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giovedì 29 giugno 2017

La vera identità del Gesù dei Vangeli 25


L'innesto del sacrificio eucaristico teofagico del "Salvatore" pagano nella religione ebraica tramite il Messia dei Giudei, imposto dalla nuova dottrina, si dimostrò improponibile perché, essendo "Yeshùa" Salvatore un "Nazireo" e al contempo "Dottore della Legge", come veniva connotato il Messia nei primitivi Vangeli, non avrebbe mai potuto trasformare il vino nel suo sangue, dato il suo voto di nazireato; pertanto gli ideologi cristiani modificarono la forma originaria ebraica da "Nazireo" in "Nazareno" e questa mutazione la giustificarono nei Vangeli con l'appartenenza di Gesù alla sua nuova patria, appositamente inventata: la città di "Nazaret" di Galilea.

Furono le "Lettere di Paolo", scritte da più mani, ma sotto un'unica regia, che per prime diffusero l'istituzione dell'eucaristia nel mondo cristiano che stava nascendo. Esse vennero diffuse nelle Province dell'Impero nel III secolo e influenzarono i Vangeli che scaturiranno dal Concilio di Nicea del 325.

La dottrina in esse contenuta collimava in molti punti coi culti pagani misterici, diffusi in Occidente già alcuni secoli prima del Cristianesimo e interiorizzati e moralizzati dai greci, che ponevano l'immortalità a base della loro dottrina e la associavano alla redenzione di un Dio che si incarnava in una vergine mortale per redimere l'umanità dalle sue colpe e renderla degna di una vita eterna e beata in un mondo utopistico, collocato nell'aldilà.

Ma la nuova dottrina originata da Paolo ebbe una gestazione molto tormentata e in continua evoluzione fino a quando Costantino il Grande, una volta riunificato l’Impero, nella veste di Pontefice Massimo, decise di sincretizzare, in un unico “Salvatore”, i “Soteres” delle più importanti religioni esistenti nelle Province imperiali e, forse consigliato e diretto dal vescovo Eusebio di Cesarea suo probabile parente, indisse il Concilio di Nicea del 325 che segnò la nascita ufficiale del Cristianesimo.



martedì 27 giugno 2017

La vera identità del Gesù dei Vangeli 24


Per creare la nuova dottrina che rinnegava quella precedente di origine messianico-zelota, fu necessario inventare un altro apostolo, superiore agli altri, denominato “Saulo Paolo”, presentandolo perennemente ispirato da Dio e fargli scrivere alcune Lettere per testimoniare la sua esistenza e il suo nuovo credo, inteso come una nuova Rivelazione da divulgare fra i Gentili pagani.

E’ bene stare sottomessi e pagare i tributi perché quelli dediti a questo compito sono funzionari di Dio” (Rm 13,1); “Schiavi, obbedite ai vostri padroni secondo la carne con timore e tremore” (Ef 6,5);“Ciascuno sia sottomesso alle autorità costituite perché non c’è autorità se non da Dio, e quelle che esistono sono stabilite da Dio. Quindi chi si oppone all’autorità, si oppone all’ordine stabilito da Dio” (Rm 13,1/7).

Paolo, il nuovo apostolo di Gentili, se avesse predicato questi principi al tempo di Giovanni di Gamala sarebbe stato lapidato all'istante. Ma i tempi erano cambiati e verso la fine del III secolo, con l'aggravarsi della crisi economica e dell’incapacità militare dell'Impero romano a difendere i propri confini, si era determinata la perdita di credibilità popolare nei confronti delle Divinità capitoline tutelari di Roma e ciò aveva favorito la diffusione di molteplici religioni orientali, fra le quali, in un primo momento, primeggiò il culto di Mitra, dio del Sole, ma favorì anche la diffusione del Cristianesimo paolino, promotore del Credo della "salvezza per la vita eterna" che faceva presa su masse crescenti di nuovi proseliti.

Questa dottrina offriva ai Gentili l'illusione dell'immortalità dell'anima tramite un sincretismo liturgico voluto da Dio; a tal fine istituiva l'eucaristia, il sacrificio teofagico pagano, che Paolo, nella prima Lettera ai Corinzi (1 Corinzi 11, 23-29 ), affermava di aver ricevuta direttamente dal Signore, che l'aveva istituita nell'ultima cena quando aveva trasformato il vino del suo calice nel proprio sangue da far bere ai seguaci.

venerdì 23 giugno 2017

La vera identità del Gesù dei Vangeli 23


I primi Vangeli facevano riferimento a Giovanni di Gamala e ai suoi fratelli condottieri di un popolo che lotta per liberare la loro terra dai pagani. Ma quando, con l'evolversi della dottrina, i Padri fondatori della nuova religione compresero che i martiri irredentisti descritti nei loro Vangeli apparivano tutt'altro che docili "agnelli di Dio" perché perseguivano ideali rivoluzionari conformi all'integralismo ebraico violento, ed erano ormai in aperto contrasto con la nuova dottrina improntata al pacifismo che andava sempre più consolidandosi, furono costretti a cambiarli per nascondere il reale scopo nazionalista dei protagonisti iniziali e per rendere più credibile il sacrificio di un “Salvatore”, inteso come docile agnello di Dio, come Redentore dell'umanità.

Ma gli scribi che manipolarono i Vangeli primitivi, non essendo ebrei e non conoscendo la Palestina, commisero nelle loro trascrizioni molti pacchiani errori di tipo storico e geografico, oggi evidenziati da archeologia, toponomastica, orografia e numismatica, al punto dal rendere i Vangeli attuali inattendibili. La più colossale mistificazione riguardò la creazione di Nazaret dal tutto improponibile come descritta nei Vangeli attuali perché scopiazzata da Gamala con una conformazione orografica del tutto diversa.

Non solo, ma lasciarono inavvertitamente molte tracce evidenti che si allacciavano alla lotta zelota, come alcuni proclami bellicosi di Gesù, la cacciata dei mercanti dal Tempio e i soprannomi partigiani degli Apostoli.

Il trapasso dall’originario messianismo escatologico, sostenuto dai giudei, ad un nuovo messianismo sacramentale e trascendente, che al posto dell'imminente avvento del messianico Regno di Dio sulla Terra, ansiosamente atteso dall'intero Israele, accogliesse il concetto greco di immortalità nell'aldilà e trasformasse il Messia escatologico nel Figlio di Dio, Redentore dell'umanità, avvenne creando una nuova dottrina, di presunta derivazione divina, proclive all'Impero, quindi favorevole alla schiavitù e nemica della originale religione ebraica fondamentalmente antiromana, e, per di più, agganciata alle religioni misteriche diffuse allora in tutto il mondo antico.

martedì 20 giugno 2017

La vera identità del Gesù dei Vangeli 22


Abbiamo visto in precedenza che l'asmoneo Giovanni di Gamala, una volta sconfitto e giustiziato nella pasqua del 36 da Lucio Vitellio, fu disconosciuto come Messia e dimenticato dagli esseni della Palestina ma non dagli esseni d'Egitto. Dopo la distruzione di Gerusalemme e del Tempio nel 70 d.C. ad opera di Tito, i terapeuti di Alessandria, cominciarono ad elaborare una nuova “gnosi” divina ripresa dal “logos” ideato dal filosofo ebreo Filone Alessandrino, ipotizzando una nuova figura di “Messia”: non più il "Figlio di Dio" “Dominatore del Mondo” come concepito nei frammenti dei rotoli di Qumran, bensì un sofferente “Figlio di Dio” “Salvatore del Mondo”.

Fu l'inizio di una dottrina intesa ad elaborare una religione che accogliesse, in un geniale sincretismo, le aspirazioni del mondo ebraico e di quello gentile, e che appagasse l'immaginario collettivo di un Salvatore universale, che trasversalmente era condiviso da tutto il mondo antico.

All'inizio del processo di adattamento dottrinale, gli esseni terapeuti di Alessandria fondatori decisero di custodire la “verità storica” della loro fede, incentrata sulla crocifissione di Giovanni di Gamala e sulla lotta armata degli zeloti, divenute leggendarie per una parte di ebrei. Ma dopo Adriano i resti della nazione ebraica scampati alla strage e diffusi dalla diaspora in tutte le province dell'Impero, furono costretti, di fronte ad un avvenimento così catastrofico, a riesaminare la loro storia.

Allora divenne a tutti chiaro che il messianismo zelota era stato una assurda e delirante chimera, dalla quale bisognava subito e definitivamente prendere le distanze, perché la sconfitta suonava come un giudizio inappellabile di Dio. Fu allora che gli esseni modificarono la rappresentazione del Messia condottiero, atteso dal popolo come il mitico Davide, e, in coerenza con la loro profezia scritta nel rotolo "4Q246" di Qumran, lo deificarono come il "Figlio di Dio". Ma non più un "Dominatore del Mondo", bensì uno straziato "Salvatore del Mondo", docile come un "Agnus Dei".



venerdì 16 giugno 2017

La vera identità del Gesù dei Vangeli 21



La componente zelota, sempre molto diffusa in Israele, non volle mai sottomettersi al giogo romano nonostante la fine degli Asmonei e la distruzione di Gerusalemme e del Tempio, e si riaccese violentissima nel 135 d.C con la insurrezione di Simone bar Kochba, che determinò la seconda e definitiva distruzione di Gerusalemme e della Palestina e la diaspora dell'intero popolo ebraico.

 L'imperatore Adriano, di fronte a quell'ennesima rivolta, pensò bene di risolvere il problema alla radice. Ordinò di cancellare a Gerusalemme e nella Palestina ogni traccia che si riferisse all'ebraismo. Quindi fece spianare il Golgota, sconvolse radicalmente ogni aspetto della vecchia città santa e sulle rovine del Tempio fece erigere, come suprema profanazione, un tempio pagano con le statue di Giove Capitolino e di altre divinità.

 Non pago degli stravolgimenti radicali operati a Gerusalemme e in Palestina, Adriano proibì agli ebrei, che si erano salvati nella fuga, di rientrare, pena la morte, nei loro territori e nella nuova Gerusalemme, ribattezzata Aelia Capitolina, e da allora iniziò la vera diaspora ebraica che durò fino alla nascita dello Stato d'Israele nel 1948.

martedì 13 giugno 2017

La vera identità del Gesù dei Vangeli 20



A conclusione delle vicende degli asmonei, è utile ricordare una testimonianza inserita nella Historia Ecclesiastica del vescovo Eusebio di Cesarea che, essendo parente di Costantino il Grande e vivendo a corte, poté consultare gli archi imperiali.

 Egli scrive; “Della famiglia del Signore restavano ancora i nipoti di Giuda, detto fratello di lui (Gesù) secondo la carne, i quali furono denunciati come appartenenti alla stirpe di David. L'evocatus li condusse davanti a Domiziano Cesare (figlio di Vespasiano, imperatore dal 81 al 96 d.C.) poiché, come Erode, anch'egli temeva la venuta del Messia, (Eusebio di Cesarea, Storia Ecclesiastica III, 20)”.

 Questa testimonianza di Eusebio di Cesarea ci fa comprendere che i romani continuarono a tenere sotto controllo i discendenti dei cinque fratelli asmonei, ma non trovandoli più coinvolti nella lotta antiromana, non li perseguitarono più. Questa testimonianza ci fornisce anche un'altra importante notizia.

 Al tempo del vescovo Eusebio, non essendo ancor recepito il dogma della verginità di Maria, approvato nel Concilio di Costantinopoli nel 381, più di mezzo secolo dopo la sua morte, egli, basandosi sui primi Vangeli esseni che forse ancora poteva consultare, riteneva Giuda, il Theudas degli Atti, decapitato al tempo di Cuspio Fado, vero fratello carnale di Giovanni di Gamala (Gesù). D'altronde, anche i Padri della Chiesa del II e III secolo, come Irneo e Tertulliano riconoscevano che Gesù avesse fratelli e sorelle.

venerdì 9 giugno 2017

La vera identità del Gesù dei Vangeli 19



ll casato asmoneo ebbe un ultimo e terrificante epilogo nel 73 d.C. per opera di Eleazar bar Jair (Lazzaro figlio di Giairo) nipote di Giuda il Galileo in quanto nato da una sua figlia (sorella quindi di Giovanni) che aveva sposato Giairo. Dopo l'uccisione delle zio Menahem, Eleazar capo della setta dei sicari, la fazione più irriducibile degli zeloti, si rifugiò nelle fortezza di Masada e durante la prima Guerra Giudaica, a partire del 70 d.C. ne diresse la resistenza. Nel 73 d.C. la decima legione sotto il comando di Flavio Silva, procuratore della Giudea, mediante la costruzione di una rampa imponente riuscì ad iniziare l'espugnazione della rocca. 

Allora Eleazar con un focoso discorso convinse, con la promessa della “resurrezione dell'anima”, circa mille ribelli, famiglie comprese, a suicidarsi in massa per evitare l'umiliazione di stupri e schiavitù da parte dei legionari (Bellum VII 253). Quando i romani penetrarono nell'altopiano, trovarono i corpi esanimi di tutti i difensori, tra cui donne e bambini. Una vera ecatombe. 

Con la morte di Eleazar si conclude definitivamente la tragica saga degli ultimi discendenti della regia famiglia degli Asmodei. È doveroso riconoscere che tutti i membri di quella potente dinastia, hanno lottato e pagato per un fine patriottico nobile. Per quattro generazioni, da Ezechia ad Eleazar, hanno condotto una guerriglia sempre a rischio della vita, accettando la morte con coraggio indomito e totale sprezzo del dolore.

La loro esistenza, durata poco più di un secolo, ha determinato indirettamente due avvenimenti di immensa portata storica: la distruzione di Israele, le cui conseguenze, a seguito della diaspora imposta dopo il 135 d.C., hanno segnato l'olocausto del popolo ebraico fin quasi ai nostri giorni e perdurano tuttora con il conflitto arabo-israeliano; la nascita e il trionfo su scala mondiale di una nuova religione: il Cristianesimo che ha avuto origine della regalità di Giovanni di Gamala conclusasi tragicamente con la sua crocifissione e miticizzata dagli esseni di Alessandria d'Egitto con la sua divinizzazione.

martedì 6 giugno 2017

La vera identità del Gesù dei Vangeli 18



A causa dei continui scontri tra zeloti e romani la Palestina fu perennemente in preda ad un caos inarrestabile e nel 66 d.C. la situazione precipitò definitivamente. Fu allora che Giuseppe, conosciuto anche col nome di Menahem, l'ultimo dei figli di Giuda il Galileo e fratello del Messia crocifisso Giovanni, mirando alla restaurazione della monarchia asmonea di cui si sentiva erede, messosi alla testa di un folto manipolo di zeloti, assalì la roccaforte di Masada, si appropriò dell’arsenale del re Erode Agrippa II e, piombato a Gerusalemme, massacrò la guarnigione romana e assunse il comando della città (Bellum VII 433-434).

Ma il Sommo Sacerdote Anania gli si oppose, forse con l'appoggio del Sinedrio. Allora Giuseppe Menahem non esitò ad ucciderlo e a sostituire il vecchio Sinedrio con un altro rivoluzionario che lo riconobbe come Re dei Giudei e Sommo Sacerdote. Mentre, però, ornato in gran pompa con la veste regia, si trovava a pregare nel Tempio, Eleazar, capitano delle Guardie del Tempio e figlio del Sommo Sacerdote Ananìa che lui aveva ucciso, riuscì ad imprigionarlo e dopo averlo sottoposto a molti supplizi, ad ucciderlo con i suoi luogotenenti.

 La morte di Giuseppe, “detto Menahem” segnò la fine dei cinque fratelli appartenenti a una dinastia definita più volte da Giuseppe Flavio “di grande potere” ... Una stirpe di sangue reale che – rivendicando il diritto a sedersi sul trono dei Giudei, appartenuto agli Asmonei spodestati dai romani in favore di Erode – si impegnò, fino al martirio, in una guerra contro il dominio di Roma attraverso un contesto storico estremamente catastrofico per la nazione ebraica.

venerdì 2 giugno 2017

La vera identità del Gesù dei Vangeli 17

Prima di analizzare sinteticamente l'evoluzione della nuova dottrina derivata dalla crocifissione di Giovanni di Gamala, che sfocerà nell'attuale Cristianesimo, esaminiamo per brevi linee le vicende finali, tutte altamente drammatiche e crudeli, degli altri quattro fratelli di Giovanni e del loro nipote Eleazar. 

Cominciamo da Giuda, che negli Atti viene chiamato Theudas e viene presentato come uno dei capi del Movimento Nazionalista Giudaico antiromano. Secondo Giuseppe Flavio, durante il periodo in cui Cuspio Fado era Procuratore della Giudea (44-46 d.C.), Giuda, atteggiandosi come Profeta col nome di Theudas, era riuscito a radunare un cospicuo numero di zeloti presso il fiume Giordano, forse pronti ad un colpo di mano, ma il procuratore Fado li colse di sorpresa inviando tempestivamente uno squadrone di cavalleria che piombò improvviso su di essi uccidendone molti e facendone altri prigionieri. Lo stesso Theudas fu catturato, gli mozzarono la testa e la portarono a Gerusalemme per esporla come trofeo e monito (Libro XX di “Antichità Giudaiche” versetti 97/102). 

Un paio d'anni dopo, sotto l’amministrazione di Tiberio Alessandro (Procuratore dal 46 al 48 d.C.), dopo una lunga latitanza, Giacomo e Simone (Pietro), figli di Giuda il Galileo, vennero catturati per essere sottoposti a processo e poi giustiziati di spada. Gli Atti riferiscono il loro arresto, confermando l'uccisione di Giacomo e inventando la liberazione di Pietro per intervento divino (Atti 12).

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)