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sabato 21 maggio 2011
Il maxiscandalo di don Riccardo Seppia
Sembrava all'inizio la solita storia di pedofilia pretesca ma poi si è tramutata in un autentico maxiscandalo con risvolti perfino satanici e di sfruttamento della prostituzione e, infine, con inquietanti domande su come il sacerdote infedele riusciva a procurarsi, a colpi di trecento euro a volta, la cocaina.
La verità più sconvolgente che emerge dalla storia di don Riccardo, che e ha dell'incredibile, è il fatto che la curia sapeva tutto. Almeno tre cardinali e tre vescovi che si sono succeduti ai vertici delle gerarchie ecclesiastiche liguri avevano disposto indagini informali, senza pensare di intervenire di fronte a fatti più che eclatanti.
Don Riccardo non faceva nulla per nascondersi, questa è la verità, mostrando quasi con ostentazione le sue abitudini sessuali e le sue perversioni. La testimonianza di don Piercarlo Casassa, che fu parroco di don Riccardo nel 1985 a Recco, cittadina del Levante genovese, è lapalissiana.
Don Casassa ha raccontato che i comportamenti del prete, appena uscito dal seminario, non gli sembravano adeguati alla vita sacerdotale. Di notte non dormiva quasi mai in canonica, rientrava all'alba e trascurava i suoi doveri sacerdotali.
Ha ricordato di una gita al mare organizzata da lui con i bambini del catechismo e di come i bambini si fossero rifiutati di ripetere l’esperienza. Già ai tempi del Cardinal Tettamanzi la curia era a conoscenza del fatto che nella canonica della chiesa del Santo Spirito, retta da don Riccardo, si svolgevano feste hard omosessuali.
Voci erano arrivate anche al vescovo di Albenga (Seppia aveva vissuto qualche mese a Giustenice, un comune della provincia di Savona) che lo aveva persino convocato e “assolto”. Insomma il classico atteggiamento della gerarchia ecclesiastica, più volte emerso negli scandali di pedofilia pretesca, di non voler rendersi conto di quello che stava accadendo e di voler a tutti i costi insabbiare lo scandalo.
Infatti don Seppia è stato scoperto per caso, nel corso di un’indagine sullo spaccio di droga dell’ambiente milanese. Non per una denuncia presentata da una delle sue vittime e tanto meno dalle autorità ecclesiastiche. “Sconcerto e dolore”, queste le parole usate dal card.
Bagnasco nel commentare le notizie riguardanti il prete infedele. Ma il cardinale si è chiesto come abbia potuto don Riccardo, condurre una doppia vita, frequentare palestre e saune, acquistare droga usandola per attirare i ragazzi (questo è ciò che emerge dagli SMS pubblicati in questi giorni) senza che nessuno si accorgesse di nulla?
Perché sono numerosi i ragazzini, di età compresa tra i tredici e i quindici anni, che in questi giorni sono ascoltati da carabinieri e psicologi, in quanto ritenuti vittime delle attenzione di don Riccardo Seppia. Provengono tutti da “buone famiglie” di fedeli cattolici. Tutti all'oscuro di tutto?
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Informazioni personali
- leo zen
- Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)
Un articolo cosi' interessante sporcato da un commento cosi' vomitevole. Ma chi e' questo tizio?
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