Dei
quattro evangelisti solo due parlano della natività di Gesù:
Matteo e Luca. Gli altri due la ignorano completamente. Ma Tatiano,
autore nel 175 del
Diatesserone,
libro che riuniva in un solo testo i quattro Vangeli canonici,
ignorava la natività di Gesù in Luca e in Matteo, come pure la
ignorava Marcione nella sua Edizione Evangelica, scritta intorno al
170. Ciò a conferma delle perplessità di Girolamo, Padre della
Chiesa e autore della Vulgata,
a riconoscere l'autenticità dei capitoli di Luca e di Matteo
riferiti all'annunciazione e alla nascita virginale di Gesù, e la
supposizione che questi racconti siano stati inseriti nei due
Vangeli solo nel IV secolo.
Ciò
premesso, mettiamo subito in chiaro che Matteo e Luca scrivono della
natività partendo da presupposti teologici diversi, per non dire
contrari, e così i loro racconti sono discordanti per quanto
riguarda la genealogia di Gesù, il tempo, il luogo, le modalità
della sua nascita e gli eventi che la seguirono. Cominciamo dalla
genealogia. Matteo elenca quarantadue antenati di Gesù (Matteo
1,1-6), privilegiando, da David in poi, la discendenza salomonica,
cioè regale, in quanto voleva dimostrare che Gesù era il vero
Messia, discendente della stirpe di David, come predetto dai
profeti, e destinato a diventare il re d’Israele.
Luca
(Luca 3,23-37) elenca una trentina di antenati in più, rispetto a
Matteo, ma predilige la discendenza sacerdotale (da un altro figlio
di David: Nathan), volendo togliere a Gesù ogni riferimento
messianico, osteggiato da Paolo, e attribuirgli un ruolo totalmente
religioso e salvifico.
Naturalmente,
entrambe le genealogie che risalgono ad Adamo e coprono un intero
millennio, sono pura invenzione. Lo deduciamo dal fatto che
coincidono solo in due nomi e sono discordanti in tutti gli altri.
Evidentemente, ha ironizzato qualcuno, i due evangelisti non si sono
letti reciprocamente.
A
proposito della genealogia di Matteo, suscita in noi una certa
perplessità il fatto che questo evangelista inserisce in essa
quattro antenate di Gesù che, a detta della Bibbia, erano donne di
facili costumi e, per di più, non di sangue ebreo. Sono: la cananea
Tamara, che si fa passare per meretrice, onde giacere col suocero in
un rapporto incestuoso (Genesi 38); la cananea Raab che si
prostituisce in casa propria (Giosuè 2); la moabita Rut, adescatrice
di uomini, ma anche proclive all'omofilia, per il suo legame con
Noemi (Rut), e, infine, Betsabea, l'adultera hittita, che dopo aver
tradito il marito Huria con David, acconsente all'uccisione del
coniuge per unirsi definitivamente al re d'Israele e dargli il figlio
Salomone (Samuele 2,1).
Il
luogo di nascita di Gesù, secondo Matteo e Luca, è Betlemme. Ma
questa località, in cui nacque il re David, fu scelta da loro per
legittimare il diritto messianico di Gesù, cioè per adempiere alle
profezie che la indicavano come la città in cui sarebbe dovuto
nascere il Messia. Il silenzio a proposito di Betlemme degli altri
due Vangeli, nonché delle Lettere di Paolo, è significativo.
Per
giustificare l'adempimento profetico i due evangelisti ricorrono a
pretesti diversi. Per Matteo, Gesù nacque a Betlemme perché quella
era la residenza abituale della sua famiglia. Successivamente, in
seguito alla persecuzione di Erode, la famiglia di Gesù dovette
rifugiarsi in Egitto. Al rientro dall'esilio si trasferì a
Nazareth, senza giustificare il motivo della scelta di quel luogo.
Per
Luca,
i genitori di Gesù vivevano invece a Nazareth ma, in seguito al
censimento ordinato da Quirinio, governatore romano della Siria e
quindi della Palestina, si erano recati provvisoriamente a Betlemme
a registrare i loro nomi, e in quel frangente nacque Gesù.
Per
Matteo, Gesù nacque nella casa che era il luogo della sua residenza.
Per Luca, Gesù nacque in una stalla, dato che i suoi non avevano
trovato alloggio negli alberghi dalla città. Di fronte a questo
fatto ci chiediamo stupiti: se Betlemme era il luogo di origine di
Giuseppe, possibile ch’egli non abbia trovato uno straccio di
parente che lo ospitasse per la bisogna, tenendo conto delle
condizioni di Maria vicina al parto, dell’alto grado di ospitalità
degli orientali e della loro grande capacità di adattamento?
Ma
la spiegazione è un’altra. Il Vangelo di Luca, chiaramente
antigiudaico, con la scelta della stalla come luogo di nascita di
Gesù, vuol mettere in risalto il trattamento indecoroso, per non
dire crudele, con cui Israele trattò il suo Messia. Matteo, volendo
sottolineare in ogni circostanza la messianicità di Gesù e il suo
destino regale, inventa la favola dei tre re magi che, guidati dalla
stella cometa, vengono dall’oriente ad adorare il futuro re
d’Israele, suscitando l’ira e la vendetta di re Erode che ordinò
l’uccisione dei coetanei di Gesù, la cosiddetta “strage degli
innocenti”.
Si
tratta di pura mitologia perché nessun storico (nemmeno Giuseppe
Flavio che scrisse la vita di Erode e mise in risalto i suoi numerosi
misfatti) accenna mai ad una simile atrocità. Ma, cosa ancor più
significativa, Luca, l’altro evangelista che tratta diffusamente
della natività, sconfessa questa efferatezza di Erode, ignorandola
totalmente. Infatti,
mentre
per Matteo la famiglia di Gesù, avvertita dall’angelo, si nasconde
per alcuni anni in Egitto per sfuggire ad Erode che voleva eliminare
il pargolo divino concorrente al trono d'Israele, per Luca, essa
soggiorna tranquillamente a Betlemme per sei settimane e, dopo la
circoncisione di Gesù e lo scadere del tempo prescritto dalla Legge
per la purificazione di Maria, si reca a Gerusalemme, totalmente
all'oscuro delle minacce di re Erode, per la presentazione al Tempio.
Quindi ritorna tranquillamente a Nazareth, ove risiedeva già da
prima.
Il
racconto dell'adorazione dei magi, ancorché puramente mitologico, è
importantissimo per dimostrare la messianicità di Gesù e il suo
presunto diritto a diventare re d'Israele al posto di Erode. Infatti
esso ci mostra che Erode non era preoccupato per la nascita di un
presunto pargolo divino ma di un pericoloso concorrente al trono.
Nessun commento:
Posta un commento