Ora sentite, a questo proposito, l'ultima strabiliante invenzione della Chiesa: spargere le ceneri di un defunto, o conservare l’urna in un luogo diverso dal cimitero, può mettere a repentaglio la salvezza dell’anima e può costringere la Chiesa a rifiutare i funerali religiosi.
Lo ha decretato la nuova edizione del "Rito delle esequie", in un'apposita Appendice con le preghiere "in caso di cremazione". L'annuncio è stato dato in una conferenza stampa della Commissione Cei e dell'Ufficio liturgico competenti, ribadendo che la sepoltura resta la forma "più idonea a esprimere la fede nella resurrezione" e confermando il no allo spargimento delle ceneri e alla conservazione in luoghi diversi dal cimitero.
E perché un simile assurdo divieto? Pare che la risurrezione, nel giorno del Giudizio, risulti molto più difficile in caso di spargimento delle ceneri. Il buon dio, infatti, anche se onnipotente, deve faticare parecchio a mettere insieme, ordinatamente, tutte le faville di cenere necessarie per la ricostruzione del nostro corpo, mentre, se questo viene ridotto in polvere con l'inumazione, risulta più facile riplasmarlo.
Davvero, la demenzialità religiosa non ha limiti! Ma già qualche parroco, come è avvento pochi giorni fa a Valdagno, in provincia di Vicenza, ha cominciato a rifiutare le esequie al defunto che ha imposto ai familiari la dispersione delle due ceneri.
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