanda e, recentemente anche della Svezia, che si pongono quindi all'avanguardia nella concessione delle libertà individuali.

Naturalmente in questi Stati è regolata da ferree leggi che impediscono possibili abusi. È chiaro che deve essere richiesta con determinazione (più volte confermata) da chi intende avvalersene e additando motivi gravissimi.

Vi è poi una forma di pseudoeutanasia che va sotto il nome di assistenza al suicidio o "suicidio assistito“ o "accompagnamento al suicidio“. Viene applicata in Svizzera da due associazioni no profit di Berna (Ex International) e Zurigo (“Dignitas”), che entrambe riconoscono i nostri testamenti biologici previa iscrizione, e consiste nell'aiutare una persona a realizzare il proprio suicidio procurandogli sostanze letali, su ricetta media, e mostrandogli poi come utilizzarle.

L’assistenza al suicidio non è eutanasia e quindi viene permessa in Svizzera, ma alcuni Stati per contrastare questa tendenza hanno emanato delle leggi che incriminano gli amici e i parenti che accompagnano i congiunti a suicidarsi per dar loro assistenza fisica e morale.

È una vera e propria infamia che, recentemente, ha suscitato indignazione e proteste da parte di molti cittadini europei. In Inghilterra, infatti, il 'Royal College of Nursing', in seguito a questi fatti, non solo sta studiando la depenalizzazione del reato di accompagnamento al suicidio, ma sta riconsiderando il divieto dell'eutanasia medicamente assistita.

Si sta facendo strada nell'opinione pubblica di quel Paese (ed anche in Germania) la consapevolezza che si deve consentire la morte a quanti desiderano abbreviare le loro insopportabili sofferenze.

Auguriamoci che questa consapevolezza guadagni prontamente terreno nel resto d'Europa e anche da noi chi lo desidera diventi finalmente libero di disporre della propria salute, del proprio corpo e della propria vita come meglio gli aggrada.

(Per informazioni sulle cliniche elvetiche “Ex International” e “Dignitas” rivolgersi a www.exit-italia.it )

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)