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martedì 2 ottobre 2012

Bagnasco, cinghia di trasmissione di Ratzinger.


Autentico replicante del papa, il cardinal Bagnasco ha trasmesso all'assemblea della Cei il diktat politico annunciato pochi giorni fa da papa Ratzinger all’Internazionale democristiana riunita a Castelgandolfo sotto la guida di Pierferdinando Casini, il capo degli zuavi pontifici del parlamento italiano. Una sfilza di no per negare ogni qualsiasi apertura sul matrimonio dei gay e sulle coppie di fatto nonché sulla libertà di scelta in tema di contraccezione, aborto e fine-vita.


Il tutto in nome della sana laicità teocratica della Chiesa (ma per Bagnasco, laicissima) che vieta ai cittadini, anche ai non cattolici, ogni diritto umano e civile e obbliga lo Stato ad imporre per legge la coercizione religiosa che trasforma ogni peccato in reato. Ma il papa conosce un po' di aritmetica? Si rende conto che il matrimonio religioso, che lui brandisce come una clava, è ormai ridotto al lumicino ed è simile ad un mulino a vento di donchisciottesca memoria, perché fra qualche decennio non esisterà più?


Metta insieme divorziati, sposati civilmente, conviventi e omosessuali, tutti rigorosamente esclusi dalla Chiesa, cosa gli rimane del gregge cattolico? Una sparuta schiera, per la maggior parte costituita da anziani, in rapida estinzione. E quando il matrimonio religioso, ormai ridotto solo a cerimonia sfarzosa e in continua decrescita in tutto il mondo cattolico, si estinguerà del tutto, il papa del momento dovrà chiudere bottega o smetterla di non voler riconoscere l'evoluzione della società in tutti i campi.


Bagnasco ha anche ordinato ai nostri politici cattolici di serrare i ranghi e di approvare subito il disumano e anticostituzionale ddl Calabrò, relativo al fine vita, anche se viola i diritti costituzionalmente sanciti. Vuole mettere il prossimo parlamento (temendolo meno clericale dell'attuale) di fronte al fatto compiuto in modo da impedire che la legge liberticida già approvata possa essere sostituita da una più avanzata e laica. Dimentica, però un piccolo particolare:la stragrande maggioranza degli italiani è contraria a questa legge e si farà subito promotrice di un referendum per abrogarla.


Ma intanto i nostri politici infingardi e codardi, sia per il loro innato clericalismo sia perché le elezioni si avvicinano e l'appoggio dei vescovoni è determinate, si piegheranno proni al diktat papale, tradendo le aspettative del popolo italiano che li ha eletti.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)