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martedì 17 aprile 2012

Tempi duri per papa Ratzinger. Le “pretesse” e altre minacciose proposte di riforma incombono.


L'esercito dei ribelli al cattolicesimo tradizionale che vogliono riformare una Chiesa vetusta e sempre più lontana dal XXI secolo, ma con poche speranze almeno finché sarà Ratzinger a comandare a Roma, s'ingrossa sempre più e riguarda non solo i fedeli delusi ma anche molti ecclesiastici. I fermenti più vivaci non interessano i paesi dell'Europa latina,, arroccati in un letargico conformismo, quanto invece il mondo di lingua tedesca, soprattutto Austria e Germania.

Arriva dall’Austria, infatti, la proposta di un’apertura alle riforme firmata da circa 400 sacerdoti che chiedono il sacerdozio femminile (anche per sopperire alla carenza di vocazioni), la comunione ai divorziati risposati (che si avviano ormai alla maggioranza), l'abolizione dell'obbligo del celibato, il reintegro dei sacerdoti allontanati per averlo violato e l'apertura ai laici.

Insomma, propongono alla Chiesa riforme così radicali, da far tremare dalle fondamenta il Cupolone d'Oltretevere e ribaltare tutte le più medievali preclusioni del Vaticano. L'appello dei parroci austriaci "alla disobbedienza" contro la gerarchia romana incapace di comprendere l'evoluzione della società, si ingrossa sempre più e un recente sondaggio della Gfk-Umfrage ha rilevato che il 72% dei preti austriaci "simpatizza" con l'appello.

Il movimento nato in Austria sta cogliendo sempre più consensi anche in Germania, Irlanda, Belgio e Francia. I fedeli, nella stragrande maggioranza, concordano coi loro parroci. È ampiamente risaputo che molti ecclesiastici austriaci vivono coram populo in modo uxorio con una compagna e l'opinione pubblica, sia pur tacitamente, approva la cosa senza riserve, ben consapevole che il celibato dei preti è ormai una bufala. Lo è anche da noi, ma tutti, in modo omertoso, fingono di non vederlo.

È chiaro che papa Ratzinger, che ha eliminato anche gli ultimi residui del Vaticano II, dopo la massiccia demolizione che ne aveva attuato il papa polacco, non accetterà nemmeno una delle proposte della 'Pfarrer-Initiative' austriaca. Piuttosto si dimetterà. Più volte ha ventilato l'idea di poterlo fare e coi tempi duri che incombono sempre più pressanti, il pretesto dell'età avanzata potrebbe essere più che valido.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)