Nei
Vangeli Sinottici, Lazzaro, personaggio importantissimo per il
Vangelo giovanneo, è totalmente assente e le sue sorelle, Maria di
Magdala e Marta, sono avvolte in una specie di anonimato che le
rende prive di una identità precisa. L'evangelista Giovanni, invece,
caratterizza molto bene questi personaggi specie in due episodi: la
resurrezione di Lazzaro e la cena dell'unzione. Ci dobbiamo chiedere
perché i Sinottici hanno cancellato Lazzaro e dato alle sue sorelle
un profilo così basso.
Nel
Vangelo di Giovanni c'è un personaggio anonimo e misterioso
caratterizzato dall'espressione "il discepolo che Gesù amava".
Lo troviamo in più occasioni.
1.Nell'ultima
cena si reclina sul petto di Gesù per chiedergli il nome del
traditore: "Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si
trovava a tavola al fianco di Gesù… Ed egli reclinandosi così sul
petto di Gesù, gli disse: "Signore, chi è [il traditore]?"
(Giovanni 13,21-25).
2.Sotto
la croce Gesù gli affida la madre Maria. "Stavano presso la
croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e
Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei
il discepolo che egli amava, disse alla madre: "Donna, ecco il
tuo figlio!". Poi disse al discepolo: "Ecco tua madre!".
E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa"
(Giovanni 19,25-27).
3.Maria
di Magdala si reca da lui quando scopre che Gesù non è più nel
sepolcro. "Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala si recò
al sepolcro di buon mattino, quand'era ancora buio, e vide che la
pietra era stata ribaltata dal sepolcro. Corse allora e andò da
Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse
loro: "Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo
dove l'hanno posto!" (Giovanni 20,1-2).
Chi
era questo personaggio e perché, pur rivestendo un ruolo di grande
importanza, è stato reso anonimo? Senz'altro. ci troviamo di fronte
all'ennesimo meccanismo di censura finalizzato a nascondere la vera
identità di chi, avendo magari svolto un ruolo messianico di
rilievo, avrebbe potuto risultare pericoloso se conosciuto con la sua
vera identità. Ecco perché, non tanto forse l'evangelista stesso,
quanto piuttosto coloro che manipolarono successivamente il testo,
si preoccuparono di censurarne il nome. Ed allora di chi si trattava?
Forse la soluzione è già inclusa nello stesso Vangelo di Giovanni,
ma bisogna saperla leggere tra le righe e facendo riferimento alle
versioni più antiche del testo greco e latino, non alla traduzione
attuale, ancora una volta fuorviante.
Leggiamo
infatti nella traduzione del Vangelo di Giovanni, attuata dalla
Conferenza Episcopale Italiana (Edizioni Paoline, 1982), che le
sorelle Maria e Marta mandano a dire a Gesù: "Signore, ecco,
il tuo amico (Lazzaro) è malato" (Giovanni 11,1-3). Ma vediamo
che cosa recitano i testi antichi in versione greca e latina:
""
(Kirie, ide, on fileis asthenei), "Domine, ecce quem amas
infirmatur" che tradotti testualmente dicono: "Signore,
ecco, colui che ami è malato". Vi pare
la stessa cosa?
"Colui che ami" lo si può tradurre come "il tuo
amico"? Perché allora questa traduzione fuorviante? Semplice:
si vuole impedire l'associazione tra Lazzaro e il discepolo amato da
Gesù. Non si vuol far conoscere il nome dell'uomo verso cui egli
nutre questo profondo affetto, l'unico in tutto il Nuovo Testamento
designato con l'espressione "il discepolo che Gesù amava".
Ma
ancora una volta: perché il quarto Vangelo censura quel nome? Perché
i Sinottici hanno eliminato il miracolo della resurrezione di Lazzaro
e ogni accenno alla sua famiglia, quando Giovanni ci dice senza
ambiguità: "Gesù
amava ()
(egapa) molto Marta, sua sorella e Lazzaro
(Giovanni 11,5), e a
proposito della morte di Lazzaro scrive: "Dissero allora i
Giudei [a proposito di Lazzaro]: "Vedi come (Gesù) lo amava!"
(Giovanni 11,36).
Ancor
più significativo è l'episodio della cena dell'unzione avvenuta a
Betania, in casa di Lazzaro, pochi giorni prima della passione. In
quell'occasione Maria di Magdala, sorella di Lazzaro, ruppe un
costosissimo vaso di alabastro pieno d'essenza di nardo, per
eseguire l'unzione di Gesù come Messia e nuovo re d'Israele,
suscitando con quel gesto la disapprovazione di Giuda Iscariota e di
altri apostoli. Ebbene, solo Giovanni dichiara i nomi dei
protagonisti dell'episodio mentre Marco e Matteo attribuiscono
l'unzione ad una generica "donna".
Torniamo
alla domanda fondamentale: perché i Sinottici attuarono una censura
così sistematica di Lazzaro e delle sue sorelle? Le risposte
possibili possono essere due: una certa e l'altra molto attendibile.
La
prima è che, come in tutti gli altri casi di censura, anche in
questo c'era la necessità da parte degli evangelisti, ormai
definitivamente staccati dalla matrice ebraica, di ripulire i loro
testi da ogni possibile collegamento con personaggi implicati nella
lotta messianica che potessero offuscare il ruolo esclusivamente
spirituale e salvifico di Gesù, come delineato dalla teologia
paolina.
Si
trattava di personaggi di alto livello sociale, legati alle
istituzioni e al Tempio, ma anche molto vicini ai gruppi più
intransigenti del messianismo jahvista e alla setta zelota. Essi si
battevano con ogni mezzo per la liberazione d'Israele dal dominio
romano e senz'altro
Lazzaro avrebbe
potuto essere uno di questi.
Prima
di dare la seconda risposta, che secondo alcuni studiosi offre una
valenza molto attendibile, bisogna premettere che nei Vangeli è
nominata spesso Betània.
"...uscì
(Gesù) fuori dalla città (Gerusalemme), verso Betània, e là
trascorse la notte. La mattina dopo, mentre rientrava in
città..."(Matteo 21,17-18) "...ed entrò a Gerusalemme,
nel Tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai
l'ora tarda, uscì con i Dodici diretto a Betània. La mattina
seguente, mentre uscivano da Betània..." (Marco 11,11-12).
Quindi
Gesù frequentava abitualmente questo villaggio, molto prossimo a
Gerusalemme, e trascorreva la notte in casa di Lazzaro e delle sue
sorelle. Non è che quella di Lazzaro era la sua famiglia acquisita?
Leggiamo cosa scrive un Vangelo apocrifo di tendenza gnostica,
risalente al secondo secolo e conosciuto come il Vangelo di
Filippo: "Erano
tre le donne che andavano sempre con il Signore: sua madre Maria, sua
sorella e la Maddalena che è detta sua consorte. Infatti si
chiamavano Maria sua sorella, sua madre e la sua consorte"
(Vangelo di Filippo, versetto 32). Nello stesso Vangelo, come
ulteriore conferma, leggiamo: "...la consorte di Cristo è Maria
Maddalena..."
(Ivi, 55). Ci sono
altri testi apocrifi che confermano il legame tra Gesù e Maria di
Magdala, come il Vangelo di Pietro e il Vangelo di Tommaso. Una
prova, sia pure indiretta, del fatto che anche Gesù dovesse essere
sposato, come in realtà lo erano i suoi fratelli e gli apostoli, la
deduciamo dalla norma ebraica che imponeva al maschio, come dovere
religioso e come completamento della persona, l'obbligo del
matrimonio. Questo dovere era ancora più indispensabile per uno che
impersonava il ruolo di rabbi o Maestro, e noi vediamo che Gesù è
chiamato rabbi o Maestro molte volte nei Vangeli sia canonici, sia
gnostici ed apocrifi. "E
subito si avvicinò a Gesù e disse: "Salve, Rabbi!"
(Matteo 26,49). “Gli replicò Natanaèle: «Rabbi, tu sei il
Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!»" (Giovanni 1,49).
Quindi Gesù, come tutti i rabbi ebrei, secondo la legge Mishnaica
del suo tempo, molto esplicita a questo proposito: "un uomo non
sposato non può essere un Maestro", non poteva essere celibe
(Massimo Bontempelli,
Costanzo Preve. Gesù uomo nella storia, Dio nel pensiero, Petite
Plaisance Editrice, Pistoia, 1997).
D'altra
parte quando mai nei Vangeli troviamo che Gesù abbia predicato in
favore del celibato? Una dichiarazione in questo senso avrebbe
sollevato enormi perplessità, se non un proprio e vero scandalo. Al
contrario, Gesù dichiarò esplicitamente: «Non avete letto che il
Creatore da principio li creò maschio e femmina, e disse: Per
questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie
e i due saranno una carne sola?"
(Matteo 19,4).
Paolo
e suoi scribi, volendo trasformare Gesù, da Messia jahvista qual
era stato nella realtà, nel Cristo "Figlio di Dio" quale
doveva divenire nella loro costruzione teologica, dovettero
avvolgerlo in un alone di misticismo incompatibile con il ruolo,
troppo terreno, del matrimonio, e quindi cancellare ogni traccia
della sua famiglia acquisita. o creare delle controfigure per
mascherarla. Ma Giovanni, a leggerlo tra le righe, parla chiaro e ci
fa capire che Gesù dalla croce affidò la madre a Lazzaro, che
era contemporaneamente il discepolo ch'egli amava ed anche suo
cognato (Giovanni 19,26-27).
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