C’è
poi il discorso sul censimento. Luca sostiene che la nascita di Gesù
a Betlemme fu dovuta al censimento di Quirinio che obbligava tutti
gli ebrei a farsi registrare nel luogo di nascita. Una cosa
totalmente inverosimile. Il censimento, per i romani, aveva uno scopo
fiscale, serviva cioè a stabilire il censo di ciascuna famiglia per
farle pagare i tributi adeguati. Come prescriveva la legge romana,
l’istituzione di una nuova provincia (come quella di Giuda
istituita nel 6 d.C. in seguito alla deposizione di Archelao),
comportava il censimento della popolazione ai fini fiscali. Questo
censimento doveva essere fatto nel luogo di residenza dove il censito
possedeva il patrimonio o svolgeva la sua attività e dove,
soprattutto, i gabellieri (i pubblicani) potevano riscuotere le
gabelle.
Che
senso aveva censirsi a decine di chilometri di distanza dall'abituale
residenza dove non si possedeva nulla e nessuno ti conosceva?
Quindi
il censimento per Luca è un pretesto irrazionale per far nascere
Gesù a Betlemme, in ottemperanza alle profezie messianiche.
A
questo punto possiamo delineare un quadro d’insieme sulla presunta
natività di Gesù per stabilire le concordanze e le discordanze
riferite alla stessa. Le concordanze (che sono, però, totalmente
false) sono tre: 1.Betlemme, la città di nascita, considerata dagli
stessi teologi cattolici un semplice requisito messianico, privo di
ogni attendibilità; 2.la discendenza davidica (anche questa
considerata un requisito messianico senza attendibilità e in più in
contrasto con la paternità divina); 3.la verginità di Maria (di cui
abbiamo dimostrato la falsità).
Per
quanto riguarda le discordanze, a prescindere da quella teologica che
porta Matteo a privilegiare la genealogia tutta messianica e regale
e Luca quella spirituale e sacerdotale (con ammessa anche la
predestinazione regale), esse, in sintesi, sono sette e tutte, da una
parte e dall’altra, in odore di falsità.
Riguardano:
1.la genealogia di Gesù con ventisette antenati prima di lui di
stirpe regale, per Matteo, con quarantadue antenati di stirpe
natanico-sacerdotale per Luca; 2.il periodo della nascita che
differisce di circa quattordici anni tra i due evangelisti; 3. la
residenza della famiglia prima della nascita: Betlemme per Matteo,
Nazareth per Luca; 4.il luogo della nascita: una casa per Matteo, una
stalla con mangiatoia per Luca; 5. l’adorazione di Gesù appena
dopo la sua nascita: i magi per Matteo, i pastori e i cori angelici
per Luca; 6.la persecuzione di Erode e la conseguente strage degli
innocenti in Matteo e la totale assenza del fatto in Luca; 7.la fuga
in Egitto per Matteo e dopo alcuni anni il ritorno a Nazareth; il
rientro subito dopo la nascita a Nazareth per Luca. Insomma sono due
natività così discordanti che sembrano riferite a due personaggi
diversi. E come la mettiamo con l'enciclica di papa Leone XIII
“Providentissimus Deus” che afferma che gli evangelisti
«esprimono con infallibile veridicità tutto ciò che Dio ha
ordinato loro di scrivere e soltanto quello»?
Per
quanto riguarda la città di Nazareth, anche qui le sorprese non
mancano. Gesù di Nazareth o Gesù nazareno o il nazareno sono
appellativi familiari ad ogni cristiano. Il significato di queste
espressioni è evidente a tutti: Gesù di Nazareth significa che Gesù
è vissuto per gran parte della sua vita in quella località
dell’alta Galilea che va sotto il nome di Nazareth. Chiaro?
Chiarissimo.
Eppure
ha tutta l'aria di essere una frottola. Diciamo subito, a scanso di
equivoci, che molti studiosi, anche cristiani e cattolici, hanno
raggiunto la certezza che Nazareth ai tempi di Gesù non esistesse
nemmeno. Scrive M. Craveri nel suo libro “La vita di Gesù”
(Feltrinelli.
Milano, 1974):
“El-Nasirah è un villaggio della Galilea, posto a circa
quattrocento metri di altezza, nel quale la tradizione cristiana
riconosce l’antica Nazareth, patria di Gesù. Secondo vari
studiosi, tuttavia, Nazareth - meglio Natzrath o Notzereth - non è
mai esistita e l’appellativo Nazareno che accompagna il nome di
Gesù negli scritti neotestamentari non indica affatto il suo paese
di origine, ma è da ricollegare al vocabolo aramaico Nazirâ con cui
a quei tempi erano chiamati coloro che avessero fatto voto, perenne o
temporaneo, di castità e di astinenza, tenendo le chiome intonse per
tutta la durata del voto.”
A
dimostrazione di ciò va detto che Giuseppe Flavio, storico ebreo di
poco posteriore a Gesù, che nelle sue opere fece una pignola
descrizione topografica della Galilea, regione da lui conosciuta
palmo a palmo mentre era comandante delle truppe ebraiche stanziate
nell'alta Palestina durante la guerra giudaica del 66-70, nominò di
essa ogni singola cittadina, senza mai accennare all'esistenza di
Nazareth.
Cerchiamo
allora di capire come nasce l’aggettivo, apparentemente geografico,
“nazareno”. Cominciamo dai Vangeli scritti originariamente in
lingua greca. In essi l’aggettivo in questione è
(nazoraios) (Matteo 2,23; 26,71;
Luca 18,37; Giovanni
18,5; 19,19), e
(nazarenos) (Marco 1,24; 1,47; 14,67; 16,6;
Luca 4, 34; 24, 19), che
non significa cittadino di Nazareth o nazaretano ma appartenente alla
setta dei nazirei. Cioè di quelli, come dice Craveri, che avevano
fatto voto di nazireato.
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