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mercoledì 28 marzo 2012

Il falso Jahvè (Genesi e involuzione del monoteismo biblico). I Giudici 89


Il libro dei Giudici, come del resto tutti i libri storici della Bibbia, ha un chiaro significato teologico che oscilla tra apostasia e castigo. I conflitti degli israeliti contro i filistei, i cananei e gli altri popoli nemici, sono il pretesto per illustrare il rapporto difficile tra Dio e il suo popolo.

Jahvè è raffigurato come una divinità arrabbiata e delusa che rinfaccia continuamente agli israeliti di averli liberati dalla schiavitù d'Egitto, di aver dato loro la Terra Promessa come eredità eterna, solo per accorgersi che erano incalliti peccatori sempre pronti a tradirlo, correndo dietro alle divinità straniere. Cosi Jahvè li deve punire mettendoli nelle mani dei nemici finché, prostrati dalla sofferenza, siano costretti ad invocare il suo aiuto e a ottenere il suo perdono.

Patto, promessa, apostasia, pentimento e redenzione, ecco la sequenza ciclica che re Giosia, attraverso la Storia Deuteronomistica da lui ispirata, vuole che il popolo di Giuda comprenda direttamente applicabile a se stesso. Solo nell'ultimo versetto del testo (Giudici, 21,25) si prospetta l'ottimistica possibilità che il circolo vizioso di peccato, castigo divino e salvezza possa venire interrotto mediante l'istituzione della monarchia.  

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)