Ai
tempi di Gesù, non solo in Palestina, ma in tutto l'impero romano, i
miracoli erano all'ordine del giorno. Il mondo antico era dominato
dalla superstizione e da fedi apocalittiche per cui il soprannaturale
e il meraviglioso erano la norma, non l'eccezione. Ovunque
vagabondavano visionari, guaritori, taumaturghi, ispirati da Dio, ai
quali venivano attribuiti miracoli di ogni genere, anche la
resurrezione dei morti.
Fiorivano
i culti iniziatici più disparati, improntati alla magia e alla
mantica che spesso mescolavano atteggiamenti penitenziali e
orgiastici e prevedevano la venuta di una qualche divinità celeste.
Petronio Arbitro riassume in una battuta sarcastica lo spirito della
sua epoca affermando che le presenze divine pullulavano così
numerose al suo tempo che era più facile, per la strada, incontrare
un dio che un uomo.
Tutti
facevano miracoli, anche gli Imperatori. Vespasiano, come ci
tramandano Tacito, Svetonio e Dione Cassio, guarì paralitici e
ciechi, esattamente come fece Gesù, spalmando sulle ciglia un
miscuglio di saliva e di polvere. Contemporaneo di Gesù visse il
filosofo neopitagorico Apollonio di Tiana che, accompagnato da
numerosi discepoli, percorse l’Asia Minore, la Siria, la Grecia
fino a Roma, operando prodigi e miracoli come un inviato divino, e
dopo la morte, secondo la leggenda, resuscitò e salì al cielo. Una
controfigura di Gesù.
Erano
rari gli uomini totalmente estranei all’atmosfera di psicosi
religiosa di massa, come Luciano di Samosata (il Voltaire del suo
secolo che smontava i prodigi ricostruendo i trucchi adoperati per
renderli verosimili), i cinici Enomao di Gadara e Diogene Laerzio,
che schernivano spietatamente l'esercito dei bigotti e degli stupidi.
Invece, Cicerone e Strabone, che non credevano nei miracoli,
ritenevano che fosse necessario condurre al timore di Dio le donne e
il popolino mediante favole e storie miracolose. Cioè attribuivano,
saggiamente, alla religione una funzione politica.
All’interno
di questo clima superstizioso possiamo ammettere alcuni dei
cosiddetti miracoli di Gesù, riconducendoli a influenze di natura
psicologica per la guarigione di malattie psicogene, neurasteniche,
isteriche e schizofreniche, cioè psicosomatiche.
Ma
è indubbio che i
racconti evangelici hanno ampliato a dismisura questi interventi
psicologici di Gesù, forse ad imitazione dei gesti leggendari del
profeta Eliseo. Un esempio per tutti è il racconto di Matteo:
"Attorno a lui si radunò molta folla recando con sé zoppi,
storpi, ciechi, sordi e molti altri malati; li deposero ai suoi
piedi, ed egli li guarì. E la folla era piena di stupore nel vedere
i muti che parlavano, gli storpi raddrizzati, gli zoppi che
camminavano e i ciechi che vedevano" (Matteo 15,30-31).
Tutto ciò è chiaramente fuori d'ogni realtà e ci troviamo di
fronte a delle chiare invenzioni mitologiche.
Esaminiamo,
ad esempio, uno dei più eclatanti miracoli attribuiti a Gesù: la
moltiplicazione dei pani e dei pesci. Secondo Matteo e gli altri
evangelisti a Betsaida, dopo aver predicato ad una folla di 5000
uomini, più donne e bambini al seguito, essendo giunta la sera, Gesù
decise di sfamare quella folla sterminata "moltiplicando"
cinque pani e due pesci, i soli disponibili tra gli apostoli. Dopo
che la folla fu saziata, restarono ancora 12 ceste di cibo non
consumato.
Lattanzio,
uno dei più famosi e dotti Padri della Chiesa, ci rende edotti che
lo stesso episodio era stato raccontato, qualche secolo prima, dalla
Sibilla Eritrea, in questi termini: un profeta "con cinque pani
e due pesci nutrirà 5000 uomini nel deserto e, raccogliendone le
briciole, ne riempirà dodici panieri". Qui i casi sono due: o
la Sibilla Eritrea era veramente una profetessa coi fiocchi o gli
evangelisti, come è evidente, l'hanno scopiazzata di sana pianta.
Nonostante queste chiare invenzioni possiamo ammettere che Gesù,
fin
dall'inizio della sua vita pubblica, oltre alla predicazione, si
dedicasse alle pratiche di esorcismo e di guarigione, facoltà da lui
apprese dagli esseni che erano considerati dei terapeuti.
Il
clima di esaltazione e di fanatismo dell'epoca favoriva il
proliferare di forme estreme d'isterismo, spesso di origine
religiosa. Gli indemoniati e i posseduti erano molto diffusi, specie
tra la gente più misera. Si trattava in realtà di individui
psichicamente disturbati che accusavano turbe psicosomatiche di
vario genere: dal rattrappismo degli arti, alla cecità, al mutismo,
al delirio di autopunizione e così via. Secondo la mentalità
dell'epoca, ogni malattia era frutto del peccato e di conseguenza la
guarigione era prima morale e poi fisica.
Gesù,
che frequentando i terapeuti esseni aveva probabilmente sviluppato
una sensibilità così acuta da entrare facilmente in sintonia con
questi disturbati convinti di essere posseduti dal demonio, con
estrema semplicità e senza complicati rituali, li convinceva del
perdono dei loro peccati e così li liberava dalle loro ossessioni,
dai loro mali oscuri.
Ma
per farlo, per indurre in essi la scossa psicosomatica, aveva bisogno
di una fede cieca da parte loro nei suoi poteri taumaturgici e
dell'appoggio psicologico dei presenti. In caso contrario, falliva.
Ce lo conferma Matteo quando ci spiega che Gesù a Nazareth "...non
fece miracoli a causa della loro incredulità" (Matteo 13,58).
Gli
evangelisti attribuirono la capacità di compiere miracoli non solo
a Gesù ma anche ai suoi rivali (Matteo 12, 27; Marco 9, 38; Atti 8,
9ss) tanto la credulità superstiziosa era diffusa a tutti i livelli
in quel momento storico.
Ai
nostri giorni questa superstizione infantile perdura soltanto nella
Chiesa Cattolica, l'unica ancora a riconoscere i miracoli di origine
divina e non psicosomatica. Ma i miracoli autentici non sono mai
esistiti. La scienza, quella seria, li esclude categoricamente.
Quando mai a qualcuno è cresciuto un arto o un bambino affetto dalla
sindrome di Down è diventato normale? Questi sì che sarebbero veri
miracoli! E per Dio guarire uno storpio o un giovane mongoloide
sarebbe la stessa cosa. È o non è onnipotente?
Ma
miracoli del genere non sono mai accaduti perché avverrebbero
contro le leggi della natura. Anatole France, celebre scrittore
francese, visitando il santuario di Lourdes, esclamò sarcastico che
vedeva tra gli ex-voto tante stampelle ma neanche una gamba di legno.
Quindi
solo pseudomiracoli.
Comunque,
tutti i miracoli attribuiti a Gesù erano già accaduti in età
precristiana e presso ogni altra antica religione, come nel
Brahmanesimo e nel Buddismo. In tutte le religioni, infatti, la massa
vuole prodigi, magie, non autentica spiritualità. "L'invenzione
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