Riguardo
alla datazione della nascita di Gesù, altro contrasto insanabile tra
i due evangelisti. Matteo fa nascere Gesù sotto Erode il Grande,
verosimilmente verso il 7 a.C. (come concordano la maggior parte
degli storici). Luca, invece, collegandosi al censimento del
governatore Publio Sulpicio Quirinio, avvenuto nel 7 d.C., quando la
Giudea era diventata provincia romana in seguito alla cacciata di
Erode Archelao, figlio di Erode il Grande, e retta dal procuratore
Coponio, fa nascere Gesù quattordici anni dopo.
Naturalmente
nella Chiesa queste contraddizioni sono state rilevate e qualcuno,
arrampicandosi sugli specchi, ha cercato di superarle inventando
soluzioni acrobatiche.
Ad
esempio, Eusebio di Cesarea, uno dei Padri della Chiesa, a proposito
delle due diverse datazioni sulla natività, ipotizzò l’esistenza
di un altro censimento effettuato al tempo di re Erode il Grande.
Ma
l’ipotesi è fasulla per due motivi: primo, perché nessun
documento storico latino o ebraico nomina questo censimento; secondo,
perché l’evangelista Luca, presunto autore anche degli Atti,
scrive testualmente: "
[...] si sollevò Giuda il Galileo, al tempo del censimento, e
indusse molta gente a seguirlo” (Atti 5,37). Ora questa
sollevazione avvenne esattamente nel 7 d.C. come ci conferma lo
storico ebreo Giuseppe Flavio.
Le
contraddizioni sulla natività di Gesù non si fermano qui. Matteo e
Luca dopo averci elencata tutta la genealogia di Gesù fino a
Giuseppe, dimenticano il fatto più importante: che
il padre di Gesù non era Giuseppe, ma lo Spirito Santo, per cui
Gesù non poteva avere
nessuna relazione con la stirpe di David.
La
divinità di Gesù, quando venne imposta dai Padri della Chiesa nel
III-IV secolo, comportò la necessità di disconoscere il suo
concepimento sessuale e di inventarne uno teogamico, cioè dovuto ad
un seme divino e non umano, e conseguentemente determinò il mito
della verginità di Maria, totalmente ignorato dai cristiano-giudei
di Gerusalemme come ci attesta Ireneo, importante padre della Chiesa,
secondo il quale gli Ebioniti (appunto i cristiano-giudei di
Gerusalemme) affermavano nel loro Vangelo (fatto sparire dalla
Chiesa) che Gesù era stato concepito da Giuseppe (Ireneo, Contro gli
eretici, III, 21,1).
Anche
Paolo rinnega apertamente la verginità di Maria perché nelle sue
Lettere, i documenti più antichi del Nuovo Testamento, proclama Gesù
“nato dal seme di David secondo la carne” e attesta che fu «il
primo di numerosi fratelli» (Romani 8,29).
I
Vangeli confermano unanimi quanto dichiarato da Paolo e riconoscono
espressamente che Gesù aveva quattro fratelli: Giacomo, Giuda,
Giuseppe e Simone e diverse sorelle.
“Non
è costui (Gesù) il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di
Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno
qui da noi?” (Marco 6,3). E Paolo scrive in una sua Lettera: "Non
abbiamo diritto di portare con noi una donna credente, come fanno
anche gli altri apostoli
e
i fratelli del Signore e Cefa [Pietro]?" (1 Corinzi 9,5).
Gli
arrampicatori sugli specchi, sempre in vena di invenzioni, hanno
cercato di negare il fatto che Gesù avesse dei fratelli, adducendo
il pretesto che in ebraico i termini fratello e cugino spesso si
confondono, quindi si tratta di cugini e non di fratelli. Ennesima
bubbola perché tutti i documenti del Nuovo Testamento sono scritti
in greco (nessuno di essi è in ebraico) e in questa lingua non c’è
possibilità di confusione tra i due vocaboli; cugino e fratello sono
due termini nettamente distinti. Il termine greco “adelfos”
usato nei Vangeli e
nelle Lettere di Paolo,
significa soltanto
fratello carnale. Paolo in Colossesi (4,10) quando accenna ai cugini
usa il termine appropriato “anepsioi”.
Si
è ricorso allora all’ipotesi che Giuseppe si sia sposato due volte
e che i cosiddetti fratelli di Gesù siano i figli di primo letto. Ma
non c’è nessuna documentazione che lo dimostri, tanto più che
questi fratelli risultano di minore età rispetto a Gesù. Quindi,
le pretese giustificazioni della verginità di Maria sono del tutto
fasulle, oltre che assurde, come ci viene confermato anche da
Giovanni quando scrive: "Costui non è forse Gesù, il figlio di
Giuseppe? Di lui conosciamo il padre e la madre" (Giovanni
6,42), in cui mostra di ignorare del tutto il parto verginale e il
seme divino. Ma c'è un'altra contraddizione nel Vangelo di Luca che
smentisce la verginità di Maria. Quaranta giorni dopo il parto, come
tutte le donne d'Israele, Maria si recò al Tempio per esservi
purificata (festa, fino a qualche anno fa, celebrata dalla Chiesa il
2 febbraio ed ora cancellata). Che bisogno aveva Maria di essere
purificata se il suo era stato un parto virginale (cioè senza
spargimento di sangue)? Come fa Luca, nel suo Vangelo, a conciliare
il parto verginale e la purificazione di Maria?
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