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lunedì 27 agosto 2012

Il falso Jahvè. Incongruenze storico-linguistiche dei testi biblici. 146


Nella storia di Giuseppe (Genesi, 37), il padre si chiama sia Giacobbe sia Israele; i fratelli odiano Giuseppe per i suoi sogni, ma in altre parti del racconto, lo detestano piuttosto per essere lui il prediletto del padre; ancora, Giuseppe risulta venduto a mercanti sia ismailiti sia madianiti. A Bersabea e a Bethel viene dato il nome due volte (Genesi 21,31 e 26,33; 28,19 e 35,15).

Il suocero di Mosè si chiama sia Reuel sia Ietro (Esodo 2,18 e 4,18). Gli esseri umani sono creati dopo tutti gli altri animali (Genesi 1), mentre l’uomo è creato prima delle altre creature (Genesi 2). Ci sono lievi discrepanze anche riguardo le leggi: in Esodo (22,24) il sacrificio può essere offerto “in ogni luogo che vi ho riservato per onorarmi” (chiara allusione agli Alti Luoghi), mentre in Deuteronomio (12,14) il sacrificio può essere offerto solo in “un luogo che Dio sceglierà” (chiara allusione al Tempio di Gerusalemme costruito molti secoli dopo).

Ma la discrepanza maggiore riguarda il fatto che Dio è chiamato con nomi diversi. In Esodo (6) viene affermato risolutamente che Mosè è il primo a chiamare Dio col suo nome proprio JHWH (Jahvè); mentre, secondo Genesi (4, 26), gli uomini cominciarono a invocare il nome di JHWH (il Signore) sin dal tempo di Giacobbe. Inoltre Dio si rivela in alcuni episodi biblici col nome di Elohim (“Dio”).

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)