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martedì 29 agosto 2017

Peccato e redenzione n.13


Le successive pagine della Genesi poi ci presentano altre mirabolanti storie del tutto inverosimili, cominciando da quella del diluvio, un'altra leggenda presa, di sana pianta, dalla mitologia babilonese.

Per cominciare, sono passate appena nove generazioni dalla creazione di Adamo e già il genere umano è riuscito a popolare gran parte della Terra. Come avranno fatto? Gli ominidi, nostri veri antenati, hanno impiegato milioni di anni per evolvere e popolare il nostro pianeta. Nella Bibbia bastano nove generazioni. A questo punto, Dio si pente della sua creazione perché l'umanità è diventata corrotta e malvagia e decide di sterminarla con un diluvio che coprirà l'intero globo.

Anche qui ci troviamo davanti alla leggenda quasi identica, fin nei minimi particolari, dell'epopea di Gilgamesh, creata a Babilonia nel 1600 a.C. (James George Frazer, Folk-lore in the Old Testament, vol. I, pagg. 104-136). Sul racconto del diluvio le amenità bibliche si sprecano anche se ancor oggi milioni di americani dalla Bible Belt, indifferenti al ridicolo, lo credono veritiero.

Anzitutto, Noè costruisce l'arca in pieno deserto con l'aiuto di pochi familiari, e la costruisce così grande (150 metri di lunghezza, 25 di larghezza e 15 di altezza) da uguagliare la stazza di un moderno transatlantico. Come avrà fatto e come si sarà procurato l'immenso materiale occorrente? Alcuni Padri della Chiesa (Origene e Sant'Agostino), non sapendo darsi una risposta, hanno supposto che la costruzione sia durata cent'anni. Il che sembra davvero poco verosimile! La durata delle piogge poi è controversa. Secondo la Genesi è durata quaranta giorni e quaranta notti ma in altre parti della Bibbia la durata si allunga da sessantun giorni ad un anno e dieci giorni.

E che dire degli animali? Chi li radunò davanti all'arca e in numero così grande? "D'ogni animale mondo prendine con te sette paia, il maschio e la sua femmina; degli animali che non sono mondi un paio, il maschio e la sua femmina. Anche degli uccelli mondi del cielo, sette paia, maschio e femmina, per conservarne in vita la razza su tutta la terra " (Genesi 7,23). Un numero stratosferico! E per il nutrimento di quel giardino zoologico galleggiante? I teologi non si sono scoraggiati, e dando fondo a tutta la loro amena fantasia hanno calcolato anche questo. Per Athanasius Kircher, stravagante ecclesiastico del 1600 che si piccava di aver decriptato i geroglifici ed era seguace dell'occultismo teologico, Noè imbarcò anche 4562 pecore per sfamare gli altri animali carnivori.

E per gli erbivori? E per accudire quella massa d'animali? Facevano pure i loro bisogni! Qualcuno ha pensato di risolvere ogni cosa ricorrendo all'ibernazione che elimina tutti i problemi. E i pesci? Vennero imbarcati nell'arca o rimasero fuori e s'arrangiarono da soli? Infine, ma i quesiti potrebbero continuare, gli animali e Noè cosa trovarono per sfamarsi una volta usciti dall'arca, dal momento che ovunque c'era solo fango! E pensare che molti, nonostante quello che abbiamo detto, ancora ai nostri giorni sono convinti che sul monte Ararat ci siano i resti dell'arca di Noè!

Quanto raccontato dimostra in modo lapalissiano che tutta la Genesi è un condensato di miti infantili privi di ogni veridicità.

Purtroppo la stupida favoletta di Adamo ed Eva inventata, come quella greca del Vaso di Pandora, per spiegare, a livello infantile e allegorico, l'origine del male, venendo inserita in un libro, considerato sacro come la Bibbia, si è tramutata in parola di Dio e quindi creduta ciecamente attraverso i secoli fino ai nostri giorni, determinando immani sciagure e funeste conseguenze a tutti i livelli per gran parte dell'umanità.



venerdì 25 agosto 2017

Peccato e redenzione n.12


La Bibbia ci presenta Dio come un padre amoroso che ha creato Adamo ed Eva per renderli partecipi della sua gloria e della sua beatitudine. Infatti assegna loro il Giardino dell'Eden, una specie di paradiso terrestre. Dovrebbe essere pago di vederli felici mentre scorrazzano per quel meraviglioso giardino in compagnia degli animali tutti docili e mansueti. Ogni padre lo sarebbe vedendo i suoi figli trascorrere le giornate nel più sereno e felice dei modi. Invece a lui ciò non garba affatto.

E cosa fa allora questo Dio stravagante? Si inventa di sottoporre le sue creature ad una prova, pur sapendo, avendo anche l'attributo dell'onniscienza, che la falliranno. Si può essere più malvagi di così? Voi vi comportereste in tal modo con un vostro figlio? Solo un padre snaturato potrebbe farlo. Perché sottoporre il figlio ad una prova senza senso e per di più a sicure conseguenze funeste e tragiche, è una forma di efferata malvagità. Quindi questo chimerico Dio, stando alla favola, non ha creato Adamo ed Eva per amore ma per soddisfare i suoi sadici istinti di vendetta. Un Dio mostruoso che, stando alla Bibbia, si rivelerà crudele e sanguinario. Infatti punirà Adamo ed Eva non solo cacciandoli da quella specie di paradiso terrestre in cui li aveva collocati, ma togliendo loro l'immortalità e rendendoli vittime del dolore e della morte, compresi tutti i loro discendenti, per infinite generazioni.

La trasmissione della colpa e quindi del castigo a tutti i discendenti rappresenta la massima incoerenza di Dio. Il peccato di due antenati non può ricadere sull'intera specie. Non è plausibile che uno sbaglio soggettivo diventi collettivo. Se è inaccettabile il passaggio di responsabilità da un padre a un figlio, a maggior ragione lo è da una generazione all'altra. Una ragione lapalissiana per dichiarare improponibile un Dio così malvagio, incoerente e assurdo.

Proseguendo nella lettura della Genesi scopriamo che questa favola sumerica s'ingarbuglia sempre più e si arricchisce di continue e assurde contraddizioni che certificano ancor di più la sua intrinseca falsità. Vediamo un esempio. Sappiamo che Adamo ed Eva, dopo la cacciata dal Giardino dell'Eden ebbero due figli: Caino e Abele e che Caino, per invidia, uccise il fratello. Se diamo per acquisito che la coppia primigenia (Adamo ed Eva) non simboleggia l’umanità, intesa come comunità di viventi, ma l’unione di due singoli individui creati da Dio, come spiegare che dopo l’uccisione di Abele, Caino viene condannato a vagare per la Terra per sfuggire alla disapprovazione degli uomini? (Gen 4,14: “Ecco, tu (Dio) mi scacci oggi da questo suolo e io mi dovrò nascondere lontano da te; io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontrerà mi potrà uccidere”). Ma, perché nessuno lo colpisca, il Signore gli impone un segno. Chi mai poteva essere quel “chiunque mi incontrerà” tanto temuto da Caino se in quel momento oltre a lui c'erano solo i suoi genitori?

II racconto prosegue (Gen 4) dicendo: “Ora Caino si unì alla moglie che concepì e partorì Enoch; poi divenne costruttore di una città, che chiamò Enoch, dal nome del figlio.” Da dove salta fuori la moglie di Caino? E come fa egli a costruire da solo una città? E per chi? Queste incongruenze così palesi sono la conferma che tutto il racconto biblico è falso e illogico.


martedì 22 agosto 2017

Peccato e redenzione n.11


Se questo è un Dio.

Gli argomenti che negano l'esistenza di Dio sono inesauribili e qui voglio citarne un altro che, sebbene indiretto, ha una valenza logica ineccepibile. Mi riferisco al fatto che se Dio viene presentato nel cristianesimo come un padre così amoroso da sacrificare suo figlio per redimere i peccati delle sue creature (la più colossale delle assurdità perché Dio essendo onnipotente può redimere chiunque senza dover sacrificare chicchessia) perché non si manifesta apertamente, per farsi conoscere, e pretende che noi crediamo alla sua esistenza e ai suoi precetti solo attraverso testimonianze di nessuna attendibilità, che risalgono a tempi antichissimi?

La logica del padre amoroso è incompatibile con la logica del nascondimento: nessun padre gioca a nascondino coi figli. Alla base del rapporto d’amore e di fiducia del figlio nei confronti del padre sta ovviamente la certezza della sua esistenza: sarebbe assurdo che su ciò il figlio dovesse soltanto affidarsi alle forche caudine della fede cieca. Il primo, fondamentale atto d’amore verso chi si ama è farsi conoscere. Dio potrebbe fornire in mille modi la certezza della sua esistenza. Perché non lo fa? Semplicemente perché non c'è.

Se poi passiamo ad esaminare gli attributi che la Genesi riconosce al Dio biblico, riscontriamo che sono contraddittori e irrazionali. La Bibbia ci dice che essendo Dio l'essere in assoluto più perfetto, tra i molti suoi attributi ci sono l'onnipotenza e la bontà infinita. Ebbene già l'antico filosofo greco Epicuro, vissuto qualche secolo prima di Cristo, parlando della bontà e dell'onnipotenza degli dèi, aveva messo in chiaro l'incongruenza tra questi due attributi, facendo riferimento ai molti mali che affliggono l'uomo e il mondo intero.

Se gli dèi sono veramente buoni e vogliono il bene dell'umanità, ma non impediscono il dolore, le malattie e la morte, si chiedeva Epicuro, significa chiaramente che sono impotenti. Se invece sono onnipotenti ma consentono che il male tormenti l'uomo e la natura, sono malvagi. Se, infine, non possono e non vogliono evitare il male, significa che non sono né onnipotenti, né benevolenti. Lo stesso discorso vale per il Dio biblico che, come vedremo in seguito, si rivelerà il più obbrobrioso e sanguinario Dio inventato dall'uomo.

In realtà l'esistenza del male rinnega un altro attributo di Dio: quello di essere un essere perfetto. Com'è possibile che un Dio, inteso come perfezione assoluta, crei un mondo totalmente imperfetto e soggetto a cataclismi continui, e consenta che in esso si creino e si estinguano milioni di specie diverse ? La scienza ci dimostra, infatti, che circa il novanta per cento delle specie comparse sulla Terra nel corso di milioni di anni sono scomparse, come, ad esempio, i famosi dinosauri.

Se prendiamo poi in esame più attentamente l'assurdo comportamento del Dio biblico nei confronti dei nostri mitici progenitori, scopriamo altri aspetti della sua malvagità.


venerdì 18 agosto 2017

Peccato e redenzione n.10


Sono la conferma di quanto si era intuito già alcuni decenni fa esaminando, sotto il profilo medico, la conversione di San Paolo. Questa conversione coincise con una rovinosa caduta del millantato apostolo che possiamo sicuramente attribuire ad un improvviso attacco epilettico su cui la scienza non nutre dubbi. Il neurologo A. Ragot scrive: “Paolo era soggetto a crisi epilettiche: oscuramento, aura luminosa e sonora, caduta, coma, cecità, afasia che regrediscono nei giorni seguenti, paralisi che migliora progressivamente lasciando ogni volta conseguenze emiplegiche definitive”. Tutte cose accadute a San Paolo durante la sua rivelazione.

Spiegava più di un decennio fa Vilayanur Ramachandran, dell'Università San Diego di California, che le crisi epilettiche dei lobi temporali del cervello inducono visioni e voci religiose particolarmente vivide che permangono anche dopo gli attacchi. Ciò, nel caso di San Paolo, spiegherebbe oltre la folgorazione di Damasco, anche le successive sue visioni e i presunti rapimenti al terzo cielo. D'altronde è lo stesso Paolo che nelle Lettere conferma indirettamente la sua malattia scrivendo in Galati: “Voi sapete, fratelli, che fu a causa di una malattia del corpo che vi annunciai il vangelo” (da lui sempre dichiarato una rivelazione divina, cioè una visione) (Galati 4,13). Ai suoi tempi l'epilessia era considerata un morbo sacro che gli dèi riservavano a coloro che sceglievano come loro intermediari. Quindi le odierne scoperte dei neurologi americani confermano quanto si supponeva da tempo, che cioè Dio è solo una creazione del nostro cervello.

Se poi passiamo ad esaminare la storia, constatiamo che molte di quelle che in passato venivano considerate punizioni divine (calamità, epidemie, cataclismi e così via), e quindi prove della sua esistenza, col progredire della conoscenza umana si sono trasformate in evidenze scientifiche, spiegabili razionalmente.


martedì 15 agosto 2017

Peccato e redenzione n.9


Che il "Big Bang", la grande esplosione che ha creato l'universo, non sia avvenuto per intervento divino, ma come conseguenza inevitabile delle leggi della fisica, non è l'unica prova a negare l'esistenza di Dio. Ce n'è un'altra: la certezza scientifica che il nostro universo non è l'unico esistente ma solo uno di una serie di universi nei quali altre forme di vita sono possibili. Ciò «rende meno straordinarie le condizioni del nostro pianeta» ed elimina la certezza che «la Terra sia stata creata apposta a beneficio degli esseri umani», come tutte le religioni ci fanno credere in base al dogma antropocentrico dei creazionisti. Quindi l''universo non ha bisogno di un creatore come afferma perentoriamente Stephen Hawking, l'erede di Newton, e il Big Bang fu "una conseguenza inevitabile delle leggi della fisica".

Oggi la migliore offerta degli scienziati è la M-Teoria, che comprende in sé la teoria della supergravità e quella delle stringhe, che, secondo Hawking, essendo autosufficiente, di un creatore non ha più bisogno. Già Simone Laplace, due secoli fa, aveva escluso la necessità di Dio per spiegare l'origine dell'universo. Quando egli presentò il suo “Trattato di meccanica celeste” a Napoleone Bonaparte, l’imperatore osservò: «Signor Laplace, mi hanno detto che in quest’opera sull’Universo il Creatore non è citato neppure una volta». «Sire, non ho bisogno di questa ipotesi», fu la risposta di Laplace. E a Napoleone che gli faceva osservare che quella di Dio era una bella ipotesi, che spiegava molte cose, Laplace ribatté prontamente: «Certo, spiega tutto. Ma non permette di predire niente».

Alle stesse conclusioni cui è giunta ora la scienza approda anche la filosofia che si basa sullequazione indeterminista che propone il dilemma: «O c’è Dio e non può esserci il caso, oppure, c’è il caso e non può esserci Dio». In base alla equazione indeterminista si arriva a riconoscere che il caso determina la fisica subatomica, l'astrofisica e la cosmologia e soprattutto la biologia evolutiva. Quindi l'ammissione del caso in tutte queste discipline implica l'impossibilità del divino.

Ma altri studi concordano nell'escludere l'esistenza di Dio. Ricercando le origini della religiosità nella mente umana, alcuni scienziati americani sono arrivati addirittura a concludere che Dio è solo una creazione del cervello. È la nuova frontiera delle neuroscienze negli Usa. A San Diego e in North Carolina, neurologi studiano come l'epilessia e gli allucinogeni producano apparizioni mistiche; e in Canada un neuroscienziato sperimenta un casco magnetizzato, “l'elmetto di Dio”, che provoca in chi lo indossa «esperienze spirituali». Infatti, nel Campus della Laurentian University in Canada, il neuroscienziato Michael Persinger facendo indossare a centinaia di volontari un casco che emette dei campi magnetici complessi a frequenza molto bassa (il casco Koren o elmetto di Dio) è riuscito a provocare nei loro lobi temporali dei micro-attacchi di epilessia che inducono epifanie divine, apparizioni, sensazioni extracorporee ed altre forti allucinazioni. Tutti i partecipanti all'esperimento, in base al loro retroterra religioso, hanno visto Gesù, la Madonna, lo Spirito Santo, Maometto e altre divinità; in taluni casi perfino Satana. Persinger, a seguito di questi suoi numerosissimi esperimenti è giunto a concludere che tutte le esperienze spirituali altro non sono che semplici allucinazioni collegate a forme epilettiche. (Persinger, M.A. e Koren, S.A. “Esperiences of spiritual visitation”, Perceptual and Motor Skills, 2001)


venerdì 11 agosto 2017

Peccato e redenzione n.8


Il mito biblico al vaglio della ragione

Finora abbiamo dimostrato come la favola biblica, scopiazzata dagli antichi sumeri, sia totalmente rinnegata dalla scienza. Ora passiamo ad esaminarla sotto il profilo della razionalità per denunciarne le assurdità, le incongruenze e l'irrazionalità di fondo.

Cominciamo con l'esistenza di Dio che nella Genesi crea il mondo in sei giorni e impasta la statuina di Adamo. Ebbene, non esiste alcuna prova oggettiva che dimostri l'esistenza di questo Dio o di qualsiasi altra divinità. Tommaso d'Aquino, il sommo teologo cattolico, dopo aver scritto poderosi volumi di teologia, condensò tutta la sua fede nel celebre motto “credo quia absurdum”. Credo, cioè, nonostante la religione mi propini delle verità assurde, irrazionali e indimostrate. Riconoscimento lapalissiano che non esiste alcuna prova oggettiva che dimostri l'esistenza di un qualsiasi Dio e che tutti i principi di fede, che costituiscono la religione cristiana (e qualsiasi altra religione), sono in aperto contrasto con la ragione.

Nessuno mai con l’osservazione e la ragione, dato che tutto ciò che possiamo conoscere deriva proprio da queste due cose, è mai riuscito a portare uno straccio di prova dell'esistenza di Dio. Infatti la religione, qualsiasi religione, su cosa si fonda? Soltanto sulla fede. Ma che significa aver fede? Significa credere in qualcosa che non si può dimostrare e comprendere coi mezzi di indagine razionale. Qualcosa che si accetta a scatola chiusa, senza poterla in alcun modo verificare.

Quindi la fede in una qualsiasi religione è un insieme di supposizioni mitiche e fantastiche che, come ci confessa l'Aquinate, sono così irrazionali da sconfinare nell'assurdo e derivano da testi sacri antichi, zeppi di ogni più inverosimile stupidità. Se affermassimo l’esistenza di Dio o degli dèi avremmo l’onere della prova, come dimostra Bertrand Russell con il suo paradosso della Teiera Celeste.

«Se io sostenessi- egli afferma - che tra la Terra e Marte c’è una teiera di porcellana in rivoluzione attorno al Sole su un’orbita ellittica, nessuno potrebbe contraddire la mia ipotesi, purché mi assicuri di aggiungere che la teiera è troppo piccola per essere rivelata, sia pure dal più potente dei nostri telescopi. Ma se io dicessi che - posto che la mia asserzione non può essere confutata - dubitarne sarebbe un’intollerabile presunzione da parte della ragione umana, si penserebbe con tutta ragione che sto dicendo fesserie. Se, invece, l’esistenza di una tale teiera venisse affermata in libri antichi, insegnata ogni domenica come la sacra verità ed instillata nelle menti dei bambini a scuola, l’esitazione nel credere alla sua esistenza diverrebbe un segno di eccentricità e porterebbe il dubbioso all’attenzione dello psichiatra in un’età illuminata o dell’Inquisitore in un tempo antecedente».

Il paradosso della Teiera Celeste la dice lunga sulla fede cieca. Oggi, la scienza, e in particolar modo la fisica quantica, sulla base di nuove teorie, spiega che "l'universo può essersi creato da sé, può essersi creato dal niente" e dunque "non è stato Dio a crearlo". Da ciò la logica conseguenza: se Dio non ha creato l'universo, non esiste per niente. Lo conferma Stephen Hawking, l'astrofisico più famoso del mondo, che scrive nel suo libro “The Grand Design” (Il grande progetto): "Poiché esiste una legge come la gravità, l'universo può essersi e si è creato da solo, dal niente. La creazione spontanea è la ragione per cui c'è qualcosa invece del nulla, il motivo per cui esiste l'universo, per cui esistiamo noi".

E predice che la fisica è ormai vicina a formulare "una teoria del tutto", una serie di equazioni che possono interamente spiegare la natura dell'universo. La pubblicazione del libro di Hawking è stata accolta come una vittoria della ragione e della scienza sull'oscurantismo religioso ma duramente contrastata da papa Benedetto XVI, che insiste a declassare la scienza ad ancella della fede. Hawking non ha mai creduto che scienza e religione siano conciliabili e tanto meno che la scienza sia subordinata alla fede. "C'è una fondamentale differenza tra la religione, che è basata sull'autorità (cioè sulla rivelazione piovuta dall'alto e mai dimostrata), e la scienza, che è basata su osservazione e ragionamento" egli afferma categorico. "E la scienza vincerà perché funziona". Non solo, ma prova tutto ciò che afferma, mentre la religione non prova niente di quello che va predicando.


martedì 8 agosto 2017

Peccato e redenzione n.7


Attraverso continui mutamenti, quali ad esempio il bipedismo, si sono trasformati nel primo ominide (australopiteco), quindi circa due milioni di anni fa nell'Homo abilis, successivamente, un milione di anni fa, nell'Homo erectus e, finalmente, appena 200.000 anni fa nell'Homo sapiens.

Questa classificazione è stata possibile esaminando i molti resti fossili trovati nelle varie parti del pianeta. L'evoluzione, evidenziata dalla crescita della calotta cranica e quindi del cervello, ha favorito quegli esseri che sono stati in grado di manipolare l'ambiente, creando i primi utensili (selci lavorate in modo da essere taglienti). Ma al di là dei numerosi fossili (che si accrescono di anno in anno per continui ritrovamenti) per renderci conto che siamo il frutto di un processo evolutivo è sufficiente osservare il nostro corpo. Ad esempio le dita dei nostri piedi sono l'involuzione di una mano prensile, il nostro bacino presenta un abbozzo di quella che era una coda: il coccige, e i biologi affermano che abbiamo anche del ciarpame inutile ereditato da pesci, girini e serpenti.

Eppure, nonostante tutti questi dati di fatto, secondo un sondaggio della CNN del 2010, il 53% degli intervistati negli Stati Uniti d'America crede ancora nel creazionismo, cioè nella favoletta sumerica copiata nella Genesi. Il 31% crede nell'Intelligent Design (Progetto Intelligente) che sostiene che l'uomo si è effettivamente evoluto in milioni di anni partendo da forme primitive, ma secondo un processo guidato da Dio (ma in questo caso si salva Dio come creatore e si butta Adamo e il peccato originale alle ortiche). Soltanto il 12% crede in ciò che afferma la teoria dell'evoluzione.

E in Italia dove il Vaticano la fa da padrone e la classe politica è ad esso totalmente appecorata? Di fatto la teoria evolutiva non viene trattata nella scuola dell'obbligo. Infatti nel 2004 (DL 19 febbraio n.59), l'allora ministra della Pubblica Istruzione, Letizia Moratti, fece togliere ogni riferimento a Darwin e all'evoluzione nei programmi scolastici del primo ciclo, facendoli scivolare nel pieno Medio Evo. Si doveva tornare al racconto del mitico vasaio, in base al dogma del primato della fede sulla ragione, sostenuto dalla Chiesa. Quando, di fronte alle proteste del mondo scientifico, la ministra fu costretta a fare marcia indietro, obtorto collo concesse agli insegnanti, che lo desideravano, di accennare all'evoluzionismo (come si trattasse di un optional) nella speranza che non lo facessero. Per cui è rimasto spesso vistosamente ignorato. La nostra scuola, come è dimostrato in numerose classifiche europee, è mostruosamente arretrata in campo scientifico.

venerdì 4 agosto 2017

Peccato e redenzione n.6


Questo spiega perché in seguito all'uscita del libro di Darwin vi fu da parte dei teologi cattolici e protestanti una grande demonizzazione della teoria darwiniana e lo stesso Darwin venne tacciato di eresia. La quasi totalità della stampa laica dell'epoca si schierò apertamente con il clero oscurantista ed i vignettisti si scatenarono a ridicolizzare lo scienziato.

Nessuno voleva accettare che l'uomo, ritenuto fino allora creato ad immagine di Dio e posto al centro dell'universo (dogma antropocentrico dei creazionisti) come tutte le religioni lo avevano lusingato a credere, fosse semplicemente il prodotto di un mix di caos e determinismo che lo ha assemblato, con molto ciarpame inutile del resto, ereditato da pesci, girini e serpenti come affermano i nostri biologi. Addirittura, avrebbe potuto essere assemblato in qualcosa di molto diverso da quello che è. Quindi l'evoluzionismo per loro declassava l'uomo da creatura forgiata da Dio, a sua immagine e somiglianza, a mammifero pensante inteso come variazione casuale nell'esplosione del vivente.

La Chiesa anglicana d'Inghilterra in particolare si scagliò contro Darwin cercando in tutti i modi di delegittimare la sua teoria reazionista. Solo dopo quasi un secolo e mezzo si è ricreduta e ha formulato delle scuse postume all'illustre scienziato. Un recente comunicato della Chiesa anglicana afferma “La gente e le istituzioni commettono errori e i cristiani e le Chiese non sono un’eccezione. Quando spunta una nuova grande idea che cambia la visione del mondo, è facile sentire che le vecchie certezze sono sotto attacco e che bisogna combattere le novità”.

Meglio tardi che mai, visto che la Chiesa cattolica si è ben guardata da fare altrettanto e le Chiese pentecostali d'America sono ancora ferocemente abbarbicate al creazionismo biblico. Per loro Adamo ed Eva sono gli unici progenitori dell'intero genere umano e gli ominidi e i cavernicoli sono soltanto bufale inventate dagli scienziati miscredenti e atei, e l'evoluzionismo una teoria satanica.

Oggi nessun scienziato, degno di questo nome, solleva dubbi sulla validità dell'evoluzionismo perché le prove che lo suffragano sono schiaccianti e incontrovertibili. Con la teoria di Darwin si riesce brillantemente a decifrare fenomeni naturali che il creazionismo non può spiegare. Ad esempio, il ritrovamento di fossili di animali non più esistenti. Se è vero, come afferma tassativamente la Bibbia, che l'universo fu creato 6000 anni fa, nessun essere vivente può essere più antico dell'anno 4000 a.C.

Invece coi metodi di datazione per decadimento radioattivo oggi dimostriamo che la nostra Terra geologicamente ha 4.5 miliardi di anni e i primi fossili (monocellulari) risalgono già a 3.5 miliardi di anni fa. Tali metodi di datazione si basano, per la geologia, sul decadimento di isotopi radioattivi di Uranio 238, che possono datare fino a 13.9 miliardi di anni fa. Per i composti organici invece si usa il metodo del carbonio 14, capace di datare fino a 58.000 anni fa. Quindi la teoria di Darwin vanta innumerevoli prove paleontologiche, bio-geografiche, matematico/informatiche nonché prove direttamente osservabili via esperimento sulle attuali forme di vita (ad esempio la resistenza dei batteri agli antibiotici). Chiunque su Internet può approfondire ogni aspetto dell'evoluzionismo.

Anche se oggi milioni di cristiani continuano a credere ciecamente e puerilmente al vecchio creazionismo, è lapalissiano che l'uomo non è stato creato da un Dio ma discende da esseri arboricoli terrestri che, a causa di mutamenti climatici, si sono spostati prima dalla foresta alla savana, colonizzando questo nuovo ambiente e adattandosi (per selezione naturale) ad esso, poi nelle altre zone del pianeta.


martedì 1 agosto 2017

Peccato e redenzione n.5


Un'altra massima impostura della Genesi riguarda la provenienza divina dell'uomo, considerata ancor oggi il dogma più coriaceo della cristianità e difeso ad oltranza da milioni di fondamentalisti. Fu il mitico creatore celeste, seduto al tornio del vasaio, a impastare con le sue mani la statuina di Adamo e a soffiargli in faccia l'alito della vita, recita la favoletta.

Così succede che nei libri di storia sacra troviamo Adamo ed Eva, belli e pimpanti, che scorrazzano felici nel Giardino dell'Eden, ancora ignari dell'amaro destino che incombe su di loro a causa della mela fatale, e nei libri di storia vediamo il cavernicolo con la clava che esce dalla caverna. Come conciliare queste cose lo lascio spiegare a voi.

Per capire l'abissale stupidità dei creazionisti più irriducibili (sono milioni, specie negli Usa, e spesso con tanto di laurea in tasca) basti dire che affermano, con sicumerica certezza, che la Terra, in basa ad una lettura testuale della Bibbia, ha appena 6000 anni di età. Fu creata esattamente, secondo James Ussher, uno di loro, il 22 ottobre 4004 a.C. alle ore 6 del pomeriggio. (Non è stata specificata la marca dell'orologio che ha segnato l'ora esatta). E la massa sterminata di reperti fossili, geologici e paleontologici che dimostrano che il nostro martoriato pianeta, come minimo, ha miliardi di anni e ha visto succedersi milioni di specie diverse? False prove inventate da Satana, affermano con supponenza.

Purtroppo l'impatto del famosissimo libro "L'origine delle specie" di Charles Darwin del 1859 non è riuscito a scalfire nemmeno di una virgola la loro coriacea determinazione a voler credere per credere nella favola biblica.

Il perché ce lo spiega Steven Weinberg: "Non solo perché la teoria dell'evoluzione, come la teoria di una Terra sferica che si muove, era in conflitto con il letteralismo biblico; non solo perché l'evoluzione, come la teoria di Copernico, negava centralità agli esseri umani; e non solo perché l'evoluzione, come la teoria di Newton, forniva una spiegazione non religiosa per fenomeni naturali che fino allora sembravano inspiegabili senza l'intervento divino. Molto peggio: tra i fenomeni naturali che venivano spiegati dalla selezione naturale c'erano quelle caratteristiche dell'umanità di cui andiamo più fieri. Divenne plausibile che il nostro amore per i figli e compagni, e (dopo il lavoro dei moderni biologi evoluzionisti) anche i principi morali più astratti come la lealtà, la carità è l'onestà, abbiano origine nell'evoluzione, anziché in un'anima creata da un essere divino."


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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)