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martedì 5 agosto 2014

L'ascetismo paolino determinò nel cristianesimo il degrado della donna a creatura immorale e carnale. 163

Paolo considerava la fornicazione il peccato per antonomasia per cui l'ascetismo da lui imposto aborrì il sesso e degradò la donna , con marcato disprezzo, a volgare entità sessuale, ignorando la grande considerazione che Gesù aveva nutrito per le molte discepole che lo accompagnavano nei villaggi della Galilea.
Per di più, l'affermazione di Paolo che la caduta del primo uomo Adamo doveva essere attribuita ad Eva, accrebbe il dileggio nei suoi confronti, al punto che Tertulliano, dottore della Chiesa, scrisse con palese acredine: “A causa tua (Eva, donna) il Figlio di Dio dovette morire. Tu dovresti sempre essere vestita a lutto con stracci”.


Ecco perché nella Chiesa, fin dai primi secoli, la donna è stata considerata inferiore all'uomo e vista come una creatura volgare, carnale e seduttrice. È Eva, la peccatrice per antonomasia (Tertulliano, De exhortatione castitatis 9,10). A differenza degli ebrei del suo tempo e di Paolo, il Gesù dei Vangeli non giudicò inferiori le donne che fecero parte della cerchia dei suoi discepoli e che fra i suoi seguaci furono forse più numerose degli uomini. A lui fu estranea qualsiasi forma di deprezzamento della figura femminile: prese sotto la sua protezione una donna contro il disprezzo dei Farisei, additò a modello di corretto comportamento nelle cerimonie sacrificali una povera vedova, guarì donne ammalate e accettò i loro servigi e il loro appoggio finanziario.


Per Paolo, al contrario, la donna è un essere inferiore che deve essere totalmente subordinata e priva di diritti. La diffamazione della donna fa dire a Paolo che l’uomo è «immagine e gloria di Dio» mentre la donna è semplicemente «gloria dell’uomo», che l’uomo non deriva dalla donna, ma la donna dall’uomo; infine, che l’uomo non è stato creato per la donna, bensì la donna per l’uomo (1 Cor. 11, 3 sg.).


La misoginia di Paolo viene sottolineata nelle sue Lettere in più occasioni. "Non concedo a nessuna donna di insegnare, né di dettare legge all'uomo; piuttosto se ne stia in atteggiamento tranquillo. Perché prima è stato formato Adamo e poi Eva; e non fu Adamo ad essere ingannato, ma fu la donna che, ingannata, si rese colpevole di trasgressione. Essa potrà essere salvata partorendo figli, a condizione di perseverare nella fede, nella carità e nella santificazione, con modestia" (Timoteo 2,12). 

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)